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Il bombardiere B-2 certificato per l’uso della bomba nucleare B61-12. Diminuiscono le possibilità per un nuovo accordo sulle atomiche

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La National Nuclear Security Agency (NNSA) ha annunciato che la bomba nucleare B61-12 è ora formalmente nelle scorte degli Stati Uniti e autorizzata per l’uso operativo sul bombardiere stealth B-2A Spirit, riferisce il sito The War Zone.

 

Si tratta del primo aereo da combattimento statunitense autorizzato a utilizzare operativamente la variante avanzata della bomba atomica B61. La B61-12 è fondamentalmente un aggiornamento delle versioni precedenti della bomba B61 che combina modifiche di estensione della vita con un kit di guida che la trasforma in un’arma guidata di precisione.

 

La resa del B61-12 è selezionabile fino a 50 kilotoni. Anche gli F-35A Joint Strike Fighters dell’aeronautica americana, gli F-15E Strike Eagles e gli F-16C/D Vipers, così come i futuri bombardieri stealth B-21A Raider del servizio, sono in procinto di essere certificati per impiegare il B61- 12.

 

Anche alcuni F-35 e F-16 della NATO, così come gli aerei da combattimento Tornado ad ala oscillante della Germania, saranno autorizzati a utilizzare queste armi come parte degli accordi di condivisione nucleare dell’alleanza. La tempistica per la certificazione di questi altri velivoli rimane poco chiara.

 

Gli aggiornamenti sulla B61-12 sono inclusi in un rapporto non classificato chiamato Stockpile Stewardship and Management Plan, un rapporto prodotto ogni anno dalla National Nuclear Security Agency. La NNSA gestisce e supervisiona l’impresa di produzione e manutenzione della bomba nucleare.

 

Nel frattempo, si assottigliano le possibilità di un accordo nucleare tra Mosca e Washington. La rottura dei rapporti con gli Stati Uniti rende quasi impossibili i contatti anche su una questione così vitale come l’equilibrio strategico dei poteri, ha dichiarato al quotidiano Izvestia il viceministro degli Esteri russo Sergej Rjabkov. L’ultimo trattato bilaterale sopravvissuto sulla riduzione delle armi nucleari probabilmente scadrà, dando luogo ad una possibile corsa agli armamenti, ha previsto l’alto funzionario russo in un’intervista pubblicata mercoledì.

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Il nuovo START, l’ultima iterazione di una serie di accordi che limitavano gli arsenali nucleari di Mosca e Washington, è stato rinnovato l’ultima volta «così com’è» nel gennaio 2021, pochi giorni dopo l’insediamento di Joe Biden come presidente degli Stati Uniti. Mosca ha sospeso la sua partecipazione all’accordo a febbraio, citando il coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto ucraino e gli attacchi di Kiev alle basi aeree russe che ospitano bombardieri strategici.

 

A questo punto, non esiste «alcuna opzione» per continuare il Nuovo START o sostituirlo, dopo la sua scadenza nel febbraio 2026, ha affermato il Rjabkov.

 

«Dobbiamo tenere conto del livello di ostilità dei nostri oppositori e della loro sconsiderata spinta a pompare il regime di Kiev con tutti i tipi di armi», ha spiegato, definendo la situazione «l’opposto di ciò a cui abbiamo sempre mirato».

 

Il viceministro Rjabkov ha suggerito che la gente a Washington potrebbe essere alla ricerca di una nuova corsa agli armamenti, simile a quella che il presidente Ronald Reagan ha innescato con la Strategic Defense Initiative. La sua proposta era quella di creare un avanzato sistema missilistico antibalistico in grado di fermare un attacco nucleare sovietico, esponendo di conseguenza l’avversario americano della Guerra Fredda a un imperterrito attacco statunitense.

 

Le tecnologie necessarie per un tale sistema erano lungi dall’essere mature, ma la minaccia spinse Mosca ad estendere eccessivamente le spese militari. Se gli americani sperano di ripetere l’inganno di Reagan, si sbagliano, ha dichiarato il diplomatico russo. «Non cadremo nelle provocazioni, che sono una caratteristica della politica americana sulla pista russa; garantiremo la nostra sicurezza».

 

Il Rjabkov ha anche osservato che la Russia non vede la necessità di alcun trattato sulle armi nucleari con la Cina, considerando che le due nazioni hanno raggiunto una «perfetta intesa su tutte le questioni». «Quello che abbiamo è abbastanza e ne siamo contenti», ha osservato.

 

Funzionari dell’amministrazione del presidente Donald Trump avevano affermato di volere un accordo trilaterale con Russia e Cina per sostituire il Nuovo START, ma si erano opposti al rinnovo dello stesso. Gli stessi sostenevano la necessità di confrontarsi con la Cina, quando gli Stati Uniti hanno annunciato nel 2018 l’intenzione di ritirarsi dal Trattato INF, un altro trattato sul controllo degli armamenti nucleari con la Russia che vietava ad entrambe le parti di schierare missili terrestri a raggio intermedio.

 

Come riportato da Renovatio 21, lo scorso mese il Dipartimento della Difesa americano ha annunciato che svilupperà una nuova versione della bomba nucleare B61 con un potere distruttivo 24 volte superiore a quello sganciato su Hiroshima alla fine della seconda guerra mondiale.

 

Le bombe nucleari all’idrogeno B61 sono schierate dagli USA anche in Europa, Italia compresa. Le forze americane dispongono di circa 100 bombe nucleari a gravità B61 situate presso la base aerea di Kleine Brogel in Belgio, la base aerea di Buchel in Germania, la base aerea di Volkel nei Paesi Bassi, la base aerea di Incirlik in Turchia e, naturalmente, le basi aeree italiane di Aviano (Pordenone) e Ghedi (Brescia). Intensi movimenti si sarebbero registrati anche verso la Gran Bretagna.

 

Come riportato da Renovatio 21, tre mesi fa il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha ricordato che l’F-16, cioè il caccia che i Paesi NATO vogliono regalare all’Ucraina, può trasportare testate nucleari.

 

Immagini di un nuovo bombardiere stealth, chiamato B-21, erano cominciate a filtrare un anno fa. Un video del volo del B-21 Raider è apparso in rete tre settimane fa.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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L’esercito russo dice di aver circondato oltre 10 mila soldati ucraini

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Circa 10.000 militari ucraini sono stati accerchiati dalle truppe russe nelle zone di Kupjansk e Krasnoarmeysk, ha dichiarato domenica il presidente Vladimir Putin in occasione di una visita a un centro di comando dell’esercito russo.   Secondo il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov, Putin ha incontrato il capo di stato maggiore ValerijGerasimov e alti ufficiali militari, ricevendo aggiornamenti sulla situazione lungo il fronte.   «Sono stati segnalati circa 5.000 soldati ucraini circondati nella direzione di Kupyansk e intorno a 5.500 in quella di Krasnoarmeysk», ha precisato Peskov.   Kupyansk è una località nella regione di Kharkov, in Ucraina, situata a circa 100 km a est del capoluogo. Krasnoarmeysk, invece, si trova nella Repubblica Popolare di Donetsk, al momento sotto il controllo delle forze ucraine.

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L’esercito ha comunicato che le unità russe hanno inoltre conquistato un passaggio sul fiume Oskol, interrompendo i movimenti delle truppe ucraine. Al presente, stanno ultimando la liberazione di Yampol, mentre Volchansk, nelle vicinanze, sarebbe stata liberata al 70%.   In totale, 31 battaglioni ucraini risultano accerchiati nelle aree di Krasnoarmeysk e Dimitrov. Peskov ha riferito che Putin ha elogiato le truppe per i successi a Kupyansk e per i risultati ottenuti in altre operazioni di combattimento.   Nel corso dell’incontro, Putin ha disposto l’adozione di iniziative per favorire la capitolazione delle unità ucraine isolate e limitare al massimo le perdite. Ha rilevato che l’esercito russo ha sempre dimostrato clemenza nei confronti dei nemici e ha insistito affinché tale approccio prosegua.   Il presidente russo ha inoltre invitato i comandanti a «fare tutto il possibile» per tutelare la sicurezza dei civili nelle zone accerchiate, che, a suo avviso, le forze ucraine stanno utilizzando come scudi umani.   Putin ha quindi spronato l’esercito a proseguire l’«operazione militare speciale» «in linea con il piano delineato dallo Stato Maggiore», ribadendo che la protezione dei soldati russi debba costituire la priorità assoluta.    

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 
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Ex comandante NATO afferma che l’Irlanda unita potrebbe aiutare Russia e Cina

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Un ex comandante della NATO ha messo in guardia sul fatto che l’eventuale unificazione dell’Irlanda potrebbe rappresentare un grave colpo alla sicurezza occidentale, aprendo la strada a un’espansione dell’influenza di Russia e Cina nell’Atlantico settentrionale.

 

Parlando mercoledì durante un briefing per membri del Parlamento e della Camera dei Lord, il contrammiraglio britannico in pensione Chris Parry ha sostenuto che la perdita della posizione del Regno Unito nell’Irlanda del Nord offrirebbe un’importante opportunità strategica a Mosca e Pechino.

 

Il Parry ha evidenziato l’importanza delle acque tra l’Irlanda del Nord e la Scozia per i sottomarini nucleari britannici, definendole «essenziali per il nostro deterrente strategico».

 

«Con un’Irlanda unita, non vi è alcuna garanzia che potremmo schierare i nostri missili balistici», ha dichiarato il contrammiraglio, suggerendo che l’unificazione irlandese potrebbe consentire agli avversari della NATO di minacciare i cavi sottomarini cruciali.

 

«Il Regno Unito deve valutare la minaccia che una Repubblica d’Irlanda neutrale rappresenta per sé stesso. Credo che il modo migliore per sostenere l’Irlanda ora sia incrementare l’attività della NATO e degli Alleati nelle acque della sua zona economica esclusiva», ha affermato l’ex militare.

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Il Parry ha persino proposto che la NATO conduca esercitazioni nelle acque sotto il controllo irlandese «indipendentemente dall’approvazione di Dublino», sottolineando che il blocco deve essere pronto a «contrastare i nostri potenziali avversari nelle acque irlandesi». Ha aggiunto che la Repubblica dovrebbe avvicinarsi a una cooperazione militare più stretta con la NATO e abbandonare la sua neutralità.

 

«Se qualcuno attacca la Gran Bretagna, attaccherà anche l’Irlanda… La neutralità non può più essere vista come un’obiezione di coscienza. Se fai parte del mondo libero, devi essere pronto a difenderlo. La Repubblica deve ridurre le sue vulnerabilità», ha dichiarato.

 

L’Irlanda mantiene una neutralità militare dall’indipendenza nel 1921 e non è membro della NATO, pur collaborando con l’alleanza.

 

L’idea della riunificazione irlandese – l’unione della Repubblica d’Irlanda con l’Irlanda del Nord, parte del Regno Unito – è contemplata dall’Accordo del Venerdì Santo del 1998. Questo accordo ha posto fine a tre decenni di conflitto tra nazionalisti irlandesi e unionisti filo-britannici, istituendo un governo di condivisione del potere a Belfast e stabilendo che lo status dell’Irlanda del Nord può essere modificato solo con il consenso della maggioranza tramite un voto.

 

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Immagine di Mike Weston ABIPP/MOD via Wikimedia pubblicata su licenza Open Government Licence version 1.0

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Zelens’kyj elogia il successo del test del «Flamingo», missile da crociera che può colpire Mosca

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Il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha proclamato il successo del test del Flamingo, un missile-drone con una portata di circa 3.000 km.   Secondo la stampa ucraina il missile da crociera Flamingo FP-5 sarebbe in grado di trasportare una testata nucleare e una carica esplosiva quasi tre volte superiore a quella del Tomahawk statunitense, sebbene con una precisione inferiore.   Le prime versioni di prova del missile sono già state impiegate in combattimento. Secondo fonti ufficiali di Kiev, la produzione di massa inizierà presto, ed entro la metà del 2026 l’Ucraina dovrebbe disporre di un arsenale capace di colpire qualsiasi obiettivo entro 3.000 km in Russia con una testata convenzionale da mezza tonnellata.   Immagini del razzo erano apparse sui social ancora un mese fa.

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Il Flamingo rappresenta il sostituto dei missili da crociera Kh-55, abbandonati dall’Ucraina negli anni ’90 (alcuni dei quali usati dalla Russia contro l’Ucraina nel 2022). Durante lo sviluppo, una copia di prova del missile è stata accidentalmente dipinta di rosa, un problema risolto, ma il soprannome è rimasto, come riferito da Zelens’kyj e dal suo staff.   Con una portata che include facilmente Mosca, un eventuale attacco alla capitale russa con questi missili potrebbe spingere Putin a ordinare rappresaglie più dure su Kiev. Nonostante oltre tre anni di guerra, l’esercito russo non ha ancora colpito direttamente gli edifici governativi di alto livello o i quartieri generali militari e di intelligence a Kiev, ma la situazione potrebbe presto cambiare.   La Casa Bianca auspica un accordo di pace per evitare un’escalation, ma il processo è in stallo, soprattutto dopo le nuove sanzioni di Trump contro il petrolio russo questa settimana. Nessuna delle due parti sembra disposta a compromessi, e con la Russia in vantaggio sul campo di battaglia, Mosca ha pochi incentivi a rinunciare alle condizioni massimaliste di Putin e agli obiettivi della sua «operazione militare speciale».  

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