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Protesta

La protesta a Milano di sabato 30 ottobre: le immagini

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Quindicesimo sabato di protesta. Milano si conferma la piazza più calda d’Italia nella protesta contro il lasciapassare bioelettronico verde

 

Mentre a Roma va in scena la protesta-pagliacciata anti-G20 (dove i caritatevoli manifestanti «ribelli» chiedono vaccini gratis per il Terzo Mondo!) a Milano la consueta eterogenea marea umana ha marciato per le strade del centro e della periferia.

 

In Piazza Duomo, dove era stato montato un micro-palco per deli interventi, si attendeva il portuale triestino Stefano Puzzer, che però non si è presentato.

 

«Stefano non riuscirà a venire con noi» hanno ad un certo punto annunciato gli organizzatori, rimarcando che «questa volta non è stato all’altezza delle aspettative». Come sa il lettore, Renovatio 21 aveva scritto di almeno 10 motivi per non andare ad ascoltarlo in piazza Duomo: non si è presentato, ancora meglio. Attendiamo il solito, lucido comunicato di spiegazione.

 

Il popolo si è presentato in piazza nonostante una leggera pioggerellina, con l’entusiasmo che conosciamo


Piazza della Scala, cioè lo spazio antistante a Palazzo Comunale, sede del Comune e del sindaco Sala che più volte ha attaccato i no green pass, era completamente interdetta al transito, con transenne e celerini a difendere la piazza.

 

La folla si è riversata sulle strade bloccando il traffico di un tratto circonvallazione interna.

 

Momenti di tensione davanti alla sede RAI in Corso Sempione, dove il dispiegamento di forze dell’ordine era massivo, mentre il popolo ripeteva in direzione dell’antennone «verità-verità-verità».

 

 


Il corteo è proseguito oltre, verso l’Arco della Pace

 

Non c’è alcun motivo per cui questa protesta faccia un passo indietro.

 

Non c’è alcun motivo per cui questa protesta non aumenti di numero: quanti, tra i vaccinati, vogliono davvero fare la terza dose?

 

Quanti, tra i vaccinati, non hanno visto qualcuno con effetti collaterali significativi ignorati spudoratamente dalle autorità?

 

Quanti ancora si uniranno alla protesta contro la tirannia biototalitaria che è su tutti noi?

 

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Protesta

Scontri durante la protesta della «Generazione Z» a Città del Messico

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Sabato, in occasione della mobilitazione antigovernativa promossa dalla «Generazione Z», un gruppo di manifestanti incappucciati ha ingaggiato scontri con le forze di polizia di fronte al palazzo presidenziale di Città del Messico.

 

Migliaia di persone hanno percorso il tragitto dal monumento all’Angelo dell’Indipendenza fino alla Piazza della Costituzione, radunandosi poi davanti al Palazzo Nazionale, che ospita la residenza presidenziale.

 

Pur avendo esordito in forma non violenta, la protesta ha visto l’intervento di un manipolo di facinorosi mascherati, etichettati dai media locali come Black Bloc, che hanno infranto le barriere di protezione, lanciato pietre e affrontato gli agenti in corpo a corpo.

 


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Le riprese video immortalano i dimostranti intenti a percuotere i poliziotti e questi ultimi che infieriscono con calci su un manifestante riverso al suolo. Le schermaglie sono durate circa sessanta minuti, al cui termine le forze dell’ordine hanno impiegato gas lacrimogeni per disperdere la folla dalla piazza, come documentato dalla testata La Jornada.

 

I partecipanti sostengono di contestare la corruzione, gli eccessi di potere e l’assenza di punizioni per i delitti violenti. Numerosi hanno levato slogan di accusa contro il partito di sinistra al potere, Morena.

 

La presidente Claudia Sheinbaum ha reagito biasimando gli atti violenti. «Chi non concorda deve far valere le proprie posizioni mediante cortei pacifici. La violenza non può mai costituire uno strumento per il cambiamento», ha sentenziato.

 

In precedenza, Sheinbaum aveva attribuito le proteste a «bot e account fittizi sui social» orchestrati da «entità di destra».

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Protesta

Un morto e oltre 100 feriti in una protesta dei giovani del Perù

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Secondo le autorità, violenti scontri antigovernativi avvenuti mercoledì nella capitale peruviana Lima hanno provocato almeno un morto e oltre 100 feriti.   La settimana scorsa, il Congresso peruviano ha destituito la presidente Dina Boluarte a seguito dell’indignazione popolare per l’aumento della criminalità e numerosi scandali di corruzione, nominando il capo del Congresso José Jeri come presidente ad interim. Jeri, che ha presentato il suo gabinetto martedì, ha promesso di concentrarsi sulla lotta alla criminalità, ma si è trovato di fronte a proteste che ne chiedevano la rimozione.   Mercoledì sera, migliaia di manifestanti, prevalentemente giovani, insieme a rappresentanti sindacali, hanno marciato per le strade di Lima per contestare il nuovo governo di Jeri. La protesta è degenerata in violenza quando i dimostranti hanno cercato di abbattere le barriere di sicurezza fuori dal Congresso, spingendo la polizia antisommossa a intervenire.   Secondo i resoconti, i manifestanti hanno attaccato gli agenti con pietre, bombe molotov e fuochi d’artificio, mentre la polizia ha risposto utilizzando gas lacrimogeni e razzi per disperdere la folla.  

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Lo Jeri ha criticato la protesta sui social media, etichettandola come «irresponsabile» e affermando che criminali si erano infiltrati nella folla per «seminare disordine». Ha assicurato che i colpevoli della violenza dovranno subire «tutto il rigore della legge».   Le manifestazioni contro corruzione e criminalità si sono acuite a Lima, dove i casi di estorsione sono passati da poche centinaia annue nel 2017 a oltre 2.000 mensili nel 2025, causando la morte di decine di autisti di autobus e attentati con bombe contro imprese. Questa ondata di violenza ha indotto la proclamazione dello stato di emergenza all’inizio dell’anno.   Tuttavia, molti ritengono lo Jeri inadeguato a gestire la crisi. Un sondaggio Ipsos del mese scorso ha rilevato che solo il 5% approva il suo lavoro come presidente del Congresso, mentre quasi l’80% lo critica. Il Perù ha visto sette governi negli ultimi dieci anni, compreso l’ultimo in ordine di tempo.  

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Protesta

La polizia usa lacrimogeni e idranti contro i manifestanti a Brusselle

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Episodi di protesta con violenza sono emersi durante le manifestazioni delle ultime ore a Brusselle.

 

Le immagini della protesta mostrano i manifestanti che si scontrano con le forze dell’ordine, lanciano fuochi d’artificio e sventolano bandiere e cartelli.

 

Poliziotti in tenuta antisommossa sono stati visti utilizzare gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere la folla.

 

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Secondo HLN, Gert Truyens, presidente del sindacato CGSLB, ha dichiarato che la manifestazione è stata interrotta a causa degli scontri provocati da una minoranza violenta tra i dimostranti.

 

«Questi non sono manifestanti, ma individui che causano disordini», ha riportato il giornale.

 

Durante la giornata, lo sciopero generale ha fortemente compromesso i servizi di trasporto pubblico e ha bloccato le partenze nell’aeroporto principale di Bruxelles.

 

De Wever, eletto a febbraio, ha proposto misure di austerità per affrontare il crescente deficit di bilancio del Belgio.

 

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