Geopolitica
Kiev cambia il nome della strada: dal liberatore antinazista al Battaglione neonazista Azov

La via del maresciallo Malinovsky di Kiev è stata ribattezzata in settimana via «Eroi del reggimento Azov»,.
La cerimonia di cambio della toponomastica ha visto la presenza del fondatore neonazista del battaglione Azov Andrey Biletsky alla cerimonia.
L’attuale regime di risciacquo permanente del nazista induce a non ricordare in alcun modo le affermazioni del Biletsky secondo cui l’Ucraina dovrebbe «guidare le razze bianche del mondo in una crociata finale … contro gli Untermenschen guidati dai semiti», e che i media possono riferirsi a lui solo come un «nazionalista di destra estrema».
Al contrario, come scrive EIRN, la cerimonia non avrebbe potuto aver luogo se il maresciallo Rodion Malinovsky (1989-1967) nell’aprile 1944 non avesse liberato gran parte dell’Ucraina meridionale dalle forze naziste, inclusa la sua città natale Odessa.
Ieri, il sindaco-pugile di Kiev Vitaly Klitschko, nato nel Kirghizistan sovietico, ha descritto il cambiamento del nome come «un passo importante verso la riduzione delle manipolazioni ingannevoli e dell’influenza dell’aggressore russo sull’interpretazione della nostra storia».
Nel febbraio 2014, l’ex star del pugilato Klitschko era il favorito dell’ambasciatore degli Stati Uniti Geoffrey Pyatt come primo ministro dopo il colpo di Stato. Tuttavia l’idea del Pyatt fu soverchiata da quella di Victoria Nuland, che insistette per imporre il banchiere Arseniy Yatsenyuk, che chiamava teneramente Yats, nella telefonata intercettata nota come quella in cui la Nulanda – lontane origini ebraiche ucraine e una carriera di russofobia neocon acclarata – ha detto, con grande sincerità, «Fuck the EU», e cioè «l’Europa vada a fanculo» .
Numerosi simboli sovietici, e russi – monumenti, statue – sono stati abbattuti in questi mesi, con gli osservatori che hanno trovato curioso come durante una guerra le autorità ucraine abbiano trovato il tempo di impiegare uomini, mezzi ed energie per questi atti di iconoclastia russofobica. La cosa dovrebbe dire molto agli occidentali, se mai esistesse una coscienza critica, o morale, o anche solo una coscienza dell’Occidente.
Tuttavia la domanda a questo punto è un’altra: ma insomma quanto la dobbiamo aspettare via Nuland?
E Piazza Biden? Ah no, aspetta: su Biden gli Ucraini fanno discorsi ancora più strampalati, rendendo i suoi antenati protagonisti di racconti folclorici... E poi, visto l’apporto importante che ha dato anche il figlio Biden, con i suoi affari tra gas – protetti indegnamente dal padre vicepresidente – ma anche e i biolaboratori (che interessano anche alla Nuland), magari anche una piazzetta Hunter Biden non ci sta mica male.
Immagine di mil.ru via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Geopolitica
Missili contro due basi USA in Siria: l’escalation per la guerra mondiale continua

Le basi statunitensi nei giacimenti petroliferi di al-Omar e di gas Koniko nel governatorato di Deir ez-Zor, nel nord-est della Siria, sono state attaccate da razzi venerdì notte. Lo riporta la TV libanese Al Mayadeen.
Otto razzi sono stati lanciati contro la base di Koniko, dicono le fonti dell’emittente di Beirut. Un funzionario statunitense non identificato ha riferito al canale televisivo qatariota Al-Jazeera che un militare americano avrebbe riportato ferite a seguito di attacchi a Deir ez-Zor. È stato anche notato che le difese aeree statunitensi hanno abbattuto due dei tre droni utilizzati nell’attacco.
Venerdì scorso, il Comando Centrale degli Stati Uniti (CENTCOM) ha dichiarato che il 24 marzo 10 razzi hanno colpito le forze della coalizione nel complesso Green Village del sito di supporto alla missione nel nord-est della Siria. Nessun membro del personale statunitense o membro della coalizione è rimasto ferito nell’attacco e le strutture e le attrezzature rimangono illese.
Uno dei razzi, che ha mancato il complesso di quasi cinque chilometri, ha colpito e danneggiato un’abitazione civile, provocando il ferimento di due donne e due bambini, secondo CENTCOM.
Come riporta la testata russa Sputnik, l’ultima serie di attacchi occhio-per-occhio arriva dopo che gli Stati Uniti hanno autorizzato giovedì un attacco aereo contro obiettivi nella Siria orientale in risposta a un sospetto drone iraniano che aveva colpito una base della coalizione che ospitava le forze statunitensi.
Un contractor statunitense è stato ucciso e cinque soldati americani e un altro contractor sono rimasti feriti.
Venerdì scorso, durante una conferenza congiunta con il primo ministro canadese Justin Trudeau, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha detto ai giornalisti che non cerca un conflitto con l’Iran dopo l’attacco aereo di giovedì contro i proxy iraniani della zona. Tuttavia, ha sottolineato di essere pienamente preparato a difendere le forze statunitensi di stanza in Siria.
«Gli Stati Uniti non cercano un conflitto con l’Iran, ma preparatevi ad agire con forza per proteggere il nostro popolo», ha detto Biden venerdì.
Gli Stati Uniti, che mantengono una forza di circa 900 militari in Siria, hanno mantenuto un’impronta nel paese dilaniato dalla guerra dal 2016. Tuttavia, la loro presenza nella nazione non ha legalità, non avendo acquisito né il permesso di Damasco né un mandato da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Il governo siriano ha ripetutamente paragonato le forze statunitensi nel paese a un’occupazione con l’obiettivo di saccheggiare il Paese dei suoi ricchi giacimenti di petrolio e gas.
Due settimane fa il Capo di Stato Maggiore USA Mark Milley ha visitato le truppe americane che occupano parte della Siria. Assad, in visita a Mosca, ha rivelato che nella base di siriana Al Tanf gli USA addestrerebbero terroristi.
L’anno passato l’Intelligence russa aveva accusato gli Stati Uniti di addestrare in Siria militanti ISIS da spedire sul fronte ucraino. Alcune foto di combattenti ucraini con le mostrine dello Stato Islamico potrebbero esserne testimonianza.
Gli USA hanno ostacolato la risposta umanitaria al sisma in Siria, mentre il loro alleato regionale Israele ne ha approfittato per bombardare Damasco.
Nel frattempo, in barba all’evanescente potere di Washington, la Cina sembra aver ricucito la diplomazia tra Iran e Arabia Saudita, mentre la Siria sta riallacciando i rapporti con il mondo arabo.
Geopolitica
Oggetto trovato vicino al Nord Stream: ci porterà al colpevole?

L’agenzia per l’energia della Danimarca ha pubblicato giovedì scorso una foto di un misterioso oggetto cilindrico trovato vicino al gasdotto Nord Stream 2 sul fondo del mare.
L’agenzia ha affermato che è «possibile» che l’oggetto sia una boa marittima, alta 40 centimetri e larga 10 centimetri, e che «non rappresenti un rischio immediato per la sicurezza», riporta l’agenzia AFP.
Il Cremlino ha definito il recupero e l’esame dell’oggetto trovato accanto al Nord Stream «di fondamentale importanza» e che il reperto sarà attentamente esaminato.
Esso infatti potrebbe costituire la prova fisica di chi ha davvero commesso l’atto di terrorismo internazionale che ha distrutto il gasdotto russo-tedesco nel settembre scorso.
Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha detto durante il quotidiano incontro con la stampa che «è di fondamentale importanza determinare che tipo di oggetto è, se è collegato a questo atto terroristico – a quanto pare lo è – e continuare questa indagine. E questa indagine deve essere trasparente». Come noto, le richieste della Russia di indagini congiunte con i vari Paesi dall’area sono state rifiutate dai governi, pur essendo il Nord Stream una proprietà russa.
Tuttavia ora la Danimarca sembra per qualche ragione aver cambiato idea. Il portavoce Peskov ha affermato riguardo alle indagini tedesche, svedesi e danesi in corso che è «una notizia sicuramente positiva» che Copenaghen abbia invitato Nord Stream 2 AG, la società russo-tedesca che controlla il gasdotto, ad assumere un ruolo attivo nelle indagini.
In realtà è stato Putin il primo a fare riferimento pubblicamente all’oggetto e agli sforzi investigativi in corso per accertare di cosa si tratti. Il presidente della Federazione Russa aveva detto che esperti ritengono che l’oggetto potrebbe essere un’antenna di segnale per attivare un esplosivo in quella parte del gasdotto.
Dagli attentati clandestini del 26 settembre che hanno disabilitato permanentemente i gasdotti dalla Russia alla Germania che passano sotto il Mar Baltico, la narrativa prevalente è cambiata radicalmente. Inizialmente, politici media occidentali avevano incredibilmente puntato il dito contro Mosca, ma poi a febbraio il giornalista premio Pulitzer Seymour Hersh ha pubblicato un’inchiesta specificando che si trattava di un’operazione segreta della CIA e della Marina degli Stati Uniti.
Dopo l’accurato reportage di Hersh, le accuse secondo cui la Russia avrebbe bombardato il proprio oleodotto erano terminate, tuttavia è emersa una bislacca nuova teoria, subito sostenuta dai media mainstream: i colpevoli vanno ricercati in un piccolo gruppo filoucraino, con a disposizione competenze e attrezzatura subacquee avanzate, tanto esplosivo, più una barchetta.
Come riportato da Renovatio 21, il Cremlino ha definito la nuova teoria dei sub «filoucraini» ridicola, sottolineando che solo uno Stato e un esercito avrebbero le risorse per portare a termine un’operazione così complessa. Hersh ha quindi affermato, sulla base delle sue fonti, che la CIA stessa ha piantato la narrativa dei palombari ucrainisti nei media amichevoli per proteggere la Casa Bianca, che è coinvolta fin nella sua vetta, dal consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, alla sottosegretaria del Dipartimento di Stato Victoria Nuland (artefice, almeno da un decennio e più, delle tensioni ucraine), al presidente Biden stesso.
Immagine da Twitter
Geopolitica
Ministro israeliano dichiara che non esiste alcun popolo palestinese

Il ministro delle finanze israeliano Bezalel Smotrich ha dichiarato a una cerimonia commemorativa privata a Parigi che non esiste un popolo palestinese, che è un’invenzione del mondo arabo e che lui e i suoi nonni sono i veri palestinesi. Lo riporta il quotidiano israeliano Times of Israel.
Smotrich ha affermato che «non esistono i palestinesi perché non esiste il popolo palestinese», un commento che è stato accolto con applausi dai partecipanti, come si vede in un video dell’evento pubblicato online.
«Sai chi sono i palestinesi?” ha proseguito il ministro dello Stato ebraico. «Io Sono palestinese», ha detto, citando anche sua nonna, nata nella città israeliana settentrionale di Metula 100 anni fa, e suo nonno, un gerosolimitano di 13ª generazione come i «veri palestinesi».
“Le peuple palestinien n’existe pas.”
Voici les propos tenus à Paris par Bezalel Smotrich, colon ultranationaliste et ministre israélien des Finances : pic.twitter.com/eJHaKJak3x— AJ+ français (@ajplusfrancais) March 21, 2023
«Esiste una storia o una cultura palestinese? No. Ci sono stati arabi in Medio Oriente che sono arrivati in Terra d’Israele contemporaneamente all’immigrazione ebraica e all’inizio del sionismo. Dopo 2000 anni di esilio, il popolo di Israele stava tornando a casa, e intorno c’erano arabi a cui non piaceva. Quindi cosa fanno? Inventano un popolo fittizio in Terra d’Israele e rivendicano diritti fittizi in Terra d’Israele solo per combattere il movimento sionista».
Le comunità arabe occupate dovrebbero «smettere di sputare nel pozzo da cui stanno bevendo», ha detto Smotrich, riferendosi al beneficio che gli arabi avrebbero tratto dal «miracolo» che è Israele.
Le ultime osservazioni infiammatorie di Smotrich sono arrivate all’incirca nello stesso periodo in cui i funzionari della sicurezza israeliani e palestinesi si stavano riunendo a Sharm el Sheik, in Egitto, per dare seguito a un incontro di febbraio ad Aqaba, in Giordania, per elaborare accordi di sicurezza per la Cisgiordania.
Un comunicato congiunto firmato da Israele e Palestina sottolinea il «diritto legale» che la Palestina ha di svolgere responsabilità di sicurezza sull’Area A della Cisgiordania.
Secondo il Times of Israel le forze dello Stato ebraico conducono regolarmente raid nell’Area A che hanno ucciso dozzine di palestinesi nell’ultimo anno.
L’affermazione di Smotrich non è nuova: la prima a dire che «i palestinesi non esistono» fu, negli anni Settanta, la premier Golda Meir.
The right-winger Smotrich has provoked international outrage with his denial of the existence of Palestinians.
Meanwhile, ex-Labor PM Golda Meir remains a hero inside liberal Western circles despite having repeatedly said the same thing. pic.twitter.com/w1dGfgg7pS https://t.co/ic8UJx4tf1
— Max Blumenthal (@MaxBlumenthal) March 22, 2023
Dal discorso di Smotrich restano completamente fuori, per qualche motivo, i cristiani palestinesi, in nessun modo assimilabili alla narrativa professata dal ministro, e pure dotati di loro automatiche rappresentanze alla Knesset. Attualmente, i cristiani israeliani si stanno dimostrando inquieti per il nuovo governo Netanyahu.
Come riportato da Renovatio 21, un nuovo disegno di legge proposto dall’alleanza partitica Ebraismo della Torah Unito (UTJ) prevede la criminalizzazione dei tentativi di conversione; la proposta pone l’accento sul proselitismo cristiano.
Un altro ministro israeliano, il capo del dicastero della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir, due mesi fa ha vietato l’esposizione di bandiere palestinesi in luoghi pubblici sostenendo che «incoraggiano il terrorismo».
Immagine di 4800 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)
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