Il World Economic Forum (WEF) di Davos, l’evento del think tank globalista che ha propalato apertamente la teoria del Grande Reset, anche quest’anno si terrà online.
Questa settimana non ci saranno centinaia di amministratori delegati, reali e capi fondi super ricchi di hedge fund che arriveranno a Davos con i loro jet privati per l’incontro annuale del World Economic Forum del 17-21 gennaio, che è stato rinviato all’inizio dell’estate perché dell’epidemia di Omicron.
Al suo posto, il WEF ospiterà un’Agenda 2022 virtuale di Davos nelle stesse date, ha annunciato il 20 dicembre Adrian Monck, amministratore delegato del WEF per l’impegno pubblico.
Di fatto, i davosiani di Klaus Schwab stanno preparando la prossima emergenza: «la pandemia impallidisce rispetto ai rischi a lungo termine che il mondo deve affrontare a causa del cambiamento climatico. Questa è la visione che fa riflettere quasi 1.000 esperti di rischi e leader globali»
Gli argomenti saranno i solati propagandati dal World Economic Forum.
Il programma dell’evento virtuale per l’élite mondialista elenca i dieci maggiori «rischi globali per gravità». Né la guerra né la fame di massa sono arrivate nella top ten dei fautori del Grande Reset.
Di fatto, i davosiani di Klaus Schwab stanno preparando la prossima emergenza: «la pandemia impallidisce rispetto ai rischi a lungo termine che il mondo deve affrontare a causa del cambiamento climatico. Questa è la visione che fa riflettere quasi 1.000 esperti di rischi e leader globali» si legge nel Global Risks Report 2022 del World Economic Forum.
Ecco i rischi di cui Davos ci dice che dovremmo essere più preoccupati:
Fallimento dell’azione per il clima
Condizioni metereologiche estreme
Perdita di biodiversità
Erosione della coesione sociale
Crisi del sostentamento
Malattie infettive
Danno ambientale umano
Crisi delle risorse naturali
Crisi del debito
Confronto geoeconomico
Alcuni dei relatori virtuali in programma: il presidente cinese Xi Jinping; Ministro degli affari esteri della Repubblica Popolare Cinese Wang Yi; il premier indiano Narendra Modi; il primo ministro giapponese Kishida Fumio; il segretario dell’ONU Antonio Guterres; il presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen; il premier australiano (fresco del caso Djokovic, dove è intervenuto in prima persona) Scott Morrison; il presidente indonesiano Joko Widodo; il neopremier israeliano Naftali Bennett; Segretario al tesoro degli Stati Uniti d’America Janet L. Yellen; il vicepresidente nigeriano Yemi Osinbajo; il neocancelliere tedesco Olaf Scholz; il presidente peruviano José Pedro Castillo Terrones; il presidente colombiano, Ivan Duque; il presidente del Costa Rica Carlos Alvarado Quesada; la direttrice Operativa del Fondo Monetario Internazionale Kristalina Georgieva; il presidente guatemalteco Alejandro Giammattei; l’ex vicepresidente USA e attivista climatico Al Gore; il controverso presidente del Ruanda Paul Kagame; l’ex segretario di Stato USA ora inviato speciale dal presidente degli Stati Uniti d’America per la gestione del clima ed emergenze climatiche John F. Kerry; la presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde; il presidente ecuadoregno Guillermo Lasso; il direttore generale del WTO Ngozi Okonjo-Iweala.
Non poteva mancare Antony S. Fauci, l’uomo grazie al quale la leva della pandemia per attuare il Grande Reset non si sarebbe mai potuta realizzare.
Un video satirico, che abbiamo rilanciato qualche settimana fa, potrebbe aver profetizzato l’essenza di quello che si discuterà, e cioè il futuro secondo Davos: non possiederai nulla e sarai felice.
Il CEO di Pfizer al World Economic Forum di Davos parla di farmaci dotati di microchip ingeribili.
Albert Bourla, l’oramai notissimo veterinario greco-ebreo-americano a capo del colosso farmaceutico del vaccino COVID mRNA, ha annunziato al consesso organizzato in questi giorni dal guru del Grande Reset Klaus Schwab questa innovazione biomedica.
Si tratterebbe, al momento, di un farmaco che segnalerebbe ai sistemi informatici di essere stato assunto dal cittadino.
«Imagine the compliance», dice il Bourla: immaginate l’obbedienza. Chiaramente, parlando di obbedienza, egli lascia capire che il suo cliente non è il paziente, ma lo Stato moderno che ha reso ogni suo cittadino un paziente, se non una cavia obbligata a farmaci sperimentali sconosciuti.
C’è poco da aggiungere, se non ricordare che al WEF di Davos, il regno di Klaus Schwabbo e del Grande Reset, questa solfa in realtà è stata già ascoltata.
Basta riportare alla mente le parole di una delle figure più gettonate del «partito di Davos», il filosofo Yuval Harari.
«Ciò che abbiamo visto finora è che aziende e governi raccolgono dati su dove andiamo, chi incontriamo, quali film guardiamo» teorizza il pensatore gay israeliano. «La fase successiva è la sorveglianza sotto la nostra pelle».
«In precedenza, la sorveglianza era principalmente sopra la pelle. Ora sta andando sotto la pelle. I governi vogliono sapere non solo dove andiamo o chi incontriamo. Vogliono soprattutto sapere cosa sta succedendo sotto la nostra pelle».
Importante l’ammissione per cui «Il COVID è fondamentale perché questo è ciò convince le persone. ad accettare, a legittimare la sorveglianza biometrica totaleSe vogliamo fermare questa epidemia, non dobbiamo solo monitorare le persone. Dobbiamo monitorare cosa sta succedendo sotto la pelle».
Come riportato da Renovatio 21, lo stesso Schwab ha parlato di «Quarta Rivoluzione Industriale» come «fusione della nostra identità fisica, digitale e biologica» ottenibile con l’impianto di chip cerebrali con cui controllare l’animo del pubblico, e ridefinire il controllo ad esempio dei viaggi internazionali grazie a «scansioni» cerebrali per i passeggeri in aeroporto: «anche attraversare un confine nazionale potrebbe un giorno richiedere una scansione cerebrale dettagliata per valutare il rischio per la sicurezza di un individuo
In pratica, si tratta di discussioni su nuovi strumenti di sottomissione.
E mica si vergognano a parlarne pubblicamente, anzi.
In realtà, si tratta solamente persone che non offrono la loco compliance, cioè la loro obbedienza. Cittadini di tutto il mondo che non vogliono essere né cavie, né schiavi, né bestie chippate.
L’incontro annuale del World Economic Forum a Davos, in Svizzera, prevede immense misure di sicurezza per i suoi partecipanti d’élite, tra cui 5.000 militari e una no-fly zone rigorosamente applicata.
Secondo Reuters, per la sicurezza dell’élite globale , lo Stato elvetico ha offerto 5.000 unità delle sue forze armate per aiutare le forze di polizia locali durante la riunione annuale del WEF di quest’anno dal 22 al 26 maggio.
Già ora molti soldati stanno già erigendo grandi recinzioni di sicurezza intorno al complesso della riunione mentre i membri dell’aviazione svizzera sorvoleranno lo spazio aereo sopra la conferenza elitista per garantire che venga mantenuta una no-fly zone.
Il consesso globalista presenterà fino a 2.000 leader politici e professionali, che si riuniranno per discutere i loro piani per «la ripresa dalla pandemia, affrontare il cambiamento climatico, il futuro del lavoro, accelerare il capitalismo delle parti interessate e sfruttare le nuove tecnologie».
Come noto, il WEF di Klaus Schwab è il luogo dove è stato incubato il concetto di Grande Reset, il progetto radicale di riprogrammazione dell’economia mondiale e, in ultima analisi, della stessa umanità.
Il WEF ha apertamente dichiarato di considerare la pandemia COVID-19 come una grande opportunità per ottenere la rivoluzione globale da essi programmata.
«I lockdown per il COVID-19 potrebbero gradualmente allentarsi, ma l’ansia per le prospettive sociali ed economiche del mondo si sta solo intensificando. Ci sono buone ragioni per preoccuparsi: è già iniziata una forte recessione economica e potremmo trovarci di fronte alla peggiore depressione dagli anni ’30. Ma mentre questo risultato è probabile, non è inevitabile», ha scritto Schwab nel giugno 2020.
È lo stesso Schwab a vantarsene, dicendo di essere in grado di «penetrare i gabinetti» di governo.
I piani del WEF sono inoltre implementati da enti come quelli bancari: è sintomatico il caso delle unione delle banche canadesi che, d’accordo con il governo, spingono, su idea del WEF, per la creazione di un ID digitale unico per i cittadini.
Lo Schwab è arrivato a proporre «scansioni» cerebrali per i passeggeri in aeroporto, perché vuoi mai che chi prende l’aereo abbia le idee sbagliate: «anche attraversare un confine nazionale potrebbe un giorno richiedere una scansione cerebrale dettagliata per valutare il rischio per la sicurezza di un individuo».
«I microchip impiantabili attivi che rompono la barriera cutanea del nostro corpo» cambieranno il modo in cui ci interfacciamo con il mondo «e ci costringeranno a chiederci «cosa significhi essere umani», sostiene Schwab.
Poco prima del conflitto in corso, la Russia proponeva a Kiev e al mondo una «finlandizzazione» dell’Ucraina.
Se l’Ucraina fosse divenuta, come Helsinki, neutrale – proposta che trova da anni e anni una sponda nella scuola realista delle relazioni internazionali, come nel caso del prof. Mearshimer – l’attrito con Mosca sarebbe stato disinnescato.
Anche la Svezia, come noto, è un Paese neutrale: non è nella NATO, bilanciando assieme alla Finlandia la quota di Paesi atlantici in Scandinavia (sono nel Patto Norvegia e Danimarca).
La neutralità di Stoccolma ed Helsinki è sempre stata considerata come una garanzia nei confronti di possibili attriti con i russi.
Nell’incredibile momento storico che stiamo vivendo – dove perfino la Svizzera rinuncia alla neutralità! – assistiamo all’inversione a U dei due Paesi scandinavi, che ora chiedono a gran voce di entrare nella NATO.
Le apprensioni sono già partite: i russi hanno ricordato che con la Finlandia hanno qualcosa come 1300 chilometri di confine condiviso. Senza contare che esiste una regione che si estende fra i due Paesi, la Carelia, dove potrebbero riaccendersi moti irredentisti.
Con pazzesco sprezzo del pericolo – e di decenni di tradizione diplomatiche – i due primi ministri (o, boldrinianamente, le due «prime ministre») dei Paesi scandinavi hanno detto in una conferenza stampa congiunta che la loro richiesta di adesione al Patto Atlantico è sempre più probabile.
La proposta viene da due personaggi apparentemente diversi per età e per natura politica: la premier svedese Magdalena Anderson, 55 anni, è un classico arnese della socialdemocrazia scandinava. Ha fatto carriera scalando i ministeri. C’è pochissimo da dire, una noia infinita – in questo rappresenta assai bene il suo Paese.
La 36enne premier finnica Sanna Marin, pure socialdemocratica, è invece un oggetto teoricamente nuovo sulla scena politica mondiale: è il prototipo definitivo della politica millennial, guida un governo che strabocca di femmine, strappa alla neozelandese Jacinda Ardern lo scettro di premier più giovane, ed è bella, bellissima – sul serio, mica come le controverse deputate-ministre nostrane supposte carine ma solo per relativismo rispetto alle colleghe –, praticamente una velina prestata ad un vertice di governo UE, tant’è che si è sposata un calciatore, ed ha dovuto scusarsi per la sua presenza in discoteca dopo essere stata in contatto con un COVID-positivo. Onorevole super-spreader: ma il mondo la ama lo stesso, alla follia.
La stampa occidentale sbava sulla Marin ogni giorno, anche perché – ecco l’arma definitiva – ella è figlia di mamma lesbica. Ci viene inoltre ricordato che è la prima nella sua famiglia ad aver fatto l’università. E che, maledetto patriarcato, il padre biologico si è separato dalla madre perché era alcolizzato.
Storie diverse, Paesi in fondo diversissimi – per lingua, per interessi, per asti metastorici – eppure ecco che le socialdemocratiche Magdalena e Sanna Marina che convergono fisicamente nell’annuncio di ingresso nel più grande complesso militare del pianeta la NATO.
Cosa hanno davvero in comune le due signore?
Crediamo che la risposta sia semplicissima: entrambe sono segnate nel giro del World Economico Forum di Davos.
Ambedue, quindi, sarebbero nella ragnatela del Klaus Schwab, il pontefice massimo del Grande Reset.
La Andersson è segnata come «World Agenda Contributor» dal sito del WEF, per cui nel 2015 ha scritto un saggio, ripubblicato dal sito della Banca Mondiale, intitolato «Come la Svezia mostra come è possibile disaccoppiare la crescita del PIL dalle emissioni di CO2». La biografia della signora, comprendente gli studi harvardiani, è presente sullo stesso sito.
La loro esistenza è fonte di orgoglio per lo stesso Klaus Schwab, che rivendica di avere con essi «penetrato» (testuale) i governi di varie nazioni.
Il programma YGL nasce ufficialmente nel 1992. Vi avrebbero gravitato nomi come quello di Angela Merkel, Bill Gates, Tony Blair… Qualcuno sostiene che siano stati alunni anche Sarkozy e Viktor Orban, ma non abbiamo conferme. Ad un incontro lo Schwabbo si sarebbe fatto scappare anche il nome di Putin – tuttavia il WEF ha da poco reso pubblico che ha rotto i ponti con tutti i russi che conosceva.
Ai governi di Berlino negli ultimi tempi si sono avuti diversi i ministri ex WEF-YGL: Jens Spahn, che è il controverso ministro federale della Salute dal 2018; Philipp Rösler, ministro della Salute tedesco dal 2009 al 2011; Annalena Baerbock, leader dei Verdi tedeschi che è stata la prima candidata del partito a cancelliere alle elezioni federali e che ora è ministro degli Esteri di Berlino.
Macron è segnato nella lista nella classe del 2017. Sebastian Kurz, giovanissimo aitante cancelliere austriaco defenestrato per scandaletto quando stava per entrare il lockdown duro di Vienna, pure.
C’è il governatore della California, e uomo della complessa famiglia petrolifera Getty, Gavin Newsom, che ha reso il suo Stato la tana dei khmer rossi lockdownisti-vaccinali. Jeff Bezos, ultramiliardario padrone di Amazon e non solo di quello, era nella classe 1998.
Ancora, Chelsea Clinton, Richard Branson, Larry Page e Sergey Brin di Google, Mark Zuckerberg, Jack Ma, Leonardo di Caprio, Charlize Theron, Michael Schumacher (non sappiamo se prima o dopo l’incidente), l’attore hollywoodiano Ashton Kutcher, il presentatore gay CNN Anderson Cooper (rampollo della potente famiglia americana Vanderbilt e stagista presso la CIA, nonché affittatore di uteri)
Il caso più conclamato è quello del premier canadese Trudeau e del suo governo, dove lo Schwabbo vanta di avere almeno «la metà ministri». La controversa vicepremier Chrystia Freeland, di fatto, è membra del board del WEF.
Non è che ci stupiamo a trovarci il nome della Sanna Marina, la quale siamo sicuri che, a questo come a qualsiasi altro casting, ha i numeri per sbaragliare molta concorrenza.
Va detto che la Sanna ha già risposto in Parlamento a chi le chiedeva conto della sua partecipazione alla cupola schwabesca.
Il mitico deputato Ano Turtianen, già sollevatore di pesi e nemico giurato delle vaccinazioni mRNA («il vaccino COVID è genocidio» disse alla Camera), lo ha domandato direttamente lo scorso settembre.
«Questa è una rete a cui sono stati invitati influencer di tutto il mondo, e io stesso sono membro di questa rete, così come il ministro Saarikko, e capisco che anche i ministri dei governi precedenti siano coinvolti in questa rete» ribatta la Marin, che sembra soddisfatta della risposta al punto da piazzarla nel suo canale YouTube.
«Non sono stato attivamente coinvolta in questa rete di Young Global Leaders. Ci ho scritto un articolo, ma non sono stata a questi incontri o ad altri, perché sono semplicemente tanto impegnata in altri lavori. Si tratta quindi di un’organizzazione di questo tipo, con diversi attori politici. Fanno parte di questa rete giovani personaggi politici di diversi partiti, a quanto ho capito da diversi partiti parlamentari».
In pratica, niente da vedere. Circolare.
Tuttavia, la nostra mente vola sulle note di un remix apparso in rete qualche tempo fa: «we penetrate the cabinets» noi penetriamo il governo.
La musica è del campione del synthwave Mr. Kitty. Non sappiamo se quando Sanna Marin lascia a casa sua figlia piccola e va in discoteca balli questo tipo di musica.
Da un punto di vista geopolitico, ci pare invece che balli proprio la musica di Davos – nell’incoscienza del fatto che sulle pista del club NATO si ballano potenzialmente delle hit atomiche.