Gender
Transessuale del Partito Democratico arrestato dopo aver detto di voler sparare a Trump fuori da un comizio

Un uomo con un’identità di genere incerta è stato arrestato venerdì con l’accusa di aver espresso il desiderio di sparare all’ex presidente Donald Trump e di aver fatto commenti sulla difficoltà di far passare un’arma da fuoco attraverso i controlli di sicurezza prima di uno dei comizi del candidato repubblicano.
Il quotidiano locale Lexington Herald-Leader riporta che un 74enne registrato come elettore democratico e possessore di armi, nonché autodefinentesi come «donna», stava acquistando un pass per il parcheggio presso l’ufficio trasporti della Penn State University, dove Trump stava parlando.
Secondo il Daily Mail, l’uomo «usa pronomi femminili».
L’uomo sarebbe stato sentito commentare «Odio Donald Trump» e «Vorrei sparare a quel tizio», mentre si lamentava del fatto che «non puoi portare una pistola dentro o gli studenti la vedrebbero». Avrebbe anche fatto il gesto di armare la pistola.
Paul J Gavenonis, age 74,defently looks like a democrat. pic.twitter.com/sC6qlm7ZVI
— Joshua Barnett (@BarnettAJoshua) October 31, 2024
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Quando è stato interrogato dalla polizia universitaria e dai servizi segreti statunitensi, l’uomo avrebbe ammesso di aver «probabilmente» indicato che avrebbe sparato all’ex presidente se ne avesse avuto la possibilità, e ha detto «francamente, spero che qualcuno lo prenda». È stato accusato di reati minori per minacce terroristiche e condotta disordinata.
La notizia segue due attentati alla vita del candidato avvenuti dall’estate: una sparatoria durante un comizio in Pennsylvania a luglio, che ha sfiorato l’orecchio di Trump e ucciso il partecipante Corey Comparatore; e un uomo che è stato fermato mentre brandiva un’arma nel campo da golf di Trump a West Palm Beach.
Il primo attentatore, Thomas Matthew Crooks, un misterioso ventenne che non ha lasciato tracce sui social (ma pare avesse account criptati in Belgio, Germania e Nuova Zelanda), è stato ucciso sul posto, e del caso non è saputo più nulla. La CIA ha bizzarramente negato che si trattasse di un caso MK-Ultra, il programma per il controllo mentale portato avanti per decenni nel dopoguerra dai servizi americani.
Il secondo aspirante attentatore, Ryan Routh, è stato identificato e arrestato prima di avvicinarsi a Trump. Il Routh era un entusiasta del sostegno americano alla guerra in Ucraina, dove si era recato (comparando in uno spot per il Battaglione Azov) e programmando anche il reclutamento di miliziani stranieri che combattessero per Kiev. Routh ha lasciato una lettera in cui prometteva 150 mila dollari a chiunque uccidesse Trump in caso di suo fallimento. In uno strano sviluppo, il figlio è stato arrestato per pedopornografia.
Secondo quanto rivelato dal deputato USA Matt Gaetz, vi sarebbero nel Paese almeno cinque squadre di assassini, alcune delle quali con elementi provenienti dall’Estero (Iran e Pakistan) che starebbero cercando di uccidere Trump. Secondo quanto riportato, avrebbero a disposizione anche armi terra-aria con le quali colpire il Trump Force One, il «jumbo personale» dell’ex presidente.
Trump non è l’unico repubblicano ad affrontare l’odio di sinistra che si trasforma in violenza. Il mese scorso, la giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti Amy Coney Barrett ha parlato del peso emotivo di suo figlio quando ha scoperto che doveva indossare un giubbotto antiproiettile per andare al lavoro, in seguito a un’ondata di proteste ostili che hanno incluso un uomo che è stato arrestato dopo aver pianificato di uccidere uno dei suoi colleghi alla Corte Suprema, il giudice Brett Kavanaugh.
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Immagine da Twitter
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Gran Bretagna, definizione legale di donna basata sul sesso biologico

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L’Ungheria modifica la Costituzione per vietare i gay pride

Il Parlamento ungherese ha approvato un emendamento costituzionale che conferma il divieto di eventi pubblici LGBTQ+ precedentemente introdotto nel Paese.
Il mese scorso, i parlamentari ungheresi hanno votato una legge che vieta le parate gay e consente alle autorità di utilizzare la tecnologia di riconoscimento facciale per identificare i partecipanti e di comminare multe di 500 dollari. La legge è stata introdotta dal partito al governo Fidesz del Primo Ministro Vittorio Orban, che ha definito il suo governo «illiberale» e si è impegnato a proteggere i bambini del Paese dalla «rete internazionale di genere» e dall’«ideologia woke».
Lunedì i parlamentari hanno approvato un emendamento alla legge principale ungherese che codifica il divieto, con 140 voti a favore e 21 contrari.
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Prima del voto, i politici dell’opposizione filo-europea e gli attivisti LGBTQ+ hanno tentato di bloccare l’ingresso del parcheggio del Parlamento per impedire ai parlamentari del Fidesz di entrare nell’edificio. La polizia è intervenuta per allontanare i manifestanti, che si sono legati con delle fascette. Sono stati segnalati diversi arresti.
I parlamentari dell’opposizione hanno fatto ricorso alle trombe da stadio nel tentativo di interrompere i lavori parlamentari, ma il presidente dell’Assemblea nazionale ha continuato a votare nonostante i disordini.
Un parlamentare del partito di opposizione Momentum, David Bedo, ha affermato che negli ultimi 15 anni Orban e Fidesz «hanno smantellato la democrazia e lo stato di diritto e negli ultimi due o tre mesi abbiamo visto che questo processo si è accelerato».
Il nuovo emendamento dichiara che i diritti dei bambini allo sviluppo morale, fisico e spirituale prevalgono su qualsiasi altro diritto che non sia il diritto alla vita, compreso il diritto di riunirsi pacificamente.
La Costituzione ora stabilisce che l’Ungheria tutela il diritto dei bambini a identificarsi in base al sesso assegnato alla nascita e garantisce un sistema di valori basato sulla cultura cristiana del Paese.
Identifica inoltre l’istituzione del matrimonio come «unione volontaria di un uomo e una donna» e la famiglia come base per la sopravvivenza della nazione.
Nel 2021 l’Ungheria ha messo al bando la «propaganda» LGBTQ+ rivolta ai minori, spingendo la Commissione europea ad avviare un’azione legale contro Budapest e a congelare miliardi di fondi UE per presunte violazioni dei diritti fondamentali.
Lunedì, l’Orban aveva elogiato l’approvazione dell’emendamento in un post su X, affermando che «stiamo proteggendo lo sviluppo dei bambini, affermando che una persona nasce maschio o femmina e opponendoci fermamente alla droga e alle interferenze straniere. In Ungheria, il buon senso conta».
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La stretta sulle manifestazioni omotransessualista era stata largamente annunciata dal premier magiaro negli scorsi mesi.
Come riportato da Renovatio 21, lo scorso mese l’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha lanciato l’allarme sulla recente legge ungherese che vieta gli eventi del pride, esortando il governo ad abrogarla.
Come riportato da Renovatio 21, Orban l’anno scorso aveva definito la UE come una «parodia dell’URSS». I suoi attacchi alle politiche di immigrazione di Bruxelles vanno avanti da anni, con il risultato di essere messo sotto accusa dai potentati UE per la questione dello «stato di diritto», espressione che, dopo la pandemia, in bocca a qualsiasi istituzione fa piuttosto ridere.
Come riportato da Renovatio 21, Orban è stato osteggiato fortemente dall’ambasciatore omosessuale americano a Budapest, che è arrivato a fare velate minacce contro il governo ungherese.
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Immagine di Justin Van Dyke via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
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Trump sospende gli aiuti federali alle prigioni che permettono i transessuali nelle carceri femminili

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