Eventi
Noi non dimentichiamo la blasfemia del gay pride di Cremona: venite alla processione di riparazione di Reggio Emilia

No, non ci siamo dimenticati della blasfemia immonda andata in scena a inizio giugno al gay pride di Cremona.
Per chi non lo sapesse, la parata gay della città lombarda ha mostrato qualcosa di orrore indicibile, che offende i cristiani e non solo loro.
Come se si trattasse di una statua della Vergine portata in una processione religiosa, un gruppo di persone ha portato in carro una statua (un orrendo manichino, in realtà) a rappresentare Nostra Signora, ignuda e con accessori sadomasochistici.
Potete vederlo voi stessi. Questo è quello che è accaduto.
STANNO FORZANDO TROPPO LA MANO…
Gay pride blasfemo a Cremona: Madonna sadomasochista a seno nudo.
Il Risveglio della fenice.. pic.twitter.com/YPbBmOApkh— 0ptimusprimeio (@seguimi2022) June 5, 2022
Nel frattempo, oggi al gay pride di Cremona hanno “fatto sfilare” la Madonna a seno scoperti. Ma perché, perchè?
I tempi del DEMONIO sono in atto… pic.twitter.com/RJeKukgImw— 𝕍𝕖𝕟𝕚𝕍𝕚𝕕𝕚𝕍𝕚𝕔𝕚🇮🇹#𝗭🅞︎🅝︎🅔︎ (@SoleInvitto) June 5, 2022
Quanto accaduto al gay pride di Cremona può essere descritto solo con una parola: CRISTIANOFOBIA pic.twitter.com/6ovbdAHPIJ
— Aldonik66 (@Moraldo89985498) June 9, 2022
Voi capite che siamo ben oltre l’oscenità.
Voi capite che, a questo punto, la maschera dei «diritti» (quali altri vogliono?) e della «repressione» (dove?) cade per sempre. La balla della «lotta per le libertà civili» è finita, sgonfiata per sempre. L’unica libertà reclamata qui è insultare il divino, e con esso chi vi si affida, senza più freno alcuno.
È difficile persino riuscire a concepire le motivazioni di una cosa del genere – che va preparata, organizzata, a costo di soldi, tempo, volontà degli individui ovviamente mascherati (interessante quello con in faccia quello strano simbolo, come un labirinto concentrico…).
Perché una cosa del genere? Possiamo solo darci risposte inquietanti. Tuttavia, lo sfregio rimane. Alla religione, alla fede, a tanti che che nella Vergine vedono l’immagine del sacro più puro – e quindi, una parte della loro esistenza.
Ora, abbiamo appreso dalla stampa che qualcuno si è arrabbiato. Per lo meno, nelle dichiarazioni.
Il vescovo: «sono gesti che non fanno bene a nessuno, e che feriscono anche i tanti che si stanno impegnando con reciproco rispetto per una società senza discriminazioni». Bello, non poteva non ricordare che il piano per la tolleranza assoluta verso il mondo omosessualista non può venir meno nel momento in cui questa ha insultato la fede cattolica in un modo che mai la città di Cremona può ricordare.
Ma c’è anche il presidente della Cremonese, appena riportata in Serie A: «Questi simboli non hanno nulla a che vedere con la legittima tutela dei diritti e la lotta all’omofobia e alle discriminazioni». Zac, anche l’industriale di successo non ce la fa, e deve, immediatamente, far capire che l’accettazione dell’omosessualismo a livello politico («legittima tutela dei diritti») mica può fermarsi. Notate: lo stesso linguaggio del vescovo, e delle associazioni LGBT.
Ora, è passato quasi un mese, e nulla è stato fatto. L’indignazione, come prevedibile, è sparita come la schiuma della birra.
Quello che crediamo noi, invece, è che sia necessario dare una risposta. A partire dalla prima dimensione coinvolta dalla bestemmia di Cremone: lo Spirito.
Ad un attacco spirituale, bisogna rispondere con lo Spirito. Bisogna difendere la religione, per mezzo della religione stessa.
Per questo invitiamo i lettori a partecipare alla Processione di Riparazione di Reggio Emilia, che si terrà sabato 2 luglio alle ore 18:00. Il ritrovo sarà in Piazza Duca d’Aosta (Porta Santo Stefano).
Chi parteciperà, chiedono gli organizzatori del «Comitato Beata Giovanna Scopelli», dovrà concentrarsi per « non raccogliere provocazioni e di concentrarsi sulla preghiera e sulla promozione delle attività connesse alla riparazione».
Una processione vera, non un teatrino blasfemo.
Non parodia satanica, ma preghiera.
Di questo ha bisogno il mondo ora.
Eventi
Renovatio 21 alla Tabarrata Nazionale 2023

Renovatio 21 parteciperà alla Tabarrata Nazionale 2023 che si terrà sabato 4 febbraio a Bassano del Grappa.
Si tratta del più potente raduno in Italia – quindi, nel mondo – degli amanti del miglior soprabito dell’universo. Se non sapete cos’è un tabarro, ci dispiace per voi. Potete rimediare, tuttavia, venendo a vederne diecine e diecine indossati da un esercito di personaggi che si troverà alle 16:00 sul Ponte Vecchio, detto Ponte degli Alpini, a Bassano.
Il tabarro è un oggetto le cui radici si perdono nei secoli. Secondo il libro Tabarro. Storia di cavalieri, dame e sognatori, sarebbe un derivato delle tuniche degli antichi. La realtà è che un tabarro lo aveva probabilmente il nonno, il bisnonno, del lettore. Anzi: non è improbabile che un tabarro sia a casa vostra, nascosto, dimenticato in un armadio o in una soffitta da decadi e decadi. Se è così, sappiate che c’è caso che sia anche perfettamente conservato. Ad una conferenza emiliana di Renovatio 21 del tardo 2019, capitò al tavolo un signore che aveva un tabarro che diceva essere in famiglia da sempre. Guardammo l’etichetta: c’era scritto «1907».
Bisogna quindi dire il fondatore di Renovatio 21 Roberto Dal Bosco è presidente della Civiltà del Tabarro: ecco spiegato questo articolo, e certi riferimenti che potreste aver letto qui e là in questi anni.
In realtà, tra l’universo del tabarro e quello di Renovatio 21 pare esserci non solo un’identità cosmica di fondo (la tradizione, la distinzione, il primato della realtà sul conformismo) ma anche una comunanza nel destino.
Alcuni di voi sanno che chiusero la pagina Facebook di Renovatio 21, e la cosa finì in tribunale. Poco dopo, cosa di cui pochi sono al corrente, chiusero anche la pagina della Civiltà del Tabarro. Ambedue, come potete vedere, grazie alla giustizia sono state riaperte.
Tuttavia, qualcosa ancora non torna.
Lo scrittore Camillo Langone è il vate del tabarro, nonché il creatore delle prime Tabarrate a Parma (2016) e Casalmaggiore (2017). Camillo quest’anno non potrà esserci. Tuttavia, a favore dei suoi tanti follower tabarristi e filotabarristi, aveva pubblicato su Facebook la locandina dell’evento di quest’anno. La piattaforma la ha censurata.
Proprio così. «Il tuo post viola i nostri Standard della community, pertanto è visibile solo a te».
I social mi hanno censurato molti quadri ma coi tabarri si sono sempre mostrati tolleranti. Fino a oggi. Ah, le liberaldemocrazie… pic.twitter.com/PXvG69G5AJ
— Camillo Langone (@CamilloLangone) January 30, 2023
Sarebbe da non credere, se non conoscessimo bene la tragedia dell’ora presente.
Non è una barzelletta l’idea che anche l’uomo in tabarro può essere ritenuto passibile di essere rimosso dal discorso pubblico. Il tabarrismo come sovversione: in un mondo che ci vuole completamente sottomessi, in un mondo in cui conta solo la massa vaccina, non si tratta più di uno scherzo. Può metterti le braghe strappate, puoi indossare gli orrori gender degli stilisti infelici, puoi vestirti in modo indecente: il conformismo della degradazione, che ti è imposto dal potere, te lo consente.
Non ti è consentito, invece, avvolgerti di un’eleganza millenaria. Non ti è consentito essere l’uomo che era tuo nonno. Non ti è consentito agire concretamente ciò che ti è stato tramandato. Non ti è consentito il bello, il buono, il giusto. Vabbè. Sapete come stan le cose. Non tediamoci.
Torniamo alla Tabarrata Nazionale, dove tutti questi brutti pensieri non avranno cittadinanza – perché si tratta di un ritrovo di amici e personaggioni, dove si sorride e si ride, dove lo stare in compagnia è tutto, dove non si parla di politica o di altre disgrazie, ma si vive felici avvolti da strati di bellezza e spensieratezza.
Dopo il ritrovo alle 16 sul Ponte degli Alpini, seguirà, nella Sala Tolio (via Jacopo da Ponte, 37) la conferenza «Lineamenti di Civiltà del Tabarro», dove interverranno, oltre al presidente Roberto Dal Bosco, anche il tesoriere Corrado Beldì, nonché il vero re-iniziatore di questa tradizione, l’infinitamente signorile Sandro Albano Zara, unico, grande maestro del tabarro moderno – cioè, del tabarro eterno.
Alla cena non sappiamo se ci sarà posto, ma vale la pena di trovare. Non è impossibile, infine, che il manipolo più irriducibile dei tabarristi non vada avanti sino a notte fonde a conquistare le strade della cittadina veneta. Alle altre Tabarrate, di solito, va così.
Aspettiamo tutti, in ispecie i simpatizzanti e i curiosi: vi sarà la possibilità, anche per i non-ancora-tabarristi, di provare dei tabarri, e di farsi ritrarre dal M° Silvano Pupella, che per l’occasione allestirà un set fotografico.
Fra i tabarristi vi è un detto: «se ha le maniche, non scalda il cuore».
Venite a scaldare il vostro.
Eventi
Video della processione di riparazione di Reggio Emilia

La cronaca della processione di Reggio Emilia del 2 luglio in riparazione contro le parate LGBT mostra, oltre che la cerimonia, anche i volti e la motivazione dei partecipanti.
È possibile sentire anche brani del fervorino di Don Daniele Di Sorco, FSSPX.
Al minuto 6:27 è brevemente intervistato Cristiano Lugli, organizzatore del Comitato Beata Giovanna Scopelli e co-fondatore di Renovatio 21.
Il video è curato dal canale YouTube Cronache di Cielo e Terra.
Immagine screenshot da YouTube
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Immagini dalla processione di riparazione di Reggio Emilia

La Processione in riparazione del gay Pride a Reggio Emilia si è compiuta con un enorme afflusso di fedeli.
La Processione si è snodata per la città in preghiera, occupando uno spazio tale che non era possibile dalla testa vedere la fine, e viceversa.
Un totale stimato di 400 persone, in un pomeriggio rovente a Reggio Emilia, hanno pregato per riparare agli scandali e alle blasfemie dei cosiddetti «gay pride». I fedeli sono accorsi da tutta Italia: da Milano, dall’Umbria, dalla Toscana, da Roma, da Como, oltre che dalle vicine Modena e Bologna. Dal Veneto è arrivato un intero pullman.
Quattro i sacerdoti della cerimonia : oltre ad un sacerdote reggiano, uno da Rimini, uno dal Veneto e uno dal Lazio.
Gli stendardi, la recita del Santo Rosario è il canto delle Litanie dei Santi in latino, hanno riportato la religione cattolica laddove deve stare: nelle strade, nei vicoli, davanti alle chiese, ovvero in tutti i luoghi in cui la nuova religione mondialista non vuole che stia Gesù Cristo.
La Processione si è conclusa davanti al Duomo della città con la recita dell’atto di riparazione. Al termine di tutto, circa 200 fedeli si sono recati all’interno del Duomo per omaggiare la patrona del Comitato, la Beata Giovanna Scopelli le cui spoglie riposano dentro alla Cattedrale reggiana.
«Dal punto di vista soprannaturale — dichiara Cristiano Lugli, portavoce del Comitato «Beata Giovanna Scopelli» e cofondatore di Renovatio 21 — questo è un trionfo. Ma anche da un punto di vista materiale: nessuno si immaginava così tanta gente. Centinaia e centinaia di persone che, in piena estate, sono venuti fin qui spinti dal desiderio di riparare le blasfemie che ci stanno infliggendo».
«Questo ci fa capire che il dissenso rispetto a quanto sta accadendo si fa sempre più forte. Così come sempre più forte è la spinta per un ritorno alla vera Fede cattolica, ai culti di sempre e alla volontà di rivedere trionfare il Regno Sociale di Nostro Signore Gesù Cristo. La Processione di Reggio ne è segno incontrovertibile».
Ecco alcune immagini della cerimonia.
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