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I 100 anni del Partito Comunista Cinese: Xi Jinping uguale a Mao, quasi un dio
Renovatio 21 pubblica questo articolo di Willy Wo-Lap Lam su gentile concessione di Asianews
Intellettuali silenziati, imprenditori emarginati, militari eliminati in preparazione alle celebrazioni del centenario del Partito. Una nuova lettura della storia del Partito, in cui si tacciono gli errori e si elogia Xi Jinping e i «principini rossi», con il «DNA della vera interpretazione».
I 100 anni dalla fondazione del Partito comunista cinese sono l’occasione per sfornare libri e film sull’argomento con alcune particolarità: non si parla degli errori di Mao Zedong e della Rivoluzione culturale; Xi Jinping è esaltato come un dio. Chi non è d’accordo con questa interpretazione viene eliminato: intellettuali, imprenditori, militari, … L’analisi dell’esperto Willy Wo-Lap Lam. Per gentile concessione della Jamestown Foundation. Traduzione dall’inglese a cura di AsiaNews.
Introduzione
Il Segretario generale del Partito comunista cinese (PCC) Xi Jinping ha preso varie misure per consolidare la sua posizione come «il nocciolo a vita» della leadership, mentre si avvicina il primo luglio, il centenario della fondazione del partito. Anzitutto, egli ha stabilizzato il suo status come l’interprete più autorevole della storia del PCC e quindi come il nuovo timoniere per guidare il partito lungo il cammino iniziato dal presidente Mao Zedong (China Brief, 3 novembre 2020).
Xi ha raddoppiato gli sforzi per reprimere il dissenso fra intellettuali e perfino fra ex alti quadri, imbrigliando imprenditori privati più in vista, la cui ricchezza e influenza potrebbe sminuire i poteri onnicomprensivi del partito
Egli ha raddoppiato gli sforzi per reprimere il dissenso fra intellettuali e perfino fra ex alti quadri, imbrigliando imprenditori privati più in vista, la cui ricchezza e influenza potrebbe sminuire i poteri onnicomprensivi del partito.
Infine, Xi, che è anche presidente della Commissione militare centrale (CMC), che sovrintende all’esercito per la liberazione del popolo (PLA), ha escogitato una pulizia radicale fra i militari e la polizia nazionali.
Rafforzare una corretta lettura della storia del Partito
Una serie ufficiale di libri e articoli su riviste hanno sbiancato il regime tirannico del presidente Mao Zedong e celebrato i contributi di Xi, ora considerato alla pari di Mao nel pantheon del PCC.
A differenza delle passate cronache del partito, una recente pubblicazione, «Breve storia del Partito comunista cinese» (中国共产党简史, Zhongguo Gongchangdang jianshi) non contiene alcun riferimento alle iniquità commesse da Mao durante la Rivoluzione culturale (1966-1976).
Xi, che è anche presidente della Commissione militare centrale (CMC), che sovrintende all’esercito per la liberazione del popolo (PLA), ha escogitato una pulizia radicale fra i militari e la polizia nazionali
Al contrario, al leader della Prima generazione si dà credito per aver gettato le basi del «socialismo con caratteristiche cinesi», offrendo un arricchimento ideologico alla nazione con «esperienze di valore, preparazione teoretica e fondazione materiale» durante il periodo 1949-1976. Un resoconto di nove anni sotto Xi Jinping (2012-2021), in cui il supremo leader perfeziona “«l socialismo con caratteristiche cinesi per la nuova era», occupa circa un quarto del libro (Radio Free Asia, 30 aprile; CNA.com.tw, 12 aprile).
Quadri anziani vicini a Xi hanno sottolineato l’imperativo di seguire con tutto il cuore le parole del «nocciolo del partito», citando esempi sui leader deviati nel negli anni ’30 hanno cercato di dividere il partito sfidando le autorità centrali (党中央, dangzhongyang) guidate da Mao. agli inizi di maggio, è apparso un articolo sulla rivista teoretica «Cercare la verità», dal titolo «L’ascesa e la caduta del partito dipendono dal mantenere l’unità del partito e la leadership concentrata e unificata». L’autore è una personalità di primo piano, Zhang Qingli (张庆黎), il vice-presidente del Comitato nazionale della Conferenza politica consultiva del popolo cinese. Zhang Qingli ricorda che nella storia del partito, le fazioni e la divisione hanno inferto duri colpi al PCC.
Una serie ufficiale di libri e articoli su riviste hanno sbiancato il regime tirannico del presidente Mao Zedong e celebrato i contributi di Xi, ora considerato alla pari di Mao nel pantheon del PCC
Zhang è stato segretario del partito in Tibet ed è visto come vicino al presidente Xi. Egli spiega che nel 1935, un leader degli inizi, Zhang Guotao (张国焘), ha usato le potenti truppe sotto il suo comando per «ricattare le autorità centrali e percorrere la via della divisione del partito e dell’esercito».
Un altro traditore preso in giro da Zhang Qingli è Wang Ming (王明), protetto dall’Internazionale comunista, sostenuta dall’URSS (Comintern). Zhang Qingli scrive che Wang ha tentato di usare la sua posizione come «plenipotenziario» di Mosca per «rifiutarsi di seguire gli ordini della leadership centrale e ha spezzato in modo severo le corrette vedute del Compagno Mao Zedong e delle autorità centrali del partito» (Xuexi.cn, 8 maggio; Qstheory.cn, 1 maggio).
Le autorità del partito hanno anche dato il cacio di avvio a una campagna nazionale per studiare la storia del partito, il cui scopo, secondo le parole di Xi, è «stabilire la visione corretta sugli eventi passati del partito».
Le autorità del partito hanno anche dato il cacio di avvio a una campagna nazionale per studiare la storia del partito, il cui scopo, secondo le parole di Xi, è «stabilire la visione corretta sugli eventi passati del partito»
Il dipartimento di propaganda del partito ha diffuso l’ultimo libro di Xi, dal titolo «Sulla storia del Partito comunista cinese» (论中国共产党历史, lun zhongguo gongchangdang lishi).
Assemblando una selezione di articoli e discorsi di Xi negli ultimi 9 anni, il libro evidenzia il grande contributo storico di Xi, nel disegnare i principali piani in gioco per un socialismo con caratteristiche cinesi della nuova era.
Un articolo precedente, non pubblicato, mette in luce già nel 2012 i suggerimenti di Xi per «realizzare il sogno grandioso del grande rinascimento della nazione cinese». Ancora più importante per il gioco di potere di Xi è il suo insistere sul diritto dei principini [figli di leader del Partito] di essere imbevuti della corretta visione della storia, capace di «ereditare per bene il DNA rosso e passarlo al jiangshan (cielo e terra) rosso, di generazione in generazione» (People’s Daily, 21 aprile; Ming Pao, 22 febbraio).
Perfino un saggio causale dell’ex premier Wen Jiabao in memoria di sua mamma è stato rimosso e cancellato dalla pubblicazione ufficiale e dai social, dopo che era apparso verso la fine di aprile in uno sconosciuto giornale di Macao
Repressione degli intellettuali dissidenti
In preparazione al centenario del partito al primo luglio – e a un importante plenum del Comitato centrale nell’ottobre di quest’anno – i più vicini a Xi e i propagandisti non risparmiano sforzi nel sostenere nella società la maoista «camera a una sola voce». Professori liberali e gruppi di élite accademica, come la Scuola centrale del partito e l’università Qinghua hanno ricevuto l’ordine di stare zitti. Il mese scorso, il tribunale ha comminato una pena di 14 anni di prigione all’attivista di internet Niu Tengyu (牛腾宇) per aver diffuso una foto della figlia di Xi, Xi Mingze (习明泽) e del cognato di Xi, Deng Jiagui (邓家贵) (Apple Daily, 24 aprile; Radio French International, 23 aprile).
Avvocati per i diritti umani sono stati detenuti e cancellati dal registro ufficiale (Radio Free Asia, 11 febbraio; VOA Chinese, 8 febbraio).
Perfino un saggio causale dell’ex premier Wen Jiabao in memoria di sua mamma è stato rimosso e cancellato dalla pubblicazione ufficiale e dai social, dopo che era apparso verso la fine di aprile in uno sconosciuto giornale di Macao.
Mantenere un alto grado relativo di crescita è l’ansia della leadership di Xi, ma nonostante ciò, il supremo leader ha represso un certo numero di personalità al top del successo nel settore privato. Ai vertici delle imprese di fama mondiale, come Alibaba, Tencent e Meituan sono state installate ancora più cellule del partito
Wen aveva scritto che «la Cina del mio cuore dovrebbe essere una nazione piena di giustizia e rettitudine, dove vi è rispetto per il cuore della gente, umanitarismo e umanità (人的本质, ren de benzhi)».
Egli aveva aggiunto che la Cina dovrebbe «sempre essere ripiena dello spirito di giovinezza, libertà e sforzo [per migliorare]» (HK01.com, 24 aprile; BBC Chinese, 19 aprile). Wen, un sostenitore delle “norme universali”, anche se in modo selettivo, è noto per essere un oppositore dei valori maoisti che Xi ha abbracciato.
Colpire il settore privato e il potere militare
Mantenere un alto grado relativo di crescita è l’ansia della leadership di Xi, ma nonostante ciò, il supremo leader ha represso un certo numero di personalità al top del successo nel settore privato. Ai vertici delle imprese di fama mondiale, come Alibaba, Tencent e Meituan sono state installate ancora più cellule del partito. Tali gigantesche compagnie sono ritenute delle minacce potenziali al monopolio del potere del PCC, specie se esse sono sostenute da fazioni nel partito, non favorite da Xi (VOA Chinese, 15 dicembre 2020; Wall Street Journal Chinese, 14 dicembre 2020).
Tali gigantesche compagnie sono ritenute delle minacce potenziali al monopolio del potere del PCC, specie se esse sono sostenute da fazioni nel partito, non favorite da Xi
Il mese scorso, Alibaba è stata multata per 18,2 miliardi di Rmb (2,75 miliardi di dollari Usa) per aver infranto le leggi anti-monopolio della nazione. L’ex presidente del gruppo, il leggendario Jack Ma è scomparso dalla pubblica vista per diverse settimane (New York Times Chinese, 12 aprile; BBC Chinese, 10 aprile). La teoria prevalente per quanto successo all’azienda vede la causa in un discorso di Ma lo scorso ottobre in cui ha criticato il regime di regolamentazione finanziaria della Cina, ma un’altra ragione potrebbe essere il legame di Ma con la cosiddetta Fazione di Shanghai, un tempo guidata dall’ex presidente Jiang Zemin. Ad esempio, il nipote di Jiang, Jiang Zhicheng, si dice che sia uno dei maggiori azionisti del gruppo Ant, una sussidiaria di Alibaba, la cui entrata in borsa verso la fine dell’anno scorso è stata fermata – a quanto pare – per ordine di Xi (Radio French International, 18 febbraio; Ming Pao, 17 febbraio).
Anche Wang Xing (王兴), il miliardario presidente di Meituan, una piattaforma internet per la vendita, ha avuto guai dopo che il 6 maggio, sul sito della compagnia, Wang ha postato un poema del tempo della dinastia Tang, dal titolo «Bruciare i libri e bruciare gli scribi». Il poema descrive il crudele governo del primo imperatore della Cina, Qin Shi Huang (259-210 a.C.). Sebbene i censori non siano entrati subito in azione, esso è stato percepito perfino da investitori cinesi fra i più ordinari come qualcosa che potrebbe far infuriare Xi, che come Mao, è considerato un fan dell’imperatore Qin. Alcuni giorni dopo il post del poema, le azioni della Meituan sono scese del 10% alla borsa di Hong Kong (Deutche Welle Chinese, 12 maggio; Radio Free Asia, 10 maggio).
Seguendo il famoso detto di Mao, secondo cui «il potere cresce sulla canna del fucile», Xi ha anche eliminato quadri corrotti o sleali nel PLA. Un documento pubblicato in marzo della Commissione di ispezione disciplinare del PLA, dava indicazioni che tutti gli ufficiali dell’esercito devono senza domande seguire le istruzioni della leadership del partito. Per il presidente del CMC, Xi, i soldati devono essere «leali in modo assoluto, puri in modo assoluto e assolutamente fidati» (China News Service, 14 marzo).
Seguendo il famoso detto di Mao, secondo cui «il potere cresce sulla canna del fucile», Xi ha anche eliminato quadri corrotti o sleali nel PLA
Nel solo aprile, almeno due ufficiali di lunga data legati all’esercito sono stati incarcerati per attività «anti-disciplina e illegali». Fra questi il gen. Song Xue (宋学), vice-capo dello staff generale della marina militare, e Yin Jiaxu (尹家绪), già presidente della Norinco, enorme ditta di produzione e vendita di armi (Guancha.cn, 30 aprile; People’s Daily, 4 aprile).
Negli ultimi due anni, numerosi alti membri dell’esercito sono stati arrestati per infrazioni disciplinari. Fra essi vi sono il vice-comandante della forza di supporto strategico Rao Kaixun (饶开勋); il commissario politico del distretto militare di Hainan, gen. Ye Qing (叶青); il commissario politico del distretto militare del Jiangsu, gen. Meng Zhongkang (孟中康); il vice-comandante delle forze di terra del comando del teatro occidentale, gen. Xu Xianghua (徐向华); il presidente e il general manager della China Shipbuilding Industry Corp., rispettivamente Hu Wenming (胡问鸣) e Sun Bo (孙波) (Finance.sina.cn, 6 maggio; Caixin.com, 19 maggio 2020; HK01.com, 1 gennaio 2020).
Le pulizie di casa nel PLA sono andate di pari passo con un approfondito rimpasto del personale di alto livello nel ministero della Pubblica sicurezza e in quello della Sicurezza dello Stato, avvenuto lo scorso anno.
«Deificare Xi» e trasformare il suo insegnamento in una religione
Conclusione
Oltre ad essere osannato come un maestro di finanza, economia, politica estera e costruzione del partito, ora Xi è anche riconosciuto come il custode della «corretta visione della storia del partito».
Di recente, in una conferenza nazionale su «Studiare e insegnare la storia», il leader onnicomprensivo ha sottolineato che ogni membro del partito deve avere “la corretta visione della storia del partito”.
«Dobbiamo stabilire una grande visione storica (大历史观, da lishi guan) –ha aggiunto Xi – Dobbiamo sempre più controllare le leggi e le tendenze dello sviluppo storico e cogliere l’iniziativa storica (历史主动, lishi zhudong) nello sviluppo del partito e delle imprese nazionali» (People’s Daily, 27 aprile).
Agli inizi dell’anno, Wu Qiang (吴强), scienziato politico con base a Pechino, ha dichiarato ai media di Hong Kong che il PCC pubblicherà il primo luglio un importante documento storico.
Rifiutando di ammettere i molti gravi errori commessi dalla leadership del partito dal 1921 – ed elogiando i dubbi dogmi del maoismo – Xi corre il rischio di ignorare le lezioni del passato e di impegnare il partito e lo Stato dalla parte sbagliata della storia
Esso «glorificherà la posizione di Xi come la più alta e determinata personalità (decision-maker)», fino a «deificare Xi» e trasformare il suo insegnamento in una religione (Hong Kong Citizen News, 21 febbraio).
Ma rifiutando di ammettere i molti gravi errori commessi dalla leadership del partito dal 1921 – ed elogiando i dubbi dogmi del maoismo – Xi corre il rischio di ignorare le lezioni del passato e di impegnare il partito e lo Stato dalla parte sbagliata della storia.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
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L’UE procede con l’istituzione del «Ministero della Verità»
L’Unione Europea intende istituire un centro centralizzato per monitorare e contrastare quella che definisce «disinformazione» estera. Lo riporta il giornale britannico Guardian che cita un documento trapelato che avrebbe visionato.
I critici denunciano da tempo che le iniziative di Bruxelles equivalgono all’istituzionalizzazione di un regime di censura.
La proposta della Commissione europea, prevista per il 12 novembre, prevede il cosiddetto «Centro per la resilienza democratica» come parte di una più ampia strategia di «scudo democratico», annunciata dalla presidente Ursula von der Leyen in vista delle elezioni europee 2024.
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La partecipazione al centro sarà volontaria; la Commissione invita «partner con idee simili» esterni al blocco, inclusi Gran Bretagna e Paesi candidati.
La bozza accusa la Russia di intensificare «attacchi ibridi» diffondendo false narrazioni, indicando anche la Cina come minaccia, sostenendo che Pechino impiega agenzie di PR e influencer sui social per promuovere i propri interessi in Europa.
«Diffondendo narrazioni ingannevoli, che a volte includono manipolazione e falsificazione di fatti storici, cercano di erodere la fiducia nei sistemi democratici», cita il Guardian dal documento, senza fornire prove sostanziali.
La Commissione presenta la misura come risposta difensiva all’ingerenza straniera, citando la controversa cancellazione delle presidenziali rumene 2024.
Tuttavia, come riportato da Renovatio 21, il fondatore di Telegram Pavel Durov ha rivelato che è stata l’UE, in particolare l’Intelligence francese, a fare pressione su di lui per censurare contenuti conservatori durante le elezioni in Romania e Moldavia, condannando il blocco per una «crociata» contro la libertà di parola.
Il nuovo centro si aggiungerà alla rete crescente di strumenti UE per monitorare e moderare le informazioni, collaborando con fact-checker presumibilmente «indipendenti» e coordinandosi con influencer online per promuovere contenuti allineati alle politiche di Bruxelles.
La proposta si inserisce nel quadro del Digital Services Act (DSA), che impone la rimozione di «contenuti dannosi» e ha suscitato dure critiche dai difensori della libertà di espressione.
Come riportato da Renovatio 21, il DSA sarà impiegato anche per la repressione della «disinformazione» dei vaccini online.
L’espansione delle maglie della censura da parte dell’Europa è risalente, e ha trovato fiato soprattutto durante gli anni pandemici, nei quali sono stati mandati avanti appalti per la realizzazione elettronica del sistema.
La censura in Europa aveva subito un’accelerazione decisiva la scorsa estate, quando sulla scia delle elezioni europee, i vertici dell’Unione stanno lavorando per rendere ancora più controverso il DSA, che molti osservatori hanno definito come una legge di censura radicale.
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Il DSA è di fatto l’eurolegge che di fatto metterà il bavaglio a internet. Nella prima fase, ad essere soggetti al DSA sono i grandi social network; più avanti toccherà agli altri, e abbiamo certezza – visto che il nome dietro alla legge è lo stesso che ci ha messo in una lista nera (anzi, in più di una) da anni – anche a Renovatio 21.
Washington, ex partner nel monitoraggio congiunto della «disinformazione» tramite il defunto Global Engagement Center, si è distanziata dalla spinta normativa UE. Il Dipartimento di Stato USA ha definito le iniziative dell’Unione «orwelliane», affermando che «la censura non è libertà» e che servono solo a proteggere i leader europei «dal loro stesso popolo».
«Se ti candidi temendo i tuoi elettori, non c’è nulla che l’America possa fare per te», ha dichiarato il vicepresidente USA J.D. Vance alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco a febbraio, riferendosi alle elezioni rumene. «Se la tua democrazia può essere distrutta con poche centinaia di migliaia di dollari di pubblicità digitale da un Paese straniero, allora non era molto forte fin dall’inizio».
Come riportato da Renovatio 21, Bruxelles si è mossa verso la formalizzazione del «codice di disinformazione» ai sensi del DSA.
Come riportato da Renovatio 21, l’Europa si sta scagliando contro i colossi della pornografia web con il pretesto della protezione dei minori ma con il fine, nemmeno tanto dissimulato, di introdurre sistemi di identificazione digitale di precisione per tutti i cittadini, il famoso portafoglio UE.
Sullo sfondo, l’avvio dell’euro digitale, la piattaforma di controllo che ingollerà mezzo milione di europei comandandone per sempre le esistenze. Il credito sociale della Repubblica Popolare Cinese al confronto sembrerà una mite misura liberale.
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Cardinale marocchino afferma che la Chiesa deve «abbandonare« l’idea di «vera religione, falsa religione»
In un saggio apparso la scorsa settimana sul sito web ufficiale del Vaticano, il cardinale marocchino Cristóbal López Romero, SDB, ha ripetuto un’affermazione scandalosa, avanzata per la prima volta da Papa Leone XIV la scorsa settimana, secondo cui la religione cattolica non possiede la pienezza della verità.
«Le religioni, da parte loro, hanno la responsabilità di offrire percorsi di significato e verità, non di dominio», ha suggerito Romero. «Nessuna religione può appropriarsi della verità, come se ne fosse l’unica proprietaria. Nessuno possiede la verità; semmai, è la verità che possiede tutti noi, e in ogni religione ci sono barlumi di verità».
Le osservazioni di Romero riecheggiano quelle pronunciate da Papa Leone XIII durante l’omelia pronunciata nella Basilica di San Pietro il 26 ottobre, durante la Messa di chiusura del Giubileo delle Equipe Sinodali e degli Organismi Partecipativi. L’evento si è tenuto nell’Aula Paolo VI dal 24 al 26 ottobre e ha previsto workshop su temi quali il ruolo delle donne nella Chiesa, i giovani e la sinodalità, e il dialogo interreligioso.
Durante la sua omelia, Leone ha affermato che «essere una Chiesa sinodale significa riconoscere che la verità non si possiede ma si cerca insieme, lasciandoci guidare da un cuore inquieto e innamorato dell’amore», sostenendo che «ognuno dovrebbe imporre le proprie idee; dobbiamo ascoltarci a vicenda» prima di affermare che «nessuno è escluso [dalla Chiesa]; siamo tutti chiamati a partecipare. Nessuno possiede tutta la verità; dobbiamo tutti cercarla umilmente e cercarla insieme».
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Le osservazioni di Leone scatenarono immediatamente un’ondata di proteste tra i cattolici ortodossi di tutto il mondo, principalmente perché la Chiesa cattolica, in quanto Corpo mistico di Cristo, ha sempre insegnato di essere l’unica custode della verità rivelata da Dio.
«La Chiesa del Dio vivente» è «colonna e baluardo della verità», scrive San Paolo in (1Tim 3, 15). «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me», dice Nostro Signore (Gv 14,6).
I commenti di Leone furono visti da molti come un rifiuto delle precedenti dichiarazioni inequivocabili e infallibili della Chiesa sull’argomento. Altri sostengono, tuttavia, che egli abbia semplicemente omesso di distinguere tra la fallibilità dei singoli membri della Chiesa nella loro comprensione della verità e la Chiesa stessa che custodisce e proclama l’unica vera fede, promessa fattale da Nostro Signore stesso.
Le osservazioni di Romero sono state pubblicate due giorni dopo il sermone di Leone del 28 ottobre. Romero ribadì la natura sincretistica ed ecumenica dei commenti di Leone.
Dopo aver elogiato il teologo dissidente del XX secolo Hans Küng e aver definito Nostra Aetate un «documento rivoluzionario» che «ha cambiato completamente» il modo in cui la Chiesa cattolica considera i non cristiani, Romero ha ribadito l’affermazione di Nostra Aetate secondo cui Dio può essere trovato al di fuori della Chiesa cattolica. Ha inoltre elogiato Nostra Aetate per aver incoraggiato il «dialogo» con i non credenti, uno sviluppo che, a suo dire, ha contribuito a realizzare una «fraternità universale» tra gli uomini.
«Dobbiamo abbandonare il falso paradigma di “vera religione, falsa religione”», ha poi affermato in modo scioccante.
Romero è arcivescovo di Rabat, in Marocco, un Paese musulmano al 99%. Salesiano, nato nella vicina Spagna nel 1952, Romero è stato nominato cardinale da Papa Francesco nel 2019, dopo essere stato nominato arcivescovo di Rabat da lui stesso nel dicembre 2017.
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Immagine di Romanuspontifex via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
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