Geopolitica
338° giorno di guerra

– Crosetto: Nel momento in cui carri armati russi arrivassero a Kiev e ai confini d’Europa inizierebbe la terza guerra mondiale. Fare in modo che non arrivino è l’unico modo per fermarla.
– Il ministero della Difesa russo ha accusato le forze armate ucraine di aver colpito un ospedale a Novoaidar nella LPR. Secondo il ministero, 14 persone sono morte e 24 sono rimaste ferite.
– Sondaggio di Euromedia Research su La Stampa: la maggioranza degli italiani (52%) è contraria all’invio di armi all’Ucraina e all’ intervento della Nato nel conflitto (68%).
– New York Times: il rischio per il 2023 è che la guerra in Ucraina giunga ad uno stallo. Quello che serve alle truppe ucraine sono operazioni combinate di artiglieria, fanteria e forze corazzate, per sfondare gli sbarramenti difensivi russi.
– Rapporto Rand Corporation: gli autori sostengono che, oltre a ridurre al minimo i rischi di una grave escalation, gli interessi degli Stati Uniti sarebbero meglio tutelati evitando un conflitto prolungato.
– Ministro della difesa tedesco pone una seria candidatura al premio “ultime parole famose” edizione 2023.
«Aerei a Kiev? Non se ne parla nemmeno».
– Filmato dell’assalto alle postazioni ucraine vicino a Vuhledar. Due BMP-3 Marines sparano al nemico con cannoni da 30 mm e 100 mm, si avvicinano al nemico il più vicino possibile e sbarcano le truppe.
– Daniel L Davis, 19FortyFive: «Sarà molto più impegnativo di quanto molti credano per le forze armate ucraine trasformare questi moderni carri armati della NATO in un’efficace forza offensiva abbastanza forte da cacciare l’esercito di Putin dall’Ucraina. Togliendo l’emozione dall’equazione, un’analisi militare fredda e approfondita dei fattori in gioco porta alla conclusione che le probabilità sono alte contro l’Ucraina per poter schierare una forza efficace, possibilmente in qualsiasi momento prima di questa caduta. Ci sono ragioni molto pratiche per questa conclusione». «Se gli Abram arrivano solo entro agosto, sarà troppo tardi». – Zelenskij.
– «Gli storici noteranno che è stato tra il 2020 e il 2022 che il mondo è cambiato completamente. Mentre l’Occidente si annidava nelle nostre “bolle”, la Cina era impegnata a costruire un blocco economico rivale. Notevole». Philip Pilkington.
– Foreign Policy: il predominio della catena di approvvigionamento cinese ha trasformato potenti batterie – e i metalli chiave che le compongono – in uno spinoso punto di infiammabilità geopolitico.
– Il G7 propone all’UE di fissare un prezzo massimo per il gasolio proveniente dalla Federazione Russa a 100-110 dollari, ha detto una fonte di Bloomberg. La Commissione europea, secondo l’agenzia, aveva precedentemente proposto un limite di 100 dollari, ma il G7 è favorevole a un limite più alto a causa dei rischi di picchi di prezzo e problemi di approvvigionamento.
– L’incendio alla sottostazione 750 nella regione di Zaporiggia, colpita dai missili da crociera russi, era visibile anche dallo spazio.
– L’esercito russo, utilizzando un dispositivo per la visione notturna e una termocamera, scopre un gruppo di sabotaggio e ricognizione di militanti ucraini e dirige il fuoco dei cannoni Hyacinth da 152 mm su di esso.
Rassegna tratta dal canale Telegram La mia Russia e dal canale Intel Slava Z
Immagine da Telegram
Geopolitica
L’incontro Trump-Zelensky è stato «pessimo». Accenni al tunnel eurasiatico-americano

L’incontro di venerdì alla Casa Bianca tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj è stato descritto come «teso», con Zelensky che non è riuscito a ottenere la consegna dei missili a lungo raggio Tomahawk. Lo riprota la testata Axios, citando fonti informate.
Trump ha comunicato allo Zelens’kyj che non intende fornire i Tomahawk «almeno per il momento», hanno rivelato due fonti a conoscenza dell’incontro. I colloqui, durati circa due ore e mezza, sono stati definiti da una fonte come «non facili» e da un’altra come «difficili». A momenti, la discussione è diventata «un po’ emotiva», secondo il rapporto.
«Nessuno ha alzato la voce, ma Trump è stato fermo», ha dichiarato una fonte ad Axios. L’incontro si è concluso bruscamente quando Trump avrebbe detto: «Penso che abbiamo finito. Vediamo cosa succede la prossima settimana», probabilmente riferendosi ai colloqui imminenti tra Russia e Stati Uniti.
Parlando successivamente con i giornalisti, lo Zelens’kyj ha evitato di rispondere a domande sulle forniture di Tomahawk, limitandosi a dire che gli Stati Uniti «non desiderano un’escalation».
Trump ha sottolineato che per Washington «non è semplice» fornire i missili, poiché gli Stati Uniti devono preservare le proprie scorte per la difesa nazionale. Ha anche riconosciuto che autorizzare Kiev a condurre attacchi in profondità in Russia potrebbe portare a un’escalation del conflitto.
Mosca ha avvertito che fornire missili all’Ucraina «non cambierebbe la situazione sul campo di battaglia», ma «comprometterebbe gravemente le prospettive di una soluzione pacifica» e danneggerebbe le relazioni tra Russia e Stati Uniti.
Lo Zelens’kyj ha cercato per settimane di ottenere i missili Tomahawk, con una gittata massima di 2.500 km, insistendo che l’Ucraina li avrebbe utilizzati solo contro obiettivi militari per aumentare la pressione sulla Russia e favorire un accordo di pace. Tuttavia, il leader ucraino ha minacciato blackout nelle regioni di confine russe e a Mosca. Funzionari russi hanno anche suggerito che Kiev intenda usare i missili per «attacchi terroristici».
Durante i momenti con la stampa, il presidente ha prodotto una scena imprevedibile quando ha parlato della discussione avuta con Putin di un tunnel tra l’Alaska e la Siberia, chiedendo quindi allo Zelens’kyj cosa ne pensasse. L’ex attore ha risposto con tempi comici «non sono felice di questa cosa», sorridendo. «Non credo che gli piaccia» ha detto Trump ridendo.
Reporter: Are you interested in a Putin-Trump tunnel to connect Russia and Alaska?
Trump: Just heard about that one. Interesting idea — we’ll think about it. What do you think, Mr. President?
Zelensky: I’m not happy about this
— Alice Williams (@afreegirlll) October 18, 2025
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Il progetto di tunnello sotto lo stretto di Bering, che tocca le isole Diomede, esiste da molto tempo.
Il concetto di un collegamento tra i due continenti (un ponte o tunnel chiamato «Kennedy-Khrushchev World Peace Bridge») è emerso durante la Guerra Fredda, con proposte già nel 1905 dall’Impero Russo e nel 1904 da magnati ferroviari americani. Nel 2007, la Russia ha pianificato un tunnel da $65 miliardi come parte di una rete ferroviaria trans-siberiana. Nel 2011, funzionari russi hanno sostenuto un tunnel da 100 km per collegare Yakutsk a Komsomolsk-on-Amur, estendendolo all’Alaska. Nel 2015, si è parlato di una collaborazione Russia-Cina per un ponte stradale con oleodotti.
Il 16 ottobre 2025, Kirill Dmitriev, inviato per gli investimenti del presidente russo Vladimir Putin e CEO del Fondo Russo per gli Investimenti Diretti (RDIF), ha proposto il «Putin-Trump Tunnel» su X (ex Twitter), rivolgendosi direttamente a Elon Musk e alla sua Boring Company, l’azienda che crea tunnelli stradali. Il Dmitriev lo ha descritto come un «simbolo di unità» per collegare le Americhe all’Eurasia.
Dmitriev ha rivelato che uno studio di fattibilità è iniziato sei mesi fa (aprile 2025), con RDIF che ha già esperienza in ponti come quello Russia-Cina.
Con i suoi 112 chilometri di lunghezza, si tratterebbe del tunnel più lungo del mondo. Un costo stimato sarebbe di 65 miliardi, ma riducibile, per una durata di lavore di meno di otto anni.
Come riportato da Renovatio 21, l’incontro Trump-Zelens’kyj è seguito a una telefonata tra Trump e Putin, dopo la quale entrambe le parti hanno espresso l’intenzione di organizzare un vertice a Budapest, in Ungheria, nel prossimo futuro.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Trump e Putin si telefonano: «può portare alla pace»

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Geopolitica
Budapest si prepara ad ospitare il vertice Putin-Trump

L’Ungheria e la Russia hanno avviato discussioni sui preparativi per il vertice tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, previsto a Budapest, ha annunciato il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto.
In un post su Facebook pubblicato venerdì, Szijjarto ha riferito di aver avuto una conversazione telefonica con Yury Ushakov, principale consigliere di Putin per la politica estera, confermando che «i preparativi sono in pieno svolgimento».
Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha dichiarato di aver parlato al telefono con Putin venerdì. Szijjártó ha aggiunto che il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov e il Segretario di Stato americano Marco Rubio si incontreranno più tardi nella stessa giornata.
Szijjarto ha sottolineato che l’Ungheria è pronta a garantire la sicurezza dei colloqui tra Russia e Stati Uniti, che si concentreranno sul conflitto ucraino, e che Budapest accoglierà Putin con rispetto, assicurandogli libertà di movimento da e per il Paese.
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Giovedì Orban aveva annunciato che Budapest è pronta a ospitare l’incontro tra i due presidenti, definendolo «una grande notizia per i popoli amanti della pace nel mondo» e descrivendo l’Ungheria come «un’isola di pace».
L’incontro tra Trump e Putin è stato annunciato per la prima volta dal presidente statunitense giovedì, dopo una telefonata tra i due leader, la prima in quasi due mesi, durata oltre due ore secondo il Cremlino e la Casa Bianca. Trump ha definito la conversazione «molto produttiva», sottolineando che «sono stati compiuti grandi progressi».
Anche il Cremlino ha confermato il vertice programmato, con Ushakov che ha dichiarato che i preparativi sarebbero iniziati «senza indugio». Ha precisato che Budapest era stata proposta come sede dell’incontro da Trump e che Putin aveva subito appoggiato l’idea.
L’ultimo incontro tra Putin e Trump si era tenuto a metà agosto in Alaska, incentrato sul conflitto in Ucraina e sul rilancio delle relazioni tra Russia e Stati Uniti. È stato il loro primo faccia a faccia dal 2019. Entrambi i leader avevano definito il vertice produttivo, pur senza registrare progressi significativi.
Sebbene i contatti tra Mosca e Washington siano successivamente diminuiti, Lavrov ha dichiarato all’inizio di questa settimana che il processo avviato in Alaska «non è concluso» e che le due nazioni hanno ancora «molto da fare».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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