Necrocultura
Natale senza tregua
Chi di noi non è arrivato a questo Natale sfinito, esausto, esaurito. Chi di noi non ha percepito che questo è stato un anno difficile – come mai ne avevamo visti.
Quelli che hanno un lavoro autonomo possono aver rincorso i clienti che non pagano, magari solo per racimolare il danaro per pagare le tasse che sono calate spietate, e nient’altro.
Quelli che hanno bambini, hanno dovuto subire le montagne russe delle febbre a 40°C, con la serie a raffica di influenze ravvicinate – una cosa, come vi abbiamo tentato di dire su Renovatio 21, anche quella mai vista, e che nessuno ha nemmeno iniziato a spiegare cosa può essere, perché non lo sanno nemmeno, perché hanno paura della risposta (che è: immunodeficienza da lockdown biennale), perché non ha il vaccino pronto, perché le farmaceutiche e Bill Gates ancora non hanno dato loro il copione del caso.
Quelli che hanno resistito, senza stipendio e senza sostegno, alla sottomissione biologica nel proprio ambito lavorativo, sappiamo come possono essere arrivati a questo Natale.
E poi quelli che pensavano di uscire intonsi dalla follia pandemica, che invece si sono ritrovati con famigliari impazziti, e tutt’intorno morti per malori improvvisi che fanno crollare famiglie ed equilibri.
Sì, siamo arrivati al Natale 2022 stanchi, distrutti. Più che mai. Chi di noi, quindi, non crede che a questo punto, ci meritiamo una tregua. Almeno a Natale e Santo Stefano. A casa, senza pensieri, vera vacanza, parola che deriva dal latino vacuum, il vuoto. Eccoci, «svuotati» dei nostri pesi, la realtà per magico potere del calendario gregoriano ci dà tregua.
Negli anni mi è diventato impossibile non pensare alla tregua di Natale. Sapete tutti di cosa sto parlando: una serie di cessate il fuoco spontanei che avvennero durante il primo Natale della Grande Guerra, nel 1914. D’improvviso, senza che la cosa fosse minimamente organizzata, sul fronte belga e non solo soldati tedeschi e inglesi cominciarono a cantare canti natalizi. Poi emersero dalle trincee, e cominciarono a incontrarsi nella terra di nessuno.
Partirono scambi di souvenir, di cibo, alcool, tabacco: di «doni» di Natale veri e propri. I soldati, tecnicamente nemici, fraternizzavano. Si raccontavano storie della loro vita, o addirittura cercavano di mettere le proprie capacità al servizio del nemico.
Bruce Bairnsfather, caricaturista inglese che combatté per tutta la guerra, ricorda: «Non mi sarei persa per niente quell’unico e strano giorno di Natale… Ho notato un ufficiale tedesco, una specie di tenente direi, ed essendo un po’ un collezionista, gli ho fatto capire che mi era piaciuto ad alcuni dei suoi bottoni… Ho tirato fuori le mie cesoie e, con qualche abile taglio, ho tolto un paio dei suoi bottoni e me li sono messi in tasca. Allora gliene diedi due dei miei in cambio… L’ultimo che vidi fu un mio mitragliere, un po’ parrucchiere dilettante nella vita civile, che tagliava i capelli innaturalmente lunghi di un docile Boche [termine alleato per definire i soldati tedeschi, ndr], pazientemente inginocchiato a terra mentre le cesoie automatiche gli si arrampicavano sulla nuca».
Partirono diverse partite di calcio, simbolo estremo del livello di relazione che si era raggiunto tra quegli uomini: il gioco. I ragazzi che prima si uccidevano, in quel miracolo di Natale, iniziarono a giocare…
A fine anno il quotidiano fiorentino La Nazione diede una potente descrizione del calcio della tregua di Natale: «l’accordo era completo. I tedeschi nella notte di Capodanno avevano ornato l’orlo della trincea di lampioncini multicolori e per tutta la notte cantammo, ora essi ora noi, le più gaie canzoni. All’alba potremmo anzi combinare una partita di football. Mai più squisita cortesia regnò fra i giuocatori di due teams. Però intanto, all’intorno, vari compagni nostri erano caduti per lo scoppio di qualche shrapnel venuto da lontano e sospendemmo la partita per seppellire i morti, a cui da entrambe le parti furono resi gli estremi onori»
È vero che in altre zone si continuò a combattere, che i francesi non furono così disposti al Natale come tedeschi e inglesi, tuttavia si riporta di incontri tra militari nella terra di nessuno anche sul fronte orientale, perfino con i russi, che il Natale lo festeggiano a gennaio.
Le testimonianze giunte al presente sono da lagrime agli occhi.
È istruttivo anche sapere poi cosa accadde. Gli ufficiali redarguirono i soldati, in alcuni casi li passarono per la corte marziale. Per evitare altre tregue spontanee di questo tipo (di cui, comunque, ci furono cenni anche negli anni successivi, subito repressi) le élite militari decisero bombardamenti di artiglieria alla vigilia di Natale, così che tra botti e morti ai soldati passasse la voglia di stringer la mano al nemico. Furono perfino organizzate rotazioni in modo tale che, cambiando spesso il personale in trincea, a qualcuno non saltasse in mente di tendere la mano all’uomo che al di là del filo spinato, ad un certo punto scopri essere, appunto, un uomo, come te…
Sappiamo cosa successe poi: armi chimiche. Essere assassinati in massa è il giusto contrappasso per quegli uomini che si scoprono memori della legge naturale. Stragi di massa con l’iprite (da Ypres, una delle località dove nel 1914 partì la tregua di Natale) per cancellare l’umanità, che il vizio, talvolta, di non odiare il suo prossimo, di non desiderare la morte, né la propria né quella dell’altro, di amare il bene e odiare il male.
È parimenti indicativo ricordare un’altra cosa: i giornali insabbiarono tutto. La notizia stupefacente della pace fra soldati instauratasi col Natale fu taciuta da tutti i media mondiali, che ne erano tuttavia ovviamente informati, vista la quantità di testimoni. Fu il New York Times, quotidiano di un Paese allora non ancora in guerra, a cominciare a pubblicare la notizia solo 6 giorni dopo, il 31 dicembre 1914. I giornali tedeschi tentavano di sbilanciarsi contro i soldati della tregua, ma con poca convinzione. In Italia, allora Paese che stava decidendo se intervenire o meno, la stampa disse che nonostante i canti e gli alberelli nelle trincee i combattimenti erano andate avanti.
I giornali, quindi, mentivano. In tutto il mondo. Ora come oggi, i media servivano il loro padrone, fermano se necessario i segni di umanità che emergevano dalla catastrofe in corso.
Tutto questo vi ricorda qualcosa?
Se leggete Renovatio 21, sì. Sapete che viviamo in un mondo comandato in modo sempre più pervasivo da quel sistema che Giovanni Paolo II chiamava la Cultura della Morte. Per la Necrocultura, anche oggi gli Stati mandano a morire i loro uomini – non al fronte, o almeno non ancora, ma nel laboratorio, nella biomedicina.
Lo Stato moderno, anzi, ha perfezionato l’istinto di morte del suo predecessore otto-novecentesco, che uccideva i suoi sudditi con guerre inutili, ma non era arrivato a considerare i propri cittadini come nemici. Purtroppo, come sapete, è ciò che avviene oggi: in quanto esseri umani, voi siete i nemici dello Stato moderno, il cui sistema operativo prevede la disumanizzazione, la degradazione, la riduzione dell’umanità.
Lo Stato moderno può sacrificare le masse senza bisogno di Grandi Guerre. Ecco l’aborto, ecco la provetta, ecco l’espianto di organi, ecco i vaccini. Morte e devastazione, mutilazioni, cancellazione della dignità umana.
Sì, la vostra vita, che lo abbiate accettato o meno, è una guerra. Una guerra fatta per sottomettervi e per uccidervi. E non è mai stato più chiaro di adesso. Una guerra in cui non c’è più né giudeo né greco, né bianco né negro, né ricco né povero: conta solo l’adesione più o meno volontaria di ciascuno al programma della Morte che si dipana dinanzi ai nostri occhi.
Se vi sembrano parole forti, fate attenzione: nessuno lo sta negando. L’utilitarismo, che è la filosofia politica che funge da maschera della Necrocultura presso lo Stato moderno, vi aiuta ad accettarlo: il feto deve morire per la serenità esistenziale della madre, l’embrione deve essere scartato per impiantare quello migliore, l’incosciente deve essere squartato per il maggior godimento del malato che riceverà il trapianto, il danneggiato da vaccino ci può stare, perché deve sacrificarsi per un bene più grande, l’immunizzazione universale, anche se questa è solo un miraggio…
In pratica: nessuno, davvero, nessun politico, nessun intellettuale, nessun giornale, nessun dottore, nessun partito, vi sta dicendo qualcosa che non sia un discorso sulla vostra stessa morte.
A questo punto, potete capire perché non è possibile, oggi, chiedere una tregua di Natale.
Non possiamo farlo perché, a differenza degli inglesi, che avevano i tedeschi, e dei tedeschi, che avevano gli inglesi, noi dall’altra parte non abbiamo uomini. Chi vuole ucciderci non è un ragazzo di un altro Paese, ma è un sistema, un algoritmo anticristico, una demonica potenza dell’aria, una macchina senza pietà, che vuole solo distruggere l’umanità, che opera per l’unico fine del Trionfo della Morte.
No, il nostro nemico, oggi, non è umano. Non è possibile, quindi, chiedere una tregua. Il nostro nemico combatte non per vincere una battaglia, ma per portare a termine il nostro sterminio.
Quindi mi resta solo di augurare Buon Natale a quanti tentano di resistere.
Buon Natale a quanti hanno accettato il supplizio di rimanere puri.
Buon Natale a quanti hanno fatto voto di non tollerare di essere sorvegliati come dei terminali elettronici.
Buon Natale a quanti hanno fatto il sacrificio di rimanere umani.
Vi perseguitano, e non vi daranno tregua nemmeno il giorno di Natale, perché essi, in realtà, è proprio il Natale che odiano – odiano l’essere umano, per cui anche la religione il cui Dio ama a tal punto l’uomo da discendere sotto forma di bambino. Odiano Dio, odiano l’uomo, odiano l’Imago Dei. Odiano voi.
Buon Natale a quanti che, capito che si tratta di una guerra, non hanno lasciato la presa.
Buon Natale a voi che siete estenuati, sfibrati, stremati.
Buon Natale a chi non scappa da questa trincea. Per quanto possa valere, dà qualche parte, sporco, spossato e insignificante, ci sono anche io, e non ho intenzione di disertare, né di risparmiarmi negli attacchi al nemico.
Buon Natale a chi assieme a noi vive per mettere la vita contro la morte, il bambino contro il nulla.
Buon Natale.
Roberto Dal Bosco
Bioetica
JD Vance paragona l’aborto al sacrificio dei bambini. C’è molto più da dire e fare contro la Necrocultura
Lo scorso mercoledì, per un’ora, il vicepresidente JD Vance ha risposto alle domande degli studenti dell’Università del Mississippi durante un evento di Turning Point USA, prendendo il posto di Charlie Kirk, l’attivista assassinato che era amico anche del Vance. Lo riporta LifeSite.
Il vicepresidente americano risposto a domande sul cristianesimo, sulla sua fede personale e sull’aborto, definendo l’aborto un «sacrificio di bambini» che porta al maltrattamento delle donne.
«Non mi scuso per credere che il cristianesimo sia una via verso Dio», ha detto Vance a uno studente preoccupato per la preghiera nelle scuole pubbliche. «Non mi scuso per pensare che i valori cristiani siano un fondamento importante di questo Paese, ma non vi costringerò a credere in nulla, perché non è ciò che Dio vuole, e non è ciò che voglio io».
Aiuta Renovatio 21
Come noto, JD Vance, che ha avuto una vita difficile in una famiglia disfunzionale del proletariato bianco dei monti dell’Appalachia (gli Hillbilly) si è convertito al cattolicesimo anni fa.
La domanda sull’aborto all’evento di TP USA è stata posta da una giovane donna che ricopre la carica di presidente di Ole Miss Rebels for Life, il gruppo pro-life del campus; il nome ha suscitato un caloroso applauso tra la folla riunita e un sorriso da parte del vicepresidente.
«In passato, hai dichiarato di essere al 100% pro-life», ha detto. «Ma da quando sei entrato nella campagna presidenziale come vicepresidente, hai cambiato idea sull’aborto, quindi mi chiedevo qual è la tua posizione attuale, e se ritieni che il diritto alla ‘libertà’ di qualcun altro prevalga sul diritto alla vita di qualcun altro?»
«Hai posto la domanda: penso che la libertà di qualcun altro prevalga sul diritto alla vita di qualcun altro?», ha risposto Vance. «No, non lo credo. In effetti, non ci credo. Ora, vorrei contestare qualcosa che hai detto, solo la premessa della domanda, ovvero che ho vacillato sulla questione pro-life. Credo davvero che il presidente sia stato il presidente più pro-life nella storia degli Stati Uniti d’America».
Lo slogan fa riferimento al fatto che, durante la sua prima amministrazione, Donald Trump ha selezionato i giudici della Corte Suprema che alla fine hanno portato all’annullamento della sentenza Roe v. Wade. Durante la campagna presidenziale del 2024, tuttavia, Trump ha ribadito che l’aborto è ora una questione di competenza degli stati e si è impegnato personalmente per rimuovere il principio pro-life dal programma del Partito Repubblicano per la prima volta in decenni.
«Ci sono due cose che dobbiamo tenere a mente qui», ha continuato Vance. «Una è la questione molto difficile: quando parliamo della nostra politica sull’aborto, ci sono alcuni casi limite molto, molto complessi. Ci sono casi in cui una bambina di 11 anni è stata violentata e sarebbe pericoloso per lei portare a termine la gravidanza. Ci sono situazioni in cui portare a termine la gravidanza causerebbe gravi danni fisici, forse la morte per la madre».
«È uno dei motivi per cui noi crediamo nell’eccezione in questi casi – ripeto, sono casi limite, sono rari, la comunità pro-aborto vorrebbe farvi credere che rappresentino il 90% degli aborti e questo non è vero – ma dobbiamo essere onesti sul fatto che ci sono alcuni casi limite».
Renovatio 21 segnala che parlare dei «casi limite» significa solo voler conformare il resto dei casi ad una politica precisa, spostando la Finestra di Overton e riprogrammando la legge. La posizione anfibola di Vance era già nota a tutti, come detto, in campagna elettorale.
«La seconda cosa che vorrei dire a questo proposito è che dobbiamo essere prudenti e pratici in ciò che possiamo realizzare», ha proseguito Vance. «Potrebbero esserci disaccordi su cosa esattamente significhi, ma se si considerano le vittorie pro-life che il presidente degli Stati Uniti è riuscito a ottenere, ci è riuscito perché ha lavorato all’interno del sistema che abbiamo».
Vance ha continuato dicendo che perseguire «l’opzione pro-life più aggressiva», anche se ciò significa perdere tutte le elezioni contro i democratici, che implementeranno l’aborto su richiesta fino al momento della nascita.
Iscriviti al canale Telegram ![]()
«Qualcuno prima mi ha chiesto dei miei valori cristiani», ha detto Vance. «Uno dei punti che ho sollevato è che quando i coloni arrivarono nel Nuovo Mondo, trovarono il sacrificio di bambini molto diffuso. Immagino che ci siano persone che non sono d’accordo con la mia opinione sulla questione pro-life. Vorrei solo fare un’osservazione. Se si visitano siti archeologici storici dove c’erano bordelli – e le due professioni più antiche del mondo sono il gioco d’azzardo e la prostituzione, quindi c’erano bordelli anche in civiltà molto antiche».
«Se si torna agli antichi bordelli e si dissotterrano le ossa delle donne che lavoravano in quei luoghi, si trovano molto spesso molti bambini sepolti con loro… Ogni volta che una società decide di scartare bambini innocenti, non tratta molto bene nemmeno le proprie donne. E ogni volta che una società maltratta le proprie donne, molto spesso sono i bambini a nascere subito dopo. C’è una ragione per cui la civiltà cristiana ha posto fine alla pratica del sacrificio di bambini in tutto il mondo, ed è una delle grandi conquiste della civiltà cristiana».
«Credo che dovremmo cercare di proteggere ogni vita non ancora nata», ha concluso Vance. «C’è una questione su come esattamente lo facciamo, ma non direi mai che il diritto alla vita di qualcuno debba essere sacrificato».
Come riportato da Renovatio 21, la realizzazione del fatto che l’aborto è un sacrificio umano, domandato ad una civiltà decristianizzata quindi ripaganizzata, ridemonizzata, è oramai più diffusa che mai, in ispecie tra l’opinione pubblica della destra americana, non solo cattolica.
Per qualche ragione, la visione dell’aborto come sacrificio umano non ha mai attecchito davvero nel mondo pro-vita italiano, forse perché troppo stupido, forse perché troppo compromesso con la politica e con la chiesa italiana. Ecco quindi che invece che parlarti di Moloch, il ridicolo pro-vita italiota ti parla di «protezione della maternità» e finanche di «diritti della donna», completamente trasbordato nella lingua, quindi nel campo, dell’avversario – e con la convinzione, chiara ma non sussurrata al popolo che fa loro donazioni – che la legge autogenocida 194 non si deve toccare.
Il fatto è considerare l’aborto come l’unico sacrificio umano della società attuale, con spinta della macchina infallibile dello Stato moderno, è davvero errato: l’aborto è solo una piccola parte del sistema della morte che ci è inflitto, anzi, forse è il fanalino di coda, lo specchietto per le allodole sciocche condotte così in una battaglia di retroguardia, mentre il manovratore prosegue la distruzione umana in tanti altri settori.
È sacrificio umano l’eutanasia, sì. È sacrificio umano la predazione degli organi, sì. È sacrificio umano, di tipo pure difficile da definire vista la natura umanoide della faccenda, la provetta, che oramai da anni distrugge più embrioni dell’aborto, nell’evidente silenzio degli ebeti pro-vita italici, inutili se non venduti.
C’è ancora tanta strada da fare, se vogliamo combattere davvero la Necrocultura. Renovatio 21, in realtà, è qua per questo. Voi, se mi state leggendo, con grande probabilità, pure.
Roberto Dal Bosco
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr; immagine modificata
Necrocultura
La generazione perduta nel suo egoismo
Sostieni Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Iscriviti al canale Telegram ![]()
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Necrocultura
«L’ideologia ambientalista e neomalthusiana» di Vaticano e anglicani: Mons. Viganò sulla nomina del re britannico da parte di Leone
Vale la pena di riprendere le parole dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, che ha scritto su X un testo indicando i veri temi dietro all’assegnazione di una cattedra permanente nella basilica papale a Re Carlo III d’Inghilterra, capo de facto della Chiesa anglicana.
«L’incontro tra il capo della chiesa sinodale e il capo della chiesa d’Inghilterra avrà come punto culminante una preghiera ecumenica per la cura del Creato nella Cappella Sistina, all’insegna della retorica ambientalista del “grido della terra” e della “conversione ecologica”» scrive monsignore.
«Le due autorità supreme delle proprie rispettive “chiese” si riconoscono entrambe nell’ideologia ambiententalista e neomalthusiana del World Economic Forum e dell’Agenda 2030, ed è su questa nuova religione che è impostato il dialogo tra sinodali e anglicani».
L’incontro tra il capo della chiesa sinodale e il capo della chiesa d’Inghilterra avrà come punto culminante una preghiera ecumenica per la cura del Creato nella Cappella Sistina, all’insegna della retorica ambientalista del “grido della terra” e della “conversione ecologica”.… pic.twitter.com/9gBObOg2h9
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) October 21, 2025
Aiuta Renovatio 21
«A confermare la sua continuità con l’ecumenismo conciliare, Leone offrirà a Carlo un “seggio” (con la targa “Ut unum sint”) nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, già teatro dell’indizione del Vaticano II e da allora tempio dell’ecumenismo indifferentista conciliare e sinodale».
«La Fede Cattolica è la grande assente, e non a caso: sarebbe imbarazzante per Leone ricordare i Martiri cattolici massacrati dal monarca poligamo, a cominciare da John Fisher e Thomas More. Immaginate Papa Clemente VII che offre uno scranno in una Basilica Papale a Enrico VIII…» conclude Viganò, ricordando la storica nequizia anticristiana della malvagia monarchia britannica.
Proprio così: il re britannico, ora celebrato dalla Chiesa cattolica, occupa un trono che, dal XVI secolo, dopo lo scisma provocato dal crudele Enrico VIII, ha perseguitato ferocemente i cattolici, giustiziando e scorticando fedeli e sacerdoti (con la loro pelle sono stati rilegati libri ancora oggi esposti) e costringendoli alla clandestinità.
Vogliamo nominare uno degli eroi di questo disastro storico e metastorico: Guido Fawkes, il cattolico che tentò di far esplodere Westminster (definito, secondo una nota battuta della politica britannica, «l’ultimo uomo entrato lì con buone intenzioni») per restaurare un governo cattolico. Tradito, Fawkes fu catturato, torturato e squartato, con le sue parti inviate ai quattro angoli del regno, nonostante avesse accettato le condizioni del re.
Ancora oggi, ogni 5 novembre, in Inghilterra si bruciano le effigi di Fawkes – un re-enactement chiarissimo del rogo dei cattolici. Per ragioni che sembrano legate a logiche dello Stato Vaticano non dissimili a quelle attuali, il simbolo di Fawkes non è stato adottato dai cattolici, ma da gruppi pseudo-anarchici, grazie alla rielaborazione del fumettista Alan Moore nella celebre graphic novel, poi film di discreto successo, V per Vendetta.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Tuttavia, non si tratta solo di storia antica: ciò che dovrebbe indignare i cattolici è l’appartenenza della dinastia Windsor alla «Cultura della Morte», che promuove – tramandata di generazione in generazione, da Filippo a Carlo, a Guglielmo (che predica la lotta alle famiglie numerose) ed Enrico (che andà all’ONU a criticare la sentenza della Corte Suprema USA che defederalizzava l’aborto) – la riduzione della popolazione e un’avversione verso l’umanità.
L’arcivescovo ricorda la connessione di ambientalismo e malthusianesimo, che sono cifre ideologiche tramandate geneticamente nella famiglia reale inglese. Malthus, come Darwin, sono stati creati dal potere di Albione per giustificare la violenza sfruttatrice usata dall’Impero britannico sul mondo: se gli uomini sono animali, e sono pure troppi, tanto vale procedere con la massima crudeltà possibile. Le carestie genocide in Irlanda e in India sono figlie di questo pensiero, di questa volontà di dominio satanico sul mondo.
Vogliamo ricordare, in questo sens, il padre di Carlo, il principe Filippo, tra i fondatori del WWF e frequentatore di antiche edizioni delle conferenze Bilderberg, il quale si espresse in estrema chiarezza quando dichiarò di volersi reincarnare in un patogeno di modo da uccidere milioni di persone, eliminando quanta più popolazione possibile per il bene dell’ambiente. Un’idea portata avanti strenuamente dal Carlo, che con il Cambiamento Climatico pare avere pure qualche lucroso affare.
Dietro la facciata ecologista, gli Windsor (che non sono britannici e non si chiamano Coburgo Gotha: Windsor è il nome di un villaggio inglese scelto per il rebranding del loro casato germanico, ad usum del popolino anglofono) si rivelano diacronici sostenitori di quella che su Renovatio 21 chiamiamo Necrocultura: una vera e propria Famiglia della Morte. Basta pensare ai casi di Alfie Evans, Charlie Gard, Indi Gregory e molti altri di cui non sapremo mai il nome. Cosa fecero i reale per salvare questi bambini, anche quando le questioni divennero internazionali (con tanto del tentativo, a pensarci bene davvero grottesco, della Repubblica Italiana di dare la cittadinanza ad Alfie per farlo espatriare e poterlo curare).
I bambini, il popolo tutto, per il malvagio potere britannico possono essere sacrificati nell’utilitarismo più mostruoso e assassino del «bestinterest». Del resto, l’utilitarismo è un’altra invenzione filosofica degli inglesi, realizzata sempre all’altezza della sanguinaria conquista imperiale. Il pensiero di Geremia Bentham, come quello di Malthus e più tardi di Darwin, a questo serviva: a disumanizzare il mondo e a rendere possibili sacrifici di minoranze, e persino maggioranza, nel nome del principio del massimo godimento distribuito a certuni dallo Stato. Il sistema sanitario del Regno, con il boost dei giudici della Corona trucidatori di bambini, è improntato a questa logica assassina e genocida.
La storia di Carlo, come noto ma spesso ignorato, non è priva di ombre: dalla controversa morte della principessa Diana ai milioni ricevuti dalla famiglia Bin Laden in buste di plastica. Un anno fa è emerso che nel 1983 l’allora principe di Galles aveva accettato un premio da un veterano nazista, una laurea honoris causa presso l’Università dell’Alberta, in Canada, dove, oramai sappiamo abbondano i rifugiati ucronazisti.
Del resto, una certa passione per la svastica eravi tra gli Windsor, se pensiamo ad Edoardo VIII e alla sua simpatia per Adolfo Hitler, che, secondo gli storici, una volta conquistata la Gran Bretagna aveva in programma di ripiazzarlo sul trono come un Quisling incoronato.
La missione del casato della Necrocultura va oltre, e rivela pagine storiche dense per quanto dimenticate: dalle proto-vaccinazioni dei reali con i relativi danni, all’uccisione del re per eutanasia di re Giorgio (bisnonno di Carlo), dai sospetti di fecondazione artificiale ante-litteram da cui sarebbe nata Elisabetta, all’ambientalismo stragista di Filippo (che, tenetelo sempre a mente, ha fondato il WWF, organizzazione ora proibita in Russia…), dai discorsi di Guglielmo figlio di Carlo sulla sovrappopolazione, agli attacchi contro gli USA che defederalizzano l’aborto fatti da principe Enrico dallo scranno ONU… la lista è pressoché infinita, e davanti a tutto questo cadono le illazioni su Jack lo Squartore.
Iscriviti al canale Telegram ![]()
Del re Carlo, tanto a lungo «principe» in prima linea per la successione, vanno ricordate anche l’amicizia e le donazioni milionarie di Armand Hammer, enigmatico petroliere americano (per alcuni spia del KGB): quando nel 1988 la piattaforma petrolifera Piper Alpha della Occidental Petroleum esplose a 200 miglia da Aberdeen, causando 160 morti, il futuro re si affrettò a difendere Hammer, che ne uscì indenne. La dinastia Hammer, miliardari ebrei americani di origini russe, vicini al Cremlino per motivi poco chiari, meriterebbe un’indagine a parte, soprattutto dopo le accuse contro il nipote, la star di Hollywood Armie Hammer, che includono presunti stupri e insinuazioni su perversioni cannibalistiche.
Non va dimenticata l’amicizia personale con Jimmy Savile, popolare DJ e conduttore britannico che, secondo accuse emerse dopo la sua morte nel 2011 ma già vociferate da decenni, avrebbe abusato di circa 400 ragazze in scuole e istituzioni psichiatriche di cui era benefattore.
Di recente, forse l’episodio che ha messo in luce la maligna natura della corona britannica è stato il ritratto ufficiale del re presentato nel maggio 2024, un’immagine dai toni infernali, realizzata da un artista noto per collage con riviste pornografiche.
Aiuta Renovatio 21
Nel frattempo, l’odierno malvagio re britannico a Roma riceve il plauso pure dei parlamentari italiani.
In un momento di profonda umiliazione per il popolo italiano, nel suo discorsone alle Camere il re rammentò a tutti l’«importanza» del supporto inglese a Garibaldi, che poi andava ospite dagli inglesi. Chi conosce la vera storia dell’Italia unita non può che sorridere, nell’amarezza più profonda: il re sbatte in faccia agli italiani il fatto che, con il Risorgimento (fiancheggiato e ideato dai britannici), la penisola è divenuta uno Stato vassallo di Londra.
Ora, a infeudarsi con l’infernale potere di Albione non vi è solo la Repubblica Italiana, ma persino il papato.
Una conclusione che, per chi conosce la storia del mondo e della tradizione cattolica, può sembrare sconvolgente, e impone meditazioni di grande profondità.
Vogliamo lasciar andare i pensieri ricordando l’affresco sull’abside di Chiesa di San Paolo dentro le Mura– la principale chiesa degli anglicani ed episcopaliani a Roma.

Immagine di Luca Aless via Wikimedia CC BY-SA 3.0
Iscriviti al canale Telegram ![]()
L’imponente mosaico fu disegnato dal pittore preraffaellita Edward Burne-Jones, e ha tema apocalittico, con Cristo assiso sul trono della Gerusalemme Celeste. È un Cristo imberbe, dai tratti piuttosto femminili. I Santi sotto Nostro signore hanno i volti di mecenati e personaggi legati all’edificazione della chiesa, mentre a destra vi è il gruppo più interessante, quello dei cristiani a cavallo, dove Sant’Andrea ha il volto di Abramo Lincoln, San Patrizio è il generale Ulysses S. Grant, e San Giacmo è… sì, lui, il terrorista massone anticristiano, ladro di cavalli e marito di bambine, epperò tanto utile agli inglesi, Giuseppe Garibaldi.
È la «chiesa militante», secondo gli scismatici di Albione.

Immagine CC0 via Wikimedia
Sì, per loro Garibaldi è un santo. Chi frequenta quella chiesa adora Cristo sotto l’immagine santificata di colui che più di altri combattè il Regno Sociale di Cristo.
C’è, tuttavia, un dettaglio ancora più esplicito: a fianco di Cristo, nel mosaico si vedono delle nicchie dove sono disposti gli angeli. Vediamo qui Uriele che regge il sole, Michele che appare maestoso in armatura, Gabriele reca il giglio dell’Annunciazione, Chemuel, l’angelo del Graal, stringe nella mano sinistra il calice sacro, Zophiel sorregge la luna.
Tuttavia, alla destra del signore, la nicchia è enigmaticamente vuota. Fu un fedele della chiesa, una volta che la visitati anni fa, a spiegarmene il significato.
«Quello è il posto per l’angelo Lucifero» mi disse, quasi compiaciuto di questa teologia sovvertritrice.
Ora, Lucifero, lo sappiamo bene, non è invitato solo nelle chiese anglicane di Roma.
Roberto Dal Bosco
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
-



Salute2 settimane faI malori della 48ª settimana 2025
-



Politica1 settimana faIl «Nuovo Movimento Repubblicano» minaccia i politici irlandesi per l’immigrazione e la sessualizzazione dei bambini
-



Persecuzioni1 settimana faFamosa suora croata accoltellata: possibile attacco a sfondo religioso
-



Spirito1 settimana fa«Rimarrà solo la Chiesa Trionfante su Satana»: omelia di mons. Viganò
-



Pensiero2 settimane faTrump e la potenza del tacchino espiatorio
-



Fertilità2 settimane faUn nuovo studio collega il vaccino contro il COVID al forte calo delle nascite
-



Immigrazione2 settimane faLa realtà dietro all’ultimo omicidio di Perugia
-



Vaccini1 settimana faIl vaccino antinfluenzale a mRNA di Pfizer associato a gravi effetti collaterali, soprattutto negli anziani










