Autismo
Vaccini, cellule di aborto, autismo: parla la dottoressa Deisher

Da un po’ di tempo a questa parte, Renovatio 21 ha stretto rapporti con la dottoressa Theresa Deisher, scienziata e ricercatrice americana, fondatrice della Sound Choice Pharmaceutical Institute (SCPI). Il lavoro della Deisher è, potremmo dire, unico al mondo. Il suo laboratorio e le sue ricerche trattano dei molti vaccini prodotti con linee cellulari di feto abortito.
Il lavoro del team della Deisher dimostra anche che, con buone probabilità, la crescita esponenziale dello spettro autistico nel mondo potrebbe essere legata alla presenza di DNA umano presente nei vaccini, iniettati nel corpo di miliardi di bambini.
Il lavoro del team della Deisher dimostra anche che, con buone probabilità, la crescita esponenziale dello spettro autistico nel mondo potrebbe essere legata alla presenza di DNA umano presente nei vaccini, iniettati nel corpo di miliardi di bambini.
La dottoressa Deisher ha fornito a Renovatio 21 diverso materiale informativo e scientifico prodotto dalla Sound Choice Pharmaceutical Institute, autorizzandone la pubblicazione. Oggi offriamo ai nostri lettori questo importante documento tradotto, in cui il team della Deisher spiega le importanti e sconcertanti scoperte scientifiche ottenute in questi anni a proposito di vaccini e linee cellulari di feti abortiti.
Gli scienziati alla Sound Choice Pharmaceutical Institute (SCPI), studiano i contaminanti delle linee cellulari fetali presenti nei vaccini ed i loro possibili rischi per la salute, dovuti al loro uso da parte dei produttori di vaccini.
Storia dell’introduzione delle linee cellulari fetali umane nella produzione dei vaccini
Alla fine del 1800, fattorie di vaccinai furono create per raccogliere il virus del vaiolo bovino dai vitelli segnando l’inizio della produzione industriale dei vaccini, e facendo così crescere i patogeni in animali vivi o usando cellule animali.
Nel gennaio del 1979 la FDA (Food and Drug Amministration) approvò i vaccini contro la rosolia (Meruvax) e i vaccini parotite-rosolia-morbilo (MMRII) prodotti usando linee cellulari fetali umane della linea WI-38 (Winstar Institute).
Negli USA, più di 10 vaccini vengono prodotti usando linee cellulari fetali umane e per i vaccini MMR-II, varicella ed epatite A non ci sono alternative disponibili
Nel Novembre del 1987 fu approvato dalla FDA un vaccino contro la polio prodotto utilizzando linee cellulari fetali umane.
Nel 1989 la seconda dose del vaccino trivalente prodotto con linee fetali fu raccomandato ai bambini di 12 mesi o più grandi. Una campagna di adesione al vaccino MMRII seguì, incrementando drasticamente le percentuali di copertura vaccinale
Nel 1995 fu approvato dalla FDA un vaccino contro la varicella (Varivax) prodotto usando le linee cellulari fetali umane WI38 e MRC-5 (Medical ResearchCouncil cell strain 5) .
Negli USA, più di 10 vaccini vengono prodotti usando linee cellulari fetali umane e per i vaccini MMR-II, varicella ed epatite A non ci sono alternative disponibili. I vaccini contro la varicella e l’epatite A sono prodotti utilizzando la linea cellulare fetale umana derivante da un normale feto maschile di circa 3 mesi, mentre il virus della rosolia nel vaccino MMR-II è prodotto con la linea cellulare WI-38 che fu ottenuta da un normale feto femminile di 3 mesi.
I vaccini contro la varicella e l’epatite A sono prodotti utilizzando la linea cellulare fetale umana derivante da un normale feto maschile di circa 3 mesi, mentre il virus della rosolia nel vaccino MMR-II è prodotto con la linea cellulare WI-38 che fu ottenuta da un normale feto femminile di 3 mesi
Perché ci sono contaminanti nei vaccini? Possiamo produrre vaccini senza contaminanti?
L’ingrediente attivo di un vaccino è il virus che suscita una risposta immunitaria nel destinatario, così da conferirgli alla fine l’immunità nel caso lui/lei venisse esposto naturalmente al virus. Quindi, il vaccino è una fiala che contiene un virus o una parte, un buffer [«mediatore», ndr] liquido, e contaminanti derivanti dalle linee cellulari che furono usate per produrre il virus. Alcuni vaccini contengono conservanti ed adiuvanti, come il thimerosal, sali o alluminio. Gli scienziati creano virus con linee cellulari perché i virus sono troppo grandi per essere fatti economicamente in provetta.
Per questo i produttori si avvantaggiano sfruttando il modo naturale con cui i virus replicano, infettando con il virus cellule o linee cellulari e poi raccogliendo il virus dopo che si è replicato centinaia di migliaia o milioni di volte. Attualmente sia le linee cellulari fetali umane che animali vengono impiegate dai produttori di vaccini. Quando si raccolgono i virus, componenti delle linee cellulari sono trasportate nel prodotto finale e non possono essere eliminate.
Per esempio, leggendo il Summary BASIS APROVAL della Merck si trova, all’ Appendice F, pagina 3, per il vaccino contro la varicella, più di 2 microgrammi di DNA Fetale umano a doppio filamento in ogni vaccino, ossia circa il doppio dell’ingrediente attivo del vaccino.
L’unico vaccino monovalente contro la varicella precedentemente disponibile negli USA era prodotto usando linee cellulari diploidi umane WI-38 contaminato con più di 150 ng di DNA cellulare per dose (il che equivale all’ammontare di DNA di 22 000 cellule).
Poiché sappiamo che i contaminanti sono trasportati al prodotto finale quanti contaminanti sono accettabili per la sicurezza?
Gli scienziati creano virus con linee cellulari perché i virus sono troppo grandi per essere fatti economicamente in provetta.
Sia l’OMS che la FDA hanno linee guida e soglie pubblicate per i livelli di contaminanti «tollerabili». In ogni caso, studi sulla sicurezza dei contaminanti da linee cellulari fetali umane sono gravemente inadeguati, se non assenti. Nelle prime riunioni di orientamento, le agenzie di regolamentazione e gli esperti argomentarono per un limite raccomandato a 10 pg (picogrammi) di contaminante da DNA cellulare per dose, che fu poi rialzato a 100 pg nel 1986 e di nuovo a 10 ng, 1000 volte più alto delle raccomandazioni originali. A pagina 25 del documento della FDA, sul briefing del 19 Settembre 2012, vi è scritto:
«Il valore di 100 pg di DNA cellulare per dose vaccinale è rimasto lo standard raccomandato per un decennio. In ogni caso, la faccenda è stata rivista nel 1997 per diverse ragioni…Il risultato del meeting dell’ OMS nel 1997 fu che l’ammontare di residuo di DNA cellulare consentito in un vaccino prodotto con una linea cellulare continua e iniettato per via parenterale fu alzato da 100 pg a 10 ng per dose».
Vaccini contaminati da linee cellulari di feto abortito e disturbi autistici: quali correlazioni?
Nel Marzo del 2010, L’Agenzia per la Protezione Ambientale, pubblica un analisi sui tassi d’incidenza del disordine autistico, usando ciò che viene chiamata «analisi del bastone da hockey», identificando, dal 1988, un cambiamento negli USA e nel mondo per ciò che concerne i tassi dell’autismo. SCPI si interessò al potenziale collegamento tra vaccini e autismo poiché all’organizzazione fu chiesto di sviluppare vaccini alternativi per i genitori che si opponevano all’uso di cellule fetali umane nella preparazione dei vaccini. Nell’accettare la missione, la SCPI iniziò a studiare la letteratura sui vaccini.
SCPI condusse un’analisi indipendente sul cambiamento, indagando sulla prevalenza dello spettro autistico in relazione al primo anno di nascita. Ciò che l’organizzazione scoprì fu che una possibile esposizione universale o un trigger (traducibile come «innesco», «causa scatenante», ndr] ambientale introdotto aveva avuto ripercussioni sui bambini nati dopo il 1980, 1988 e 1996 con una confidenza del 95%. Come detto poc’anzi, il 1979 coincide con i cambiamenti nella produzione dei vaccini introducendo linee fetali umane e contaminanti retro-virali all’interno del MMR II.
Chi ha a che fare con la scienza dovrebbe sapere che frammenti di DNA fetale umano possono indurre reazioni auto immunitarie oltre che potenziare inserzioni e mutazioni genetiche
Chi ha a che fare con la scienza dovrebbe sapere che frammenti di DNA fetale umano possono indurre reazioni auto immunitarie oltre che potenziare inserzioni e mutazioni genetiche. Per identificare chiaramente un trigger ambientale per una malattia diversi criteri devono essere soddisfatti, fra cui:
- A) il trigger deve essere più basso o assente prima del punto di cambiamento (i vaccini prodotti con linee cellulari fetali umane hanno questa caratteristica);
- B) il trigger deve avere associazioni biologiche plausibili con la malattia (contaminanti cellulari fetali sono noti come possibili induttori di mutazioni e risposte autoimmuni);
- C) se il trigger è rimosso la malattia dovrebbe diminuire: c’è un test naturale per l’accertamento , causato da ciò che è conosciuto come «Paura di Wakefield».
LA SCPI esaminò 2 set di dati: la copertura con vaccino MMR e l’incidenza di autismo in Gran Bretagna, Svezia e Norvegia. Quello che il team scoprì fu che la copertura dell’MMR calò dopo la pubblicazione del Dr. Wakefield del 1998, ed iniziò a ri-aumentare dopo il 2001 fino a tornare ad una copertura del 90% nel 2004. Nello stesso periodo l’incidenza di autismo calò per i nati dopo il 1998 per tornare gradualmente a salire per i nati dopo il 2000.
Quello che il team scoprì fu che la copertura dell’MMR calò dopo la pubblicazione del Dr. Wakefield del 1998, ed iniziò a ri-aumentare dopo il 2001 fino a tornare ad una copertura del 90% nel 2004. Nello stesso periodo l’incidenza di autismo calò per i nati dopo il 1998 per tornare gradualmente a salire per i nati dopo il 2000
I contaminanti fetali di DNA nei vaccini hanno la potenzialità di causare mutagenesi da inserzione. Per ridurre i rischi che i contaminanti da DNA fetale umano causino mutagenesi da inserzione la FDA raccomandò di frammentare il DNA.
Nello stesso documento sulla riunione della FDA prima menzionata, a pagina 17 e 18 il rischio oncogeno e infettivo causato da DNA residuale nei vaccini è riconosciuto, e viene avanzata la raccomandazione di ridurre la dimensione del DNA per ridurre il rischio di contaminazione da DNA (tramite digestione di nucleasi). In termini semplici, fu raccomandato ai produttori di tagliare il DNA residuale nei vaccini ad una lunghezza di circa 250 nucleotidi (il più piccolo gene noto conta 800 nucleotidi). Le raccomandazioni sulla frammentazione del DNA erano basate sulla preoccupazione che un intero gene oncogeno potesse essere presente all’interno dei contaminanti fetali di DNA.
Quando furono fatte quelle raccomandazioni, non avevamo la disponibilità di informazioni sulla biologia molecolare di cui disponiamo oggi. Il campo della terapia genica ha dimostrato che frammenti di DNA di 500 nucleotidi o meno si inseriscono prontamente nel genoma del ricevente. Al fine di migliorare la sicurezza un più grande pericolo potrebbe essere stato introdotto. Interessante notare come molte pubblicazioni riportano di nuove mutazioni, non presenti nei genitori in più del 60% dei casi di autismo semplice.
I contaminanti di DNA fetale hanno la capacità di causare mutagenesi da inserzione.
Le raccomandazioni sulla frammentazione del DNA erano basate sulla preoccupazione che un intero gene oncogeno potesse essere presente all’interno dei contaminanti fetali di DNA
Gli scienziati hanno scoperto che i bambini con spettro autistico hanno anticorpi contro il DNA umano nel loro sangue, cosa che non avviene nei bambini non autistici. Questi anticorpi potrebbero aver a che fare con attacchi autoimmuni nei bambini autistici.
Alla Sound Choice sospettiamo anche che l’esposizione di un bambino a frammenti di DNA fetale umano estraneo possa generare una risposta immunitaria che può generare, a sua volta, reazione nel DNA del bambino, poiché il DNA esterno contaminante potrebbe avere sezioni che si sovrappongono a quello del DNA del bambino.
Gli scienziati hanno scoperto che i bambini con spettro autistico hanno anticorpi contro il DNA umano nel loro sangue, cosa che non avviene nei bambini non autistici. Questi anticorpi potrebbero aver a che fare con attacchi autoimmuni nei bambini autistici
Perché non sono mai stati fatti studi sulla sicurezza?
Il pericolo di frammenti retrovirali, così come di DNA fetale umano rimasto, rappresentano rischi non studiati per gli ingredienti dei vaccini, e pur tuttavia, la preponderante letteratura scientifica dimostra chiaramente l’alta probabilità di pericolo di autoimmunità e/o mutagenesi da inserzione derivanti da questi contaminanti.
Per quanto ne sappiamo, SCPI è l’unica organizzazione che sta attualmente conducendo studi clinici per fornire ulteriori prove cliniche di autoimmunità e mutagenesi da inserzione causate da DNA fetale umano all’interno dei vaccini. Il team si sta concentrando sulla quantificazione dell’integrazione genomica dei frammenti di DNA umano all’interno di cellule umane, per valutare la connessione temporale tra i vaccini prodotti con cellule fetali umane e l’aumento dell’autismo nel mondo.
Autismo
Tutti addosso a Kennedy che collega la circoncisione all’autismo. Quando finirà la barbarie della mutilazione genitale infantile?

Il Segretario alla Salute degli Stati Uniti, Robert F. Kennedy Jr., ha difeso le sue affermazioni espresse venerdì durante una riunione di gabinetto, dopo che alcuni critici lo avevano accusato di suggerire un legame tra circoncisione e autismo. Successivamente ha precisato che si riferiva al paracetamolo (Tylenol) somministrato ai neonati dopo la circoncisione, non alla procedura stessa.
In precedenza, il presidente Donald Trump aveva sostenuto parti di questa teoria, invitando le donne in gravidanza a evitare il Tylenol e sottolineando la necessità di valutarne la sicurezza.
«Due studi indicano che i bambini circoncisi precocemente presentano un tasso di autismo doppio», ha dichiarato Kennedy durante la riunione. «Non è una prova definitiva. Stiamo conducendo studi per verificarla», ha aggiunto Kennedy.
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Le sue parole hanno scatenato reazioni immediate. Il deputato Jerrold Nadler ha scritto su X che «l’ossessione di Kennedy per le teorie del complotto ha nuovamente superato il limite, sconfinando in un territorio pericoloso e antisemita». Il dottor Peter Hotez, dottore ultravaccinista che rifiuta i confronti e chiede l’esercito contro gli antivaccinisti definiti come «grande forza omicida», ha definito la teoria «assurda». La ricercatrice sull’autismo Helen Tager-Flusberg ha dichiarato: «Niente di tutto ciò ha senso». A settembre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ribadito che non esistono prove scientifiche conclusive che colleghino il paracetamolo in gravidanza all’autismo.
Kennedy ha poi risposto su X, citando uno studio danese del 2015 che mostrava tassi di autismo più alti nei ragazzi circoncisi. Ha sostenuto che lo studio indica il paracetamolo come probabile causa, sottolineando che può provocare danni neurologici se combinato con lo stress ossidativo, definendo le prove «schiaccianti».
Kennedy ha accusato i media di distorsione: «USA Today ha riportato in modo parziale le mie parole, usando un’inquadratura fuorviante. Il New York Post ha completamente travisato il mio discorso con il suo titolo, insinuando che avessi detto che la circoncisione causa l’autismo».
As usual, the mainstream media attacks me for something I didn’t say in order to distract from the truth of what I did say.
At yesterday’s Cabinet meeting, I said: “There are two studies that show children who are circumcised early have double the rate of autism, and it’s highly…
— Secretary Kennedy (@SecKennedy) October 10, 2025
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Travisato o no, lo studio danese, intitolato «Ritual circumcision and risk of autism spectrum disorder in 0- to 9-year-old boys: national cohort study in Denmark» («Circoncisione rituale e rischio di disturbo dello spettro autistico nei bambini da 0 a 9 anni: studio di coorte nazionale in Danimarca») esiste.
«Abbiamo confermato la nostra ipotesi secondo cui i ragazzi sottoposti a circoncisione rituale potrebbero correre un rischio maggiore di sviluppare ASD», cioè il disturbo dello spettro autistico, scrive lo studio dei ricercatori Morten Frisch e Jacob Simonsen. «Questa scoperta, e l’inaspettata osservazione di un aumento del rischio di disturbo da iperattività tra i ragazzi circoncisi in famiglie non musulmane, meritano attenzione, soprattutto perché i limiti dei dati hanno molto probabilmente reso le nostre stime di rischio per attività fisica conservative. Considerata la diffusa pratica della circoncisione non terapeutica nell’infanzia e nella prima infanzia in tutto il mondo, gli studi di conferma dovrebbero essere considerati prioritari».
Un altro studio del 2013, «Prenatal and perinatal analgesic exposure and autism: an ecological link» («Esposizione prenatale e perinatale ad analgesici e autismo: un legame ecologico») esplorava «larelazione tra l’esposizione precoce neonatale al paracetamolo e l’autismo/ASD, i tassi di prevalenza media ponderata della popolazione maschile per tutti i paesi disponibili e gli stati degli Stati Uniti sono stati confrontati con i tassi di circoncisione maschile, una procedura per la quale il paracetamolo è stato ampiamente prescritto dalla metà degli anni Novanta», concludendo che «l’analisi ha identificato correlazioni a livello nazionale tra indicatori di esposizione prenatale e perinatale al paracetamolo e autismo/ASD. È stata inoltre identificata una correlazione a livello statale per l’indicatore di esposizione perinatale al paracetamolo e autismo/ASD.
La questione va molto al di là del problema dell’autismo, e riguarda la civiltà occidentale stessa, che ha rifiutato la circoncisione sin dai primissimi anni della cristianità. Scrive la lettera di San Paolo ai Romani: «La circoncisione è utile se tu segui la Legge, ma se tu sei trasgressore della Legge, la tua circoncisione diventa incirconcisione. Se dunque l’incirconciso osserva i comandamenti della Legge, la sua incirconcisione non sarà valutata come circoncisione? e chi di nascita è incirconciso, osservando la Legge, giudicherà te che, con la tua lettera della Legge e la tua circoncisione, ne sei trasgressore. Non è adunque quello che apparisce il vero Giudeo, nè è vera circoncisione quella che è palese nella carne; ma il Giudeo è quello che è tale entro di sè, ed è la circoncisione del cuore, nello spirito non nella lettera, quella la cui lode non è dagli uomini ma da Dio» (Rm, 2, 25-29).
Strano che il mondo «laico», che ritiene il battesimo dei bambini come una forzatura religiosa su di una persona che non può decidere in autonomia, non abbia niente da dire contro questa oscena mutilazione genitale infantile – e dobbiamo ancora trovare qualcuno che ci convinca del fatto che la circoncisione sia diversa dall’infibulazione, quella sì, per qualche motivo, invisa alla società.
«Il taglio genitale non terapeutico priva il bambino, quando diventerà l’adulto, dell’opportunità di rimanere geneticamente immodificato (o intatto)» hanno scritto due bioeticisti oxoniani i due bioeticisti Lauren Notini e Brian D. Earp «Plausibilmente, la persona le cui “parti private” saranno permanentemente influenzate dal taglio dovrebbe avere la possibilità di valutare se è ciò che desidera, alla luce delle loro preferenze e valori a lungo termine»
Di fatto, l’individuo circonciso perde per sempre la sua integrità, vedendosi amputata una parte del corpo straordinariamente ricca di terminazione nervose, che sono quelle che danno il piacere durante l’atto sessuale.
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C’è poi la questione della sicurezza dell’operazione mutilativa: i casi di bambini morti per circoncisione abbondano, anche in Italia, Nel 2023 bambino nigeriano è morto pochi giorni fa in zona Castelli Romani dopo una circoncisione fatta in casa. A Tivoli, nel 2018, morì un altro bambino nigeriano di appena due anni: aveva subito la circoncisione da parte di un sedicente medico; in quel caso, almeno, si salvò il gemello, portato d’urgenza in ospedale. Reggio Emilia, marzo 2019: neonato di famiglia ghanese, cinque mesi, morto dopo «diverse ore di agonia». Monterotondo, provincia di Roma, tre mesi prima: bimbo nigeriano di due anni morto per lo stesso motivo. Genova, aprile 2019, neonato morto nel quartiere Quezzi, e condannato a otto anni di carcere il nigeriano 34enne che aveva eseguito il taglio del prepuzio. Torino, giugno 2016: bebè di genitori ghanesi, circonciso in casa, morto in ospedale. Treviso, ottobre 2008: bimbo di due mesi morto per emorragia. Bari, luglio 2008: bambino deceduto per grave emorragia, «causata probabilmente da circoncisione fatta a domicilio».
Secondo dati ripetuti in questi giorni da tutti i giornali, le circoncisioni clandestine in Italia costituirebbero il 40% del totale. Su più di 15.000 circoncisioni richieste all’anno solo 8.500 vengono eseguite su territorio nazionale, mentre 6.500 operazioni di taglio del prepuzio sono effettuate nei Paesi d’origine dove gli immigrati tornano per «turismo etnico» (talvolta, come si è appreso, anche quando si dichiarano «rifugiati» e stanno facendo il percorso burocratico per essere riconosciuti tali totalmente a spese del contribuente italiano).
Secondo una sigla di medici stranieri operanti in Italia, il 99% delle famiglie musulmane circoncide il bambino quando ha ancora pochi mesi. La realtà è che tuttavia la circoncisione è di fatto istituzionalizzata grazie agli accordi tra lo Stato italiano e la minoranza ebraica.
Come riportato in passato da Renovatio 21, grazie alla legge 101 del 1989 che ratifica l’intesa tra l’Italia e le comunità ebraiche italiane, i maschi di religione ebraica e musulmana possono usufruire di alcuni progetti «clinico-culturali» ed essere circoncisi per 400 euro da un medico in regime di attività libero professionale. La prestazione è da considerarsi al di fuori dei LEA (Livelli essenziali assistenziali). Tra i sottoscrittori il Policlinico Umberto I di Roma, l’Associazione internazionale Karol Wojtyla, la Comunità ebraica di Roma e il Centro islamico culturale d’Italia.
La pressione ebraica si dice abbia fatto cambiare rotta anche all’Islanda, che aveva tentato di liberarsi della pratica barbara. Si tratta della stessa procedura per cui ora, per aver parlato della circoncisione, Kennedy è definito «antisemita».
«Ogni individuo, non importa di che sesso o di quanti anni dovrebbe essere in grado di dare il consenso informato per una procedura che è inutile, irreversibile e può essere dannosa», aveva dichiarato nel 2018 la deputata Silja Dögg Gunnarsdóttir, 44 anni, del Partito progressista dell’Althing, il Parlamento islandese. «Il suo corpo, la sua scelta». «Autonomia» corporale: è lo slogan delle femministe e dell’aborto. È un dogma inscalfibile del mondo moderno.
Il disegno di legge non passò, perché le microcomunità ebraiche e musulmane alzarono un polverone: «l’impatto di questa legge sarebbe sentito molto al di là dei confini dell’Islanda», scriveva una lettera dello spaventatissimo Comitato degli affari esteri della Camera dei Rappresentanti, spiegando che la «mossa renderebbe l’Islanda la prima e unica nazione europea a mettere fuori legge la circoncisione. Mentre le popolazioni ebraiche e musulmane in Islanda possono essere poco numerose, il divieto di questo paese sarebbe sfruttato da coloro che alimentano la xenofobia e l’antisemitismo in Paesi con popolazioni più diversificate».
La circoncisione nel mondo è tollerata, forse, anche per la sua straordinaria diffusione presso la popolazione americana. Contrariamente a ciò che possono pensare beceramente alcuni, la questione in nessun modo è legata ai rapporti tra l’ebraismo e gli USA. La fonte della pratica è la stessa dei cereali che con probabilità il lettore consuma il mattino: John Harvey Kellogg (1852-1943).
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Il Kellogg era un dottore nutrizionista, oltre che un imprenditore di successo e un gran cultore dell’eugenetica. Tuttavia, un pensiero lo ossessionava: quello della riduzione della masturbazione presso la popolazione maschile.
Ecco quindi che raccomandò la circoncisione come rimedio: si taglia subito il prepuzio al bambino e lui non si toccherà crescendo. La cosa ancora più allucinante è che anche i cereali da lui commerciati (da qualche mese di proprietà della Ferrero) avevano in teoria lo stesso scopo: erano sostanze che riteneva «anafrodisiache» e che quindi andavano impiegate in massa per scoraggiare l’onanismo.
Kellogg, che come si è visto godeva di una certa influenza, era convinto sostenitore anche del vestirsi di bianco e dei clisteri, da praticare soprattutto se si erano assorbiti veleni come tè, caffè, cioccolato. Il Kelloggo, inoltre, scoraggiava il mescolarsi tra le razze: a fine carriera si dedicò alla creazione di una «Race Betterment Foundation, («Fondazione per il miglioramento della razza»), che propalava pure eugenetica razzista americana (registri genetici, sterilizzazioni delle «persone mentalmente difettose»), di quella che poi piacque assai allo Hitler, che – cosa poco nota – prese alcune leggi degli Stati americani come suo modello per la Germania nazionalsocialista.
L’America odierna, e il mondo tutto, si trova quindi ancora alle prese con l’eredità di questo tizio: circoncisione e colazione con cereali tostati. L’eugenetica, nel frattempo, la si fa con le provette.
Menzogne, follie, droghe, violenze, aberrazioni: ci spaventiamo se un mondo del genere affoga ogni giorno di più nello tsunami dell’autismo?
Roberto Dal Bosco
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Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Autismo
Paracetamolo, Big Pharma e FDA erano da anni a conoscenza del rischio autismo

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I produttori del Tylenol hanno monitorato attentamente una serie di pubblicazioni scientifiche che mostrano un collegamento con l’autismo
La Daily Caller News Foundation ha ricevuto email risalenti a oltre un decennio fa, che indicavano che i responsabili aziendali di J&J erano stati allertati del possibile legame tra paracetamolo e disturbi neurologici. Le email mostravano che J&J aveva persino preso in considerazione l’idea di proseguire la ricerca, ma poi aveva deciso di non farlo. Il punto vendita ha anche ottenuto un’e-mail del 2012 di Leslie Shur, responsabile della divisione J&J che monitora gli effetti collaterali, in cui si riconosceva un altro reclamo da parte di un consumatore in merito al problema, e un’e-mail del 2014 in cui si dimostrava che il problema era stato sollevato con l’amministratore delegato Alex Gorsky, il cui nome è scritto in modo errato nell’e-mail. Secondo la giornalista Emily Kopp, autrice dell’articolo del Daily Caller: «I produttori di Tylenol hanno seguito attentamente una serie di pubblicazioni scientifiche che hanno riscontrato un’associazione tra l’assunzione del farmaco di successo in gravidanza e nell’infanzia e il rischio di autismo, come dimostrano altri documenti aziendali». Una presentazione interna del 2018, definita dall’azienda «riservata e riservata», riconosce che gli studi osservazionali mostrano un’associazione «piuttosto coerente» tra l’esposizione prenatale al Tylenol e i disturbi dello sviluppo neurologico. Un’altra diapositiva della presentazione riconosce che meta-analisi più ampie, ovvero revisioni che riassumono più studi scientifici, hanno riscontrato un’associazione, ma sottolinea i punti deboli di questi studi, come le variabili confondenti e la soggettività nella misurazione dei tratti autistici. Un portavoce di Kenvue ha dichiarato al Daily Caller che l’azienda ritiene che non vi sia «alcun nesso causale tra l’uso di paracetamolo durante la gravidanza e l’autismo» e che i suoi prodotti sono «sicuri ed efficaci» se utilizzati come indicato sull’etichetta. Kopp ha fatto notare che il sito web dell’azienda afferma anche che «dati scientifici credibili e indipendenti continuano a non dimostrare alcun collegamento provato tra l’assunzione di paracetamolo e l’autismo» e che «non esiste alcuna scienza credibile che dimostri che l’assunzione di paracetamolo causi l’autismo». Tuttavia, ha scoperto che le e-mail interne mostravano dipendenti che discutevano di uno studio del 2018 e di uno del 2016, i quali concludevano entrambi che le donne incinte avrebbero dovuto essere messe in guardia sui possibili effetti dell’assunzione di Tylenol durante la gravidanza. Ha trovato anche delle email in cui si diceva che J&J aveva preso in considerazione la possibilità di finanziare studi sul possibile collegamento tra Tylenol e autismo, ma aveva deciso di non «esporsi», temendo che i propri studi potessero confermare i risultati. Secondo Kopp: L’azienda ha inoltre condotto una ricerca che ha definito «ascolto sociale», monitorando le ricerche su Google e i post sui social media alla ricerca di prove su Tylenol e autismo da gennaio 2020 a ottobre 2023. «L’azienda ha avviato la ricerca sulle tendenze dei social media dopo la pubblicazione nel 2021 di un invito all’azione sul Tylenol su Nature Reviews Endocrinology da parte di 13 esperti statunitensi ed europei “alla luce delle gravi conseguenze dell’inazione”». L’azienda ha scritto una revisione nel 2023, Project Cocoon, che segnalava preoccupazioni relative agli effetti collaterali urogenitali e neurologici dei farmaci nei neonati, che i dirigenti hanno notato riguarda «ogni aspetto del marchio», ha scritto Kopp.Iscriviti al canale Telegram
Anche la FDA è preoccupata per le crescenti prove
Secondo lo psichiatra David Healy, la FDA ha iniziato a preoccuparsi anche per le crescenti prove di un legame tra paracetamolo e disturbi dello sviluppo neurologico, a partire da una pubblicazione su JAMA Pediatrics nel 2014 e seguita da diverse importanti pubblicazioni negli anni successivi. Healy è un testimone esperto in un caso contro Kenvue e Safeway , sostenendo che non hanno avvisato adeguatamente i consumatori del rischio di autismo o ADHD derivante dall’esposizione prenatale al farmaco. Documenti del 2019 e del 2022, resi disponibili tramite richieste ai sensi del Freedom of Information Act associate alla causa e condivisi con The Defender, mostrano che, sulla base di una meta-analisi della letteratura pubblicata, la FDA ha identificato collegamenti coerenti tra paracetamolo e rischi sia urogenitali che neurologici. Già nel 2019, gli autori di uno studio della FDA avevano raccomandato di rivedere le etichette per consigliare alle donne incinte di «fare attenzione all’uso occasionale di paracetamolo quando non è strettamente necessario per il dolore o per altri scopi». Il documento del 2022, incentrato principalmente sui risultati neurologici, afferma che, nonostante i limiti dello studio, le meta-analisi e altre ricerche hanno costantemente riscontrato collegamenti tra paracetamolo e ADHD e, di conseguenza, «potrebbe essere prudente, come misura precauzionale…» Tuttavia, il resto della raccomandazione è redatto. Healy ha affermato che le rivelazioni di Weinstein e di altri che lavorano con J&J sono particolarmente significative perché le case farmaceutiche hanno la responsabilità di informare i consumatori quando sanno che un farmaco potrebbe essere collegato a un evento avverso. «L’onere di avvertire non sorge quando c’è una chiara correlazione causa-effetto», ha affermato Healy. «Sorge quando ci sono motivi per ritenere che potrebbe esserci un problema».Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Autismo
Ecco gli studi che hanno suonato l’allarme su paracetamolo e autismo

Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
In una conferenza stampa tenutasi lunedì, il presidente Donald Trump ha consigliato alle donne incinte di evitare il Tylenol [nome commerciale del paracetamolo in USA, ndr] durante la gravidanza, sulla base di ricerche emergenti che dimostrano un possibile collegamento con l’autismo. La Casa Bianca ha anche diffuso un comunicato stampa con link a studi che illustrano le prove.
Lunedì il presidente Donald Trump ha consigliato alle donne incinte di evitare il Tylenol [nome commerciale del paracetamolo in USA, ndr] durante la gravidanza, sulla base delle prove che il suo principio attivo, il paracetamolo, potrebbe essere associato a un aumento del rischio di patologie neurologiche, tra cui autismo e ADHD nei bambini.
Se le donne hanno assolutamente bisogno di assumere paracetamolo durante la gravidanza, dovrebbero assumerne la quantità più piccola possibile per il periodo più breve possibile, ha affermato la Casa Bianca.
Lo stesso giorno, la Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha avviato una procedura per aggiungere avvertenze al Tylenol e ad altri prodotti contenenti paracetamolo, e ha informato i medici e il pubblico sui rischi.
L’annuncio è stato fatto durante la conferenza stampa della Casa Bianca, durante la quale i funzionari dell’amministrazione hanno svelato gli sforzi per esaminare tutte le possibili cause dell’autismo, compresi i vaccini.
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Nonostante il comunicato stampa della Casa Bianca includesse link a studi condotti da importanti istituti di ricerca, tra cui Harvard, la Johns Hopkins University e il Mount Sinai, che avevano individuato un collegamento tra l’uso del Tylenol durante la gravidanza e l’autismo, i media tradizionali hanno attaccato l’affermazione definendola «infondata», basata su una «mancanza di prove» e hanno riferito che «la scienza non lo supporta».
Le preoccupazioni su un possibile legame tra l’uso di paracetamolo durante la gravidanza e l’autismo non sono una novità. Nel 2021, 91 scienziati hanno firmato una dichiarazione di consenso, pubblicata sulla rivista Nature Reviews Endocrinology, in cui si afferma che un crescente numero di ricerche suggerisce che l’esposizione prenatale al farmaco può alterare lo sviluppo fetale e aumentare il rischio di disturbi dello sviluppo neurologico, riproduttivo e urogenitale.
Gli scienziati hanno sottolineato che il farmaco è stato a lungo considerato appropriato in gravidanza, ma che nuove prove dimostrano che potrebbe essere giunto il momento di riesaminare la questione.
Hanno chiesto «azioni precauzionali» riguardo al farmaco, suggerendo che le donne dovrebbero essere avvisate all’inizio della gravidanza di evitarlo. Le donne che devono assumere il farmaco dovrebbero «ridurre al minimo l’esposizione utilizzando la dose efficace più bassa per il minor tempo possibile», hanno concluso – la stessa raccomandazione emessa dall’amministrazione ieri.
Quando la dichiarazione di consenso è stata rilasciata nel 2021, l’American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG) ha rilasciato una risposta in cui insisteva sulla sicurezza del Tylenol in gravidanza. L’ACOG ha rilasciato una dichiarazione simile lunedì, dopo l’annuncio di Trump.
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L’uso del paracetamolodurante la gravidanza è diffuso
Una dichiarazione rilasciata ieri dalla FDA ha fatto eco alla dichiarazione di consenso di Nature Reviews 2021. La FDA ha osservato che, sebbene non sia stata definitivamente stabilita una relazione causale, un considerevole numero di prove e il «principio di precauzione» potrebbero indurre le donne a evitare l’uso del farmaco durante la gravidanza, tranne in alcuni scenari in cui è ragionevole assumerlo.
Il paracetamolo, ingrediente presente in centinaia di farmaci da prescrizione e da banco, tra cui i prodotti Tylenol, è comunemente raccomandato per ridurre la febbre e alleviare il dolore lieve o moderato.
Le ricerche dimostrano che le donne sono riluttanti ad assumere farmaci durante la gravidanza, ma otto donne su dieci assumono almeno un farmaco durante la gravidanza, e il paracetamolo è il farmaco più comunemente utilizzato, soprattutto perché le donne ritengono che abbia il rischio più basso e i maggiori benefici.
A dimostrazione del fatto che le donne incinte danno per scontato che il Tylenol sia sicuro, uno studio ha scoperto che quando è stato chiesto loro quali farmaci assumessero durante la gravidanza, molte donne non hanno nemmeno segnalato l’uso di paracetamolo, a meno che non venisse loro chiesto espressamente.
Il paracetamolo può essere importante per il trattamento della febbre alta e del dolore intenso che, se non trattati, potrebbero potenzialmente avere ripercussioni sul feto in via di sviluppo o sulla madre. Tuttavia, gli studi suggeriscono che molte donne in gravidanza lo usano senza una forte indicazione, come per dolori cronici, mal di schiena e al ginocchio o mal di testa.
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Cosa ha scoperto la ricerca sul legame tra paracetamolo e disturbi neurologici?
Diversi importanti studi pubblicati su riviste prestigiose che esaminano il legame tra Tylenol e autismo o disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) hanno riscontrato un’associazione, sebbene alcuni non ne abbiano trovata alcuna.
Nessuno studio ha individuato un nesso causale definitivo e la maggior parte richiede ulteriori ricerche.
Tra gli studi che hanno suggerito un collegamento figurano:
- Una revisione del 2025 condotta da scienziati di Harvard, Mount Sinai e altre importanti istituzioni, pubblicata su BMC Environmental Health, ha esaminato 46 studi precedenti e ha scoperto che la maggior parte degli studi, in particolare quelli di alta qualità, ha mostrato un’associazione tra l’uso prenatale di paracetamolo e ADHD, autismo e altri disturbi neurologici.
- Uno studio del 2019 della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, pubblicato su JAMA Psychiatry, ha analizzato i dati del Boston Birth Cohort, uno studio ventennale sui fattori della prima infanzia che influenzano la gravidanza e lo sviluppo infantile. I ricercatori hanno scoperto che l’esposizione al paracetamolo nell’utero può aumentare il rischio di ADHD o autismo nel bambino. Hanno concluso: «Dovrebbero essere adottate misure appropriate e immediate per consigliare alle donne in gravidanza di limitare il consumo di paracetamolo per proteggere lo sviluppo neurologico della prole».
- Uno studio osservazionale del 2019, pubblicato sull’American Journal of Epidemiology, ha analizzato i dati di quasi 9.000 bambini nati tra il 1993 e il 2005 da donne arruolate nella coorte del Nurses’ Health Study II. I ricercatori hanno scoperto un legame tra l’uso prenatale di paracetamolo e l’ADHD.
- Una dichiarazione di consenso del 2021 basata su una revisione completa della letteratura sperimentale ed epidemiologica pubblicata tra il 1995 e il 2020 nel database scientifico PubMed. Gli autori hanno osservato che il paracetamolo è un interferente endocrino in grado di attraversare la barriera emato-encefalica e che hanno trovato prove del fatto che possa alterare lo sviluppo neurologico.
Sulla base dei collegamenti evidenti nella loro analisi, hanno concluso che «il danno derivante dall’inazione continuata supera il danno che potrebbe derivare da un’azione precauzionale» e hanno chiesto ulteriori ricerche.
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Alcuni bambini non riescono a metabolizzare efficacemente il paracetamolo
Non tutti gli studi hanno prodotto gli stessi risultati. Uno studio osservazionale basato sulla popolazione condotto in Svezia, pubblicato nel 2024 sul Journal of the American Medical Association, non ha riscontrato alcun legame tra l’uso di paracetamolo e autismo, ADHD o disabilità intellettiva.
Tuttavia, il ricercatore William Parker, Ph.D., non è d’accordo con le conclusioni dello studio svedese. Ha affermato che lo studio dimostra in realtà che il paracetamolo è collegato all’autismo solo se associato ad altri fattori di rischio chiave.
Nel 2024, Parker e colleghi hanno pubblicato uno studio su Clinical and Experimental Pediatrics che ha individuato collegamenti tra paracetamolo e autismo quando utilizzato in epoca prenatale e anche quando utilizzato nei primi anni di vita di neonati e bambini predisposti.
Parker ha dichiarato a The Defender che non tutti i bambini presentano questa predisposizione, ma è noto che alcuni non riescono a metabolizzare efficacemente il farmaco. Questo può scatenare disturbi neurologici.
Parker ha citato altri farmaci, come la codeina, che per oltre 100 anni sono stati considerati sicuri per i bambini. Oggi, il suo uso nei bambini è limitato in molti Paesi a causa di problemi di sicurezza legati alle variazioni genetiche nel modo in cui gli individui metabolizzano il farmaco.
Ha affermato che l’autismo è il risultato di «un complesso mix di genetica, epigenetica e ambiente: tutti i tipi di esposizione ambientale che rendono più suscettibili all’autismo». Per i bambini che hanno difficoltà a metabolizzare il paracetamolo, il farmaco diventa più tossico e potrebbe scatenare l’autismo, ha affermato.
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I sostenitori chiedono più ricerca sul collegamento tra autismo e vaccino
I sostenitori e i ricercatori preoccupati per le esposizioni tossiche legate all’autismo hanno affermato di essere stati incoraggiati dall’annuncio, ma che anche i vaccini devono essere studiati
Durante la conferenza stampa, Trump ha affermato che i vaccini e il calendario vaccinale infantile hanno contribuito all’autismo e all’insorgenza di malattie croniche nei bambini.
Ha citato dati che mostrano un rapido aumento delle diagnosi di autismo negli ultimi anni e ha affermato: «Invece di attaccare chi pone domande, tutti dovrebbero essere grati a coloro che stanno cercando di ottenere le risposte a questa situazione complessa».
Commentando l’annuncio, Mary Holland, CEO di Children’s Health Defense (CHD), si è detta incoraggiata dall’impegno dell’amministrazione a scoprire le cause dell’epidemia di autismo. Tuttavia, ha aggiunto:
«È inconcepibile che il Tylenol e il paracetamolo siano le uniche cause. È fondamentale che la ricerca sulle cause continui, soprattutto nell’88% dei casi di autismo plausibilmente caratterizzati da regressione dello sviluppo, in cui i vaccini sono il principale responsabile, sebbene il paracetamolo possa essere un cofattore significativo».
«”Autismo” è un termine che indica esposizioni tossiche che inducono lesioni cerebrali; dobbiamo approfondire la vera causalità e la vera rappresentazione di ciò che sta accadendo».
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«Si tratta di danni cerebrali» dovuti all’esposizione infantile all’alluminio contenuto nei vaccini
Christopher Exley, Ph.D., biologo e massimo esperto di tossicità dell’alluminio, ha affermato di aver guardato la conferenza stampa e di aver trovato «incredibile sentire il presidente dire che non vogliamo l’alluminio nei vaccini e che lo rimuoveranno dai vaccini».
Nessun addetto stampa ha fatto domande su queste dichiarazioni, ha aggiunto. «Tali dichiarazioni surclassano qualsiasi cosa detta su Tylenol e autismo. L’industria dell’alluminio sarà preoccupata e farà di tutto per assicurarsi che ci siano solo “parole” e nessuna azione concreta».
Exley ha osservato che anche il Tylenol contiene alluminio. Ha affermato che è possibile che il maggiore carico di alluminio derivante dall’assunzione del farmaco sia associato a un rischio maggiore di sviluppare il disturbo. Tuttavia, ha affermato che l’attenzione rivolta al Tylenol distrae dalla questione più importante.
«Il Tylenol è il loro modo di far credere che stanno affrontando il problema dell’autismo senza menzionare l’alluminio in sé».
Exley ha affermato di credere che l’esposizione al Tylenol in gravidanza non possa da sola spiegare un autismo grave e debilitante. «Si tratta di danni cerebrali dovuti molto probabilmente all’esposizione infantile all’alluminio presente nei vaccini e nel latte artificiale».
Brian Hooker, Direttore Scientifico del CHD, ha sostenuto in modo analogo in un editoriale:«anche se il paracetamolo è necessario per lo sviluppo dell’autismo, non è sufficiente da solo a causare il disturbo. La ricerca indica chiaramente una o più componenti dello stress ossidativo che differenziano i neonati che sviluppano l’autismo dopo l’esposizione al paracetamolo da quelli che non lo sviluppano».
Sayer Ji, presidente del Global Wellness Forum, ha affermato che l’avvertimento sull’uso del Tylenol in gravidanza è stato un primo passo storico.
«L’annuncio di oggi segna una svolta storica dopo decenni di negazionismo. Il governo ha finalmente ammesso ciò che i genitori hanno sempre saputo: l’autismo è causato da fattori ambientali e farmaceutici, non solo da fattori genetici».
«Mettendo in guardia contro l’uso del Tylenol in gravidanza, nei neonati e nei bambini, e implicando i vaccini in questa catastrofe multifattoriale, la Casa Bianca ha infranto il muro di silenzio che ha protetto gli interessi farmaceutici per decenni».
Brenda Baletti
Ph.D.
© 23 settembre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
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Immagine di Austin Kirk via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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