Geopolitica
Trump ridicolizza l’esercito danese

La Danimarca non è in grado di proteggere adeguatamente il suo territorio strategicamente importante della Groenlandia, ha affermato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Parlando ai giornalisti a bordo dell’Air Force One sabato, Trump è sembrato ridicolizzare il piano danese di aumentare la sua presenza militare sull’isola artica.
Trump ha lanciato per la prima volta l’idea di acquistare la Groenlandia durante il suo primo mandato, e l’ha ripresa dopo la sua vittoria alle elezioni presidenziali del 5 novembre. Il presidente degli Stati Uniti ha parlato dell’importanza della Groenlandia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, rifiutandosi di escludere l’uso della forza militare per ottenerla.
La Danimarca ha fermamente respinto ogni ipotesi di vendita della Groenlandia.
Trump ha dichiarato: «Credo che la Groenlandia la otterremo, perché ha davvero a che fare con la libertà del mondo. Non ha nulla a che fare con gli Stati Uniti, se non che siamo noi a poter garantire la libertà. La Danimarca non può. Hanno messo due slitte trainate da cani lì due settimane fa, pensavano che fosse una protezione», ha dichiarato il presidente.
Trump apparentemente si riferiva a un annuncio fatto dal ministro della Difesa danese Troels Lund Poulsen all’inizio di questo mese, il quale aveva detto che Copenaghen stava pianificando di aggiungere due imbarcazioni di ispezione, due droni e due pattuglie di slitte trainate da cani alla sua forza attuale di 75 persone, quattro navi e un aereo di sorveglianza.
«Non so davvero quali diritti abbia la Danimarca, ma sarebbe un atto molto ostile se non permettessero che ciò accadesse», ha detto Trump nel weekend. Ha anche affermato che «la gente della Groenlandia vuole stare con noi».
Parlando domenica all’emittente locale TV2, il Primo Ministro danese Mette Frederiksen ha sottolineato «quanto la Danimarca sia stata un buon alleato» per gli Stati Uniti. Il Paese nordico è uno stato membro della NATO che ha partecipato alle operazioni militari guidate dagli Stati Uniti in Afghanistan e Iraq.
Frederiksen ha anche ribadito che la Groenlandia non è in vendita e che la sua popolazione ha il diritto esclusivo di determinarne il futuro.
Secondo un articolo del Financial Times di venerdì, che cita diversi funzionari europei anonimi, il presidente degli Stati Uniti e il primo ministro danese hanno avuto una «orrenda» conversazione telefonica all’inizio di questo mese. Trump sarebbe stato «molto fermo» sulla sua intenzione di acquistare la Groenlandia, minacciando la Danimarca di tariffe se continuasse a resistere alla sua offerta.
Si dice che il tono polemico della telefonata abbia «spaventato» i funzionari di Copenaghen, facendo loro capire che le intenzioni di Trump erano «serie».
Come riportato da Renovatio 21, il presidente del Comitato militare UE (EUMC), generale Robert Brieger, ha chiesto truppe europee in Groenlandia.
Il presidente del Comitato di difesa della Duma di Stato russa Andrej Kartapolov ha dichiarato che gli USA in Groenlandia costruiranno basi per caccia atomici.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Geopolitica
«Né saggio, né intelligente, né onorevole»: l’ayatollah Khamenei contro i colloqui con Trump

Il leader supremo iraniano Ali Khamenei ha avvertito che Teheran risponderà con misure tat-for-tat a qualsiasi mossa ostile degli Stati Uniti. Ha anche respinto l’idea di colloqui con Washington, dicendo che non sarebbe «né saggio, né intelligente, né onorevole».
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ripristinato la sua cosiddetta politica di «massima pressione» contro l’Iran da quando è tornato in carica, accusando Teheran di cercare di sviluppare una bomba nucleare. Martedì Washington ha annunciato altre sanzioni contro l’industria petrolifera di Teheran, prendendo di mira una rete internazionale che facilita le consegne di petrolio iraniano alla Cina.
Durante un incontro con il personale dell’aeronautica militare iraniana a Teheran venerdì, Khamenei ha insistito sul fatto che «gli americani si siedono e ridisegnano la mappa del mondo sulla carta, ma è solo sulla carta, senza alcuna base nella realtà».
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«Fanno dichiarazioni su di noi, esprimono opinioni e lanciano minacce. Se ci minacciano, noi minacceremo loro. Se agiscono in base a queste minacce, noi faremo lo stesso. Se minano la sicurezza della nostra nazione, noi risponderemo senza dubbio per le rime», ha detto.
Trump ha dichiarato mercoledì di voler avviare dei colloqui con Teheran per raggiungere un «accordo di pace nucleare verificato, che permetterà all’Iran di crescere e prosperare pacificamente». Ha anche insistito sul fatto che i resoconti secondo cui «gli Stati Uniti stanno lavorando insieme a Israele… per fare a pezzi l’Iran sono notevolmente esagerati».
Tuttavia, il leader supremo iraniano ha messo in guardia dal negoziare con il governo degli Stati Uniti, insistendo sul fatto che non sarebbe «né saggio, né intelligente, né onorevole».
Teheran è stata «molto generosa» e ha fatto delle «concessioni» durante i negoziati con le potenze mondiali sul Piano d’azione congiunto globale (JCPOA) del 2015, che prevedeva la rinuncia dell’Iran al suo programma nucleare militare in cambio della revoca delle sanzioni internazionali, ha affermato.
«La stessa persona che è al potere ora ha stracciato il trattato», ha osservato Khamenei, riferendosi al ritiro unilaterale degli Stati Uniti dall’accordo storico da parte di Trump durante il suo primo mandato nel 2018.
«I negoziati con gli Stati Uniti non hanno alcun impatto sulla risoluzione dei problemi del Paese. Dobbiamo capirlo correttamente e non farci ingannare pensando che sedersi al tavolo delle trattative con quel governo risolverà certi problemi. No, i negoziati con gli Stati Uniti non risolveranno alcun problema», ha sottolineato l’85enne guida suprema della Repubblica Islamica.
Un nodo immenso nelle relazioni tra Teheran e Washington è costituito dall’assassinio nel 2020 del generale dei servizi Pasdaran Qassem Soleimani, ordinato a Bagdad da Trump. Successivamente, il presidente disse che era stato indotto alla decisione da Israele (cioè, par di capire, da Bibi Netanyahu) che epperò si tolse all’ultimo momento. Affermazioni confermate da rivelazioni dell’ex capo dell’Intelligence israeliana, secondo sarebbe stato proprio lo Stato Ebraico a convincere la Casa Bianca ad uccidere il generale iraniano.
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L’uccisione di Soleimani fu uno smacco anche per Khamenei, che poco prima aveva pubblicato un tweet secondo cui Trump «non poteva fare niente». Dopo l’assassinio della figura militare più popolare del Medio Oriente, il New York Times scrisse che «il leader supremo è ora un uomo umiliato pubblicamente».
L’FBI l’hanno scorso aveva affermato che l’Intelligence iraniana stava reclutando agenti negli Stati Uniti per aiutare a uccidere gli attuali ed ex funzionari governativi coinvolti nell’assassinio del Soleimani. Gli iraniani hanno giurato vendetta su Trump per il generale «martire», anche con video in computer grafica diffusi da account legati all’ayatollah Khamenei.
Come riportato da Renovatio 21, mesi fa è emerso che Elon Musk, agendo da emissario del presidente, avrebbe avuto a Nuova York un incontro riservato con diplomatici iraniani. Teheran ha negato.
Voci sostengono che la liberazione della giornalista italiana de Il Foglio arrestata a Teheran sia avvenuta grazie alla mediazione trumpiana, a seguito della visita del presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Mar-a-Lago.
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Immagine di Khamenei.ir via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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