Cina
Shanghai si rivolta contro il lockdown
Cittadini di Shanghai in rivolta contro il lockdown imposto dal Partito Comunista Cinese di Pechino secondo la folle dottrina dello zero-COVID.
La città di 26 milioni di abitanti ha raggiunto il punto limite di sopportazione quando poche ore fa il governo ha annunciato che avrebbe prolungato indefinitamente il lockdown invece di farlo terminare come stabilito in precedenza.
Mentre si rincorrono voci su cittadini disperati per la fame e video allucinanti di robocani e droni volanti che controllano la popolazione rinchiusa in casa, cominciano ad emergere filmati che mostrano razzie di negozi e rivolte contro le autorità.
Questo video, che sta circolando molto in rete, mostrerebbe la popolazione stremata assaltare un negozio e compiere razzia in cerca di cibo.
NEW – Shanghai’s inhuman “zero-COVID” lockdown leaves residents desperate for food and medicines.
Authorities now say they will ease restrictions after another mass test in China’s most populous city.pic.twitter.com/3VlV970kUo
— Disclose.tv (@disclosetv) April 9, 2022
Raro vedere in Cina la popolazione sfidare l’autorità.
The people of Shanghai are beginning to fight back against the CCP’s terror lockdowns pic.twitter.com/5qw7wIWTv9
— Jack Posobiec ???????? (@JackPosobiec) April 9, 2022
In una sorta di rito isterico di massa, la popolazione chiusa in casa la sera urla selvaggiamente dai palazzi, un ascolto che è a dir poco inquietante .
What the?? This video taken yesterday in Shanghai, China, by the father of a close friend of mine. She verified its authenticity: People screaming out of their windows after a week of total lockdown, no leaving your apartment for any reason. pic.twitter.com/iHGOO8D8Cz
— Patrick Madrid ✌???? (@patrickmadrid) April 9, 2022
Tutto mentre nuovi metodi di biosorveglianza robotica sono applicati sulla popolazione
As seen on Weibo: Shanghai residents go to their balconies to sing & protest lack of supplies. A drone appears: “Please comply w covid restrictions. Control your soul’s desire for freedom. Do not open the window or sing.” https://t.co/0ZTc8fznaV pic.twitter.com/pAnEGOlBIh
— Alice Su (@aliceysu) April 6, 2022
Lockdown in Shanghai: dog robots announce that nobody is allowed to leave the house. Drones fly around, come right up to you when they spot you outside and tell you to go back inside.pic.twitter.com/rLCVzHM8zP
— Ron D’Souza (@Holiearth) April 8, 2022
Il potere centrale non fa un passo indietro perché teme di essere giudicato, e defenestrato, in caso di una recrudescenza del COVID.
Come noto, George Soros non perde occasione per parlare della necessità di detronizzare Xi Jinping, operazione che avrebbe un interesse di finanza speculativa globale.
Come sa il lettore di Renovatio 21, la città sul mare è la sede della cosiddetta «fazione di Shanghai», una serie di politici legati all’ex presidente Jiang Zemin che costituirebbero, secondo gli esperti, una sorta di potente fronda in grado di rovesciare la fazione di Xi Jinping, all’apparenza tanto potente quanto internamente fragile.
Che quindi un cambio di potere a Pechino passi per una rivolta a Shanghai, sede dell’opposizione a Xi?
Immagine da Twitter
Cina
Test dimostrano che i veicoli elettrici possono essere manipolati a distanza da un produttore cinese
I test di sicurezza sui trasporti pubblici in Norvegia hanno rivelato che i produttori cinesi possono accedere e controllare a distanza gli autobus elettrici.
Una compagnia di autobus norvegese ha condotto dei test segreti confrontando autobus realizzati da produttori europei e cinesi per scoprire se i veicoli rappresentassero una minaccia per la sicurezza informatica.
Non sono stati segnalati problemi con l’autobus europeo, ma si è scoperto che il veicolo cinese, prodotto da un’azienda chiamata Yutong, poteva essere manipolato a distanza dal produttore.
Questa manipolazione includeva la possibilità di accedere al software, alla diagnostica e al sistema di batterie dell’autobus. Il produttore cinese aveva la possibilità di fermare o immobilizzare il veicolo.
Arild Tjomsland, un accademico che ha collaborato ai test, ha sottolineato i rischi: «l’autobus cinese può essere fermato, spento o ricevere aggiornamenti che possono distruggere la tecnologia di cui l’autobus ha bisogno per funzionare normalmente».
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Tjomsland ha poi aggiunto che, sebbene gli hacker o i fornitori non siano in grado di guidare gli autobus, la capacità di fermarli potrebbe essere utilizzata per interrompere le operazioni o per esercitare un’influenza sul governo norvegese durante una crisi.
Le preoccupazioni sui veicoli cinesi sono diffuse. I think tank hanno lanciato l’allarme: i veicoli elettrici potrebbero essere facilmente «armati» da Pechino.
Le aziende cinesi hanno testato su strada i loro veicoli negli Stati Uniti, raccogliendo dati, tra cui roadmap, che gli esperti ritengono potrebbero rivelarsi di utilità strategica.
I risultati dei test sono stati ora trasmessi ai funzionari del ministero dei Trasporti e delle Comunicazioni in Norvegia.
La militarizzazione dei prodotti cinesi importati in gran copia non riguarda solo le auto.
Come riportato da Renovatio 21, mesi fa è emerso che sono stati trovati dispositivi «non autorizzati» trovati nascosti nei pannelli solari cinesi che potrebbero «distruggere la rete elettrica».
Una trasmissione giornalistica italiana aveva dimostrato che nottetempo le telecamere cinesi usate persino nei ministeri italiani inviavano dati a server della Repubblica Popolare.
Il lettore di Renovatio 21, ricorderà tutta la querelle attorno al decreto del governo Conte bis, in piena pandemia, chiamato «Cura Italia» (da noi ribattezzato più onestamente «Cina Italia»), che in bozza conteneva concessioni a produttori di IT di 5G cinesi come Huawei che, secondo alcuni, mettevano a rischio la sicurezza del nostro Paese e del blocco cui è affiliato.
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Cina
Trump: non permetterò a Nvidia di vendere chip avanzati alla Cina
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Cina
Trump dice che l’incontro con Xi prepara una «pace duratura»
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato che il suo incontro con il suo omologo cinese, Xi Jinping, all’inizio di questa settimana aprirà la strada a una pace duratura tra le due nazioni.
I due leader si sono incontrati per la prima volta in sei anni giovedì a margine del vertice dell’APEC a Busan, in Corea del Sud. Pechino ha affermato di aver raggiunto un consenso per risolvere «importanti questioni commerciali».
La Cina ha accettato di sospendere i suoi ultimi controlli sulle esportazioni di terre rare in cambio di reciproci tagli tariffari da parte degli Stati Uniti. L’accordo include anche l’impegno degli Stati Uniti a ridurre i dazi sulle importazioni cinesi e a sospendere le indagini sui settori marittimo e logistico di Pechino.
«Il mio incontro del G2 con il presidente cinese Xi è stato un evento straordinario per entrambi i nostri Paesi», ha scritto Trump su Truth Social sabato. «Questo incontro porterà a una pace e a un successo duraturi. Dio benedica sia la Cina che gli Stati Uniti!»
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Le relazioni bilaterali sono state tese da anni di tensioni commerciali iniziate quando Trump ha imposto dazi ingenti sui prodotti cinesi durante il suo primo mandato. In base al nuovo accordo, gli Stati Uniti ridurranno i dazi sui prodotti cinesi dal 57% al 47% e sospenderanno le restrizioni all’esportazione rivolte ad alcune aziende cinesi. Gli Stati Uniti ridurranno anche i dazi relativi al fentanyl, mentre la Cina adeguerà le sue misure di ritorsione.
Pechino ha dichiarato che eliminerà le restrizioni all’esportazione di terre rare per un anno, mentre studia piani a lungo termine. I materiali utilizzati nell’elettronica e nella tecnologia militare sono stati presi di mira dopo che gli Stati Uniti hanno inasprito i propri controlli sulle esportazioni di semiconduttori avanzati e apparecchiature per la produzione di chip.
La Cina ha inoltre accettato di riprendere gli acquisti di soia e altri prodotti agricoli dagli Stati Uniti, sospesi durante la recente situazione di stallo commerciale, mentre la maggior parte delle altre restrizioni commerciali restano in vigore.
Come riportato da Renovatio 21, due settimane fa Trump aveva dichiarato che «gli Stati Uniti sono in guerra commerciale con la Cina» spignendo la UE a imporre dazi del 500% su Pechino.
Trump stesso lo scorso mese aveva parlato di dazi al 100%. Sei mesi fa gli USA avevano imposto dazi fino al 3521% sulle importazioni di energia solare legate alla Repubblica Popolare.
A inizio anno, dinanzi all’animosità di Washington, Pechino aveva risposto di essere pronta alla «guerra commerciale o qualsiasi altro tipo di guerra».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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