Bioetica
Vaccini e aborti, la Marcia per la Vita non ci ha risposto. Noi facciamo altre domande
È passata oramai più di una settimana da quando abbiamo pubblicamente chiesto agli organizzatori della Marcia per la Vita di chiarirci la loro posizione riguardo il tema dei vaccini sperimentati o prodotti con cellule da aborto.
Ce lo chiediamo perché indirizzo e numero di telefono della Marcia per la Vita sono gli stessi della Fondazione Lepanto, il cui presidente in questi mesi si è forsennatamente speso per convincere tutti che è pienamente lecito vaccinarsi con farmaci ottenuti da linee cellulari di feti abortiti.
Al momento non abbiamo ottenuto nessuna risposta. Né in pubblico, né in privato.
È passata oramai più di una settimana da quando abbiamo pubblicamente chiesto agli organizzatori della Marcia per la Vita di chiarirci la loro posizione riguardo il tema dei vaccini sperimentati o prodotti con cellule da aborto. Non abbiamo ottenuto risposta
Gli organizzatori di quello che si diceva essere «il più grande evento prolife in Italia» sperano forse che l’attenzione sull’argomento sfumi senza che i più ingenui si rendano conto della aberrante contraddizione, e quindi nemmeno mettano in discussione la propria partecipazione alla Marcia.
Ma, mentre il presidente tradizio-vaccinista della Fondazione Lepanto si fregia dei complimenti ricevuti da «alcuni cardinali, teologi e sacerdoti» (mamma che brutto segno!), a noi arrivano parecchi messaggi di abituali partecipanti alla Marcia ora divenuti dubbiosi, increduli, o davvero irritati.
Pare incredibile a tutti quanti, a questo punto, che si faccia finta di niente davanti a una questione così dirimente, davvero unica nella storia dell’antiabortismo: mai prima d’ora l’aborto ha interessato la vita quotidiana di chiunque – perché vorrebbero vaccinarci tutti, e quindi il problema degli esseri umani sacrificati alla farmaceutica, e l’orrore che questo organoletticamente provoca, investe indistintamente qualsiasi abitante del pianeta.
Pare incredibile a tutti quanti, a questo punto, che si faccia finta di niente davanti a una questione così dirimente, davvero unica nella storia dell’antiabortismo: mai prima d’ora l’aborto ha interessato la vita quotidiana di chiunque – perché vorrebbero vaccinarci tutti, e quindi il problema degli esseri umani sacrificati alla farmaceutica, e l’orrore che questo organoletticamente provoca, investe indistintamente qualsiasi abitante del pianeta
Il feticidio, così, non è più soltanto un atto codardamente relegabile nel «privato» della donna e, a margine, del suo bambino, ma diventa una filiera immonda che corrompe il mondo intero.
L’ente che va sotto il nome di Marcia per la Vita di questa cosa, però, a quanto sembra non intende parlare.
Noi allora ci riproviamo, ponendo agli organizzatori della manifestazione qualche altra domanda visto che, con l’avvicinarsi della data dell’evento, diventa di capitale importanza capire a cosa davvero partecipi chi deciderà di andare in piazza a Roma.
Chiediamo dunque: com’è possibile conciliare la posizione di chi crede lecito il sacrificio umano per produrre un vaccino con chi sostiene di essere «per la vita, senza compromessi» (slogan ufficiale della Marcia per la Vita)?
Verrà dato risalto al tema, emerso con potenza per dono del COVID, ma in realtà vecchio di decenni, dell’uso di aborti volontari nell’industria farmaceutica e non solo quella (l’illazione che si tratti di aborti spontanei, infatti, è davvero una bufala infame)?
Sarà preso in carico dal servizio d’ordine dei volontari con la pettorina chi eventualmente si presenti per protestare – magari a mezzo striscione, bandiera, cartello – contro i vaccini derivati dagli aborti, quelli in predicato di diventare obbligatori e promossi con tanto zelo dal presidente della Fondazione Lepanto?
Chiediamo dunque: com’è possibile conciliare la posizione di chi crede lecito il sacrificio umano per produrre un vaccino con chi sostiene di essere «per la vita, senza compromessi» (slogan ufficiale della Marcia per la Vita)?
Insomma: esiste o no alla fine, per i sedicenti pro vita italiani, un (enorme) compromesso a cui la battaglia deve oggi piegarsi?
A questa domanda il presidente della Fondazione ubicata nei medesimi spazi e numeri telefonici della Marcia sappiamo come ha risposto, e lo ha fatto in modo chiaro ed esauriente. E ci ha tenuto davvero che lo sapessero tutti, pubblicando articoli su articoli (anche sotto altre firme) sul suo sito di riferimento – prendendosela persino con Miguel Bosé! – e scrivendo addirittura un libro per l’occasione: Sulla liceità morale della vaccinazione. Una risposta chiara ed esauriente a coloro che considerano la vaccinazione contro il COVID-19 in sé illecita, poiché funzionale all’aborto.
Non sappiamo tuttavia, ancora, come voglia rispondere, in nome e per conto della Marcia, chi di essa ha in mano le redini.
Insomma: esiste o no alla fine, per i sedicenti pro vita italiani, un (enorme) compromesso a cui la battaglia deve oggi piegarsi?
Dopo dieci giorni e ormai a ridosso della data fissata per la manifestazione, verrebbe quasi da pensare al classico «chi tace acconsente».
Ma, vista la capitale importanza del tema, siamo ancora fiduciosi che chi di dovere non sfugga alla responsabilità di fornire un chiarimento tanto urgente quanto fondamentale.
Roberto Dal Bosco
Elisabetta Frezza
Bioetica
Medico argentino incarcerato per essersi rifiutato di praticare un aborto
Il medico argentino Leandro Rodriguez ha trascorso un anno e due mesi in prigione, pena inflittagli per essersi rifiutato di praticare un aborto. È nuovamente autorizzato a esercitare la professione di medico, sebbene gli fosse stata anche interdetta per due anni e quattro mesi, periodo terminato il 30 gennaio.
Il dottor Rodriguez è stato intervistato da EWTN News e ha spiegato le origini della sua condanna: «iel 2017 ho lavorato presso l’ospedale pubblico nella città di Cipolletti, in Patagonia; ho ricevuto una paziente in cattive condizioni generali a causa di una gravidanza avanzata; era in corso un processo di parto prematuro, che ho deciso di interrompere, e migliorare lo stato di salute della paziente».
«Questa decisione è stata interpretata dai tribunali, o dal potere giudiziario della provincia di Río Negro, come un ostacolo al desiderio della paziente di interrompere la gravidanza, e per questo sono stato condannato nel 2019, e questa sentenza è appena stata scontata», ha spiegato.
Il medico ha descritto questa esperienza come «molto significativa». Secondo lui si tratta di «una sorta di esempio di ciò che può accadere se non ci si sottomette alle decisioni arbitrarie dei poteri in carica».
Spiega inoltre che questo lo ha portato ad «una situazione di maggiore impegno per la cura della vita, la tutela della vita del nascituro, la tutela della donna». A questo proposito ha evidenziato la situazione della paziente che in questo caso è stata considerata dal sistema giudiziario come la persona lesa.
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Poiché era stata vittima di stupro, la sua storia è stata ampiamente pubblicizzata dalla stampa locale, dove è stata presentata come la principale vittima di questa situazione. Tuttavia, una volta terminato il processo ed emessa la sentenza, questa donna è stata dimenticata e nessuno si è preoccupata del suo benessere. Ed è stata costretta a cercare aiuto da sola per sopravvivere.
Tali eventi dimostrano chiaramente «che gli argomenti avanzati all’epoca, secondo i quali si trattava di proteggere le donne, erano assolutamente falsi».
«L’unica cosa che hanno cercato di fare – prosegue il medico – è distruggere la vita di un bambino che tra poco avrà 7 anni, che è felice, che ha una famiglia adottiva che si prende cura di lui e che gli offre la possibilità di futuro che ognuno di noi merita, e non hanno potuto lottare contro questo», dice.
E prosegue: «Il bambino è vivo, la donna che è stata vittima di tutto questo sta bene, gode di buona salute, quindi sotto questo aspetto sono felice perché ha trionfato la vita, ha trionfato la verità, al di là delle ingiustizie subite».
Per quanto riguarda il suo futuro e la sua carriera, il dottor Rodriguez conferma che continuerà a lavorare nel settore privato, perché «è difficile per me tornare negli ospedali pubblici». Ha riaffermato la sua posizione pro-vita, assicurando che se si fosse trovato in una situazione come quella che ha portato al processo, avrebbe agito di nuovo allo stesso modo.
«Quando sono stato condannato, e anche prima che lo fossi, la gente si aspettava da me una sorta di pentimento o un altro messaggio», ricorda. «Ma il messaggio è lo stesso, e con sempre più convinzione: la vita va difesa, non è in discussione», dice ai medici: «È il momento di affermare le nostre convinzioni, le nostre convinzioni morali, non è una cosa negoziabile».
(…)
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Immagine di Arcibel via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Bioetica
Azienda americana pubblicizza kit per il furto di sperma
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Bioetica
Biden fa il segno della croce durante una manifestazione a sostegno dell’aborto
Il presidente americano Joe Biden, ad un evento politico in Florida, si è fatto il segno della croce quando la signora con lui sul palco, la presidente del Partito Democratico della Florida, si è espressa a favore dell’aborto. Lo riporta Modernity News.
La vicenda ha generato sconvolto tra la comunità cristiana internazionale.
La candidata governativa fallita Nikki Fried stava sollecitando la rielezione di Biden quando ha fatto commenti su Ron DeSantis e Donald Trump che spingevano per maggiori restrizioni sull’aborto.
La prossima settimana in Florida entrerà in vigore un divieto di aborto di sei settimane, e questo sarebbe uno dei motivi per cui Biden si è fermato nello Stato. La Fried aveva dichiarato la scorsa settimana che Biden sa che deve trascorrere del tempo in Florida per dimostrare quanto le cose siano diventate «estreme» sotto DeSantis. «Capisci che se dobbiamo combattere contro l’estremismo dei repubblicani MAGA, devi venire al ventre della bestia».
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Mentre Biden era al suo fianco, la Fried ha dichiarato che «Ron DeSantis sentiva di dover candidarsi alla presidenza, quindi quindici settimane non erano sufficienti, dovevamo arrivare a sei settimane», sottolineando la sua opposizione alla legge sull’aborto.
È a questo punto che Biden, sulla carta secondo presidente «cattolico» della storia USA (e forse l’unico, che nonostante gli acciacchi, porterà al termine mandato: il primo è stato JFK e sappiamo come è andata a finire) si è fatto il segno della croce.
Joe Biden made the sign of the cross as the chair of the Florida Democratic Party spoke in favour of abortion yesterday. Apparently he was so horrified at the notion of Ron DeSantis limiting abortions to six weeks that he had to bless himself. Report: https://t.co/m4sOjcWTtI pic.twitter.com/HZ8pC81GCx
— m o d e r n i t y (@ModernityNews) April 24, 2024
La reazione della rete è stata immediata, con commenti che davano del «vile» al vegliardo del Delaware. «Biden, l’autodefinito “cattolico devoto”, fa il segno della croce a sostegno del desiderio di questa donna di uccidere i bambini fino ai 3 mesi di gravidanza» scrive Buck Sexton. «Totalmente malvagio e sacrilego» ha twittato LifeNews. «Davvero da vomitare. Disgustoso. Insulto. Blasfemo» hanno scritto ancora su Twitter. Ancora: «Joe Biden si fa il segno della croce mentre promuove l’aborto! Questo è il male!».
Il fatto è avvenuto a pochi giorni dalla sostituzione della Pasqua della Casa Bianca con la giornata mondiale di visibilità trans.
La Fried, già Commissario per l’Agricoltura della Florida, grande sostenitrice dell’aborto, è anche esplicita riguardo alla sua pratica del giudaismo. Mentre era al liceo, partecipava al B’nai B’rith, la famigerata organizzazione ebraica. La donna ha preso anche attivamente in considerazione l’idea di fare aliya – cioè di andare a vivere in Israele –e di unirsi alle forze di difesa israeliane.
Dopo la sua elezione a commissario per l’agricoltura, Fried ha prestato giuramento utilizzando la prima Bibbia ebraica pubblicata negli Stati Uniti.
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