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Padre satanista e figlio suicida, chiesto il rinvio a giudizio per istigazione

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La procura della Repubblica di Pistoia ha chiesto il rinvio a giudizio del padre di un giovane suicidatosi il primo gennaio 2018 in quello che i giornali dipingono come un sacrificio satanico. L’uomo, 50 anni, è imputato del reato di istigazione al suicidio.

 

Il ventenne, scrive Il Tirreno, «era convinto che il padre fosse satana, e che lui, suo “primogenito serafino”, si dovesse sacrificare in suo nome. Per accedere all’immortalità». Il suicida avrebbe lasciato due pagine scritte a mano «lasciate su un tavolo tra libri ed effigi raffiguranti satana e i vari demoni da adorare», scrive il quotidiano toscano, aggiungendo che la data del suicidio sarebbe «secondo al calendario satanico, dedicato al demone Ose».

 

«Mio padre è satana, mi ha dato il dono dell’immortalità… Quando mio padre mi disse se ero con lui, io risposi di sì. Gli chiesi perché morirò. Il perché è logico, mi devo sacrificare per lui. È colui che mi ha creato», avrebbe scritto il giovane prima di togliersi la vita.

 

Secondo quanto riportato, l’accusa considera la morte del ragazzo come effetto del «proselitismo familiare» della pratica satanista portato avanti dal padre sui figli.

 

«In tale contesto di cultura e convinzioni sataniche – è scritto nel capo di imputazione per la richiesta del rinvio a giudizio – maturava la convinzione di diventare immortale attraverso il sacrificio della propria vita e quindi si determinava al suicidio». In un primo momento il pubblico ministero titolare dell’inchiesta aveva chiesto l’archiviazione del caso, ritenendo allora che non ci fossero prove sufficienti per sostenere la tesi accusatoria.

 

Tuttavia, dopo aver esaminato la relazione conclusiva dei Carabinieri che hanno effettuato le indagini, il giudice per le indagini preliminari «ha ritenuto infatti che vi fossero indizi gravi, precisi e concordanti sul fatto che il cinquantenne (che in quel periodo si trovava in carcere ma che pochi giorni prima del suicidio aveva avuto un colloquio con il giovane) fosse consapevole degli intenti del figlio e che abbia contribuito al rafforzamento di questa volontà o, addirittura, all’ideazione stessa del suicidio» scrive Il Tirreno.

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«Le indagini avrebbero accertato – attraverso delle intercettazioni ambientali – come fosse ben noto, nell’ambito familiare, come l’uomo, che si proclamava “satanista spirituale”, celebrasse i suoi rituali nella soffitta di casa e come avesse avviato a tale culto il figlio e come quest’ultimo fosse assoggettato al volere del padre, che era arrivato a identificare con satana stesso».

 

«Secondo gli inquirenti, il padre sarebbe stato a conoscenza dell’intento del figlio e addirittura delle modalità con cui avrebbe messo in atto il suicido: i particolari sarebbero stati indicati in uno scritto che il giovane aveva portato con sé quando, il 30 dicembre, era andato a trovarlo in carcere, visto che, parlando con la moglie qualche giorno dopo la tragedia, aveva mostrato di essere a conoscenza di dove e come si era tolto la vita senza che qualcuno fra il personale penitenziario lo avesse informato a tale proposito» scrive il quotidiano toscano.

 

Il ragazzo si sarebbe impiccato proprio in soffitta, utilizzando una corda due barre metalliche piantate sul muro. A scoprire il corpo sono stati i pompieri, chiamati dai famigliari alle due e mezzo di notte: il giovane infatti non rispondeva al cellulare e al citofono e la porta della casa risultava chiusa dall’interno, e in salotto la luce era accesa.

 

«La notizia ieri ha riaperto una vecchia ferita nella comunità che nel 2018 salutò con immensa commozione il giovane: il padre, che allora si trovava appunto già in carcere, ebbe il permesso di partecipare alle esequie del figlio accompagnato da due agenti» scrive il Quotidiano Nazionale. «Le prossime saranno, dunque, settimane di grande attesa per la famiglia e per quanti hanno voluto bene a quel ragazzo “buono e gentile”».

 

Tutti i giornali italiani hanno parlato del caso, tuttavia nessuna testata scrive per quale motivo il genitore si troverebbe in carcere, né sembra aver la curiosità di chiederlo.

 

La vicenda testimonierebbe che, anche in ambiti microsociali, il culto di Satana esiste. E che potrebbe avere impatti materiali devastanti sulla vita delle persone.

 

Vi è un anti-satanismo mediatico-giudiziario che, abbiamo visto in alcuni casi, porta in galera innocenti innestando una meccanica sociale da caccia alle streghe. Ciò non significa, tuttavia, che non esista un culto diabolico radicato e finanche organizzato, in grado di nuocere altamente alla società. Il caso delle Bestie di Satana ne è un esempio lampante, ma chissà quanti altri ne esistono nelle profondità dell’iceberg satanico italiano.

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Immagine d’archivio via Envato

 

 

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L’Iraq reprime la setta suicida basata sulla lotteria che ha causato decine di morti

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Esisterebbe in Iraq un movimento religioso che porta i seguaci al suicidio basandosi su estrazioni casuali. Lo Stato iracheno starebbe quindi ora reprimendo duramente la setta di derivazione sciita. La storia è riportata dal giornale arabo di lingua inglese Middle East Eye.    «L’Iraq ha una delle popolazioni più giovani al mondo, con circa il 60% di età inferiore ai 25 anni. Dal rovesciamento di Saddam Hussein nel 2003, il paese è stato impantanato nell’instabilità, nella guerra, nella corruzione e nella stagnazione economica, una situazione che ha lasciato molti giovani con poche speranze per il loro futuro e/o senso di scopo nella loro vita» spiega la testata araba. «L’ultimo movimento ad agganciarsi a questo senso di disperazione, sconvolgendo il paese e spingendo a una feroce repressione statale, è un gruppo religioso che pratica un sistema di suicidio basato sulla lotteria»   Il movimento religioso ha nome Allahiyah, noto anche come gruppo Qurban («sacrificio»), e si sarebbe formato a Bassora e Dhi Qar all’inizio del 2020. Avrebbe, secondo quanto riportato, fino a 2.500 seguaci.

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Secondo i media locali, il capo del movimento è un religioso di nome Abdul Ali Munim al-Hasani, attualmente residente nella città di Mashhad, in Iran. Le attività iniziali del gruppo hanno suscitato poca attenzione, apparentemente consistendo in rituali e pratiche almeno superficialmente simili ad altri movimenti islamici sciiti nel Paese.   I raduni, pubblicati sui social media, mostrano grandi gruppi di uomini che ballano a tutto volume con musica elettronica e cantano slogan di sacrificio ad Ali bin Abi Talib, cugino e genero del profeta islamico Maometto.   La situazione ha iniziato a cambiare nel 2021, quando sono emerse le prime segnalazioni di giovani uomini associati al gruppo che si sono impiccati nelle Husseiniyah, edifici progettati per raduni religiosi, spirituali e sociali sciiti.   Il movimento si sarebbe scisso dai seguaci del marja (cioè grande ayatollah) Muhammad Sadiq al-Sadr, un influente giurista e religioso sciita duodecimano di origine irachena il cui figlio Muqtada al-Sadr è tuttora una delle figure più potenti in Iraq.   Muqtada al-Sadr ha, tuttavia, pubblicamente rinnegato il movimento Allahiyah definendolo «estremista» e ha messo in guardia i giovani dal lasciarsi attrarre da esso.   «I fedeli credono che Ali sia una figura mistica e divina, simile a Gesù nel cristianesimo» scrive il Middle East Eye.   La parola Allahiyah sarebbe una crasi delle parole Ali e del termine arabo per «divino», avrebbe una radice comune allo sciismo alauita (quello della famiglia Assad) e alevita in Siria e Turchia, a causa della simile venerazione mistica di Ali; nessuna delle altre due sette, tuttavia, pratica il suicidio rituale.   «Crediamo che l’Imam Ali bin Abi Talib, la pace sia con lui, sia Dio incarnato sulla Terra e che gli si debbano offrire sacrifici per ottenere la sua soddisfazione e il suo perdono», ha dichiarato a giugno un membro del gruppo Qurban all’HuffPost Iraq.   Il membro del gruppo, che non ha rivelato il proprio nome, ha detto che gli studiosi islamici tradizionali hanno insegnato una «distorsione» dei veri insegnamenti di Ali. «Organizziamo un sorteggio tra i membri del gruppo e chiunque venga menzionato ha l’onore di offrirsi in sacrificio all’Imam Ali, che è il più alto obiettivo dell’esistenza», hanno detto, aggiungendo che avevano in programma di diffondere il loro messaggio ai «giovani nelle scuole e nelle università» e persino fuori dal Paese.   I seguaci avrebbero anche negato le voci secondo cui avrebbero compiuto omicidi. Tuttavia, il 16 giugno le forze di sicurezza hanno arrestato un funzionario del movimento nel governatorato di Dhi Qar mentre si trovava nel distretto orientale di Hamza, diretto al governatorato di Karbala. Dopo essere stato interrogato, avrebbe confessato di aver ucciso due membri della famiglia come «sacrifici».   I religiosi sciiti hanno condannato il culto di Allahiyah.   «Alcuni giovani, quando si sentono senza speranza e non hanno un lavoro di cui occuparsi o una famiglia che li segua, potrebbero unirsi a gruppi come al-Qurban», ha affermato Fatima al-Bahadly, responsabile della ONG Firdaws Society, che affronta problemi affrontati dai giovani come la radicalizzazione e la dipendenza, in un’intervista al Middle East Eye.   L’esperta ha fatto un paragono con lo Stato Islamico, il gruppo militante che ha attratto seguaci con la promessa di una redenzione immediata attraverso il sacrificio. «Credono che dopo il suicidio incontreranno l’Imam Ali, perché incontrare l’Imam Ali è di grande importanza per loro».   La diffusione del fenomeno ha allarmato le autorità e la società irachena nel suo complesso. A maggio, quattro diversi seguaci di Allahiyah sono stati coinvolti in incidenti suicidi in tutto il Dhi Qar, tra cui un ragazzo di 15 anni che, secondo quanto riferito, è morto impiccandosi con del filo elettrico.

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Secondo Al Sumaria News, negli ultimi mesi le autorità irachene hanno registrato almeno 25 casi di suicidio tra i ranghi del gruppo Qurban. È stata avviata un’operazione per reprimere le attività del gruppo, che ha portato all’arresto di molti dei suoi membri.   Dopo le uccisioni di Dhi Qar, la polizia del governatorato ha arrestato altri sei membri del gruppo, che hanno detto di aver convinto tre dei loro seguaci a suicidarsi.   Il Servizio di Sicurezza Mazionale iracheno ha affermato che gli arrestati a luglio hanno ammesso apertamente di appartenere al movimento «deviante» e che stavano progettando di tirare a sorte «il sacrificio, in base al quale sarebbe stata scelta la persona che si sarebbe impiccata».   Nonostante la repressione, il membro di Allahiyah che ha parlato con l’HuffPost ha affermato di aver scoperto che «alcuni membri del personale di sicurezza e di polizia simpatizzano con noi e vorrebbero unirsi a noi». Politici e personalità religiose hanno voluto sottolineare che Allahiyah è un gruppo «deviante», sostenendo che la sua ideologia viola la costituzione irachena.   Middle East Eye rileva che «le attività del gruppo sono parte di un quadro più ampio di una società che non è in grado di offrire un futuro a molti dei suoi giovani. Il tasso di disoccupazione giovanile in Iraq era del 32,23 percento nel 2023 , mentre il sistema clientelare che esiste dal 2003 esclude coloro che non hanno legami con il governo, i partiti politici o le istituzioni religiose».

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Immagine del ministero degli Interni iracheno via Middle East Eye.
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Il cattopaganesimo papale avanza: la messa di «rito amazzonico» entra in una «fase sperimentale» di tre anni

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Il papato bergogliano avanza nel suo programma di cattopaganesimo, ossia di paganizzazione del cattolicesimo.

 

L’attesissimo e controverso rito della cosiddetta «messa amazzonica» entrerà in una «fase sperimentale» di tre anni entro la fine dell’anno, ha attestato un importante teologo. Lo riporta LifeSite.

 

In un nuovo rapporto di Vida Nueva Digital sono stati rivelati dettagli innovativi sul proposto rito della messa amazzonica, frutto del Sinodo amazzonico tenutosi nel 2019 presso il Vaticano.

 

Pur non riportando citazioni letterali, Vida Nueva afferma che «il rito amazzonico entrerà nella fase sperimentale – che durerà tre anni, fino al 2028 – alla fine del 2024».

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Si può sostenere che questa notizia rappresenti lo sviluppo più significativo in relazione al rito amazzonico da quando è stato proposto nel 2019.

 

Padre Agenor Brighenti, fonte di Vida Nueva, è a capo dell’Equipe Teologica del Consiglio Episcopale Latinoamericano e dei Caraibi (CELAM) e anche consigliere della Conferenza Ecclesiale dell’Amazzonia (CEAMA).

 

Brighenti è inoltre coordinatore del «processo di elaborazione del rito amazzonico per la Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia» e sostiene l’ordinazione delle donne al diaconato e al sacerdozio, insieme ai preti sposati. L’influente teologo è un consulente chiave dell’attuale Sinodo sulla sinodalità.

 

Il rito amazzonico è un prodotto del controverso Sinodo dell’Amazzonia. Tra le numerose proposte sollevate dal suo documento finale ci sono l’apertura dello stato clericale alle donne e l’ammissione degli uomini sposati al sacerdozio, nel tentativo di rendere la Chiesa più attraente per i cattolici della regione.

Inoltre, basandosi sulla difesa del «pluralismo liturgico» del Concilio Vaticano II, il documento finale del Sinodo per l’Amazzonia ha chiesto «un rito per i popoli nativi» che si baserebbe sulla loro «visione del mondo, tradizioni, simboli e riti originali che includano dimensioni trascendenti, comunitarie ed ecologiche».

 

Questo «rito amazzonico» «esprimerebbe il patrimonio liturgico, teologico, disciplinare e spirituale dell’Amazzonia», il che aiuterebbe «l’opera di evangelizzazione».

 

Da allora i dettagli su come potrebbe essere strutturato il rito sono stati scarsi; tuttavia, Papa Francesco ha suggerito che potrebbe essere formulato in linea con il rito dello Zaire, in uso nella Repubblica Democratica del Congo dal 1988.

 

Nella prefazione a un libro del 2020 sul rito zairese, Francesco ha scritto che il rito «è considerato un esempio di inculturazione liturgica». «Si avverte che nella celebrazione secondo il rito zairese, vibra una cultura e una spiritualità animate da canti religiosi con ritmo africano, dal suono dei tamburi e di altri strumenti musicali, che costituiscono un vero progresso nel radicamento del messaggio cristiano nell’anima congolese. È una celebrazione gioiosa».

 

Bergoglio ha collegato direttamente il rito dello Zaire – ricco di usanze locali, danze indigene, canti e battiti di mani – al rito amazzonico imminente:

 

«Il caso del rito zairese suggerisce una strada promettente anche per la possibile elaborazione di un rito amazzonico, in quanto si accolgono le esigenze culturali di un’area specifica del contesto africano, senza snaturare la natura del Messale Romano, per garantire la continuità con l’antica e universale tradizione della Chiesa. Ci auguriamo che questo lavoro possa aiutare a procedere in questa direzione».

 

In seguito alle richieste delle forze progressiste e dei principali sostenitori del Sinodo sull’Amazzonia, è stata costituita una commissione per guidare lo sviluppo di tale rito.

 

Nel giugno 2022, il segretario del Dicastero per il Culto Divino del Vaticano, l’arcivescovo Vittorio Viola, aveva commentato che la formazione di un rito amazzonico era «in alto mare», evidenziando i commenti di papa Francesco e il collegamento tra «l’inculturazione della liturgia» e la «nuova evangelizzazione».

 

Proprio come aveva fatto il Papa nella prefazione del suo libro del 2020, Viola ha collegato il rito dello Zaire al rito amazzonico proposto, attestando che la cosiddetta «inculturazione» della liturgia è la «nuova frontiera» per la Chiesa.

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I risultati dei vari sottocomitati che hanno studiato il rito proposto sono stati presentati al Dicastero per il Culto Divino nel settembre 2022. Il processo è stato aiutato in modo cruciale dalla formazione papale di una nuova conferenza episcopale nella regione amazzonica: la Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia (CEAMA) nel 2021.

 

Vida Nueva riferisce che Brighenti ha detto che il rito amazzonico proposto è stato presentato alla seconda assemblea del CEAMA questo agosto. Dopo una «fase nelle comunità», ha affermato Brighenti, il rito sarà presentato al Dicastero per il Culto Divino.

 

Attualmente, ha affermato il teologo, circa 13 commissioni stanno formulando i dettagli del rito sui «riti dei sacramenti e pensando anche all’anno liturgico dell’Amazzonia, allo spazio liturgico, alla liturgia delle ore, tra gli altri».

 

«Ci auguriamo che venga accolto e approvato dalla Chiesa affinché le comunità ecclesiali possano esprimere la loro fede secondo la loro cultura e i loro costumi in questo immenso territorio amazzonico», ha affermato.

 

«Brighenti, come notato, è un teologo molto influente a Roma. Il fatto che preveda che il rito entrerà ufficialmente in una “fase sperimentale” prima della fine dell’anno è uno sviluppo chiave per il futuro del rito che ha trovato pesanti critiche tra i conservatori e sostegno da parte di voci progressiste» scrive LifeSite.

 

Nel frattempo, parallelamente al rito amazzonico che si sta sviluppando in sordina, il Vaticano sta riflettendo su un altro rito inculturato, legato al paganesimo: si tratta del rito Maya, Maya proposto dai vescovi cattolici del Messico è ora all’esame del Dicastero per il Culto Divino.

 

Sebbene il dicastero sia stato lento nel rilasciare una dichiarazione sul rito, con grande costernazione dei vescovi messicani, il rito è stato redatto con il coinvolgimento chiave del Sottosegretario del Dicastero, il vescovo Aurelio García Macías, il che suggerisce che l’approvazione del Vaticano è una mera formalità.

 

La bozza finale del rito Maya contiene azioni liturgiche basate su azioni pagane. Tale liturgia sarebbe quindi a discrezione del singolo chierico coinvolto, che si sentirebbe a suo agio nell’incorporare gli aspetti pagani più ampi e concomitanti dei rituali che il Vaticano avrebbe approvato.

 

«Un simile stile offre uno spaccato del probabile futuro di un rito amazzonico analogamente inculturato» continua LifeSite.

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Va notato come la versione del paganesimo delle Amazzoni a cui ora si vuole avvicinare il rito della Messa è stato negli anni edulcorato e filtrato di tutti i suoi aspetti terrifici.

 

In un lavoro del 2004 intitolato In Darkness and Secrecy: The Anthropology of Assault Sorcery and Witchcraft in Amazonia («Nell’oscurità e nella segretezza: l’antropologia della stregoneria d’assalto e della stregoneria in Amazzonia»), Neil L. Whitehead e Robin Wright sottolineano che «date le motivazioni di auto-miglioramento che hanno portato così tante persone ad una comprensione popolare dello sciamanesimo, due aspetti definitivi dello sciamanesimo in Amazzonia – il sangue (cioè la violenza) e il tabacco – sono stati semplicemente cancellati da tali rappresentazioni».

 

Gli autori confermano con molti aneddoti che lo sciamanesimo è stato tradizionalmente utilizzato per infliggere morte e sofferenza ai nemici oltre che per guarire, e si spingono fino ad affermare che «le pratiche rituali dei guaritori sono intimamente legate agli assalti degli assassini sciamanici e non possono essere comprese separatamente da esse».

 

Come riportato da Renovatio 21, curiosamente al World Economic Forum di Davos dello scorso gennaio si è avuto un momento inquietante quando sul palco è stata chiamata a «benedire» i potenti globali lì riunitisi uno sciamano-donna dell’Amazzonia.

 

Curiosa coincidenza, o corrispondenza di amorosi sensi: lo sciamanesimo amazzonico interessa parallelamente, e concretamente, sia l’élite mondialista che le riforme vaticane…

 

Ci troviamo ancora una volta dinanzi a quello che Renovatio 21 a più riprese ha definito catto-paganesimo papale, adulterazione idolatrica se non demoniaca del rito spinta dallo stesso vertice del papato.

 

La chiesa dirige decisamente verso il ritorno del sacrificio umano per gli dèi – cioè l’esatto contrario della Santa Messa, che è il sacrificio divino, il sacrificio di Dio, per gli uomini.

 

Il Sacro Palazzo è invertito. E l’inverso del sacro, cosa è?

 

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Fondamentalismo anticristico, massonico, esoterico, apocalittico: dietro alle visioni della cerimonia di apertura delle Olimpiadi

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I lettori avranno visto che della cerimonia di apertura delle Olimpiadi abbiamo parlato tanto, tantissimo, più di chiunque. Riteniamo che si sia trattato di un momento epocale: perché quando il nemico di dice chi è e cosa fare, bisogna ascoltarlo fino in fondo.   Ci sono vari fattori che ci spingono a non mollare la storia.   Prima di tutto, va detto che lo scandalo ci riguarda da vicino tutti. Perché indica che la più grande istituzione che guida una delle principali attività umane – lo Sport – è compromessa in maniera definitiva. Non che gli indizi mancassero: del lato oscuro delle Olimpiadi, con le invocazioni pagane fatte in Grecia qualche settimana fa, avevamo parlato. Così come della quantità di bambini che sono stati certamente sacrificati con l’aborto-doping.   In realtà, non è nemmeno solo una questione istituzional-sportiva: il fatto ci come ci riguarda da vicino in quanto italiani, perché è qui emerso il lato oscuro di un Paese limitrofo- Un Paese che, nei secoli, ha dimostrato confronti dell’Italia continue mire espansionistiche, nonché frustrazioni di ogni tipo. Oggi non abbiamo le truppe napoleoniche che entrano in Italia (benché Eric Zemmour lo abbia proposto in TV), ma quantità di gruppi finanziari francesi e industriali che mettono le mani sul capitalismo italiano – più una serqua di top manager gallici piazzati per qualche ragione in cima a mega-società strategiche per il sistema-Italia. Il tutto con la spinta dell’incredibile «Trattato del Quirinale» firmato da Draghi, Mattarella e Macron durante la Pandemia.   Lo avevamo detto vedendo lo spettacolo grottesco delle ultime elezioni: se la Francia impazzisce e collassa, i primi a preoccuparsi dovrebbero essere gli italiani. Se la Francia continua a fare quello che ha iniziato due secoli e mezzo fa, pure.

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C’è poi la questione dell’importanza dello show di apertura delle Olimpiadi. Di per sé, un genere artistico a sé, colossale ed inarrestabile, che ha preso quota nelle ultime decadi. Qui ci sarebbe una gloria italiana da celebrare, il veneziano-meneghino Marco Balich, già anima di una grande società di produzione di video che sfondò negli anni Novanta, producendo non solo miriadi di spot TV (quando era un mercato ricco, ricchissimo) ma anche videoclip musicali delle hit del momento. Balich ha curato quantità di ouverture di importanze globale , dai Giochi invernali di Torino 2006 (che culminava con la bandiera portata da Carla Bruni Tedeschi non ancora in Sarkozy e non ancora indagata) in poi.     Siamo stati abituati, in questi anni, a questi spettacoloni enormi e visionari. Negli occhi abbiamo ancora la cerimonia di apertura di Pechino 2008 – l’otto di agosto, cioè dell’ottavo mese, alle 8: numerologia scaramantica sinica – quando 2008 percussionisti suonarono all’unisono nella grande coreografia ideata dal regista della Quinta Generazione Zhang Yimou. L’impatto era così forte che fu riconosciuto persino in un episodio di South Park, dove Cartman aveva gli incubi sul sorpasso della Cina Popolare sugli Stati Uniti.     La Francia, invece, oltre che uno spettacolo blasfemo pare avere preparato uno spettacolo decisamente più povero di quelli visti in questi anni. Molti se ne sono resi conto: se a Sochi 2014 (l’Olimpiade stravinta da Putin che gli costò il colpo di Stato di Maidan a Kiev) in apertura c’era un balletto tratto da un libro di Leone Tolstoj, qui davvero a parte esseri mutanti e immagini shock pare non esserci stato niente di coreuticamente degno di un grande media-event.

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Anche se la vostra camera d’eco (i social, gli amici, questo sito che frequentate etc.) ha reagito con orrore a quanto veduto a Parigi, non dovete credere nemmeno per un secondo che là fuori sia così. Non crediate che ci sia solo la condanna: a molti è piaciuto. All’oligarcato, sopratutto.   Il presidente francese Macron ha ringraziato personalmente il direttore artistico, l’omosessuale dichiarato Jolly, che a giugno aveva peraltro preannunciato che avrebbe prodotto una cerimonia pagana.     «Grazie a Thomas Jolly e al suo genio creativo per questa cerimonia grandiosa. Grazie agli artisti per questo momento unico e magico (…) Ne riparleremo tra cento anni!».   Jill Biden, la First Lady americana caregiver del presidente (o handler, dice qualcuno) in demenza senile conclamata, si è complimentata. «Spectacular».     «È stato spettacolare… ad ogni passo del cammino pensavo tra me e me: oh mio Dio, oh mio Dio, come riusciremo a superare tutto questo?» ha dichiarato la donna che, secondo Tucker Carlson, è stata dietro la scelta del marito di fare il presidente nel 2020, quando la famiglia di origine voleva che si ritirasse perché già oramai senile, e invece lei no, voleva gli State dinner. Li ha avuti.   Il vescovo Paglia, quello delle multidosi mRNA e della legge abortista 194/78 «pilastro» messo a capo della Pontificia Accademia per la Famiglia e pure della Pontificia Accademia per la Vita da Bergoglio, ha scritto parole bizzarre, che ammettiamo di non aver ben capito.     Il papa, al momento, è stato zitto. Strano, ma non era il papa inalberatosi per la «frociaggine» nei seminari? Almeno, ce l’avevamo venduta così. O avevano tentato.   Non possiamo pretendere che la neochiesa condanni il grand guignol di fondamentalismo massonico e anticristico (perché di questo si tratta). Né che ne sappia osservare le ramificazioni esoteriche ed apocalittiche in salsa arcobalenata – ma tenebrosa assai.

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Quell’uomo blu che tra mossette gaie spuntava fuori dalla tavola del tableau vivant ritraente l’Ultima Cena di Leonardo (un italiano le cui opere i francesi si stanno tenendo da un bel po’) chi era in realtà? Hanno detto: è Dioniso! Certo, non è sbagliato pensarlo: ai giorni dell’Olimpo, che è apollineo per definizione, le forze non-più-così-occulte contrappongono il dio ctonio per eccellenza, il dio notturno dell’orgia e dello squartamento, della perversione e del sacrificio umano, il dio che rovescia la società nella violenza, nella dissoluzione di ogni legame, specialmente famigliare. Ci sta: la solita lettura nicciana, ma che si sposa bene con l’agenda oramai sempre più incontrovertibilmente visibile.   Sì, ma perché blu? Qui ci sono altre possibili spiegazioni. L’una è che la componente dionisiaca, cioè di dissoluzione della società, è stata rinforzata con una botta del dio induista più o meno (diciamo) omologo, Shiva. Un altro dio della trasformazione, non estraneo alla crudeltà e alla distruzione. Uno studioso francese Alain Daniélou (1907-1994), scrisse un libro – intitolato appunto Shiva e Dioniso (1979) – proprio per discutere l’identità tra i due dei pagani.   C’è qui una succosa deviazione catto-omo-esoterica da prendere: lo shivaista omosessuale Alain era fratello del cardinale teologo francese Jean Daniélou (1905-1974), gesuita esponente della cosiddetta Nouvelle Theologie, morto in casa di una spogliarellista ventenne, trovata dalla polizia in possesso di una bella somma di danaro.   Finiamo la divagazione mandando avanti la videocassetta di 40 anni: nel 2015 a Zagarolo viene trovato ucciso un sacerdote appartenente ad un movimento cattolico fortemente ispirato da pratiche indù. Alain Danielou prima di viaggiare in India si era trasferito proprio a Zagarolo. E la via del caso si chiama, appunto, via Alain Daniélou. Comunque: il caso, ad ora, non è ancora stato risolto. Fine del detour.   E se invece, come ha detto per ischerzo qualcuno in rete, l’uomo blu rappresentasse… un puffo   Ipotesi meno peregrina del previsto. Anni fa lo studioso sardo Antonio Soro scrisse in un libro che la storia degli strani ometti blu (alti su per giù / tre mele o poco più) altro non è se non una metafora della massoneria. Le prove a carico della tesi non sono poche: I puffi fanno la loro prima comparsata in una pubblicazione del 1958, dove sono alla ricerca di un flauto magico, che come noto è il titolo dell’opera iper-massonica di Wolfgango Amedeo Mozart.   In questa visione, il Grande Puffo altro non è che il Gran Maestro, mentre « Gargamella prete/rabbino è implacabile cacciatore della sapienza massonica, perché la sua tradizione non possiede più quella conoscenza capace di rinnovare l’uomo, di trasfigurare la banale realtà ilica in dorata realtà pleromatica. Egli combatte la massoneria ma allo stesso tempo ne ha bisogno, deve carpirne i segreti da tradurre in una pastorale, per non perdere la base dei fedeli».   C’è qui un tema omo-esoterico da non sottovalutare: Gargamella, scrive il saggio I Puffi, la «vera» conoscenza e la massoneria (2015), cerca di distruggere la loggia puffesca dall’interno rompendone l’equilibrio originale fondato sull’androginia – o meglio, sull’assenza della donna. Tutti sappiamo, del resto, che sull’omosessualità dei puffi, questa comunità di soli maschi che girano a petto nudo, esistono barzellette, anche divertenti. Gargamella reintroduce la dicotomia sessuale naturale nell’Eden puffesco: inventa puffetta e la manda a destabilizzare, con la natura dei due sessi, una società puramente omofila.   Allora: uomini blu, massoni, omosessuali… touché. Del resto, chi è dell’ambiente catho, sa bene che le storie sul legame diretto tra massoneria ed omosessualismo organizzato si sprecano. Alcuni hanno suggerito che la battaglia che dieci anni fa coinvolse le masse di giovani cattolici che manifestavano contro il matriomonio omosessuale (Mariage pour tous) e il governo Hollande – che con leggi speciali mandò la polizia a reprimerli come mai con i maomettani delle banlieue, e fumogeni sparati dentro i cellulari con gli arrestati che cantavano – altro non fosse che un capitolo di questa saga.   Va bene, ma non è che possiamo parlare di Dioniso-Shiva e dei puffi. E allora torniamo a guardare il video. Nell’Ultima Cena esoterico-transgender, qualcuno ha visto un attore con i genitali di fuori: forse però è solo un riflesso, un giuoco di luce.   Altri hanno visto che c’era nel gruppo anche una bambina, molto piccola.   La figura della bimba, in mezzo a tutta quella sozzeria, conserva una sua innocenza, che qui diventa ancora più tragica. È un’immagine decisamente disturbante, per l’uomo comune è allarmante.     Forse vi sovviene quando dicevano: dateci il matrimonio omosessuale, fatevi gli affari vostri, mica poi verremo a disturbare le vostre famiglie, e guai a chi osa imbastire certi discorsi; tuttavia la parola che si usa in francese per lo spregiativo «frocio», «pédé», è ancora un chiaro calco che viene dal greco pederaste, dove l’etimo è fatto di pais (fanciullo) ed erastès (amante).   Il lettore malizioso dice: sì, mi ricordo di quando dicevano «verremo a prendere i vostri figli»? Dicevano che lo dicevano per ischerzo. Già.

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Mettendo da parte questa sequenza, devo dire che ce ne è stato uno ulteriore che mi ha colpito ancora di più. Quel cavallo bianco che corre sopra la Senna. Cammina sull’acqua, altro dettaglio non privo di interesse. E sopra ci sta questo personaggio inquietante, androgino, incappucciato…   In tanti hanno pensato subito all’Apocalisse di San Giovanni: «Ed ecco un cavallo pallido, e colui che ci stava sopra, il suo nome è Morte, e l’Orco l’accompagnava. E fu dato loro potere sulla quarta parte della terra, per uccider con spada e con fame e con mortalità e per mezzo delle fiere della terra» (Ap, 6,8).     Non c’è solo il fondamentalismo anticristiano e massonico, con le sue venature esoteriche: fa qui capolino, in uno spettacolo teatrale per le famiglie di tutto il pianeta, un elemento precipuamente apocalittico. Un segno di tenebra e di sterminio.   Questa cavalcata della morte sulla Senna – dove nella creazione del destriero, apprendiamo, è coinvolta una grande farmaceutica, la Sanofi – è stata, per i tempi televisivi, abnormemente lunga. Qui ci permettiamo di fare un’osservazione. Renovatio 21 ha riportato dei problemi che da mesi si sono posti riguardo le acque del fiume parigino.   Da tempo, infatti, si sapeva che era stata rilevata troppa Escherichia coli, il batterio che infesta l’acqua quando è infestata di escrementi. Eppure, hanno insistito: le gare di nuoto bisogna farle lì. In pratica hanno voluto a tutti i costi che i corpi degli atleti, belli e sani come nessuno di quelli visti nella crapula transgender della cerimonia, fosse immerso nella merda. Un altro segno ctonio contro l’apollineo sportivo? Uno sfregio ulteriore?   Non è che le alternative alla Senna piena di cacca (e chissà cos’altro…) non vi fossero. Le gare di surf le stanno tenendo a Teahupo’o, microscopica cittadina sulla costa a Sud-Ovest di Tahiti, l’isola maggiore per abitanti della Polinesia francese. Per le Olimpiadi di Parigi, siamo proprio dietro l’angolo (altro che Milano-Cortina). Ma se invece del Pacifico preferivano stare in casa, ecco, anche lì non crediamo che tra la Manica e la costa atlantica, o mediterranea, le opzioni sarebbero mancate. Immaginiamo pure che con gallica grandeur il Macron avrebbe potuto prendere un’atomica delle loro e fare un grande lago artificiale da qualche parte nel Paese. Niente: atleti nella merda, e basta. Sulla semantica escrementizia di certa cultura LGBT, passiamo però la palla al lettore.   Torniamo al Cavaliere dell’Apocalisse, che una volta sceso da cavallo vediamo consegnare la bandiera dei Giochi a quelli che sembrano militari di varie razze. Ecco, difficile trovare immagine più letterale del Nuovo Ordine Mondiale, del regno transnazionale cui siamo destinati con la tribolazione. Tutto questo, teniamo a mente, è andato in mondovisione… servito a grandi e piccini di ogni nazione terrestre.  

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Andiamo oltre: ecco la scena più granguignolesca, talmente inopportuna che viene anche qui da stropicciarsi gli occhi: ecco che compare la regina Maria Antonietta decapitata che intona il canto rivoluzionario (cioè di coloro che le hanno tagliato la testa, e che tuttora sono a capo del Paese) Ah! ça ira.   «Ah ! ça ira, ça ira, ça ira! / Les aristocrates à la lanterne, / Ah ! ça ira, ça ira, ça ira! /Les aristocrates on les pendra!» sono i versi della canzone nella versione sanculotta. «Ah! Si farà, si farà, si farà! / Gli aristocratici al lampione / Ah! Si farà, si farà, si farà! Gli aristocratici li s’impiccherà!»     Schitarra in sottofondo una band metal (esistono ancora?), tali Gojira, non il massimo dell’originalità. Sono un gruppo del cosiddetto Death Metal, genere sottocategorico dove talvolta il satanismo è forsennato. Negli anni Novanta, apprendiamo hanno fatto da spalla ai tour dei Cannibal Corpse (band con testi di violenza indicibile) e dei finlandesi Impaled Nazarene, dove il nome («Nazareno impalato») dice tutto.   La scena si svolge sulla facciata del palazzo della Conciergerie, il luogo dove Maria Antonietta fu tenuta prigioniera durante il Terrore prima di essere ghigliottinata il 16 ottobre 1793. La chiusura della sequenza vede esplosioni di colore rosso – schizzi di sangue, a fiumi? – che partono dalle finestre della regina ghigliottinata e coprono la facciata per riversarsi in istrada.   Il canale YouTube della TV Eurosport lo definisce «EPIC», tutto maiuscolo. Epico. Sì: storico, pure.   Ora, con l’insulto sanguinario alla sovrana, capiamo che siamo dinanzi ad un déjà vu, ad un fenomeno di cui già vi abbiamo parlato, quello dell’ansia rivoluzionaria, dell’incubo giacobino di perdita del controllo. I rivoluzionari massoni, che sono ancora al potere, sanno che il loro dominio è innaturale, è fragile. Sanno che può essere rovesciato in ogni momento, perché temono che sottoterra covi il vulcano della «cristianissima Francia», la Francia figlia prediletta della Chiesa. La Francia delle campagne, la Francia delle famiglie, la Francia delle tradizioni. La Francia di monsignor Lefebvre.   Ecco perché, con frequenza incredibile, pare che il potere francese voglia «vaccinare» la popolazione contro la sua stessa identità, cioè, in ultima analisi, la sua fede. Fino al grottesco tentativo visto qui: sostituite il cristianesimo con la religione gnostica transgender, imparate che porteremo la Francia nel Nuovo Ordine dei Secoli, accettate che vi abbiamo ucciso la regina cristiana, lo faremo ancora, all’infinito.   Non è che ci si può aspettare altro. Abbiamo cercato di scriverlo su Renovatio 21: quella che abbiamo visto in questi mesi è la Francia dell’aborto in Costituzione e della guerra atomica minacciata contro Putin.   È la Francia di Macron, e delle voci assurde su sua moglie. E se fosse vero… chi hanno messo a capo della potenza atomica europea? Hanno voluto intronizzare una vittima, o meglio, una vittima che non si ritiene tale al punto da sposare il carnefice? Sono ipotesi lunatiche che circolano negli ambienti dissidenti francesi. Tuttavia, l’accusa lanciata da Macron riguardo all’atto vandalico subito da un’opera d’arte definita pedofila al Palais de Tokyo sappiamo essere realtà di cronaca di un anno fa.   Cosa rappresenta, allora, Emmanuel Macron? Chi sta con lui, o dietro di lui, ai vertici del potere di Parigi?   Chi ha guardato la cerimonia dei Giochi in TV con i propri figli, può pure farsi qualche domanda più personale, terra-terra: pensavate davvero vi avrebbero lasciati stare? Pensavate avrebbero lasciato stare i bambini?   Pensavate che l’odio per Cristo – cioè contro la Vita, cioè contro di voi, contro la vostra discendenza – non esistesse? Pensavate che lo Stato moderno possa accettare Gesù e non combatterlo? Pensavate che la Necrocultura non finisca in ogni attività della vostra esistenza, comprese le più apparentemente innocenti, come lo sport?   La storia non è altro che la storia del tentativo delle forze del Male di sconfiggere Gesù Cristo. Studiate pure la metafisica, la filosofia della storia, quel che volete, ma è davvero tutto qua.   E allora, i demoni possono pure prendersi i Giochi Olimpici, e magari anche gli apparati di un’intera nazione scristianizzata dotata di armi termonucleari.   Non basterà: verranno sconfitti, schiacciati. Lo sanno anche loro, ma invece che pentirsi, vanno di baccanali orgiastici, gozzovigliano disgustosamente.   Sanno di avere, oramai, ancora poco tempo. E poca voglia di convertirsi.   Roberto Dal Bosco

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