Militaria
La Cina ha una nuova arma ipersonica?
Pechino smentisce ufficialmente quanto riportato dalla stampa mainstream in settimana: cioè che la Cina avrebbe sperimentato una nuova arma ipersonica costituita da un HGV (un veicolo planante) che raggiunge lo spazio per poi procedere intorno alla terra in maniera semi-orbitale e raggiungere, infine, il bersaglio.
Secondo quanto riportato, il primo test di lancio risalirebbe ad agosto, quando l’HGV sarebbe stato portato dal razzo spaziale Chang Zheng («Lunga Marcia») 2C per poi separarsi e picchiare verso il bersaglio, che sarebbe però stato fallito di circa trenta chilometri.
Si tratta di uno shift tecnologico non di poco conto: come scrive RID, «una volta messo a punto, rappresenterebbe un sistema d’arma di notevole valenza strategica».
«Una volta messo a punto, rappresenterebbe un sistema d’arma di notevole valenza strategica»
«Per caratteristiche prestazionali e strutturali, che gli consentono di dirigersi sul proprio obiettivo a velocità ipersoniche con elevate capacità manovranti anche durante la fase di rientro e seguendo una traiettoria non balistica tradizionale, un simile ordigno, di fatto, risulta estremamente difficile da contrastare – sia in termini di rilevamento che di intercettazione – essendo totalmente imprevedibile la sua direzione, provenienza e tempi d’impatto.
«Nel caso di missili balistici intercontinentali tradizionali o dei cosiddetti sistemi FOB (Fractional Orbital Bombardment) è possibile – seppur con difficoltà – effettuare proiezioni sulla traiettoria balistica e calcolare i possibili vettori d’intercetto, riuscendo a tracciare il missile durante la fase di navigazione suborbitale (la cosiddetta fase mid-course). Nel caso di un HGV tali stime risultano impossibili trattandosi, come detto, di un ordigno ipersonico manovrante che segue un’imprevedibile traiettoria planante e non di tipo balistico» scrive Portale Difesa.
Questo sistema permetterebbe altresì di seguire rotte suborbitali antartiche, dove, a differenza dell’Artico, le difese USA per i missili balistici sono scarse, fermo restando che l’apparato di intercetto missilistico USA rimane dedicato a missili avversari intercettabili con tecnologia cinetica eso-atmosferica, vettori con rotte tradizionali, traiettorie paraboliche e range ben conosciuti.
«Al momento, una reale difesa contro sistemi HGV è inesistente»
«Al momento, una reale difesa contro sistemi HGV è inesistente» scrive RID. «Al netto di tali considerazioni, l’eventuale disponibilità di un armamento simile dimostrerebbe una capacità di sviluppo di sistemi d’arma “non tradizionali” da parte cinese, fondamentalmente sconosciuta finora».
Un altro passo verso la fine della deterrenza balistica tra le superpotenze, e verso una nuova brinkmanship (la «politica del rischio» tipica della Guerra Fredda) che diventa ancora più pericolosa, imprevedibile, distruttiva.
Come riportato da Renovatio 21, la Cina questo mese aveva fatto parlare anche di un sistema di pilotaggio per droni capaci di arrivare a velocità supersoniche e poi atterrare.
«L’eventuale disponibilità di un armamento simile dimostrerebbe una capacità di sviluppo di sistemi d’arma “non tradizionali” da parte cinese, fondamentalmente sconosciuta finora»
Anche la Corea del Nord, da poco, parrebbe entrata nel club degli ipersonici.
La Russia avrebbe dimostrato pochi giorni fa di poter lanciare missili ipersonici dai sottomarini.
Gli USA paiono invece stranamente trasparenti rispetto ai loro fallimenti in materia. In settimana tuttavia era giunta notizia che sarebbe in campo la prima batteria di missili ipersonici, schierata, guarda caso, sul Pacifico.
Immagine di Xinghi junshi via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)
Geopolitica
Macron dice che con l’Ucraina sconfitta i missili russi minacceranno la Francia. Crosetto parla di «spiralizzazione del conflitto»
Una vittoria totale della Russia sull’Ucraina, nella quale l’intero paese venisse sconfitto, sarebbe dannosa per la sicurezza europea e della NATO, poiché potrebbe consentire a Mosca di piazzare missili alle porte dell’UE, ha affermato il presidente francese Emmanuel Macron.
Sabato, in un’intervista al quotidiano francese La Tribune, Macron, che notoriamente ha rifiutato di escludere l’invio di truppe occidentali in Ucraina, ha ancora una volta sostenuto una politica di «ambiguità strategica» nei confronti della Russia, sostenendo che l’idea chiave alla base di tale approccio è per proiettare forza «senza fornire troppi dettagli».
Descrivendo la Russia come «un avversario», il presidente francese ha sottolineato che stabilire «limiti a priori» sarebbe interpretato come debolezza. «Dobbiamo togliergli ogni visibilità, perché è ciò che crea la capacità di deterrenza», ha sostenuto.
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Macron ha inoltre sottolineato che l’Ucraina è fondamentale per la sicurezza della Francia perché si trova a soli 1.500 chilometri dai suoi confini. «Se la Russia vince, un secondo dopo, non ci sarà più alcuna sicurezza in Romania, Polonia, Lituania e nemmeno nel nostro Paese. La capacità e la portata dei missili balistici russi ci espongono tutti», ha affermato.
I commenti del presidente arrivano dopo che, il mese scorso, aveva suggerito che le nazioni occidentali «dovrebbero legittimamente chiedersi» se dovrebbero inviare truppe in Ucraina «se i russi dovessero sfondare la linea del fronte, e se ci fosse una richiesta ucraina».
Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha risposto definendo la dichiarazione del Macron «molto importante e molto pericolosa», aggiungendo che è un’ulteriore testimonianza del coinvolgimento diretto di Parigi nel conflitto. Anche la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha avvertito che delle forze NATO «non rimarrà nulla» se verranno inviate in prima linea in Ucraina.
Alcune nazioni occidentali si sono espresse contro l’invio di truppe in Ucraina, compreso il Regno Unito, uno dei più convinti sostenitori di Kiev. Il ministro degli Esteri britannico David Cameron ha insistito venerdì sul fatto che, mentre Londra continuerà a sostenere l’Ucraina, i soldati della NATO nel Paese «potrebbero costituire una pericolosa escalation».
Il presidente russo Vladimir Putin, tuttavia, ha ripetutamente respinto l’ipotesi secondo cui Mosca potrebbe attaccare la NATO come «una sciocchezza», affermando che il suo Paese non aveva alcun interesse a farlo.
Nel frattempo, il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ha attaccato Macron per i suoi commenti continui su possibili forze occidentali in Ucraina.
Crosetto ha affermato al Corriere della Sera che, se personalmente non può giudicare il presidente di un «Paese amico come la Francia», allo stesso tempo non riesce a comprendere «la finalità e l’utilità di queste dichiarazioni, che oggettivamente innalzano la tensione».
Il ministro ha inoltre escluso la possibilità che l’Italia invii le proprie forze per intervenire direttamente nel conflitto ucraino, perché «a differenza di altri, noi abbiamo nel nostro ordinamento il divieto esplicito di interventi militari diretti, al di fuori di quanto previsto dalle leggi e dalla Costituzione». «Possiamo prevedere interventi armati solo su mandato internazionale, ad esempio in attuazione di una risoluzione dell’ONU» ha continuato il capo del Dicastero della Difesa.
«Quello ipotizzato in Ucraina non solo non rientrerebbe in questo caso, ma innescherebbe una ulteriore spiralizzazione del conflitto che non gioverebbe soprattutto agli stessi ucraini. Insomma, non esistono le condizioni per un nostro coinvolgimento diretto».
Anche il ministro degli Esteri dell’Ungheria – che è Paese NATO – Peter Szijjarto ha condannato le osservazioni del presidente francese, spiegando che se un membro della NATO «impegna truppe di terra, ci sarà uno scontro diretto NATO-Russia e sarà allora la Terza Guerra Mondiale».
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Il primo ministro della Slovacchia – pure nazione NATO – Robert Fico ha anche sottolineato che la NATO non ha alcuna giustificazione per inviare truppe in Ucraina perché il paese non è uno Stato membro e ha promesso che «nessun soldato slovacco metterà piede oltre il confine slovacco-ucraino».
Come riportato da Renovatio 21, le minacce francesi hanno invece trovato terreno fertile in Finlandia, Paese appena divenuto membro della NATO.
Il presidente francese si è spinto fino al punto di immaginare un ritorno della Crimea all’Ucraina. Putin ha sostenuto che truppe di Stati NATO già stanno operando sul fronte ucraino, e che l’Occidente sta flirtando con la guerra nucleare e la distruzione della civiltà.
Gli stessi francesi, secondo un sondaggio, sono contrari all’idea di soldati schierati su territorio ucraino proposta da Macron, il quale, bizzarramente, ha poi chiesto un cessate il fuoco per le Olimpiadi di Parigi della prossima estate.
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Immagine di EU2017EE Estonian Presidency via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Militaria
Gli ucraini con l’HIV presteranno servizio nell’esercito
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Militaria
Esplosioni in un’azienda di armi tedesca
Un incendio ha avvolto uno stabilimento a Berlino appartenente al produttore tedesco di armi Diehl, hanno riferito i vigili del fuoco locali. L’azienda produce il sistema di difesa aerea IRIS-T, diverse unità delle quali il governo tedesco ha fornito all’Ucraina dalla fine del 2022. Lo riporta RT.
Venerdì, in un post su X, i vigili del fuoco di Berlino hanno riferito che «sta bruciando un edificio industriale in cui sono immagazzinati anche prodotti chimici» e che 190 persone erano state dispiegate sul posto. «I test sulla qualità dell’aria vengono condotti continuamente» nella zona, aggiunge il messaggio.
Dall’inizio dell’incendio, che dura da più di cinque ore, sono state osservate diverse grandi detonazioni all’interno della struttura. Un rappresentante dei vigili del fuoco ha dichiarato alla stampa che i soccorsi non sono ancora riusciti a riportare la situazione sotto controllo e che l’operazione dovrebbe durare fino a tarda notte.
Brand in Berlin. Angeblich ist das Unternehmen Diehl betroffen, das unter anderem sich an der Produktion von Rüstung beteiligt. Russische Medien haben den Brand bereits aufgegriffen. Video: Feuerwehrkreise. Mehr Info unter https://t.co/HShYV4r2TB pic.twitter.com/iPZAfsEbiu
— Tomasz Kurianowicz (@tomasz_kurian) May 3, 2024
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Il Berliner Zeitung ha riferito che l’impianto industriale aveva, tra gli altri materiali, una scorta di acido solforico e cianuro di rame. Secondo il giornale, citando i funzionari dei servizi di emergenza, livelli elevati di inquinamento sono stati rilevati finora solo nelle immediate vicinanze dell’edificio in fiamme.
In un post successivo su X, i vigili del fuoco hanno consigliato ai residenti di chiudere porte e finestre e di spegnere l’aria condizionata.
Anche il Berliner Zeitung ha citato un portavoce dei vigili del fuoco, secondo cui l’incendio ha interessato un’area di circa 2.000 metri quadrati. A causa delle sostanze chimiche pericolose all’interno dell’impianto, i vigili del fuoco non possono entrare nei locali e stanno spegnendo le fiamme dall’esterno.
Le autorità non hanno ad ora fornito dettagli sulle cause dell’incendio.
Il sito web di Diehl afferma che la società ha testato il primo prototipo del sistema di difesa aerea IRIS-T nel 1996, seguito dall’esercito tedesco e dagli eserciti di diverse altre nazioni.
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Immagine screenshot da Twitter
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