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Geopolitica

Soros prevede la vittoria finale dell’Ucraina

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Il grande speculatore internazionale George Soros crede nella vittoria finale dell’Ucraina, un evento che sarà «uno shock positivo» alle relazioni internazionali.

 

Soros ha fatto queste sue ottimistiche previsioni in un’editoria pubblicato su Project Syndicate, una realtà parzialmente finanziata dalla sua onnipresente Open Society Foundations.

 

Nel suo articolo, il Soros prende dottamente in prestito un termine dallo storico economico statunitense Adam Tooze, parlando di una «policris» nel mondo e indicando l’ascesa fulminea dell’Intelligenza Artificiale, il cambiamento climatico e la guerra in Ucraina.

 

«Il risultato effettivo (della guerra in Ucraina) è molto migliore di quanto ci si potesse aspettare. L’esercito ucraino ha opposto un’eroica resistenza e, con il forte sostegno degli Stati Uniti e dell’Europa, ha cambiato le cose. L’esercito russo si è rivelato una tigre di carta, mal guidato e completamente corrotto» scrive il finanziere di origine magiara.

 

Il Soros è altresì assai fiducioso nella famosa controffensiva ucraina, che sarebbe partita proprio in queste ore.

 

«Credo che la controffensiva avrà successo. L’obiettivo sarà la penisola di Crimea, la base della Marina russa. Distruggendo il ponte di terra già danneggiato con la Russia, l’Ucraina potrebbe trasformare una risorsa strategica in una passività strategica, perché la Crimea non ha acqua. Con il ponte di terra distrutto, la Crimea dipenderà dall’Ucraina per l’acqua», scrive Soros con una lucidità spietata e un pochino spudorata, considerando che proprio la diga di Kakhovka forniva l’acqua alla penisola contesa.

 

Nel suo editoriale Soros scrive inoltre che «la fine della guerra in Ucraina sarà uno shock positivo per il mondo», sostenendo che «la sconfitta russa in Ucraina e una diminuzione delle tensioni sino-americane possono creare spazio per i leader mondiali per concentrarsi sulla lotta al cambiamento climatico, che minaccia di distruggere la nostra civiltà».

 

Come riportato da Renovatio 21, il Soros ha piani anche per il cambiamento climatico, per il quale, ha dichiarato di recente, ha in progetto l’irrorazione di sostanze chimiche con aerei sopra i cieli del Polo Nord in modo da deflettere i raggi solari e preservare la temperatura fredda tra i ghiacci.

 

Nel suo pezzo, quindi Soros ha parlato del tema del momento, l’Intelligenza Artificiale.

 

«Sono istintivamente contrario all’IA, ma non so come si possa fermare», scrive, aggiungendo che la regolamentazione dell’IA sta diventando una questione urgente in vista delle elezioni statunitensi del 2024.

 

«Nel 2024 ci saranno le elezioni generali negli Stati Uniti – e, molto probabilmente, anche nel Regno Unito – e l’IA giocherà senza dubbio un ruolo importante, che difficilmente sarà tutt’altro che pericoloso. L’Intelligenza Artificiale è molto brava a produrre disinformazione e falsi profondi e ci saranno molti attori malintenzionati. Cosa possiamo fare al riguardo? Non ho la risposta, ma spero che questo problema riceva l’attenzione che merita», scrive l’uomo.

 

Il finale del pezzo sorosiano è criptico e apocalittico: saremmo dinanzi ad un «percorso stretto e tortuoso» verso un esito positivo, dove «è opportuno usare un punto interrogativo per chiedersi se la democrazia può sopravvivere alla policrisi».

 

Poche settimane fa si era ancora una volta diffusa in rete la notizia che Soros fosse morto. Quando poi il 92enne disse di essere ancora vivo, in rete si scatenò la delusione più amara.

 

In una storica intervista TV rilasciata nel 1998 al programma di giornalismo d’inchiesta americano 60 Minutes, Soros – di origine ebraico-ungherese – raccontò che durante la Seconda Guerra Mondiale non finì nei campi di sterminio, ma al contrario aiutava un signore che lo aveva «adottato» per confiscare le proprietà delle famiglie ebree.

 

«Non mi ha creato nessun problema» diceva nell’intervista alla TV americana Soros riguardo la sua esperienza con i collaboratori dei programmi anti-ebrei.

 

«Nessun sentimento di colpa?» chiedeva il giornalista. «No». «Come nei mercati, se non lo avessi fatto io, lo avrebbe fatto comunque qualcun altro. Io ero solo uno spettatore. I possedimenti sarebbero stati comunque portati via».

 

 

 

Il video di oramai 25 anni fa è rilevante perché, oltre alle confessioni di ateismo di Soros (che dice di non avere un «complesso di Dio» lui stesso) vi sono immagini – che oggi assumono ancora più pregnanza – di Soros che va in Ucraina «ricevuto come un capo di Stato», dove gli vengono fatti vedere i conti del Paese per «chiedergli consiglio».

 

Come riportato da Renovatio 21, vi sarebbero finanziamenti diretti di Soros all’Ucraina.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Soros appare vecchissimo, e vederlo biascicare testi preparati per la sua ultima battaglia – quella contro Xi Jinping – è qualcosa di perfino doloroso che chiama in causa la carità cristiana. Oltre a Xi, le realtà dell’universo di Soros sembrano impegnate anche nella detronizzazione del premier indiano Narendra Modi.

 

Nel frattempo, emerge che il figlio Alex, amico di Emma Bonino che non disdegna di mettersi la gonna in pubblico, è stato alla Casa Bianca almeno 14 volte.

 

La Russia, invece, mette al bando l’ONG finanziata dai Soros.

 

 

 

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Geopolitica

La Thailandia sospende la «pace di Trump» con la Cambogia

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La Thailandia ha sospeso l’accordo di pace con la Cambogia, siglato poco più di due settimane fa e che il presidente USA Donald Trump ha rivendicato di aver contribuito a mediare.

 

Bangkok ha reso nota la decisione lunedì dopo che quattro soldati thailandesi in pattugliamento al confine con la Cambogia sono rimasti feriti da una mina terrestre, che le autorità thailandesi affermano essere stata collocata di recente. Un militare avrebbe perso un piede nell’esplosione.

 

I due Paesi del Sud-est asiatico avevano firmato un accordo di pace alla fine del mese scorso in Malesia, a seguito di uno scontro militare di cinque giorni in una disputa di confine di lunga data, risalente all’epoca coloniale. Trump era presente alla firma e se ne è attribuito il merito.

 

Durante una conferenza stampa lunedì, il primo ministro Anutin Charnvirakul ha annunciato la sospensione dell’accordo e dei successivi passi per la sua attuazione.

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«Quanto accaduto dimostra ostilità verso la Thailandia e una minaccia persistente alla sicurezza… Tutto ciò che abbiamo perseguito deve ora essere sospeso finché non sarà ristabilita chiarezza», ha dichiarato.

 

Secondo il Bangkok Post, il ministro della Difesa Nattapon Narkphanit ha affermato che, poiché il percorso di pattugliamento in cui si è verificato l’incidente era regolarmente controllato, la mina doveva essere stata posizionata di recente.

 

«Si tratta di un atto da parte di una Cambogia che non rispetta la dichiarazione firmata il 26 ottobre 2025», avrebbe detto.

 

Bangkok avrebbe inviato una protesta formale a Phnom Penh in merito all’incidente, sospendendo i piani per rimpatriare 18 soldati cambogiani catturati entro la fine della settimana, che rappresentava il passo successivo nell’attuazione dell’accordo di pace.

 

Trump si è attribuito il merito di aver posto fine a otto conflitti dall’inizio del suo secondo mandato: Cambogia e Thailandia, Kosovo e Serbia, Congo e Ruanda, Israele e Iran, Egitto ed Etiopia, Armenia e Azerbaigian, Pakistan e India e, più recentemente, tra Israele e Hamas a Gaza.

 

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Immagine di dominio pubblico CC0 via Wikimedia

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Geopolitica

La città sudanese di al-Fashir devastata dopo l’arrivo dei ribelli RSF

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Le feroci battaglie tra l’esercito sudanese e le Forze di Supporto Rapido (RSF) hanno ridotto in rovina Al-Fashir, capitale del Darfur settentrionale, dopo che il gruppo paramilitare ha assunto il controllo della città, come rivelano le immagini.   Le RSF hanno conquistato Al-Fashir, ultima roccaforte significativa delle Forze Armate Sudanesi (SAF) nella regione, il 26 ottobre, al termine di intensi scontri che hanno posto fine a un assedio durato 19 mesi. Le SAF hanno confermato il ritiro completo poco dopo, lasciando la città nelle mani delle RSF. Successivamente sono emerse denunce di atrocità di massa da parte dei ribelli, tra cui esecuzioni, irruzioni casa per casa e uccisioni a sfondo etnico che hanno provocato migliaia di vittime.   Le riprese della città diffuse sabato dall’agenzia video Ruptly mostrano veicoli militari bruciati, edifici distrutti e interi quartieri di Al-Fashir ridotti in macerie. In tutta la città sono visibili barricate e rifugi improvvisati, apparentemente utilizzati dai residenti per proteggersi dai combattimenti. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato l’attacco delle RSF ad Al-Fashir, avvertendo del rischio crescente di violenze etniche su larga scala. L’Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani in Sudan ha dichiarato sabato che la città è diventata «una città di dolore», sostenendo che gli attacchi dei ribelli contro i civili proseguono.  

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«Negli ultimi dieci giorni, El-Fasher ha assistito a un’escalation di attacchi brutali», ha dichiarato Li Fung, rappresentante ONU per i diritti umani in Sudan, in un video pubblicato su X. «Centinaia di persone sono state uccise, tra cui donne, bambini e feriti rifugiati in ospedali e scuole. Intere famiglie sono state trucidate durante la fuga. Altre sono semplicemente scomparse».   Domenica, la Sudan Doctors Network ha accusato le RSF di aver commesso un «genocidio a tutti gli effetti» ad Al-Fashir, sostenendo che il gruppo ha seppellito centinaia di civili in fosse comuni per occultare le prove delle uccisioni.   L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha riferito che circa 89.000 dei 260.000 residenti della città sono fuggiti dopo la presa del potere da parte delle RSF.   La scorsa settimana, le RSF hanno annunciato di aver accettato un piano sostenuto dagli Stati Uniti per un cessate il fuoco umanitario nella guerra biennale con l’esercito sudanese. La proposta, coordinata con Washington, Arabia Saudita, Egitto ed Emirati Arabi Uniti, prevede una tregua di tre mesi seguita da un processo politico di nove mesi. L’esercito l’ha respinta, promettendo invece di raccogliere sostegno per combattere le RSF.   Come riportato da Renovatio 21, le RSF hanno annunziato la presa del quartier generale dell’esercito regolare sudanese a Al-Fashir due settimane fa. Nella scena di dramma e disastro si è aggiunto anche un aereo militare precipitato nel Kordofan Occidentale.   Come riportato da Renovatio 21, il comandante delle Forze di supporto rapido (RSF) paramilitari sudanesi, Mohamed Hamdan Dagalo, ha prestato giuramento come capo di un governo rivale del Sudan.   Come riportato da Renovatio 21, la RSF aveva annunciato un «governo di pace e unità» parallelo ancora lo scorso febbraio.   Le stragi nel Paese non si contano. Due mesi fa si era consumato un orribile massacro a seguito di un attacco aereo ad un mercato. Settimane fa c’era stato un attacco ad un ospedale.

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Come riportato da Renovatio 21, a fine 2024 le fazioni rivali sudanesi avevano interrotto i negoziati.   Il conflitto ha casato già 15 mila morti e 33 mila feriti. Le Nazioni Unite hanno descritto la situazione umanitaria in Sudan come una delle crisi più gravi al mondo. Mesi fa la direttrice esecutiva del Programma Alimentare Mondiale (WFP), Cindy McCain, aveva avvertito che la guerra di 11 mesi «rischia di innescare la più grande crisi alimentare del mondo».   Gli USA sono stati accusati l’estate scorsa di aver sabotato gli sforzi dell’Egitto per portare la pace in Sudan.   Le tensioni in Sudan hanno portato perfino all’attacco all’ambasciata saudita a Karthoum, mentre l’OMS ha parlato di «enorme rischio biologico» riguardo ad un attacco ad un biolaboratorio sudanese.   Come riportato da Renovatio 21, il generale Abdel Fattah al-Burhan, leader de facto e capo dell’esercito della nazione africana dilaniata dalla guerra, due mesi fa è stato oggetto di un tentato assassinio via drone.   Il Paese è stato svuotato dei suoi seminaristi.   La Russia nel frattempo fa ha annunziato l’apertura di una base navale in Sudan.

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Arte

Arruolamento forzato anche per l’autista ucraino di Angelina Jolie

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La visita a sorpresa della star di Hollywood ed ex ambasciatrice umanitaria ONU Angelina Jolie in Ucraina martedì scorso è stata interrotta dagli agenti della leva obbligatoria, che hanno arrestato un membro del suo entourage e lo hanno arruolato. Lo riporta la stampa locale.

 

L’episodio si è verificato a un posto di blocco militare vicino a Yuzhnoukrainsk, nella regione di Nikolaev, mentre il convoglio di Jolie era diretto verso una zona della regione di Kherson controllata da Kiev.

 

Nonostante avesse segnalato alle autorità di trasportare una «persona importante», un componente del gruppo – identificato in alcuni resoconti come autista, in altri come guardia del corpo – è stato fermato dagli ufficiali di reclutamento.

 

Un video circolato su Telegram mostra la Jolie (il cui vero nome è Angelina Jolie Voight, figlia problematica dell’attore supertrumpiano John Voight) recarsi di persona al centro di leva per tentare di ottenerne il rilascio.

 

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Secondo TASS, avrebbe persino cercato di contattare l’ufficio del presidente ucraino Volodymyro Zelens’kyj. Fonti militari ucraine avevano inizialmente riferito all’emittente locale TSN che la presenza della diva al centro non era legata all’arresto, sostenendo che aveva semplicemente «chiesto di usare il bagno». Le autorità hanno poi precisato che l’uomo, cittadino ucraino nato nel 1992 e ufficiale di riserva senza motivi di esenzione, era trattenuto per verifiche sulla mobilitazione.

 

Alla fine, l’attrice americana ha lasciato il membro dello staff e ha proseguito il viaggio. Gli addetti alla leva di Kiev sono stati aspramente criticati per i video virali che mostrano uomini trascinati nei furgoni, pratica nota come «busificazione».

 

L’indignazione pubblica è cresciuta, con numerose denunce di scontri violenti e persino decessi legati alla mobilitazione forzata. Il mese scorso, il giornalista britannico Jerome Starkey ha riferito che il suo interprete ucraino è stato «arruolato con la forza» a un posto di blocco di routine. «Il tuo amico è andato in guerra. Bang, bang!», avrebbe scherzato un soldato.

 

Anche le modalità di coscrizione ucraine hanno attirato l’attenzione internazionale: a settembre, il ministro degli Esteri ungherese Pietro Szijjarto ha condannato quella che ha definito «una caccia all’uomo aperta», accusando i governi occidentali di chiudere un occhio.

 

La Jolie aveva già visitato l’Ucraina nell’aprile 2022, poco dopo l’escalation del conflitto, in un periodo in cui numerose celebrità, come gli attori Ben Stiller e Sean Penn, si erano recate nel Paese. Il primo ministro ungherese Vittorio Orban ha sostenuto che le star di Hollywood venivano pagate tramite USAID – il canale USA per finanziare progetti politici all’estero, ormai chiuso – per promuovere narrazioni pro-Kiev.

 

In seguito l’autista, di nome Dmitry Pishikov, ha dato una sua versione dell’accaduto.

 

«A quel posto di blocco mi hanno fermato per qualche motivo, senza spiegazioni, e mi hanno chiesto di seguirli in auto per chiarire alcuni dettagli. Evidentemente con l’inganno», ha dichiarato Pishikov a TSN in un’intervista pubblicata venerdì.

 

È stato portato in un centro di leva locale, dove è stato trattenuto con falsi pretesti, ha aggiunto. «”Dieci minuti, c’è un piccolo dettaglio, ti lasceremo andare non appena avremo chiarito la situazione”, hanno detto. Hanno mentito», ha riferito all’emittente, aggiungendo di essere ancora «un po’ indignato» per le azioni dei funzionari della coscrizione.

 

L’uomo dichiarato a TSN che venerdì si trovava in un centro di addestramento militare e che «verrà addestrato e presterà servizio nell’esercito».

 

Igor Kastyukevich, senatore della regione russa di Kherson – la parte controllata dall’Ucraina visitata da Jolie – ha condannato il viaggio definendolo «un’altra trovata pubblicitaria che sfrutta la fame e la paura». Nessuna visita di star di Hollywood «che usa i soldi dei contribuenti americani ed europei» aiuterà la gente comune, ha dichiarato alla TASS.

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