Connettiti con Renovato 21

Cina

Cina e AI, nuovo memorandum Biden sulla sicurezza nazionale

Pubblicato

il

Il presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden ha imposto un nuovo memorandum sulla sicurezza nazionale che prende di mira il ruolo dell’Intelligenza Artificiale della Cina.

 

Il documento ha sollevato l’interessa del quotidiano in lingua inglese del Partito Comunista Cinese (PCC) Global Times. «Il nuovo memorandum sulla sicurezza nazionale del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che ordina alle agenzie di sicurezza nazionale di sfruttare l’Intelligenza Artificiale in competizione con i rivali, sottolinea l’atto egemonico degli Stati Uniti di assicurarsi una posizione dominante in questo settore», scrive l’house organ anglofono del PCC.

 

La mossa sarebbe quindi apertamente rivolta alla Cina. «Mentre il settore dell’Intelligenza Artificiale cinese prospera, il governo degli Stati Uniti è diventato acutamente consapevole della pressione competitiva esercitata dal suo più grande rivale», scrive il Global Times.

Iscriviti al canale Telegram

L’emittente statale statunitense Voice of America (VOA) ha affermato che il promemoria cerca di «impedire al paese di cadere vittima degli strumenti di Intelligenza artificiale utilizzati da avversari come la Cina», mentre Politico afferma che «crea nuove politiche per competere con la Cina».

 

Il Global Times nota anche che «il promemoria stabilisce scadenze per azioni future che si estenderanno ben oltre il mandato di Biden. Resta incerto come Donald Trump o Kamala Harris gestiranno le politiche se saranno eletti presidenti, hanno affermato gli osservatori».

 

Già due anni fa la Cina disse che stava per lanciare un rivale di ChatGPT.

 

Come riportato da Renovatio 21, la Cina fa un uso avanzato dell’IA per il riconoscimento facciale e la sorveglianza, così come per la censura di contenuti online – anche di carattere religioso – e per proposte particolari come la creazione di bambini robot per le coppie senza figli e per programmi macabri di comunicazione con i defunti.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

Continua a leggere

Cina

La Cina invia tre nuovi Taikonauti alla Stazione Spaziale Tiangong

Pubblicato

il

Da

Quando la Cina parla di mettere scienza e innovazione al centro dello sviluppo economico, sa di cosa parla. Shenzhou-19 ha portato tre nuovi taikonauti alla stazione spaziale cinese Tiangong per una rotazione di sei mesi. Space.com ha pubblicato un video del lancio.   Il quotidiano di lingua inglese del Partito Comunista Cinese Global Times scrive che si tratta del «più giovane equipaggio di sempre», guidato dal comandante della missione Cai Xuzhe – tornato a Tiangong solo 22 mesi fa dopo aver lasciato la sua precedente missione spaziale – e dal nuovo taikonauta Song Lingdong e dalla prima ingegnere spaziale cinese Wang Haoze, entrambe nate nel 1990.   Un esperto cinese ha sottolineato al quotidiano che l’inclusione di taikonauti più giovani è fondamentale per creare sufficienti risorse umane per le successive missioni lunari con equipaggio: «considerando le future missioni lunari con equipaggio, sono necessari più taikonauti sia per i test che per le operazioni di volo effettive, idealmente nella fascia di età compresa tra i 35 e i 45 anni per prestazioni ottimali… La selezione di taikonauti più giovani contribuirà a garantire che i taikonauti esperti assumano ruoli di leadership e organizzativi durante le complesse missioni future, mentre i taikonauti più giovani si concentreranno su compiti collaborativi».

Iscriviti al canale Telegram

Tra gli esperimenti programmati ci sarà «l’esperimento di esposizione senza precedenti dei mattoni realizzati con suolo lunare simulato, un potenziale materiale da costruzione per futuri habitat sulla luna», test per la futura stazione lunare.   In questi ultimi anni sono quindi arrivate le accuse americane contro la Cina, con l’argomento per cui Pechino starebbe per reclamare parti della Luna, dove peraltro si stanno moltiplicando gli sforzi spaziali cinesi anche con esplorazioni minerarie lunari.   Come riportato da Renovatio 21la Cina ha recentemente definito gli USA la «massima minaccia alla sicurezza nello spazio».   Russia e Cina nel frattempo stanno tenendo colloqui spaziali, con accordi firmati da Putin per la realizzazione congiunta per la stazione lunare.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di Shujianyang via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International   
Continua a leggere

Cina

Hong Kong: stop agli appartamenti frazionati sotto gli 8 mq (ma restano le «case bara»)

Pubblicato

il

Da

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Il chief executive John Lee lo ha annunciato oggi in un discorso programmatico. Secondo dati pubblici sarebbero oltre 100mila le abitazioni in questa categoria, che verranno progressivamente smantellate. Ma nella normativa non rientrano i posti letto in cui vivono migliaia di persone a causa della crisi abitativa di Hong Kong.

 

Il chief executive di Hong Kong, John Lee, ha annunciato che gli appartamenti frazionati con una superficie inferiore agli otto metri quadri verranno gradualmente eliminati. Ma le cosiddette «case bara», invece, regolate e legalizzate trent’anni fa, non saranno soggette alla nuova normativa. Nel suo terzo discorso sulle politiche del governo (Policy Address), il capo della città ha affermato che i mini-appartamenti verranno definiti «unità abitative di base» e dovranno includere finestre e un bagno privato.

 

Dati ufficiali mostrano che nel 2021 Hong Kong contava 108.200 appartamenti frazionati. Secondo l’ONG Society for Community Organization, circa 250mila persone vivono in questi spazi angusti a causa dei costi crescenti delle case. La costruzione di nuove pareti divisorie, spesso impone che vengano modificati gli scarichi, creando situazioni che spesso compromettono l’igiene e la sicurezza dell’intero edificio.

 

Già l’anno scorso John Lee aveva espresso la volontà di stabilire standard minimi sulle abitazioni. Oggi è tornato a ribadire che «le attuali unità frazionate variano notevolmente per quanto riguarda la sicurezza antincendio, la ventilazione, la superficie, la disponibilità di cucine e bagni individuali e se sono separati, per cui è necessario fissare standard minimi per eliminare le unità inadeguate». Le nuove norme terranno conto della «domanda reale», ha aggiunto Lee.

 

Tuttavia le «case bara», anche dette «case a gabbia» – spazi minuscoli in cui solitamente rientra solo un letto – non saranno prese in considerazione dalla nuova legislazione e continueranno a essere classificate come appartamenti. Diversi spazi vengono infatti riconvertiti per ospitare più persone assegnando a ciascuna un posto letto.

 

Link convidiviso X aggiunto da Renovatio 21
Le norme attuali, stabilite nel 1994, prevedono che le unità con più di 12 letti ottengano una licenza apposita, ma la maggior parte degli affittuari elude il problema inserendo 11 posti. Una fonte dell’Ufficio per gli affari interni e giovanili ha detto all’Hong Kong Free Press che il governo potrebbe rivedere i requisiti per la licenza.

 

Diverse inchieste avevano evidenziato che a vivere nelle «case bara» – che arrivano a costare anche 300 dollari al mese – sono soprattutto pensionati, lavoratori poveri, famiglie a basso reddito e tossicodipendenti. Hong Kong ospita infatti oltre sette milioni di residenti in un’area di 1.106 chilometri quadrati e lo stipendio mediano è di circa 1.200 dollari al mese.

 

Nel caso degli appartamenti frazionati, ai proprietari sarà concesso un periodo di tempo per adeguarsi ai nuovi standard, se registreranno le loro abitazioni, mentre le unità «non conformi» potrebbero affrontare responsabilità penali, ha detto ancora Lee.

 

Le autorità riassegneranno poi le unità a coloro che non hanno ancora fatto domanda per gli alloggi pubblici ma ne avrebbero diritto, «tenendo conto dell’offerta di “unità abitative di base” sul mercato», ha spiegato ancora il chief executive di Hong Kong.

 

Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne.

Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di Wak-kun via Flickr pubblicata su licenza CC BY-ND 2.0

Continua a leggere

Cina

Pechino: l’ordinazione del vescovo coadiutore Zhen Xuebin

Pubblicato

il

Da

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   La cerimonia presieduta dal vescovo Li Shan nella cattedrale del Salvatore. Il Vaticano: papa Francesco ha approvato la nomina il 28 agosto. «Tutto faccio per il Vangelo» il motto scelto. Nessuna motivazione ufficiale fornita per la nomina di un presule con diritto di successione nonostante l’attuale pastore della diocesi di Pechino abbia solo 59 anni.   Come annunciato, a Pechino questa mattina si è tenuta l’ordinazione del nuovo vescovo coadiutore mons. Matteo Zhen Xuebin.   Il rito è stato presieduto dal vescovo Giuseppe Li Shan, che guida la diocesi della capitale cinese dal 2007: la celebrazione è avvenuta nella cattedrale del Salvatore, la cosiddetta «chiesa del Nord» nel distretto di Xicheng, alla presenza di circa 140 sacerdoti e 500 fedeli in rappresentanza della comunità cattolica di Pechino ma anche di quella dello Shanxi, la terra d’origine del nuovo vescovo.   Dell’ordinazione – come ormai è prassi nei casi di applicazione dell’Accordo tra Roma e Pechino sulla nomina dei vescovi – ha dato notizia oggi anche la Sala stampa vaticana, precisando che la nomina da parte di papa Francesco è avvenuta il 28 agosto «avendone approvata la candidatura». Ai fini statistici, dunque, va conteggiata come precedente al rinnovo quadriennale dell’Accordo, annunciato il 22 ottobre.

Iscriviti al canale Telegram

Degno di nota anche il fatto che nel profilo diffuso dal Vaticano su monsignor Zhen – che è nato il 10 maggio 1970 a Changzhi – venga espressamente citato il fatto che – dopo i primi anni nel seminario di Pechino e prima dell’ordinazione sacerdotale – «dal 1993 al 1997 ha proseguito gli studi presso la St. John’s University (USA), conseguendo la licenza in liturgia». Questo particolare relativo agli studi negli Stati Uniti è stato infatti omesso nei cenni biografici pubblicati sul sito ufficiale dell’Associazione Patriottica dei cattolici cinesi.   Insieme a Li Shan al rito di ordinazione erano presenti altri quattro vescovi: monsignor Pietro Ding Lingbin, vescovo di Changzhi (diocesi natale di monsignor Zhen), monsignor Giuseppe Guo Jincai (diocesi di Chengde), monsignor Giovanni Battista Li Suguang (diocesi di Nanchang) e monsignor Antonio Yao Shun (diocesi di Jining).   L’agenzia Fides delle Pontificie Opere Missionarie riferisce invece alcune parole pronunciate dal nuovo vescovo coadiutore durante la celebrazione, ispirate al motto episcopale da lui scelto «Tutto faccio per il Vangelo» (1 Cor 9,23) che campeggia sul suo stemma.   «Sono grato al Signore» ha detto monsignor Zhen «per la grazia di aver scelto me, umile servo, come vescovo coadiutore della diocesi di Pechino. Sono consapevole di non avere le qualità richieste per il compito affidatomi, ma lo accetto con fede, affidandomi all’intercessione della Beata Vergine Maria e di San Matteo Apostolo, confidando in loro con tutto il mio cuore e promettendo di dedicare tutto me stesso nell’adempiere ai miei doveri pastorali». Fides riferisce anche che è stata espressamente citata l’approvazione di papa Francesco per la nomina.   Non viene, invece, riportata da nessuna fonte cinese alcuna dichiarazione del vescovo Li Shan, né alcuna spiegazione ufficiale alla scelta anomala di designare in questo momento un vescovo coadiutore per Pechino. A differenza di un vescovo ausiliare, infatti, il vescovo coadiutore è una figura che ha il diritto di successione alla guida di una diocesi; per questo motivo viene solitamente nominato quando il titolare è anziano o malato e il passaggio delle consegne è ritenuto relativamente imminente.   In questo caso, invece, l’attuale vescovo di Pechino Li Shan ha 59 anni, cioè appena cinque in più di mons. Zhen Xuebin. Secondo alcune fonti sarebbe stato Li Shan stesso – che è anche presidente dell’Associazione patriottica e vice-presidente del Consiglio dei vescovi cinesi – a chiedere la nomina del coadiutore, indicando come candidato il sacerdote che già da tempo era il suo più stretto collaboratore nella guida della diocesi.   Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne. Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine da AsiaNews
Continua a leggere

Più popolari