Gender
Museo delle donne espone statua di uomo che allatta

Il Museo delle donne danese ha cambiato nome per divenire «inclusivo» ed espone una statua di un uomo nudo che «allatta» un bambino.
Proprio così, il Kvindemuseet, il Museo delle donne è ora divenuto ufficialmente il «Gender Museum». Nella sala principale del museo è stata piazzata una scultura alta più di tre metri che ritrae un uomo nudo che dispone di tratti e genitali maschili ma anche di seni femminili. L’uomo tiene in braccio un bambino piccolo e lo «allatta».

Sebbene originariamente scolpito nel 2021 e abbia incontrato polemiche in tutta la Danimarca, la notizia della mostra sta solo ora facendo il giro dei social media di tutto il mondo.
A statue at the Gender Museum in Denmark formerly known as the Women’s Museum.
This is a worldwide agenda. pic.twitter.com/BqncdmSQKL
— Stephanie ???? (@findtruthinside) April 23, 2023
Due anni fa, all’artista Aske Jonatan Kreilgaard è stato chiesto di creare una scultura in onore della Giornata internazionale dell’uomo, che viene riconosciuta ogni anno il 19 novembre. Un post su Facebook del museo durante la costruzione della statua descrive il progetto, intitolato «Agape», come «un ibrido di maschile e femminile», raffigurato come un uomo che «allatta».
Secondo un’intervista del 2021 con l’artista, le caratteristiche maschili della scultura sono «basate su scansioni 3D» del corpo di Kreilgaard e i seni femminili «sono scansionati e modellati sulla sua ragazza».
«Penso che ci siano molti padri che vanno e sono un po’ invidiosi di non poter fornire nutrimento al loro bambino allo stesso modo della madre», ha detto l’artista a proposito della motivazione alla base del suo lavoro. «Ma per me la scultura è più un simbolo che un commento diretto».
The Gender Museum Denmark (@konmuseum) doesn't simply stop at gender.
It now commissions statues of non humans.
This one is called 'AGAPE'. pic.twitter.com/UjWRvnGnEN— The Nomadic Pilgrim (@PilgrimNomad) April 21, 2023
L’artista ha aggiunto la sua speranza che «la scultura [sarebbe] utilizzata in un contesto in cui si discuteva della maternità degli uomini». Alla domanda su come il suo progetto è stato accolto dal pubblico, Kreilgaard ha ammesso «che c’è un elemento provocatorio in esso, e questo mi piace», affermando che «è fantastico se può solleticare un po’ le persone».
Il museo che presenta la scultura è stato fondato come Museo delle donne nel 1982, secondo il suo sito web. Tuttavia, nel 2021, il nome è stato cambiato in Gender Museum Denmark e ora cerca di «coinvolgere l’ospite direttamente nelle mostre creando curiosità, dialogo, riflessione e conoscenza sull’importanza del genere: passato, presente e futuro».
Una mostra al museo, intitolata «Gender Blender», «crea uno spazio per – e un miglioramento della – percezione del genere da parte dei visitatori». Un’altra mostra si chiama «L’educazione sessuale nel tempo» ed è progettata per «entrare in dialogo con bambini e giovani su norme, limiti e diritti per il genere, il corpo e la sessualità».
Si tratta dell’ennesimo caso in cui l’ideologia gender, e la conseguente transessualizzazione della società e del suo immaginario, avanza indisturbata a discapito delle donne – e pure delle femministe. Come noto, le femministe che si oppongono al transgenderismo oramai imperante sono definite TERF, cioè trans-exclusionary radical feminist, «femministe radicali che escludono i trans».
Come riportato da Renovatio 21, Christina Ellingsen, una femminista norvegese è stata accusata di reati che possono portare a fino a tre anni di prigione per aver affermato che gli uomini biologici non possono essere lesbiche.
Ma vi sono anche altri casi. «È semplicemente impossibile per gli uomini diventare lesbiche quanto lo è per gli uomini rimanere incinti. Gli uomini sono uomini indipendentemente dai loro feticci sessuali» aveva scritto l’attrice Tonje Gjevjon in un post su Facebook. Su di lei, di conseguenza, è stata aperta dai pubblici ministeri un’indagine penale formale per presunta violazione delle leggi nazionali relative alla protezione «dell’identità di genere e dell’espressione di genere».
Il fenomeno di esproprio di spazi e titoli femminili è più che mai visibile nello sport.
Il mese scorso fa era emersa la vicenda di un atleta transessuale canadese che ha vinto quattro corse di fila, essenzialmente stracciando la concorrenza fatta di atlete femmine nate femmine.
Talvolta, la reazione delle atlete è stata quella di lasciare del tutto lo sport dopo aver patito ingiustizie in gara con gli atleti trans che finiscono, per surclassare le colleghe con doppio cromosoma X.
Pochi giorni fa una squadra di basket femminile si è ritirata dal torneo statale della divisione IV del Vermont per protestare contro un giocatore transgender che domina abitualmente le partite.
Come riportato da Renovatio 21, di recente si è avuto il caso del ciclista trans che arriva primo alla corsa di categoria femminile. L’anno passato avevamo inoltre veduto due ciclisti trans finiti al 1° e 2° posto baciarsi sul podio, mentre terza era arrivata una donna che teneva in braccio il suo bambino. Altre storie di impatti pericolosi le abbiamo viste nel caso dell’hockeista donna identificantesi maschilmente che ad un partita di trans-hockey ha riportato un trauma cranico dopo essersi scontrata con un uomo identificantesi femminilmente.
Un post d’onore in questa follia se lo merita anche la Casa Bianca, che due mesi fa ha assegnato il premio del Giorno della donna ad un uomo transessuale.
Immagine screenshot da TV2
Gender
Il Parlamento austriaco vieta il linguaggio «inclusivo di genere» nelle sue comunicazioni ufficiali

Il presidente del Parlamento austriaco ha vietato l’uso del cosiddetto linguaggio «inclusivo di genere» nelle comunicazioni ufficiali dell’organo legislativo.
Walter Rosenkranz, presidente del Nationalrat (Consiglio nazionale, la Camera bassa del Parlamento austriaco), ha recentemente annunciato che il Parlamento tornerà a utilizzare la forma maschile generica delle parole o, in alternativa, la forma maschile e femminile insieme, come nell’espressione «Gentili signore e signori» («Sehr geehrte Damen und Herren»).
In precedenza, il Parlamento di Vienna aveva adottato una variante ideologica che prevedeva l’inserimento di lettere maiuscole interne, due punti, asterischi o barre all’interno di sostantivi per includere persone di generi diversi, compresi coloro che si identificano come «transgender».
Questo adattamento linguistico, promosso da attivisti di sinistra in molte istituzioni austriache e tedesche, è estraneo alla lingua tedesca scritta. L’Associazione per la Lingua Tedesca ha più volte criticato questo linguaggio «inclusivo di genere», definendolo una «lingua ideologica» che «viola le regole ortografiche vigenti» e cerca di «rieducare» i cittadini. I sondaggi indicano che l’80-90% dei tedeschi rifiuta questo linguaggio ideologico.
Sostieni Renovatio 21
«Come istituzione governativa, dobbiamo rispettare le regole stabilite dal Consiglio per l’ortografia tedesca, l’unica istituzione riconosciuta dal governo», ha dichiarato Rosenkranz al quotidiano austriaco Krone. «Nel 2021, il Parlamento ha anche stabilito una base giuridica nel Piano di promozione delle donne. Voglio che le persone si attengano a questo e non inventino una propria lingua. Perché la vera uguaglianza si ottiene attraverso l’istruzione, le pari opportunità e il rispetto, non con i segni di punteggiatura».
«Il Parlamento è un luogo di democrazia, non di esperimenti linguistici», ha aggiunto. «Torniamo a una lingua che rispecchia lo spirito della Costituzione austriaca: universalmente comprensibile, oggettiva e inclusiva nel senso più autentico».
«Non a caso, il Bundestag tedesco e il Consiglio nazionale svizzero, così come quasi tutti i media stampati, non utilizzano un linguaggio neutro rispetto al genere», ha sottolineato il Presidente del Parlamento.
Le linee guida non si applicano ai discorsi tenuti nel Consiglio nazionale né ai testi presentati dai parlamentari, che, in virtù del loro mandato, sono liberi di redigere i propri documenti come preferiscono.
Rosenkranz, primo Presidente del Consiglio Nazionale austriaco nominato dal Partito della Libertà (FPÖ) è stato eletto dopo che l’FPÖ è diventato il partito più votato alle elezioni nazionali del 2024. Tuttavia, pur avendo ottenuto il maggior numero di voti, l’FPÖ non fa parte della coalizione di governo, poiché non dispone della maggioranza assoluta necessaria e gli altri partiti hanno rifiutato di allearsi con esso.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di Gryffindor via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Gender
Il transgenderismo è in declino tra i giovani americani: «una moda in declino»

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Iscriviti al canale Telegram
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Arte
Nuova serie gay sui militari americani: il Pentagono contro Netflix

Il Pentagono ha accusato Netflix di produrre «spazzatura woke» per una sua nuova serie incentrata su un marine gay. La serie ha debuttato durante la campagna del presidente Donald Trump e del Segretario alla Guerra Pete Hegseth per eliminare la «cultura woke» dall’esercito.
Kingsley Wilson, portavoce del dipartimento della Guerra, ha dichiarato a Entertainment Weekly che il Pentagono non appoggia «l’agenda ideologica» di Netflix. L’esercito americano «non scenderà a compromessi sui nostri standard, a differenza di Netflix, la cui leadership produce e fornisce costantemente spazzatura woke al proprio pubblico e ai bambini», ha detto Kingsley, sottolineando che il Pentagono si concentra sul «ripristino dell’etica del guerriero».
«I nostri standard generali sono elitari, uniformi e neutrali rispetto al sesso, perché al peso di uno zaino o di un essere umano non importa se sei un uomo, una donna, gay o eterosessuale», ha aggiunto la portavoce.
Lo Hegseth ha introdotto nuovi requisiti fisici «di livello maschile» per affrontare situazioni di «vita o morte» in battaglia, affermando: «Gli standard devono essere uniformi, neutri rispetto al genere ed elevati. Altrimenti, non sono standard» criticando approcci alternativi che «fanno uccidere i nostri figli e le nostre figlie». A febbraio, il Segretario alla Guerra ha definito il motto «la diversità è la nostra forza» come il «più stupido» nella storia militare.
Il Pentagono lotta da anni con carenze di reclutamento, registrando nel 2023 un deficit di 15.000 unità, il peggiore dalla fine della leva obbligatoria nel 1973. I repubblicani attribuiscono il problema all’eccessiva enfasi sulla diversità a scapito della preparazione militare, come evidenziato da un rapporto del 2021 che criticava la Marina per aver prioritizzato la «consapevolezza» rispetto alla vittoria in guerra.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
-
Misteri1 settimana fa
La verità sull’incontro tra Amanda Knox e il suo procuratore. Renovatio 21 intervista il giudice Mignini
-
Cancro2 settimane fa
Proteine spike da vaccino COVID trovate nelle cellule tumorali di una donna
-
Vaccini2 settimane fa
«Scienza spazzatura» dietro le affermazioni secondo cui i vaccini anti-COVID hanno salvato milioni di persone
-
Pensiero3 giorni fa
Ci risiamo: il papa loda Don Milani. Torna l’ombra della pedofilia sulla Chiesa e sul futuro del mondo
-
Spirito1 settimana fa
Mons. Viganò: «non c’è paradiso per i codardi!»
-
Salute2 settimane fa
I malori della 41ª settimana 2025
-
Autismo2 settimane fa
Paracetamolo, Big Pharma e FDA erano da anni a conoscenza del rischio autismo
-
Autismo1 settimana fa
Tutti addosso a Kennedy che collega la circoncisione all’autismo. Quando finirà la barbarie della mutilazione genitale infantile?