Connettiti con Renovato 21

Spazio

«Il Concilio è stato un fallimento»: se il New York Times attacca il Vaticano II

Pubblicato

il

Ross Douthat è considerabile come la foglia di fico «conservatrice» del New York Times: egli cioè ricopre il ruolo di editorialista non-liberal in un giornale, che è il principale a livello mondiale, da sempre goscista e divenuto negli ultimi anni addirittura estremista.

 

Il Douthat è un personaggio interessante. Classe 1979, si è laureato nella prestigiosa università di Harvard, prima di dedicarsi al blogging e di sostituire al NYT, come columnist non-di-sinistra, il necon Bill Kristol.

 

Nato protestante, divenuto pentescostale da adolescente, si è convertito assieme a tutta la famiglia al Cattolicesimo in età adulta. Douthat scrive di temi sociali e religiosi, ed è nota la sua tesi secondo la Cristianità negli USA sta attraversando una fase di «decadenza sostenibile». Nemico di Donald Trump (caratteristica che costituirebbe una linea rosse anche per una foglia di fico), il Douthat ha dimostrato enorme coraggio di recente uscendo con una serie di articoli e un libro sulla sua lancinante esperienza con il morbo di Lyme, e con il sollievo che ha ricevuto da tipo di cure non ortodosse come la macchina Rife.

 

Il mondo cattolico anche italiano scoprì Douthat quando nel 2015 scrisse un editoriale in cui di fatto attaccava papa Francesco, considerato a capo di una «trama per cambiare il Cattolicesimo».

 

Ora l’editorialista americano se ne esce con un articolo intitolato «Come i cattolici sono diventati prigionieri del Vaticano II» dove, con la tecnica del «panino» (l’argomento principale messa tra due fette la rendano commestibile) arrivare a scrivere sul giornale più importante del pianeta qualcosa di indicibile: «Il Concilio è stato un fallimento».

 

Tale frase è perfino messa in corsivo nel testo originale inglese. Poco prima, il giornalista aveva scritto che «il Concilio era necessario».

 

«Forse non nella forma esatta che assunse, un concilio ecumenico che convocasse tutti i vescovi di tutto il mondo, ma nel senso che la Chiesa del 1962 aveva bisogno di significativi adattamenti, di un significativo ripensamento e di una riforma» scrive Douthat nella fetta inferiore del panino. «Questi adattamenti dovevano guardare al passato: la morte della politica del trono e dell’altare, l’ascesa del liberalismo moderno e l’orrore dell’Olocausto richiedevano tutte risposte più complete da parte della chiesa. E dovevano anche essere lungimiranti, nel senso che il cattolicesimo dei primi anni Sessanta aveva appena cominciato a fare i conti con la globalizzazione e la decolonizzazione, con l’era dell’informazione e le rivoluzioni sociali provocate dall’invenzione della pillola contraccettiva».

 

Tuttavia «solo perché un momento richiede la reinvenzione non significa che una serie specifica di reinvenzione avrà successo, e ora abbiamo decenni di dati per giustificare una seconda affermazione incapsulante: il Concilio è stato un fallimento». Ecco il companatico, il vero contenuto del pasto.

 

La condanna è netta come nemmeno è possibile leggere in tutte le pubblicazioni del cattolicesimo conservatore di ogni latitudine.

 

Sì: il Concilio Vaticano II ha fallito.

 

«Questa non è un’analisi truculenta o reazionaria. Il Concilio Vaticano II ha fallito nei termini stabiliti dai suoi stessi sostenitori. Doveva rendere la Chiesa più dinamica, più attraente per le persone moderne, più evangelistica, meno chiusa, stantia e autoreferenziale. Non ha fatto nessuna di queste cose. La chiesa declinò ovunque nel mondo sviluppato dopo il Vaticano II, sotto i papi conservatori e liberali allo stesso modo, ma il declino fu più rapido dove l’influenza del Concilio era più forte».

 

«La nuova liturgia avrebbe dovuto impegnare maggiormente i fedeli nella Messa; invece, i fedeli hanno iniziato a dormire la domenica ea rinunciare al cattolicesimo per la quaresima. La Chiesa ha perso gran parte dell’Europa a causa del secolarismo e gran parte dell’America Latina a causa del pentecostalismo: contesti e sfidanti molto diversi, ma risultati sorprendentemente simili».

 

Si tratta di verità conosciute dal mondo tradizionalista, che ricorda l’avvertimento attribuito a papa San Pio X: se spalancate le porte della Chiesa, quelli che stanno dentro usciranno, e quelli che stanno fuori non entreranno. Possiamo dire che lo stiamo vedendo in diretta con il papato dell’argentino.

 

La crisi cattolica è sotto gli occhi di tutti da decenni, e ora più che mai.

 

«Non c’è nessuna intelligente razionalizzazione, nessuna schematica intellettuale, nessuna sentenziosa propaganda vaticana – un tipico documento recente si riferisce al “sostentamento vivificante fornito dal Concilio”, come se fosse l’eucaristia stessa – che può eludere questa fredda realtà» scrive con onestà il columnist., che quindi procede alla fetta di panino superiore, come a cercare di dare digeribilità alla cosa gigantesca che ha appena scritto.  «Nessuno può eludere nemmeno la terza realtà: il Concilio non può essere annullato». Va bene Ross, ma intanto il danno lo hai fatto: hai detto che il re – il papa-re, o il vescovo di Roma-re, il vescovo di Roma-presidente, insomma ci siamo capiti – è ignudo.

 

Continua:

 

«Anche se i cambiamenti del Concilio non hanno alterato ufficialmente la dottrina, riscrivere e rinnovare così tante preghiere e pratiche ha inevitabilmente portato i cattolici ordinari a chiedersi perché un’autorità che improvvisamente si è dichiarata fuorviata su così tanti fronti diversi potesse ancora essere attendibile per parlare a nome di Gesù Cristo stesso».

 

E infine:

 

«La Chiesa deve convivere con il Vaticano II, lottare con esso, risolvere in qualche modo le contraddizioni che ci ha lasciato in eredità, non perché sia ​​stato un trionfo ma proprio perché non lo è stato: il fallimento getta un’ombra più lunga e duratura, a volte, del successo».

 

Che dire, tanta roba davvero.

 

Tuttavia, c’è solo un passaggio che vogliamo commentare ulteriormente. «Il lavoro dello storico francese Guillaume Cuchet, che ha studiato l’impatto del Vaticano II sulla sua Nazione un tempo profondamente cattolica, suggerisce che furono la portata e la velocità delle riforme del Concilio, così come qualsiasi sostanza particolare, a mandare in frantumi la lealtà cattolica e ad accelerare la declino» scrive Douthat.

 

Ebbene, noi crediamo da sempre che il danno del Concilio Vaticano II vada ben oltre il decremento della lealtà alla Chiesa nei Paesi una volta cattolici. Cambiare le preghiere e gli insegnamenti, cambiare la lingua, cambiare soprattutto la liturgia non ha solo modificato il numero di credenti e praticanti della Chiesa cattolica. Ha cambiato, profondamente, il mondo intero.

 

Perché togliendo la religione dall’anima delle persone, giocoforza si è reso il mondo peggiore – si è resa l’umanità più cattiva. Pensate: guerre insensate, dolore e devastazione nelle famiglie, più forse più di un miliardo di esseri umani uccidere prima di nascere, e adesso il treno della riprogrammazione biotecnologica dell’essere umano sul quale il Vaticano bergogliano, tra vaccini mRNA e bioingegneria, è salito subito.

 

Se togli Cristo (o lo annacqui, ne dai una visione distorta) chi credi che venga a prenderne il posto?

 

Vladimir Putin usa dire che il crollo dell’URSS è «la più grande catastrofe geopolitica del Novecento». Il presidente russo, per una volta, si sbaglia di grosso: è il Concilio Vaticano II la più catastrofe del XX secolo, e del XXI, e di sempre.

 

Perché, come nessun altro evento della storia, ha modificato il codice sorgente dello spirito umano, privandolo del timore di Dio, e quindi della saggezza del bene (timor dei est initium sapientiae) e quindi di Dio stesso. Il mondo ora è in guerra – e abbiamo fatto analisi profonde sui motivi di questo – perché, con evidenza, a  il Concilio ha nascosto Dio, ne ha disabilitato la linea di codice nel programma delle mente di un miliardo e passa di persone.

 

Quindi, sì: il Concilio Vaticano II non solo è stato un fallimento. Il Concilio Vaticano II ha liberato l’Inferno sulla terra. Portando, nel mentre, al racconto funzionale per cui appunto l’Inferno non esiste.

 

Si dice: il più grande capolavoro del demonio è quello di far credere agli uomini che non esiste.

 

Quindi, chi è il vero autore del Concilio?

 

E cosa ha ottenuto da esso? Guardatevi intorno e capitelo voi stessi.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

Misteri

Non siamo entrati in contatto con gli alieni perché sono stati tutti uccisi dai raggi gamma, dice lo scienziato

Pubblicato

il

Da

Le civiltà aliene non sono ancora entrate in contatto con gli esseri umani perché potrebbero essere state annientate dai lampi di raggi gamma (GRB), ha riferito martedì il giornale britannico Daily Mail, citando Frederick Walter, un astronomo della Stony Brook University di New York.

 

Secondo la NASA, i GRB sono esplosioni di luce di breve durata che emettono un quintilione di volte la luminosità del Sole. Walter crede che la forza di un’esplosione sarebbe sufficiente per distruggere qualsiasi civiltà extraterrestre.

 

«È un raggio strettamente focalizzato. E, se fosse diretto attraverso il piano della galassia, potrebbe sostanzialmente sterilizzare circa il 10% dei pianeti della galassia», ha spiegato il professor Walter. L’astronomo ha osservato che, secondo le sue stime, in ogni galassia è presente un GRB ogni 100 milioni di anni circa.

Sostieni Renovatio 21

«In media, nell’arco di un miliardo di anni, ci si potrebbe aspettare che un numero significativo di civiltà venga sradicato, se esistessero… È solo una delle tante spiegazioni possibili, un po’ morbose, suppongo», ha detto.

 

Secondo le stime di Walter, la Via Lattea potrebbe aver visto circa 45 GRB nei 4,5 miliardi di anni di storia della Terra. Ha sottolineato, tuttavia, che qualsiasi sia potenziale minaccia per l’umanità derivante da questo tipo di eventi «non vale la pena preoccuparsi» perché «sono rari e sono diretti», e ciò rende improbabile che i GRB colpiscano la Terra.

 

La NASA descrive i GRB come «gli eventi più potenti dell’universo conosciuto».

 

Il fenomeno fu osservato per la prima volta nel 1967, tramite una coppia di satelliti Vela statunitensi progettati per rilevare test sulle armi nucleari. Tuttavia, la maggior parte dei ricercatori afferma che i GRB sono più comuni nelle galassie distanti in cui si formano stelle e hanno meno probabilità di verificarsi nella Via Lattea.

 

Walter ha anche ipotizzato altre ragioni dietro l’incapacità del genere umano di rilevare la vita extraterrestre, suggerendo che altri mondi potrebbero essere pieni di forme di vita simili a specie acquatiche come balene e delfini. Per questo tipo di civiltà sarebbe impossibile sviluppare la tecnologia necessaria per i viaggi e le comunicazioni spaziali, ha affermato.

 

Il lettore può immaginare lo sconcerto di Renovatio 21 dinanzi alla prospettiva di un universo popolato di cetacei alieni.

 

Ha continuato dicendo che alcune civiltà aliene potrebbero semplicemente scegliere di non correre il rischio derivante dal contatto con altre forme di vita potenzialmente pericolose. Un’altra spiegazione, ha aggiunto, sostenuta da molti fisici e astronomi, è che forme di vita tecnologicamente avanzate su altri pianeti potrebbero essersi autodistrutte.

 

«Guardatevi intorno, stiamo inquinando l’atmosfera. Stiamo mettendo in dubbio se avremo una civiltà vitale tra un secolo, a meno che non facciamo qualcosa di drastico. Se le civiltà tendono ad evolversi nello stesso modo in cui hanno fatto sul nostro pianeta, ciò colpirà tutti», ha detto, avvertendo che al ritmo attuale «c’è il rischio che non riusciremo a superare altri… 150 anni». Si tratta della solita apocalittica da raccolta differenziata, di cui davvero non ne possiamo più, qui declinata in salsa Star Trek.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Una teoria più interessante sull’assenza del contatto fu proposta anni fa da Elone Musk, impegnato come noto nella missione di far divenire l’umanità una specie multi-planetaria, e quindi in grado di sopravvivere a qualsiasi minaccia alla sua sopravvivenza. Il Musk ha dichiarato che probabilmente l’esplorazione spaziale un giorno scoprirà civiltà aliene «a pianeta singolo» morte, con società piegate su loro stesse magari a causa di simulazioni ricreative che distolgono gli individui dalla loro vita materiale, come è il caso attuale dei videogiochi e della realtà virtuale sempre più immersiva. Da notare che uno degli avversari principali del Musk, oggetto di continui sberleffi come di minacce di botte sul ring, sia il Mark Zuckerberg, che ha speso diecine di miliardi di dollari per far diventare il suo gruppo un first-mover nel campo del VR.

 

Di solito, quando ci si chiede perché non abbiamo ancora fatto contatto con gli extraterrestri, si fa riferimento al famoso «paradosso di Fermi», un concetto legato alla ricerca di vita aliena proposto per la prima volta dal fisico italiano Enrico Fermi nel 1950 durante una conversazione informale con i colleghi Emil Konopinski, Edward Teller e Herbert York. Nel corso degli anni, i tre hanno raccontato vari aneddoti riguardanti quella discussione storica.

 

Secondo la versione più diffusa, mentre si dirigevano verso la mensa, il gruppo discuteva dei recenti avvistamenti UFO e delle possibilità di viaggi spaziali più veloci della luce. Durante il pranzo, la conversazione si spostò su altri argomenti fino a quando Fermi esclamò: «Ma dove sono tutti?».

 

Anche se non sono note le esatte parole del fisico romano, questa frase è diventata celebre nel tempo. Il paradosso di Fermi mette in luce la contraddizione tra l’immensità dell’universo, che suggerisce la probabilità di vita extraterrestre, e la mancanza di prove o contatti con tali forme di vita.

 

Partendo dall’affermazione del fisico italiano, si può sviluppare il ragionamento: molte stelle, e quindi i loro pianeti, sono molto più antichi del nostro Sole. Se pianeti simili alla Terra sono comuni, alcuni potrebbero aver sviluppato forme di vita intelligente molto tempo fa. Anche con i limitati mezzi di viaggio interstellare attualmente previsti, la Via Lattea potrebbe essere attraversata in pochi milioni di anni. Considerando che molte stelle simili al Sole sono molto più vecchie di esso, la Terra avrebbe dovuto essere visitata da civiltà extraterrestri o dalle loro sonde. Tuttavia, non esistono prove convincenti a sostegno di quest’idea.

 

Il paradosso di Fermi ha dato vita a un vasto dibattito e a molte ipotesi per spiegare l’assenza di contatti con civiltà extraterrestri.

 

La cosiddetta «Rare Earth Hypothesis» («Ipotesi della Terra rara») suggerisce che le condizioni per la vita sulla Terra siano rare nell’universo.

 

La «Great Filter Hypothesis» («Ipotesi del grande filtro») suggerisce l’esistenza di un ostacolo insormontabile nel processo evolutivo delle civiltà, che impedisce loro di raggiungere lo stadio di comunicazione interstellare.

 

Vi è anche la «Zoo Hypothesis» («Ipotesi dello zoo»), secondo cui altre civiltà potrebbero osservare la Terra senza interferire, seguendo un «principio di non interferenza», simile a quello descritto nell’orrenda serie televisiva Star Trek, dove il contatto avviene solo quando una civiltà ha raggiunto la tecnologia del famigerato «motore a curvatura» («Warp Drive»), che come sappiamo ha dato il nome alla ricerca del programma vaccinale che ha disastrato il pianeta nel 2020 («Operazione Warp Speed»).

 

Vi sono inoltre teorie secondo cui le difficoltà tecniche e le differenze nelle modalità di comunicazione potrebbero rendere difficile rilevare segnali extraterrestri.

Aiuta Renovatio 21

Poi c’è l’«equazione di Drake», una formula matematica proposta nel 1961 dall’astrofisico statunitense Frank Drake. Questa equazione offre una stima del numero di civiltà extraterrestri nella nostra galassia, la Via Lattea, che potrebbero essere in grado di comunicare con noi tramite segnali radio.

 

Fu durante il primo incontro del progetto SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence) nei primi anni ’60 che Drake presentò la sua equazione, diventata un punto di riferimento nel dibattito scientifico sulla probabilità di esistenza di forme di vita extraterrestri intelligenti e capaci di comunicare.

 

L’equazione di Drake non stabilisce un numero fisso di civiltà nella Via Lattea, ma piuttosto fornisce una metodologia per stimare tale numero basata su una serie di parametri. Poiché i valori di questi parametri sono soggetti a incertezza e dibattito tra gli scienziati, il risultato finale può variare notevolmente. Quando Frank Drake presentò per la prima volta l’equazione, stimò che potessero esistere circa 10.000 civiltà comunicative nella Via Lattea. Tuttavia, a seconda dei valori assegnati ai parametri dell’equazione, le stime possono variare da un numero molto limitato di civiltà a milioni di civiltà nella nostra galassia.

 

Come riportato da Renovatio 21, gli scienziati da anni cercano modi di rilevamento delle civiltà aliene, per esempio osservando con i telescopi segni di inquinamento negli esoplaneti. Interessante: qui l’inquinamento, invece che veicolo di morte, è segno di vita…

 

Il noto astronomo harvardiano cacciatore di alieni Avi Loeb, noto alle cronache per sue affermazioni sorprendenti, lo scorso anno ha dichiarato potrebbero esservi fino a 4 quintilioni di astronavi aliene nel sistema solare.

 

Secondo un altro astrofisico, invece, le civiltà aliene avrebbero creato degli wormhole, peraltro già viste dagli umani.

 

Tali civiltà potrebbero, sempre secondo la scienza, non essere benevole. Negli scorsi anni un ricercatore spagnuolo aveva calcolato fino a quattro civiltà aliene malvagie nella nostra galassia. Avvertimenti contro di esse, in effetti, erano venute anche dal direttore dell’ente USA per la ricerca di forme di vita intelligenti nel cosmo, il SETI.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

Continua a leggere

Cina

La Cina prepara la sua missione di raccolta di materiali dal lato nascosto della Luna

Pubblicato

il

Da

Il razzo Long March 5Y-8 è stato trasportato sulla piattaforma di lancio del sito di lancio di Wenchang in preparazione per la missione lunare Chang’e-6 all’inizio di maggio, che viaggerà fino al lato nascosto della Luna per il primo ritorno di un campione lì raccolto.   Chang’e-6 atterrerà nel bacino Apollo, un’area di terreno accidentato oltre il raggio di comunicazione diretta con la Terra. Ma la comunicazione sarà mantenuta attraverso il satellite Queqiao-2, inviato a marzo.   Chang’e 6 «farà passi avanti nella progettazione e nella tecnologia di controllo dell’orbita lunare, nella tecnologia di campionamento intelligente e nella tecnologia di decollo e ascesa sul lato oscuro lunare, e infine otterrà il campionamento automatico e il ritorno dal lato oscuro lunare», ha affermato Ge Ping, vicedirettore del Centro di esplorazione lunare e di programma spaziale della CNSA.   Quando il deputato statunitense David Trone (democratico del Maryland) ha chiesto all’amministratore della NASA Bill Nelson durante l’udienza del 17 aprile perché i cinesi stavano andando sul lato nascosto della Luna e perché gli Stati Uniti non stavano facendo nulla lì, il Nelson rispose che non sapeva quali fossero le motivazioni cinesi.   Inoltre, ha detto, non vedeva alcun motivo per cui l’America dovesse andare sul lato nascosto della Luna, «dato che è sempre buio». Quel commento ha ricevuto un’ampia copertura tra gli utenti della rete, dal momento che la maggior parte delle persone con meno interesse per l’astronomia e i viaggi spaziali sanno che il Sole splende sul lato nascosto della Luna, ma non è visibile dalla Terra perché la rotazione lunare è in tandem con quella terrestre.   Come riportato da Renovatio 21, sempre il Nelsone in un’intervista di sabato 2 luglio 2022 al tabloid tedesco Bild aveva accusato la Repubblica Popolare Cinese di voler prendere il controllo della Luna. L’intervista era stata ampiamente ripresa dalla stampa internazionale.

Sostieni Renovatio 21

La corsa internazionale verso la Luna si sta intensificando in grande stile e la Cina si pone tra i paesi più avvantaggiati nella sfida cosmonautica che poche potenze al mondo sono in grado di portare avanti. Essa non ha dubbi riguardo l’idea di sfruttare le risorse minerarie della Luna, tra cui i giacimenti di Elio 3, sostanza considerata da alcuni scienziati come il combustibile del futuro.   Secondo alcuni, l’Elio-3, un isotopo leggero e stabile dell’elio sarà il futuro combustibile dell’umanità. La sostanza si troverebbe in maggiore abbondanza sulla Luna rispetto che sulla Terra, essendo stata incorporata nello strato superiore della regolite – la coltre di depositi superficiali non consolidati, sciolti ed eterogenei che ricoprono la superficie dei corpi celesti rocciosi – dal vento solare per miliardi di anni.   L’Elio-3 sarebbe utilizzabile come combustibile nucleare in quella che chiamano «fusione aneutronica», cioè una fusione che non rilasci energia sotto forma di neutroni e quindi non abbia radiazioni neutroniche o ionizzanti dannose.   Come riportato un anno fa da Renovatio 21la Cina sta investendo in armi progettate per bloccare o distruggere i satelliti statunitensi, cioè armi antisatellite (ASAT).   Di fatto, la Cina ha già schierato missili terrestri per distruggere i satelliti in orbita terrestre bassa (LEO).   L’anno scorso era inoltre emerso che i cinesi stanno lavorando su una «Luna artificiale» per prepararsi meglio alla missione lunare. Si tratta di una camera a vuoto che utilizza un potente campo magnetico per ricreare l’ambiente a bassa gravità.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
 
Continua a leggere

Spazio

La «cometa del diavolo» visibile durante l’eclissi

Pubblicato

il

Da

Un enorme corpo celeste denominato «cometa del diavolo» sta volando oltre la Terra per la prima volta dal 1954 ed è attualmente visibile nel cielo notturno.

 

La comparsa della «devil comet» si aggiunge all’inquietudine prodotta dall’imminente eclissi nell’America del Nord.

 

Chiamata ufficialmente 12P/Pons-Brooks, la cometa che esplode periodicamente ha guadagnato il suo soprannome infernale per le «corna» spuntate dopo che una recente eruzione l’ha lasciata con un paio di code di gas e ghiaccio dalla forma distinta che si riversano nello spazio.

 

Immagine CC BY-SA 4.0 di Juan lacruz via Wikimedia

 

Nuove immagini della cometa del diavolo rivelano una caratteristica che nessuno aveva mai notato prima: una spirale di gas che infuria nel nucleo della cometa.

 

Le immagini sono state catturate dall’astrofotografo norvegese Jan Erik Vallestad lo scorso 9 di marzo. Come riportato da SpaceWeather, la spirale non era facilmente visibile finché il Vallestad non ha elaborato attentamente le immagini, scattate con le giuste impostazioni. «L’immagine è stata elaborata in Pixinsight con un allungamento moderato per rivelare la struttura nel nucleo», ha dichiarato a SpaceWeather. «Ciò è fattibile perché il nucleo stesso non era ‘espulso’ (saturato) nei miei dati originali».

 

Le comete sono tipicamente composte da ghiaccio, roccia e polvere. Ottengono il loro caratteristico alone luminoso dall’orbita attorno al Sole, che riscalda questi corpi ghiacciati in modo che emettano gas luminosi nel vuoto. Mentre continuano la loro orbita, i gas che fuoriescono formano una grande coda che può allungarsi per milioni di chilometri.

Sostieni Renovatio 21

12P/Pons-Brookes è unica in quanto si ritiene che sia criovulcanica, eruttando regolarmente mentre i pennacchi del suo interno ghiacciato e pressurizzato esplodono attraverso le fessure sulla sua superficie.

 

Mentre la cometa gira, questi scarichi di gas freddo pare stiano turbinando insieme per formare l’apparente spirale al centro della cometa.

 

Non è necessario essere un dottore in astronomia per assistere alla rara visita di questa cometa. In questo momento, chi si trova nell’emisfero settentrionale può vederlo con un semplice binocolo o un telescopio vicino alla costellazione dei Pesci. Nel mese di aprile 12P/Pons-Brookes dovrebbe essere visibile ad occhio nudo.

 

Ci sono due date importanti da tenere a mente. Secondo la NASA, ci sono buone probabilità che la cometa sia visibile durante l’eclissi totale in Nordamerica di oggi 8 aprile: una coincidenza cosmica rara e insolita. Il 21 aprile invece, la cometa diabolica raggiungerà il perielio, quando sarà nel punto più vicino al Sole e sarà più luminosa. 

 

Come riportato da Renovatio 21, il raro evento astronomico è stato anticipato da inquietanti segni come fulmini che colpiscono la Statua della Libertà e il sisma che ha scosso la città di Nuova York.

 

Il vescovo Giuseppe Strickland offrirà una Santa Messa per contrastare le possibili attività dei satanisti durante il giorno in cui il sole, per un po’ sparirà.

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di Don Hefferman via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

Continua a leggere

Più popolari