Misteri
Storia commerciale della tavoletta per evocare gli spiriti

Tutti abbiamo una qualche immagine delle tavolette usate per evocare gli spiriti: su supporto cartonato o ligneo, sono stampate l’alfabeto, i numero dallo zero al nove, le parole «sì» e «no», talvolta, in una variazione possibile, la parola «addio».
Si tratta dello strumento per eccellenza per le sedute spiritiche. Non sappiamo se sia quello utilizzato anche da Prodi e dagli amici nel 1978 per conoscere l’ubicazione del presidente DC Aldo Moro, in quei giorni rapito, ma immaginiamo fosse qualcosa di simile. (Gli spiriti peraltro ci avevano azzeccato: avevano detto Gradoli, e di fatto Moro stava in via Gradoli, nel palazzo in odore di servizi segreti dove anni dopo fu trovato il governatore del Lazio Marrazzo con alcuni trans sudamericani)
Da numerosi film, telefilm e altri prodotti della cultura popolare dell’ultimo secolo abbiamo imparato che il suo uso consiste nel «chiedere» allo spirito una determinata domanda, e vedere come risponde attraverso un indicatore, che è un tappo, o un pezzo di vetro, o qualcosa di simile sul quale i partecipanti pongono il dito. L’indicatore si muove attraverso la tavoletta andando a formare lettera per lettera la risposta.
Secondo alcuni questo rito era già in uso nell’età antica, durante la dinastia Song in Cina (960–1279) e forsanche da Pitagora. Tuttavia al fenomeno fu data una struttura e trovato un nome da due businessmen statunitensi di fine Ottocento, Elijah Jefferson Bond e Charles Kennard, che la misero in commercio nel 1890. Dieci anni dopo un impiegato del Kennard di nome William Fuld acquistò i diritti dell’«invenzione» dei due imprenditori, e ricominciò a confenzionarla dandole il nome con cui è ancora oggi conosciuta nel mondo anglofono, Ouija Board, «Tavoletta Ouija».
Si prega di notare, quindi, che si tratta di un vero marchio commerciale, che nel 1991 passò al produttore di giocattoli Hasbro.
Ouija, quindi è un brand, esattamente Kleenex, Mars o Coca Cola. Al momento Ouija non ha competitor: nessuna Pepsi osa introdursi in questo mercato. Perché, come spiega un recente articolo della newsletter di economia e marketing The Hustle, è un mercato a tutti gli effetti.
Le origini della tavoletta spiritica vanno ricercate nella storia del cosiddetto «burned-over district» (il «quartiere bruciato»), una serie di regioni centrali ed occidentali dello Stato di New York che nella prima parte dell’Ottocento furono segnate da inusuali fervori religiosi e spirituali. Lì ha avuto le sue visioni Joseph Smith, profetico fondatore del mormonismo. Lì avrebbero preso piede alcune sette apocalitiche come quella dei milleriti, che credevano che la Seconda Venuta di Gesù Cristo si sarebbe realizzata il 22 ottobre 1844. Lì avvenne l’esperimento utopico-distopico dell’Oneida Society, che prevedeva matrimoni di gruppo con coppie decise dalle commissioni e i bambini cresciuti dalla collettività invece che da padre e madre. L’elenco va avanti per molto.
Sempre nel burned-over district fecero la propria comparsa le sorelle Fox, che conducevano le prime sedute spiritiche intorno al 1848, portando alla formazione del Movimento Americano di Spiritualismo, che insegnava la comunione con i morti.
Le sorelle Fox sono solitamente considerate l’origine dell’interesse americano per lo spiritismo. Le Fox sostenevano di essere in grado di interpretare colpi su mobili e pareti come messaggi mandati dagli spiriti.
Tuttavia, già all’epoca alcuni cominciavano a sostenere che era possibile comunicare con il mondo dei morti tramite le «tavolette parlanti». Un articolo del 28 marzo 1886 del New York Daily Tribune descriveva quanto fosse facile costruire il «nuovo schema per la comunicazione misteriosa»: c’era solo bisogno di una tavola contrassegnata da lettere e numeri e una planchette (francese per “piccola tavola”) per indicarli.
Tra questi primi appassionati delle tavolette parlanti c’era il Charles Kennard, un imprenditore di fertilizzanti a Chestertown, nel Maryland, il quale, si dice, avesse in realtà pochi interessi oltre che al business. Il Kennard collaborò quindi con un becchino e falegname di nome E.C. Reiche per produrre e vendere una dozzina di tavolette spiritiche. Quando suggerì di avviare un’attività insieme, il Reiche non riuscì a vedere un profitto in qualcosa che le persone, pensava, potevano tranquillamente realizzare da sole.
Il Kennard tuttavia non demorse. Dopo che la sua attività di fertilizzanti si esaurì a causa della concorrenza e della siccità nel 1889, si trasferì a Baltimora per ricominciare. Lì, incontrò l’avvocato specializzato in brevetti Elijah Bond, il quale invece mostrò interesse per l’idea, anche perché la cognata Helen Peters sosteneva di essere una medium.
In alcune lettere scoperte dal presidente della Talking Board Historical Society (un’associazione che si occupa di storia della tavoletta) Robert Murch, il Kennard scrisse di una seduta spiritica tenuta dalla Peters nell’aprile 1890, durante la quale affermò di aver chiesto alla tavoletta come voleva essere chiamata. «O-U-I-J-A», scandì la tavola, aggiungendo al gruppo spiritista che l’espressione significava «buona fortuna».
Ouija non è una parola in alcuna lingua conosciuta. Alcuni hanno pensato che possa essere la crasi della parole francese oui («sì») e quella tedesca ja (sempre «sì»), tuttavia non vi è conferma. Lo storico della tavoletta Murch ha ipotizzato che potrebbe essere stato un errore di ortografia: forse volevano scrivere «Ouida», il soprannome di Maria Louise Ramé, una scrittrice che la medium Peters ammirava. Non c’è verso di capire se questa teoria dica il vero.
La fede nel prodotto crebbe nel Kennardo, che fondò la Kennard Novelty Company il 30 ottobre 1890, con altri investitori investitori: il colonnello Washington Bowie, John F. Green, Harry Welles Rusk e William H.A. Maupin. La missione dell’azienda era vendere tavolette Ouija come non ci fosse un domani.
L’avvocato Bond quindi depositò Ouija come marchio registrato; fu inoltre depositato anche un brevetto (ebbene sì) della tavoletta spiritica. Secondo le ricerche di Murch, l’ufficio brevetti aveva rifiutato dispositivi simili perché i loro creatori non potevano provare che evocassero gli spiriti. Bond risolse il problema portandosi appresso la cognata medium, incontrando impiegato dopo impiegato dell’ufficio brevetti fino ad arrivare al capo ufficio. Il quale disse che se quell’«aggeggio» avesse saputo scandire il suo nome, avrebbe rilasciato il brevetto. Il Bond e la Peters si misero all’opera e diedero la dimostrazione richiesta. Il brevetto fu ottenuto, e non solo quello: grazie all’episodio, era possibili pubblicizzare la tavoletta con la frase «proven at the patent office», «testato all’ufficio brevetti».
Nel 1892, le tavolette Ouija erano così popolari che la Kennard Novelty Company costruì ulteriori fabbriche a New York, Londra e Chicago e una seconda filiale a Baltimora. Le tavolette erano vendute per 1 dollaro, prezzo che corrisponde a circa 33 dollari di oggi. Non tutto andò liscio. Il becchino Reiche tornò a farsi vedere per chiedere una fetta dei ricavi. Il Kennard e il Mapin uscirono dall’azienda nel 1892, mentre l’avvocato Bond uscì dopo aver fallito la supervisione di una filiale nel Regno Unito.
Rimase il colonnello Bowie, che ribattezzò l’azienda come Ouija Novelty Company e vi arruolò tale William Fuld, suo amico e già verniciatore dell’azienda, per produrre le tavolette assieme al fratello Isaac. Per ragioni non conosciute, nel 1901 l’azienda siglò un accordo esclusivo con William Fuld, l’uomo che fece da vero propulsore al business degli strumenti medianici.
Nel 1918, il Fuld costruì una fabbrica a tre piani a Baltimora, spendendo 100 mila dollari dell’epoca (oggi sarebbero, 1,9 milioni). Lo fece per un motivo preciso: la tavoletta Ouija gli aveva detto di «prepararsi per il grande business».
Di fatto, la tavoletta divenne un fenomeno sociale che interessava gran parte della società. Hustle scrive che divenne un gioco popolare per gli appuntamenti romantici, cosa dipinta da Norman Rockwell in una copertina del 1920 della rivista Saturday Evening Post.
Analogo uso spiritico-romantico era fatto, si racconta, nelle festicciole di ragazze nubili, che chiedevano all’ al di là previsioni sul proprio destino sentimentale. Fiorirono canzoni come «Weegee Weegee Tell Me Do» (dove «weegee» è una pronuncia di «ouija»), «Ouija Mine» e «Ouija Board» che decantavano le meraviglie di questo utensile per la comunicazione spiritica. Saltava fuori, tuttavia, anche qualche caso bizzarro, come quello, invero molto particolare, di una modella di origine nativo-americana che nel 1930 riuscì a convincere un’amica ad uccidere una rivale in amore dicendole che ciò era stato ordinato da uno spirito attraverso la tavoletta…
Il successo spinse l’arrivo della concorrenza e la riemersione di vecchie figure, come i fratelli dei vari Kennard, Bond e dello stesso Fuld. Tuttavia William Fuld li sconfisse con un mix di querele e tattiche sul prezzo. La sua fabbrica non aveva veri nemici.
Il Fuld fu tuttavia ucciso proprio da essa. Nel 1927 cadde dal tetto e una costola rotta gli trafisse il cuore. Sul suo letto di morte, chiede ai figli di non vendere mai più le tavolette Ouija. Gli eredi assecondarono il desiderio paterno, fino a che più nessuno in famiglia voleva portare avanti il business. Nel 1966, la famiglia Fuld vendette la Ouija ad un noto produttore di giuochi da tavolo, Parker Brothers.
Secondo un’intervista del 1986 all’allora presidente dell’azienda, la Parker Brothers sborsò per la tavoletta Ouija qualcosa come 975 mila dollari, 8,9 milioni al cambio di oggi. Si trattava dell’acquisizione più costosa mai intrapresa dall’azienda, che nel 1935 per il Monopoli (un altro loro gioco da tavolo) aveva sborsato circa 500 dollari (cioè 10.800 dollari odierni). Tuttavia, l’investimento pagò, e l’azienda andò a breakeven due anni dopo, ripagandosi completamente della folle spesa.
La Parker arrivò a produrre qualcosa come 400 mila tavolette spiritiche all’anno, senza contare gli ordini dall’anno precedente: una quantità che non era affrontabile per l’azienda. Nel 1967 Parker Brothers vendette 2 milioni di Ouija, divenendo di gran lunga il prodotto più venduto del suo catalogo di 134 giochi da tavolo – incluso, incredibilmente, il Monopoli.
Nonostante il successo del suo prodotto medianico, la Parker, incapace di tenere il passo con il mercato dei giochi in pieno boom, fu ceduta alla corporation General Mills, dove Parker fu fusa con il marchio di forni Kenner. Una società chiamata Tonka acquisì Kenner Parker nel 1987 con un accordo del valore di 627 milioni di dollari (1,6 miliardi odierni).
Infine fu rivenduta al colosso dei giocattoli USA Hasbro per 516 milioni (1,1 miliardi attuali) nel 1991. Al momento, quindi, Hasbro dispone il brevetto e il marchio registrato Ouija, che occasionalmente dà in licenza ad altre aziende. Una versione ancora disponibile è fatta dalla Winning Moves, mentre scopriamo che esiste anche una versione lenzuolo del fantasmagorico strumento. Aziende che vogliono mettere sul mercato prodotti per Halloween basate sulla Ouija, devono pagare i diritti: candele, tazze, calzetti, portachiavi, vassoi…
La Hasbro non si è limitata allo sfruttamento della proprietà intellettuale dell’Ouija solamente con licenze date all’esterno. Nel 2014 ha prodotto il film horro Ouija, che ha avuto un tale successo da poter mandare in sala due anni dopo anche il sequel, Ouija: Origin of Evil, pure un discreto successo. Il primo Ouija, costato tra i 5 e gli 9 milioni di dollari, ha ottenuto incassi per 103,6 milioni, nonostante pessime recensioni.
Nel 1960 vi era già stato un film sul tema, chiamato 13 Ghosts, dove la planchette levitava indicando la disgrazia in arrivo.
Tuttavia il film che veramente è stato fondamentale per la Ouija in era moderna è stato, senza dubbio, L’esorcista (1973). La pellicola, considerata una delle vette del cinema horror e non solo, ancora oggi incute in molti spavento estremo se non riverenza. Nella trama, la 12enne Regan dice a sua madre che usa una tavoletta Ouija per parlare con uno spirito chiamato Capitan Howdy. Poco dopo viene posseduta da un demone che compirà cose atroci e preternaturali.
Con L’esorcista si ebbe la prima volta che la Ouija veniva descritta pubblicamente come possibile porta alle forze maligne, sentimento che prima era solo diffuso tra i gruppi religiosi ma non condiviso dalla società civile. L’idea del film di Friedkin, tuttavia, attechì.
Quindi, nel 2008, quando Hasbro ha rilasciato una Ouija rosa commercializzata per le ragazze e venduta esclusivamente presso la catena Toys R Us, alcuni chiesero il boicottaggio del colosso della distribuzione dei giocattoli, che peraltro ha dichiarato bancarotta nel 2017 (dopo anni, notarono i gruppi pro-life, in cui aveva contribuito a sostenere l’abortismo, che è ciò che uccide i loro clienti finali, i bambini).
I tempi sono decisamente cambiati: per una volta, in meglio.
Quanto al reale funzionamento della tavola, gli scientisti danno come spiegazione l’effetto ideomotorio, ciò la possibilità di condurre alcuni movimenti senza che ne siamo davvero consapevoli.
Altri osservatori, meno scientisti ma attenti a negare il soprannaturale, dicono che i movimenti sono veri, ma non indotti da spiriti, quanto piuttosto dall’inconscio dei partecipanti, come in una sorta di lettura junghiana per cui ad ogni realtà spirituale corrisponde sempre l’energia dell’inconscio personale e collettivo.
Altri ancora, sostengono che si tratti proprio degli spiriti: cioè, che la tavoletta si uno strumento davvero a buon mercato per mettersi in contatto con la dimensione ulteriore.
Qui si può innestare quello che era il pensiero cattolico fino a pochi decenni fa: i morti non possono in alcun modo comunicare con i vivi, insegnava la teologia.
E quindi, se qualcuno risponde articolatamente, e non può essere lo spirito di un morto (per esempio: gli spiriti di Don Sturzo e La Pira evocati da Prodi nel 1978), di chi si tratta?
La risposta, semplice semplice, la potete intuire: si tratta dei demòni.
Con la Ouija, in pratica, hanno brevettato e venduto a milioni di persone la negromanzia, un tempo praticata solo da stregoni e satanisti, oggi, nella catastrofe spirituale del mondo moderno, diffusa alle masse inconsapevoli. Intere popolazioni necromantizzate, stregonizzate. Pensate la distanza dai tempi della caccia alle streghe…
Qualcuno può vedere l’ironia di questo disegno che si dipana sulla storia, che è solo la risultanza della battaglia del bene contro i piani del Signore del Male.
Il quale non ha disdegnato, nel processo, di far pure qualche soldo. Del resto lo chiamano sterco del demonio, e agli uomini privi di fede piace tantissimo.
Il commercio tout court può essere commercio con i demoni. È una lezione da tenere a mente.
Misteri
Il Congresso USA pubblica il filmato mancante della prigione di Epstein

Una commissione del Congresso degli Stati Uniti ha reso pubblico il «minuto mancante» dalle riprese delle telecamere di sicurezza all’esterno della cella del miliardario pedofilo condannato Jeffrey Epstein, la notte della sua morte.
L’esistenza di questo filmato contraddice la precedente affermazione del Procuratore Generale Pam Bondi, secondo cui un minuto veniva cancellato ogni giorno a mezzanotte al reset delle telecamere.
Martedì, la Commissione per la Vigilanza e la Riforma del Governo della Camera ha pubblicato oltre 33.000 pagine relative al caso Epstein, in un contesto di crescente pressione sull’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il Dipartimento di Giustizia (DOJ) e l’FBI hanno finora insistito sul fatto che il defunto finanziere non avesse tenuto alcuna «lista di clienti» per la sua rete di pedofili.
I filmati di sorveglianza precedentemente pubblicati, provenienti dal blocco di celle di Epstein, mancavano di un minuto, dalle 23:59 alla mezzanotte del 9 e 10 agosto, scatenando diffuse speculazioni e accuse di insabbiamento. La sua morte è stata ufficialmente dichiarata suicidio.
Nel video appena diffuso, poco dopo il minuto 11:59, un uomo si allontana dal banco della guardia e scompare dall’inquadratura. Il campo visivo limitato della telecamera di sicurezza non mostra l’ingresso della cella di Epstein.
The missing minute from Jeffrey Epstein’s surveillance footage has finally been released.
The original tape jumped from 11:58 p.m. straight to midnight—but the recovered clip reveals guards walking toward Epstein’s cell at 11:59:39, just seconds before midnight. pic.twitter.com/fi4yXML24X
— Shadow of Ezra (@ShadowofEzra) September 2, 2025
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L’assenza di un errore nella registrazione contraddice la spiegazione precedentemente fornita da Bondi. «Quello che abbiamo appreso dal Bureau of Prisons è che ogni notte il video viene resettato e ogni notte dovrebbe mancare lo stesso minuto», aveva dichiarato ai giornalisti a luglio.
Nel video appena pubblicato mancano i metadati, ovvero informazioni tecniche solitamente incorporate in un file, che potrebbero aiutare a confermare che si tratta di un filmato grezzo e non modificato.
Il «minuto mancante» è anche di qualità molto inferiore, ha un frame rate ridotto e un formato di testo sullo schermo diverso, ha affermato mercoledì la CBS News, citando esperti forensi in materia di video.
La conclusione del Dipartimento di Giustizia e dell’FBI secondo cui Epstein non aveva tenuto alcuna «lista di clienti incriminanti» ha provocato una forte reazione da parte di legislatori e commentatori di spicco.
Trump, che durante la sua campagna di rielezione aveva promesso di pubblicare i file su Epstein, ha risposto alle critiche sulla sua gestione del caso, sostenendo che solo gli «stupidi» insistono nel voler vedere la presunta lista dei clienti del trafficante di sesso. Trump, che nega l’insabbiamento, aveva ordinato la pubblicazione delle trascrizioni riguardante Epstein.
Come riportato da Renovatio 21, due mesi fa Trump aveva dichiarato che la sua amministrazione mai avrebbe pubblicato i video sequestrati ad Epstein.
Ieri la Commissione per la vigilanza e la riforma del governo della Camera USA ha pubblicato più di 33.000 pagine di documenti relativi al caso, stranamente in formato immagine, quindi non facilmente indicizzabile.
Secondo Tucker Carlson l’Intelligence starebbe proteggendo, più che Trump, il network di potere attorno a Epstein. Alcuni speculano sul fatto che la verità sul caso del magnate pedofilo potrebbe in realtà compromettere per sempre i rapporti con lo Stato di Israele, di cui Epstein è accusato di essere una spia.
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Misteri
«Non è possibile che si sia suicidato»: parla il maggiordomo di Epstein

Il maggiordomo storico di Jeffrey Epstein parla apertamente della morte del defunto pedofilo e finanziere caduto in disgrazia, unendosi al coro di voci che esprimono incredulità sul fatto che si sia suicidato.
Valdson Vieira Cotrin, che ha supervisionato la residenza di Epstein a Parigi per 18 anni, ha fatto questa ammissione in un’intervista al giornale britannico Telegraph.
«Sono come suo fratello» dice l’ex maggiordomo, riferendosi a Mark Epstein, che da tempo va dicendo di avere prove che attestino che il fratello Jeffrey sia stato assassinato. «Non credo che si sia trattato di suicidio. Amava troppo la vita», ha detto Cotrin al quotidiano britannico.
🔴 EXCLUSIVE: Jeffrey Epstein “loved life too much” to kill himself and was confident of securing bail before he died, his butler for 18 years has told The Telegraph
Read our exclusive interview with Valdson Vieira Cotrin in full here ⬇️https://t.co/AIpISGbMiu pic.twitter.com/Xgry2eYsdq
— The Telegraph (@Telegraph) August 8, 2025
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Cotrin ha descritto il suo ultimo incontro con Epstein, dipingendo l’immagine di un uomo che sembrava tutt’altro che suicida. Epstein era rilassato e discuteva di progetti futuri, tra cui ulteriori investimenti nelle sue isole, l’acquisto discreto di una seconda proprietà che Cotrin aveva visitato e il trascorrere più tempo a Parigi.
«L’ho accompagnato all’aeroporto di Le Bourget. Era sabato, perché lunedì avrebbe dovuto comparire davanti al giudice per tutte queste accuse», ha detto il suo servitore di lunga data.
La gravità della situazione divenne chiara poco dopo la partenza di Epstein, secondo Cotrin. «Quando tornai a casa, mi telefonarono due giovani donne: la sua fidanzata principale, che era stata con lui ufficialmente per diversi anni, Karyna [Shuliak], e un’altra che lavorava per lui. E poi mi dissero: “il signor Epstein è finito in prigione. È arrivato a New York. La polizia lo stava aspettando”».
Cotrin ha anche affermato di aver lavorato decine di volte nelle proprietà di Epstein a New York, Palm Beach, in Florida e a Little St James, l’isola caraibica privata di Epstein, soprannominata dai media «l’isola dei pedofili», dove si dice che abbia intrappolato e violentato vittime spesso minorenni.
«Si fidava ciecamente di me», ha detto Cotrin, che non ha più lavorato dalla morte del suo capo, avvenuta sei anni fa, aggiungendo di non aver mai visto Epstein commettere alcun crimine sessuale.
«Ero il suo autista, il suo cuoco, la sua governante. Facevo tutto a Parigi, ero il suo unico dipendente a tempo pieno e retribuito e ho lavorato per lui dal 2001 fino alla sua morte. Se c’è qualcuno che può aver visto qualcosa, è Valdson, non c’è nessun altro», ha detto.
Epstein è stato trovato privo di sensi nella sua cella del Metropolitan Correctional Center di New York City il 10 agosto 2019, alle 6:30 del mattino, impiccato al letto. L’investitore misterioso è stato dichiarato morto al New York Downtown Hospital alle 6:39 del mattino. Il Dipartimento di Giustizia e il medico legale di New York City hanno stabilito che la sua morte è stata un suicidio per impiccagione.
Tuttavia, Mark Epstein, fratello di Jeffrey Epstein, ha sempre respinto la conclusione del governo e ha ripetutamente affermato di non credere che suo fratello si sia tolto la vita.
«Credo che sia stato ucciso perché, il giorno dopo la sua morte, ho sentito sulla CNN che è stato trovato morto, presumibilmente per suicidio», ha dichiarato Mark Epstein. «Sono usciti dall’autopsia e hanno convenuto che sembrava più un omicidio che un suicidio».
I risultati dell’autopsia sono diventati una fonte importante di controversia. L’autopsia di Epstein è stata eseguita dal medico legale capo di New York City, la dottoressa Barbara Sampson, e da un patologo assunto dalla famiglia Epstein, il dottor Michael Baden.
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Mark Epstein ha indicato prove forensi specifiche che, a suo avviso, contraddicono la sentenza sul suicidio.
«Una delle cose più importanti erano le tre ossa rotte nel collo. Ora, il dottor Baden ha eseguito circa 500 autopsie. Fa questo da oltre 50 anni. E ho parlato con altri patologi e mi hanno detto, sai, che è stata eseguita una sospensione morbida. Che è presumibilmente quello che Jeffrey avrebbe dovuto fare. Sai, potresti romperti un osso, forse due, ma nessuno ha mai visto tre ossa rotte in questo tipo di sospensione», ha detto Mark Epstein .
All’inizio di luglio, il promemoria congiunto del dipartimento di Giustizia e dell’FBI dichiarava che una «revisione esaustiva» delle prove relative alla morte di Epstein aveva definitivamente escluso l’omicidio.
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Le agenzie hanno anche negato l’esistenza di una «lista di clienti» legata a Epstein, contraddicendo direttamente le precedenti dichiarazioni del Procuratore Generale Pam Bondi. La Bondi aveva precedentemente lasciato intendere a Fox News che tale lista fosse «sulla mia scrivania» in attesa di revisione, alimentando speculazioni sul possibile ricatto di Epstein nei confronti delle élite globaliste.
Trump ha ripetutamente cercato di liquidare lo scandalo, accusando i democratici di aver inventato una bufala su Epstein per ostacolare il suo programma.
Come riportato da Renovatio 21, nel video rilasciato nelle ultime settimane – il filmato delle telecamere a circuito chiuso del carcere, che si credeva sino a poc’anzi non esistesse – è stato notato manca un minuto. Ora alcuni osservatori si stanno concentrando su una macchia di colore arancio che appare sul bordo destro dell’inquadratura, che per alcuni potrebbe indicare la presenza di un altra persona vestita da carcerato che potrebbe aver commesso l’omicidio.
BREAKING: The MISSING minute of Epstein footage shows MOVEMENT
Footage shows an orange figure (inmate) walking up the stairs to Jeffrey Epstein’s cell, the last movement seen before his body was found the next morning.
Epstein didn’t kiII himself. pic.twitter.com/kamYHyUqgX
— ADAM (@AdameMedia) July 30, 2025
Nel frattempo sono stati sollevati dubbi sulla fotografia pubblicata dal Telegraph con Cotrin ed Epstein. Alcuni la ritengono generata con l’AI, altri ne attestano la veridicità. Nella foto, Epstein pare indossare una felpa delle forze di Difesa israeliane (IDF)
The Telegraph published this photo today, claiming that it shows Valdson Vieira Cotrin — Jeffrey Epstein’s “butler for 18 years” who “ran Epstein’s Paris home” — standing with Epstein “on his private jet in 2019.”
“This photo, given exclusively to The Telegraph, may be one of… pic.twitter.com/wQcJpqt7Hr
— Decensored News (@decensorednews) August 8, 2025
The Telegraph recently published a photograph, reportedly provided by Jeffrey Epstein’s longtime butler of 18 years, Valdson Vieira Cotrin, showing Epstein wearing an Israeli Defense Forces (IDF) sweater.
What are your thoughts? Does the image seem authentic to you? pic.twitter.com/IOdJ1d5SdI
— Red Pill USA (@Red_Pill_US) August 8, 2025
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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