Terrorismo
Netanyahu afferma che Israele ha distrutto l’intero comando della Jihad islamica nella Striscia di Gaza

Le forze di Difesa dello Stato di Israele (IDF) avrebbero distrutto l’intera leadership della Jihad Islamica nella Striscia di Gaza durante l’operazione Scudo e freccia di cinque giorni. Lo ha dichiarato domenica il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
«Con completa sorpresa e continua iniziativa, abbiamo preso di mira l’intera leadership della Jihad islamica a Gaza. Abbiamo distrutto 17 centri di comando della Jihad. Abbiamo eliminato dozzine di terroristi. Abbiamo colpito arsenali di razzi e missili, eliminato unità anticarro, etc.», ha detto Netanuahu. all’inizio della riunione settimanale del gabinetto, definendo l’operazione «perfetta».
Il premier israeliano ringraziato i comandanti ei soldati dell’IDF, l’Agenzia per la sicurezza israeliana e i cittadini israeliani per la loro «costante resilienza».
Israele ha iniziato l’operazione Scudo e Freccia martedì notte, conducendo attacchi aerei contro i militanti della Jihad Islamica nell’exclave palestinese di Gaza. Durante i cinque giorni di combattimenti, i militanti della Jihad islamica hanno lanciato oltre 1.100 razzi contro Israele, secondo l’IDF.
Sabato sera, l’ufficio del Primo Ministro israeliano ha annunciato che il Paese ha concordato una tregua mediata dall’Egitto con i militanti nella Striscia di Gaza, aggiungendo che solo «la quiete sarà accolta con la quiete» e Israele risponderà a qualsiasi atto di aggressione.
La violenza ha provocato la morte di 33 palestinesi, compresi militanti di alto livello della Jihad islamica. I razzi lanciati da Gaza hanno ucciso almeno una donna israeliana.
Netanyahu, che è stato militare per le forze speciali durante guerre e cristi terroristiche della storia israeliana, stava vivendo un periodo di proteste massive atte a defenestrarlo per il suo progetto di revisione del sistema giudiziario israeliano.
Tuttavia, anche durante le proteste, gli attacchi contro i palestinesi, e la Siria, non si sono mai arrestati, con episodi di violenza che hanno sconvolto la comunità internazionale e leggi sempre draconiane perfino contro le bandiere palestinesi e perfino contro i cristiani.
La cosiddetta Jihad Islamica, che ufficialmente ha nome Harakat al-Jihad al-Islami fi Filasṭin (Movimento per il Jihad Islamico in Palestina) è nella lista delle organizzazioni terroriste di USA, UE, Regno Unito, Giappone, Canada e ovviamente da Israele. Creata negli anni Settanta come gemmazione della Jihad islamica egiziana, il suo leader Fathi Shaqaqi è stato assassinato a Malta a fine 1995, con sospetto che sia stata anche quella un’operazione israeliana.
La Jihad Islamica non ha le dimensioni o il supporto popolare di Hamas, che è il ramo palestinese della Fratellanza Musulmana, l’organizzazione che offre via alla politica musulmana fondamentalista respinta dai principali regni islamici del Golfo. I jihadisti hanno condotto vari attentati suicidi.
L’importanza della Jihad Islamica è salita nei primi anni 2000 con la seconda Intifada. È ritenuto che abbia ricevuto negli anni il supporto della Repubblica Islamica dell’Iran.
L’intera causa palestinese, tuttavia, è stata minata nel profondo dagli «Accordi di Abramo» stipulati da Trump, che di fatto ha normalizzato i rapporti tra le monarchie islamiche del Golfo persico e lo Stato Ebraico. A condurre lo sforzo sin dai primi giorni della presidenza sarebbe stato il genero Jared Kushner, il cui padre è stato tra i primi finanziatori di Netanyahu e pure suo ospite a New York (il premier israeliano dormiva proprio nella cameretta del Jared).
Secondo molti, il Jared – che avrebbe avuto il suo tornaconto per le attività immobiliari dei Kushner, in particolare per il traballante acquisto del grattacielo nuovaiorchese 666 Fifth Avenue – ha svolto un ruolo nocivo durante la presidenza Trump, di cui era consigliere. Recentemente è stato accusato (dalla nipote del presidente) di essere la spia che ha portato l’FBI ad effettuare un raid a Mar-a-Lago, residenza floridiana di Trump. Lui ha negato.
Kushner, marito di Ivanka Trump e padre dei suoi figli, viene da una famiglia di ebrei ortodossi americani profondamente legata al Partito Democratico. Il padre è stato messo in galera per una storia profondamente sordida. Lui sin dal primo momento ha girato per Ryadh e Abu Dhabi per tessere la rete che avrebbe portato agli Abraham Accords. È emerso, tuttavia, che in conversazioni private l’uomo forte saudita Mohammed bin Salman e il suo confidente e mentore emiratino Mohammed bin Zayed lo canzonassero ritenendolo «nel proprio taschino».
La normalizzazione dei rapporti con Israele ha significato giocoforza il sacrificio del sostegno che i Paesi petroliferi limitrofi hanno dato alla causa della Palestina.
Immagine di IDF Spokeperson’s Unit via Wikimedia pubblicata su licenza Pubblico Dominio CC0.
Geopolitica
La città di Mosca attaccata da altri otto droni

L’Ucraina avrebbe attaccato la capitale russa con otto veicoli aerei senza pilota. Lo ha dichiarato il ministero della Difesa russo. Tutti i droni sarebbero stati abbattuti.
«Questa mattina, il regime di Kiev ha lanciato un attacco terroristico con veicoli aerei senza pilota su strutture nella città di Mosca. Nell’attacco sono stati coinvolti otto veicoli aerei senza pilota. Tutti i droni nemici sono stati abbattuti», ha affermato il ministero in una nota.
Tre di questi droni sono stati soppressi per mezzo di una guerra elettronica, hanno perso il controllo e deviato dagli obiettivi prefissati, altri cinque veicoli aerei senza pilota sono stati abbattuti dal sistema missilistico antiaereo Pantsir-S nella regione di Mosca, ha aggiunto il ministero.
In rete già circolano video che mostrano l’abbattimento dei droni.
Il canale Mash Telegram ha pubblicato un video girato nella zona a ovest di Mosca, con quello che sembra essere il suono di un’esplosione, seguito da diversi scoppi di intensità minore.
Un ulteriore video non verificato pubblicato dal canale Baza Telegram e ripubblicato dal canale russo RT mostra quello che sembra un incidente di un drone nella regione di Mosca.
All’inizio della giornata di oggi, il governatore della regione di Mosca Andrej Vorobjov ha affermato che diversi droni sono stati abbattuti mentre si avvicinavano a Mosca.
Il sindaco della capitale russa, Sergej Sobjanin, ha affermato che diversi edifici sono stati leggermente danneggiati dall’attacco dei droni. Nessuno è rimasto gravemente ferito, ha aggiunto.
Drone attack on Moscow. #Russia #Moscow pic.twitter.com/5ZyYFq0yUq
— Natalka (@NatalkaKyiv) May 30, 2023
First massive drone attack on Moscow, things to consider:
– Various drone models were used.
– Most drones didn't carry explosives.
– Those that carried explosives didn't detonate on impact.Looks like a trial run to see what works best at bypassing Russian AA systems? 🤔 pic.twitter.com/7HXsFCOjUF
— Arrow Intel (@IntelArrow) May 30, 2023
Le persone che hanno assistito all’attacco dei droni nella parte sud-occidentale di Mosca ed erano state evacuate da uno degli edifici hanno detto che l’unica cosa che hanno sentito è stato il ronzio di un motore, seguito dal rumore di vetri infranti.
All’inizio di maggio, alcuni droni hanno cercato di attaccare e la residenza di Putin al Cremlino.
Nonostante le autorità ucraine abbiano negato qualsiasi coinvolgimento, Mosca ha definito l’incidente un «atto terroristico pianificato in anticipo» e un attentato alla vita di Putin perpetrato da Kiev. Un programma di assassinio di Putin via droni era stato raccontato pochi giorni prima dalla rivista tedesca Bild. L’esistenza di un simile programma ora appare piuttosto chiara, e confermata da altri tasselli del mosaico.
Kiev aveva negato, ma celebrato l’attacco con la filatelia delle poste di Stato.
È stato detto quindi che vi sarebbe un vero programma di assassinio di Putin tramite droni. Il progetto di uccidere il presidente della Federazione Russa è stato recentemente ammesso dai vertici dei servizi segreti ucraini.
Immagine screenshot da Twitter
Storia
Rivelato il piano per uccidere la regina Elisabetta in California nel 1983

L’FBI ha rivelato che Elisabetta II potrebbe essere stata assassinata 40 anni fa durante la sua prima visita in California da un uomo la cui figlia è stata uccisa durante il conflitto dell’Irlanda del Nord. L’agenzia federale sarebbe stata informata in anticipo delle sue intenzioni e il viaggio è andato avanti senza incidenti.
Secondo quanto riportato, nel febbraio 1983, Elisabetta II e suo marito, il principe Filippo, fecero la loro prima visita ufficiale negli Stati Uniti, iniziata in California. A quel tempo, la regina visitò San Diego prima di recarsi a Los Angeles, dove incontrò l’allora sindaco Tom Bradley.
A Santa Barbara, la regina avrebbe poi incontrato il 40esimo presidente americano, Ronald Reagan, visitando per qualche ragione le città di San Francisco, Sacramento, Yosemite e la città di Seattle nello Stato di Washington.
Circa un mese prima che Elisabetta e il principe Filippo visitassero la California, un poliziotto di San Francisco disse all’FBI di essere a conoscenza di un uomo che voleva vendicarsi di sua figlia, che «era stata uccisa nell’Irlanda del Nord da un proiettile di gomma». Il poliziotto aveva incontrato l’uomo in un pub irlandese.
«Stava per tentare di danneggiare la regina Elisabetta e lo avrebbe fatto facendo cadere qualche oggetto dal Golden Gate Bridge sul Royal Yacht Britannia quando naviga sotto, o avrebbe tentato di uccidere la regina Elisabetta quando ha visitato il Parco nazionale di Yosemite», si legge nel documento ora reso pubblico.
Non è chiaro esattamente quali misure siano state prese in quel momento per garantire la sicurezza di Elisabetta II, ma ciò che è noto è che vi fu l’obbligo di «chiudere le passerelle sul Golden Gate Bridge mentre lo yacht si avvicinava», hanno notato i giornali britannici.
Lo yacht di qui si parla è il famoso Britannia, quello dove nel 1992 sarebbe poi salito Draghi per parlare di privatizzazioni con un gruppo di finanzieri chiamati «gli invisibili britannici», profusamente ringraziati dal futuro presidente BCE e primo ministro italiano.
Lord Mountbatten, cugino di secondo grado di Elizabeth, era stato ucciso in un bombardamento dell’IRA al largo della costa della contea di Sligo, Repubblica d’Irlanda, nel 1979. Questo evento specifico probabilmente ha accresciuto le preoccupazioni per la sua sicurezza durante le successive visite negli Stati Uniti.
Vi era già stato un incidente durante le celebrazioni del Bicentenario americano nel 1976, quando la defunta regina si trovava a New York City. Un pilota che volava su un piccolo aereo sopra Battery Park portava un cartello che diceva: «Inghilterra, esci dall’Irlanda». L’FBI aveva quindi rintracciato e interrogato il pilota.
Come riporta Sputnik, Elisabetta era tuttavia legata allo Stato americano del Kentucky, visitato più volte per partecipare ad eventi equestri come il Kentucky Derby. Durante una visita di stato nel 1991, avrebbe dovuto partecipare a una partita di baseball dei Baltimore Orioles con il presidente George H. Bush, tuttavia ora emerge che l’FBI aveva avvertito i servizi segreti delle proteste programmate da «gruppi irlandesi» allo stadio, rivelando che uno di questi gruppi aveva prenotato un grosso blocco di biglietti per la tribuna.
È stato anche sottolineato che durante i suoi viaggi in Kentucky, gli agenti hanno riconosciuto che le minacce dell’IRA erano «sempre presenti».
Il figlio Andrea pure aveva grandi frequentazioni in America, in particolare quella con Jeffrey Esptein, a cui fu concesso di stare nel capanno della Regina in Scozia. Esistono inoltre foto di Ghislaine Maxwell e del controverso attore hollywoodiano Kevin Spacey assisi sul trono.
Come riportato da Renovatio 21, gli ultimi viaggi di Elisabetta, fatti in carrozza durante il suo giubileo dell’anno scorso, sono stati fatti via ologramma.
Come noto, Renovatio 21 non ha pianto moltissimo alla morte della sovrana, è si è messa in ascolto dei cori dei tifosi del Celtic e del Liverpool nei riguardi della recente incoronazione di Re Carlo III suo figlio.
Immagine di Ronald Reagan Presidential Library & Museum
Terrorismo
Il Cremlino risponde alla minaccia ucraina di uccidere Putin

Il Cremlino reagisce alle parole del vice capo dell’Intelligence ucraino GUR Vadim Skibitsky, che ha affermato in un’intervista al giornale tedesco Die Welt l’esistenza di piani per uccidere il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin.
«Putin è in cima alla lista. Stiamo cercando di ucciderlo» ha dichiarato Skibitsky. «Ci stiamo avvicinando sempre di più a lui»
La leadership ucraina ha dimostrato ancora una volta la sua natura «terrorista» minacciando di assassinare il presidente Vladimir Putin, ha detto l’addetto stampa del Cremlino Dmitrij Peskov, assicurando che il leader russo è ben protetto.
«Un regime terrorista parla delle sue aspirazioni terroristiche», ha detto giovedì Peskov all’emittente televisiva Rossiya 24. Tali dichiarazioni dimostrano che l’operazione militare, lanciata dalla Russia in Ucraina nel febbraio 2022, era «più che giustificata, più che necessaria e che deve essere completata» ha continuato il portavoce.
Quando gli è stato chiesto se i dettagli di sicurezza del presidente russo fossero stati potenziati dopo la minaccia di Kiev, Peskov ha risposto: «fidatevi di me, i nostri servizi di sicurezza conoscono il loro lavoro e sanno cosa stanno facendo».
Il portavoce di Putin aveva già definito l’Ucraina uno «Stato sponsor del terrorismo» una settimana fa, quando sono emersi i commenti del capo dell’Intelligence militare ucraina Kirill Budanov – il superiore di Skibitskij che ha promesso di «continuare a uccidere russi ovunque» in tutto il mondo.
«È evidente che il regime di Kiev è dietro gli omicidi, non solo li sponsorizza, ma li organizza, li incita e li compie. Di fatto, stiamo parlando di uno stato sponsor del terrorismo» aveva detto Peskov.
Nella sua intervista alla testata tedesca, Skibitsky ha affermato che Putin «si sta accorgendo che ci stiamo avvicinando sempre di più a lui», suggerendo che gli agenti ucraini finora non sono stati in grado di raggiungerlo perché il leader russo «rimane rintanato». Il funzionario dell’Intelligence di Kiev ha anche affermato che il GUR stava «cercando di uccidere» il capo della compagnia militare privata Wagner, Evgenij Prighozhin, il ministro della Difesa russo Sergey Shoigu e il capo di stato maggiore Valerij Gerasimov.
All’inizio di maggio, alcuni droni hanno cercato di attaccare e la residenza di Putin al Cremlino.
Nonostante le autorità ucraine abbiano negato qualsiasi coinvolgimento, Mosca ha definito l’incidente un «atto terroristico pianificato in anticipo» e un attentato alla vita di Putin perpetrato da Kiev. Un programma di assassinio di Putin via droni era stato raccontato pochi giorni prima dalla rivista tedesca Bild. L’esistenza di un simile programma ora appare piuttosto chiara, e confermata da altri tasselli del mosaico.
Kiev aveva negato, ma celebrato l’attacco con la filatelia delle poste di Stato.
Il Cremlino ha promesso che la Russia avrebbe reagito al raid «ovunque e in qualsiasi momento lo ritenga necessario», mentre l’anziano parlamentare Vjacheslav Volodin ha chiesto l’uso di «armi in grado di fermare e distruggere il regime terroristico di Kiev».
La Russia ha accusato il governo del presidente ucraino Vladimir Zelens’kyj di impegnarsi in «tattiche terroristiche» dallo scorso autunno, quando ha affermato che l’Ucraina stava prendendo di mira le infrastrutture russe, compresi gli impianti nucleari della Federazione e lo strategico ponte di Crimea.
Immagini di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
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