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Geopolitica

Il candidato vicepresidente di Trump è molto critico dell’Ucraina

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Il senatore repubblicano dell’Ohio JD Vance, candidato alla corsa di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane di novembre, ha un trascorso politico di acerrimo oppositore l’impegno di Washington a finanziare Kiev.

 

Trump ha annunciato la sua nomina a vicepresidente lunedì sera, il primo giorno della Convention nazionale repubblicana a Milwaukee.

 

Vance, autore del doloroso best-seller autobiografico Hillbilly Elegy, eletto al Senato nel 2022, è noto per aver visto il sostegno degli Stati Uniti a Israele, dove rimane un falco, e all’Ucraina, sotto luci molto diverse.

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«Certamente ammiro gli ucraini che stanno combattendo contro la Russia, ma non credo che sia nell’interesse dell’America continuare a finanziare una guerra di fatto infinita in Ucraina», ha affermato Vance a maggio, in un discorso al Quincy Institute for Responsible Statecraft.

A fine aprile, quando il Senato ha approvato un pacchetto di 61 miliardi di dollari di nuovi aiuti militari all’Ucraina, Vance ha invocato la sua esperienza nell’esercito per rimproverare i suoi colleghi.

 

«Ho servito il mio Paese onorevolmente e quando sono andato in Iraq ho visto che mi avevano mentito», ha detto al Senato, aggiungendo che «le promesse dell’establishment della politica estera di questo Paese erano una barzelletta completa».

 

Vance è dell’opinione che gli Stati Uniti non abbiano un «piano fattibile» per l’Ucraina. L’insistenza degli Stati Uniti nel non negoziare con la Russia è «assurda» e l’obiettivo di Vladimir Zelensky di ripristinare i confini del 1991 dell’Ucraina è «fantastico», ha scritto Vance in un editoriale sul New York Times, dove esortava Kiev a resistere finché Washington non potrà mediare una qualche forma di pace.

 

Vance ha sostenuto che i calcoli della Casa Bianca sull’Ucraina non tornano. Il presidente Joe Biden «non è riuscito ad articolare nemmeno i fatti basilari» sulla realtà sul campo, ha scritto Vance, e l’amministrazione Biden «non ha un piano fattibile per far vincere questa guerra agli ucraini».

 

«La sfida dell’Ucraina non è il GOP; è la matematica», ha scritto il repubblicano dell’Ohio. «L’Ucraina ha bisogno di più soldati di quanti ne possa schierare, anche con politiche di coscrizione draconiane. E ha bisogno di più materiale di quanto gli Stati Uniti possano fornire».

 

«L’idea che dovremmo prolungare una guerra sanguinosa e raccapricciante perché è stata positiva per le aziende americane è grottesca. Possiamo e dovremmo ricostruire la nostra base industriale senza spedire i suoi prodotti in un conflitto straniero», ha scritto, prendendo di mira l’argomentazione della Casa Bianca secondo cui finanziare Kiev era positivo per l’industria militare statunitense.

 

«Tutti quelli che hanno un cervello in testa sanno che tutto questo finirà con i negoziati», ha detto Vance a Jake Tapper della CNN ad aprile, prima del voto del Senato. «L’Ucraina è funzionalmente distrutta come paese. L’età media di un soldato nel loro esercito è di 43 anni, più di quanti ne ho io».

 

«Dobbiamo porre fine alle uccisioni ed è questo che la leadership americana dovrebbe fare, non firmare altri assegni in bianco per la guerra», ha concluso.

 

«Non ho mai sostenuto che [il presidente russo Vladimir] Putin sia una persona gentile e amichevole. Ho sostenuto che è una persona con interessi distinti e che gli Stati Uniti devono rispondere a quella persona con interessi distinti», ha affermato Vance a febbraio, alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco.

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Il Vance ha anche esortato i membri europei della NATO a potenziare la loro produzione militare in modo che Washington potesse concentrarsi sulla Cina. «Vogliamo che l’Europa abbia successo, ma l’Europa deve assumere un ruolo più importante nella propria sicurezza. Non puoi farlo senza l’industria», ha affermato.

 

Vance ha preso di mira l’ultimo disegno di legge statunitense sugli aiuti all’Ucraina, approvato ad aprile, sostenendo che si tratterebbe di una «bomba a orologeria» contro Trump qualora il repubblicano venisse rieletto.

 

Notando che i finanziamenti previsti dal disegno di legge sarebbero scaduti «quasi un anno dopo il possibile secondo mandato del Presidente Trump», Vance ha suggerito che i Democratici potrebbero metterlo sotto accusa se avesse sospeso o annullato quegli aiuti per fare pressione su Kiev affinché negoziasse. Il disegno di legge era «un tentativo da parte del blob di politica estera/Deep State di impedire al Presidente Trump di perseguire la politica desiderata».

 

Lo scorso dicembre, Vance ha accusato Zelens’kyj di «fare la predica» agli americani e di «pretendere» di più dai loro soldi dei contribuenti. Commentando un discorso tenuto dal leader ucraino durante una visita a Washington, in cui suggeriva che i legislatori statunitensi contrari al disegno di legge stavano aiutando la Russia, Vance ha affermato che «se vuoi prima proteggere il tuo confine, sei in realtà una marionetta di Putin: lo ha detto pubblicamente oggi». Il repubblicano dell’Ohio ha definito tale comportamento «vergognoso» e «grottesco».

 

A ottobre, Vance ha inquadrato l’insistenza dei democratici al governo nel finanziare l’Ucraina come parte della loro ossessione per la presunta ingerenza russa nelle elezioni statunitensi del 2016, che si è rivelata inequivocabilmente un’invenzione della campagna di Hillary Clinton.

 

«Gran parte dell’ossessione anti-Russia della sinistra non ha nulla a che fare con l’Ucraina. È una fantasia di vendetta per il 2016», ha scritto Vance su X (ex Twitter). «Incolpano la Russia per l’elezione di Donald Trump e dissangueranno l’Ucraina per vendicarsi».

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Geopolitica

Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»

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Un’effigie raffigurante il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stata avvistata appesa a una gru edile nel Nord-Est della Turchia, suscitando forte indignazione in Israele.   Secondo la stampa turca, l’episodio si è verificato sabato in un cantiere nella città di Trebisonda, sul Mar Nero. L’iniziativa sarebbe stata organizzata da Kemal Saglam, docente di comunicazione visiva presso un’università locale. Saglam ha dichiarato ai media turchi che il gesto aveva un intento simbolico, volto a denunciare le violazioni dei diritti umani a Gaza.   Le immagini, diffuse viralmente e riportate anche dal quotidiano turco Yeni Safak, mostrano la figura sospesa alla gru, accompagnata da uno striscione con la scritta: «Pena di morte per Netanyahu».   Il ministero degli Esteri israeliano, tramite un post su X, ha condiviso un video dell’incidente, accusando un accademico turco di aver creato l’effigie «con il fiero sostegno di un’azienda statale». Il ministero ha condannato l’atto, sottolineando che «le autorità turche non hanno denunciato questo comportamento scandaloso».  

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Le autorità turche non hanno ancora fornito una risposta ufficiale.   I rapporti diplomatici tra Israele e Turchia sono tesi da anni e si sono ulteriormente deteriorati dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha accusato Netanyahu di aver commesso un «genocidio» a Gaza.   La Turchia, unendosi agli altri Paesi che hanno portato il caso al tribunale dell’Aia, ha accusato Israele di aver commesso un genocidio a Gaza. Il presidente Recep Tayyip Erdogan in precedenza aveva definito il primo ministro Benjamin Netanyahu «il macellaio di Gaza», suggerendo a un certo punto – in una reductio ad Hitlerum che è andata in crescendo, con contagio internazionale – che la portata dei suoi crimini di guerra superasse quelli commessi dal cancelliere della Germania nazionalsocialista Adolfo Hitlerro.   Nel 2023 la Turchia ha richiamato il suo ambasciatore da Israele e nel 2024 ha interrotto tutti i rapporti diplomatici. Mesi fa Ankara aveva dichiarato che Israele costituisce una «minaccia per la pace in Siria». Erdogan ha più volte chiesto un’alleanza dei Paesi islamici contro Israele.   Come riportato da Renovatio 21, i turchi hanno guidato gli sforzi per far sospendere Israele all’Assemblea generale ONU. L’anno scorso il presidente turco aveva dichiarato che le Nazioni Unite dovrebbero consentire l’uso della forza contro lo Stato degli ebrei.   Un anno fa Erdogan aveva ventilato l’ipotesi che la Turchia potesse invadere Israele.   La Turchia ha avuto un ruolo attivo nei recenti negoziati per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, con diversi rapporti che indicano come l’influenza di Ankara su Hamas abbia facilitato il rilascio degli ostaggi nell’ambito del piano in 20 punti del presidente statunitense Donald Trump.   Venerdì, Erdogan ha dichiarato alla stampa che gli Stati Uniti dovrebbero intensificare le pressioni su Israele, anche attraverso sanzioni e divieti sulla vendita di armi, per garantire il rispetto degli impegni presi nel piano di Trump.   Domenica, Netanyahu ha annunciato che Israele deciderà quali forze straniere potranno partecipare alla missione internazionale proposta per Gaza, prevista dal piano di Trump per garantire il cessate il fuoco. La settimana precedente, aveva lasciato intendere che si sarebbe opposto a qualsiasi coinvolgimento delle forze di sicurezza turche a Gaza.  

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Immagine screenshot da Twitter; modificata  
 
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Droga

Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela

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Il presidente statunitense Donald Trump sta esaminando proposte per operazioni militari americane contro presunte «strutture per la produzione di cocaina» e altri bersagli legati al narcotraffico all’interno del Venezuela. Lo riporta la CNN, che cita fonti anonime.

 

Due funzionari non identificati hanno dichiarato alla rete che Trump non ha scartato l’ipotesi di un negoziato diplomatico con Nicolás Maduro, nonostante recenti indicazioni secondo cui gli Stati Uniti avrebbero interrotto del tutto i colloqui con Caracas, mentre valutano una possibile campagna per destituire il leader venezuelano.

 

Tuttavia, una fonte della CNN ha precisato che «ci sono piani sul tavolo che il presidente sta esaminando» per azioni mirate all’interno del Venezuela. Un terzo funzionario ha indicato che l’amministrazione Trump sta considerando varie opzioni, ma al momento si concentra sulla «lotta alla droga in Venezuela».

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A giudizio di alcuni esponenti dell’amministrazione statunitense, una campagna antidroga nel Paese sudamericano potrebbe accrescere la pressione per un cambio di regime a Caracas. Trump ha pubblicamente smentito l’intenzione di rimuovere Maduro dal potere.

 

Nelle scorse settimane, le forze armate americane hanno condotto vari raid contro imbarcazioni sospettate di narcotraffico e, secondo Washington, collegate al Venezuela, causando decine di vittime.

 

 

Giovedì, Trump – che aveva già confermato l’autorizzazione di operazioni della CIA in Venezuela – ha dichiarato che gli Stati Uniti potrebbero estendere la loro campagna antidroga dal mare alla terraferma, senza entrare in dettagli. Inoltre, la portaerei USS Gerald R. Ford è stata inviata nei Caraibi per sostenere l’operazione antidroga.

 

Maduro ha respinto ogni legame del suo governo con il traffico di stupefacenti, insinuando che gli Stati Uniti stiano usando le accuse come copertura per un cambio di regime. Dopo le notizie sul dispiegamento della portaerei, il presidente venezuelano ha accusato Washington di perseguire «una nuova guerra eterna».

 

Secondo un reportaggio del New York Times, Maduro stesso avrebbe proposto agli Stati Uniti significative concessioni economiche, inclusa la possibilità per le aziende americane di acquisire una quota rilevante nel settore petrolifero, durante negoziati segreti durati mesi. Tuttavia, Washington avrebbe rifiutato l’offerta, con il futuro politico del presidente Nicolas Maduro come principale ostacolo.

 

Un precedente articolo del quotidiano neoeboraceno riportava che Trump avesse ordinato l’interruzione dei colloqui con il Venezuela, «frustrato» dal rifiuto di Maduro di cedere volontariamente il potere. Il giornale suggeriva anche che gli Stati Uniti stessero pianificando una possibile escalation militare.

 

Nel frattempo, Maduro ha avvertito che il Venezuela entrerebbe in uno stato di «lotta armata» in caso di attacco, aumentando la prontezza militare in tutto il Paese.

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Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso, gli Stati Uniti hanno inviato almeno otto navi della Marina, un sottomarino d’attacco e circa 4.000 soldati vicino alla costa venezuelana, dichiarando che la missione mirava a contrastare i cartelli della droga. Washington ha sostenuto che l’armata ha affondato tre imbarcazioni venezuelane, senza però fornire prove che le persone a bordo fossero criminali.

 

La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Carcas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma, sebbene Maduro si sia mostrato pronto a dialogare con le delegazioni diplomatiche americane sulla questione.

 

Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno Maduro aveva dichiarato che Washington ha aperto il suo libretto degli assegni a una schiera di truffatori e bugiardi per destabilizzare il Venezuela, quando gli Stati Uniti si sono rifiutati di riconoscere le elezioni del 2024 in Venezuela.

 

Secondo Maduro, almeno 125 militanti provenienti da 25 Paesi sono stati arrestati dalle autorità venezuelane. Aveva poi accusato Elone Musk di aver speso un miliardo di dollari per un golpe in Venezuela. Negli stessi mesi si parlò di un piano di assassinio CIA di Maduro sventato.

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Geopolitica

Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco

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Cambogia e Thailandia hanno siglato un accordo di cessate il fuoco ampliato per porre fine a un violento conflitto di confine scoppiato a inizio anno. La cerimonia di firma, tenutasi domenica, è stata presieduta dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che aveva mediato la tregua iniziale.   Le tensioni storiche tra i due Paesi del Sud-est asiatico, originate da dispute territoriali di epoca coloniale, sono esplose a luglio con cinque giorni di scontri armati, che hanno spinto centinaia di migliaia di persone a fuggire dalla zona di confine. Un incontro ospitato dalla Malesia aveva portato a una prima tregua, segnando l’inizio della de-escalation.   Trump ha dichiarato di aver sfruttato i negoziati commerciali con entrambi i paesi per favorire una riduzione delle tensioni.  

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Durante il 47° vertice dell’ASEAN in Malesia, il primo ministro cambogiano Hun Manet e il primo ministro thailandese Anutin Charnvirakul hanno firmato l’accordo, che amplia la tregua di luglio.   Il documento stabilisce un piano per ridurre le tensioni e assicurare una pace stabile al confine, prevedendo il rilascio di 18 soldati cambogiani prigionieri da parte della Thailandia, il ritiro delle armi pesanti, l’avvio di operazioni di sminamento e il contrasto alle attività illegali transfrontaliere.   Dopo la firma, il primo ministro thailandese ha annunciato l’immediato ritiro delle armi dal confine e il rilascio dei prigionieri di guerra cambogiani, insieme a un’intesa commerciale congiunta. Il primo ministro cambogiano ha lodato l’accordo, impegnandosi a rispettarlo e ringraziando Trump per il suo ruolo, proponendolo come candidato al Premio Nobel per la Pace del prossimo anno.   Trump ha definito l’accordo «monumentale» e «storico», sottolineando il suo contributo e descrivendo la mediazione di pace come «quasi un hobby». Dopo la cerimonia, ha firmato un accordo commerciale con la Cambogia e un importante patto minerario con la Thailandia.

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