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Storia

Gli ultras ciprioti esultano durante il minuto di silenzio per la regina inglese morta

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Il cordoglio rivoltante espresso da tutti i media del mondo per la sovrana britannica non è distribuito omogeneamente in tutto il mondo.

 

Vi è un Paese, europeo perfino, dove il ricordo della regina non è esattamente uno dei migliori: la Repubblica di Cipro.

 

I ricordi della lotta per l’indipendenza dalla Gran Bretagna negli anni ’50 sono ancora vivi nella mente di molti ciprioti.

 

Gli inglesi trattarono i combattenti per l’indipendenza cipriota con la stessa brutalità con cui trattavano tutti i loro sudditi coloniali: li impiccarono.

 

Gli ordini per l’impiccagione dei prigionieri furono firmati dalla regina Elisabetta come capo di Stato.

 

Così, quando ai calciatori e ai tifosi ciprioti all’inizio di una partita è stato chiesto di mantenere un momento di silenzio sulla notizia della morte della regina, lungi dal tacere, gli ultras hanno esultato fragorosamente.

 

 

I tifosi «non hanno dimenticato Evagoras Pallikaridis e le dozzine di eroi di Cipro che sono stati assassinati da soldati britannici di occupazione corazzati o nelle celle dalle autorità di occupazione britanniche» scrive la testata Pronews.gr..

 

 

 

 

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Geopolitica

Un altro ucronazista glorificato da Zelens’kyj

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Kiev ha rinominato un’unità militare in onore di Yevhen Konovalets, il simpatizzante fascista che guidò l’insurrezione nazionalista ucraina in Polonia negli anni ’20.

 

Il titolo onorifico è stato conferito dal presidente Volodymyr Zelens’kyj la settimana scorsa.

 

Secondo il decreto presidenziale pubblicato dall’ufficio di Zelens’kyj, al 131° battaglione di ricognizione dell’esercito è stato dato il nuovo nome come parte degli eventi legati alla Giornata dei difensori dell’Ucraina, celebrata domenica.

 

Yevhen Konovalets (1891-1938) era un veterano austriaco della Prima Guerra Mondiale nato in Galizia. Fu coinvolto marginalmente nella breve Repubblica Popolare Ucraina secessionista alla fine degli anni ’10.

 

Nel 1920, Konovalets si trasferì in Cecoslovacchia, dove lui e altri nazionalisti ucraini con esperienza di combattimento fondarono l’Organizzazione Militare Ucraina (UVO), un’organizzazione paramilitare coinvolta nella lotta armata in quella che oggi è l’Ucraina occidentale.

 

L’insurrezione ha condotto attacchi assassini contro funzionari polacchi, così come presunti collaboratori ucraini che sostenevano la sovranità di Varsavia sulla Galizia. L’UVO esistette fino al 1929, quando si fuse con altri gruppi nazionalisti e fascisti radicali nell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN) di Stepan Bandera. Allora con sede in Svizzera, Konovalets fu il primo leader dell’OUN. Le attività terroristiche dell’UVO contro la Polonia sono state parzialmente finanziate dall’Intelligence militare tedesca dell’Abwehr, scrive RT.

 

«Konovalets mantenne i contatti con varie organizzazioni fasciste in Europa e incontrò personalmente Adolf Hitler all’inizio degli anni ’30 (…) Konovalets fu assassinato a Rotterdam nel 1938 da un agente dei servizi segreti sovietici» continua il sito governativo russo.

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Il 1° ottobre, la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha definito il decreto di Zelens’kyj «un’ulteriore conferma della natura nazista del regime di Kiev».

 

Nel 2006, l’amministrazione della città di Leopoli annunciò i piani per spostare i resti di Jevhen Oleksijovyč Konovalec’, Stepan Bandera, Andrij Melnyk e altri leader dell’OUN/UPA in una nuova sezione del cimitero cittadino di Lyčakivs’kyj dedicata agli eroi del movimento di liberazione ucraino.

 

Il 17 giugno 2011 a Vilnius, Lituania, si tenne una conferenza dedicata a Jevhen Konovalec’, un patriota ucraino. Il 120º anniversario della nascita di Konovalec’ fu commemorato con celebrazioni organizzate dal parlamento lituano e da diverse organizzazioni ucraine presenti in Lituania.

 

La commemorazione di tale «eroe» nazionalista antipolacco arriva nel momento in cui le relazioni tra Kiev e Varsavia hanno toccato il fondo.

 

La Polonia già in passato si era opposta a eventi commemorativi di figure del nazionalismo integrale ucraino (che fu collaboratore del nazismo) come Stepan Bandera, considerato responsabile di atti di pulizia etnica contro ebrei e polacchi.

 

A parte la questione della tensione con la Polonia, va notato come oramai vi sia sempre meno pudore a celebrare personaggi che hanno combattuto al fianco di Hitler, come testimonia il caso della Camera dei Comuni canadese che, presenti il premier Trudeau e il presidente ucraino Zelens’kyj, hanno di fatto celebrato ed applaudito un veterano delle SS.

 

Viene da pensare: che il mondo moderno, finalmente, stia arrivando a dare il giusto tributo al suo pargolo preferito del primo Novecento, Adolfo Hitler? Egli fu, nel concreto, finanziato da Wall Street (ossia, la stessa realtà che sta ora facendo affari con il regime Zelens’kyj) e mandato avanti a sperimentare politiche, come l’eugenetica, che gruppi di potere occidentali gli hanno inculcato e che ora distribuiscono all’intera popolazione mondiale.

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Storia

Le origini ucronaziste della vicepremier del Canada, alta dirigente del World Economic Forum

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Lo scandalo della standing ovation riservata dalla Camera dei Comuni canadese e dal governo Trudeau – ospite il presidente ucraino Zelens’kyj – al veterano delle SS Yaroslav Hunka non cessa di destare scandalo ed imbarazzo.   Tuttavia, nel clamore e nella vergogna, c’è un personaggio centrale di questa storia – è fotografata mentre si spella le mani applaudendo dietro al premier canadese e al suo ospite – che sta spiccando per il suo silenzio: parliamo, ovviamente diChrystia Freeland, vice primo ministro canadese.   La Freeland conosce la popolazione ucraino-canadese (molti ucraini sono riparati in Nordamerica alla fine della Seconda Guerra Mondiale) meglio di qualsiasi altro politico, ed è considerata più vicina a Zelens’kyj, con cui parla in ucraino, di chiunque altro a Ottawa.   Varie testate dicono che il nonno ucraino della Freeland lavorava per i nazisti. Era l’editore del giornale Krakivski Visti («Notizie su Cracovia») che nel 1943 pubblicò l’appello del Comitato Centrale Ucraino (UCC) affinché gli ucraini si unissero alla divisione Waffen-SS – e Hunka scrive di essersi unito sulla base delle istruzioni dell’UCC.   La Freeland da parlamentare canadese si era unita nel 2014 alla manifestazione di Piazza Maidan a Kiev che portarono al colpo di Stato.   Ora vicepremier, la Freeland dice che suo nonno Mykhailo Khomiak (che avrebbe anglicizzato il suo nome in Michael Chomiak una volta emigrato in Canada) sapeva che i russi sarebbero arrivati ​​nel 1939, quindi ha pensato di andarsene per poter lavorare per un’Ucraina democratica.   La vicepremier non menziona che il nonno era partito per il quartier generale nazista a Cracovia, dove fu assunto per dirigere il Krakivski Visti, la voce pubblica non ufficiale dell’UCC. Lavorò per il propagandista nazista Emil Gassner, che riferiva al famigerato governatore generale nazista in Polonia Hans Frank, poi giustiziato a Norimberga per i suoi crimini di guerra.

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L’accademico canadese professore di storia e geografia ucraina Lubomyr Luciuk, spiega che «il ministro Freeland è stato messo alla berlina per la cattiva condotta non dimostrata in tempo di guerra di suo nonno, un redattore di Krakivski Visti». «Anni fa, un altro giornalista mi disse che i redattori del giornale non avevano alcuna affinità con gli obiettivi nazisti ma usavano le loro posizioni per sostenere la resistenza ucraina» continua Luciuk.   Tuttavia, EIRN riporta come il 18 giugno 1941, quattro giorni prima dell’invasione nazista dell’Unione Sovietica, il giornale pubblicò l’articolo «Il problema ebraico in Ucraina», dove si apprende che gli ebrei trasformano gli ucraini in alcolizzati, «hanno benedetto gli abitanti degli altipiani di Verkhovina con la sifilide e li hanno resi schiavi».  Il pezzo «profetizzava» che «gli ebrei sarebbero stati schiacciati come un mucchio di vermi parassiti». Le liquidazioni di massa degli ebrei ucraini iniziarono 12 giorni dopo.   Il 22 giugno 1941, il giorno dell’invasione, pubblicò «In quest’ora significativa», di Volodymyr Kubijovych, capo del Comitato Centrale Ucraino:   «Il 22 giugno 1941 è un giorno di enorme importanza, in quanto segna una svolta tanto attesa nella nostra storia. Su ordine del Führer del grande popolo tedesco, le sue forze armate si sono avviate verso l’Est, dirette verso quel regno delle tenebre e della degenerazione ebraico-bolscevica».   15 luglio 1941: mentre le uccisioni di massa si diffondono in tutta l’Ucraina, l’articolo «All Juda» spiegava che «la depressione del dopoguerra [la prima guerra mondiale] fu il risultato dei piani e degli intrighi degli ebrei. Anche se la colpevolezza degli ebrei era stata dimostrata e resa chiara a tutti, nessuno riusciva a pensare a un modo radicale per rimuovere una volta per tutte quella causa intrinseca dei passati fiaschi catastrofici. Molto recentemente, il Cancelliere Adolf Hitler ha delineato un chiaro programma d’azione riguardo al problema ebraico… Questa guerra significherà una catastrofica caduta di Giuda come distruttore del sistema mondiale».   27 luglio 1941, articolo, «La macchia di sangue di tutti gli ebrei»: «Un colpo letale è stato inferto agli ebrei del mondo. I “cavalieri di Gerusalemme” con il naso adunco e le orecchie pendenti… ricevono oggi la loro giusta ricompensa. Il destino degli ebrei in Ucraina e in tutta Europa è stato rivisto una volta per tutte».   6 novembre 1941: dopo quattro mesi di uccisioni di massa: «oggi a Kiev non ne è rimasto nemmeno uno, mentre sotto i bolscevichi ce n’erano 350.000». Gli ebrei «hanno avuto la loro punizione».   Chomiak ha pubblicato anche alcuni brani della serie di Julian Tarnovych «Fuori dalle grinfie di Satana», in cui gli ebrei venivano regolarmente definiti «mafia yid» («ebraica, ndr), «bastardi», «feccia marcia», «bacilli», «marmaglia», «nido di ebrei striscianti» e «mucchio di vermi che si contorcono».   Non mancherebbe prove del ruolo di Chomiak nell’incitamento all’odio razziale cieco. Non è chiaro se Luciuk sappia cosa troverebbe o se si sia preso la briga di guardare. Nel 1944, con l’avvicinarsi dell’esercito sovietico, Gassner portò Chomiak a Vienna per continuare a pubblicare. Chomiak partì con l’esercito nazista in ritirata nel 1945, arrendendosi agli americani in Baviera.

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Fu collocato con la sua famiglia in una speciale struttura dell’Intelligence militare statunitense e nel maggio 1948 i Chomiak si trasferirono in Canada. Divenne l’editore del giornale cattolico di Edmonton. Sua figlia era la madre di Chrystia Freeland.   La Freeland, che ora è alto dirigente del World Economic Forum, quando viene menzionato il passato di suo nonno, urla pavlovianamente alla «disinformazione russa!» I peccati di suo nonno non devono ricadere su di lei, certo.   Tuttavia la storia è strana: guarda che coincidenza, sembra proprio lei ad applaudire questo 98enne veterano che, hanno detto, aveva combattuto la Russia nella Seconda Guerra Mondiale. Visto che Gran Bretagna e USA per la maggior parte della guerra sono state alleate dalla Russia, chi mai può essere un uomo che ha lottato contro l’armata rossa? Questa semplice, logica domanda, pare che i vertici di un Paese del G7 non se la siano posta…   Al contempo, tuttavia, c’è la storia, parallela, del nonnino…   La vicepremier  si era presentata ad una manifestazione filoucraina di piazza con una sciarpa rossonera tipica degli ucronazisti.   La Freeland, già fra gli architetti del congelamento dei conti correnti dei dissidenti durante la protesta dei camionisti anti-vaccino, è conosciuta per il suo coinvolgimento ravvicinato nel World Economic Forum, dove ha un ruolo diretto nel consiglio di fondazione.   Documenti canadesi emersi l’anno scorso rivelerebbero il piano di usare il COVID per portare avanti l’agenda del WEF.  Le strane entrature del WEF nella sanità canadese durante il COVID sono state denunciate dal neopremier dello Stato Canadese dell’Alberta Danielle Smith.   Come riportato da Renovatio 21, i legami del nazionalismo integralista ucraino con la CIA e con i servizi segreti inglesi sono noti da decenni.   All’ultima edizione del WEF a Davos, la Freeland in una tavola rotonda del World Economic Forum a Davos ha chiarito che guerra dell’Ucraina contro la Russia è necessaria per rilanciare l’economia globale.   «Non si tratta di fare un favore all’Ucraina. Ciò di cui stiamo parlando, fornendo armi all’Ucraina, come ha sottolineato in modo molto cruciale il presidente Zelens’kyj, fornendo all’Ucraina i soldi di cui ha bisogno per vincere la guerra, è in definitiva nel nostro stesso interesse».

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Immagine di World Economic Forum via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-NC-SA 2.0)            
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Geopolitica

Il bluff Zelens’kyj agli sgoccioli

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Renovatio 21 pubblica questo articolo di Réseau Voltaire. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

 

Il viaggio del presidente Volodymyr Zelens’kyj negli Stati Uniti ha fatto cadere le ultime ambiguità del personaggio. Tutti si chiedevano che strategia avesse. Non sembra voler difendere gli ucraini, perché ne mobilita più che può per mandarli a morire al fronte, dove non hanno alcuna speranza di vincere. Sembra non esitare a mentire, a barare nonché a tentare con ogni mezzo di espellere alcuni Stati dalle organizzazioni intergovernative. Come non fare un parallelo con Stepan Bandera, che pure mandò al massacro migliaia di compatrioti negli ultimi giorni della Seconda Guerra Mondiale, quando la sconfitta del Reich era inevitabile?

 

 

Il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj è intervenuto alla 78^ assemblea generale delle Nazioni Unite per propinarle il solito discorso sul terrorismo russo. È stato il suo primo intervento a questa tribuna.

 

Quest’anno quattro dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza Cina, Francia, Regno Unito e Russia non hanno inviato i loro capi di Stato o di governo. Un segno evidente che, nonostante le belle dichiarazioni, qualcosa nell’istituzione ha smesso di funzionare.

 

Riassumiamo il discorso di Zelens’kyj:

Dice che la Russia usa il cibo come arma contro il resto del mondo e strumentalizza il «gioco» di alcuni Paesi europei a proprio favore.

 

Dice che usa i reattori nucleari civili come armi, vedi Zaporiggia.

 

Dice che deporta «centinaia di migliaia» di bambini ucraini per rieducarli in Russia nell’odio verso l’Ucraina: un «genocidio».

 

Dice che la Russia provoca una guerra ogni dieci anni; che oggi minaccia il Kazakistan e gli Stati baltici, che molti seggi nell’emiciclo dell’ONU sarebbero vuoti se la Russia, grazie ai suoi tradimenti, raggiungesse i propri obiettivi.

 

Dice che, se grazie a Dio nessuno ha ancora escogitato il modo di usare il clima come arma, le catastrofi naturali uccidono ma queste sopraggiungono quando a Mosca si è deciso di uccidere decine di migliaia di persone.

 

Dunque, continua, dobbiamo far fronte comune per vincere queste sfide e che possiamo ridare vita all’«Ordine mondiale fondato sulle regole» basandoci sulla proposta di pace ucraina che a breve Zelens’kyj presenterà al Consiglio di sicurezza.

 

E conclude: Vi invito tutti al Summit per la pace che stiamo organizzando; non possiamo fare affidamento sulla parola della Russia: chiedete a Prighozin come Mosca tiene fede alla parola data! Slava Ukraini!

 

Applausi fragorosi da parte di tutte le delegazioni dei Paesi alleati degli Stati Uniti, discrezione da parte delle altre.

 

Il discorso di Zelensky sollecita diverse osservazioni:

  • L’argomentazione dell’uso del cibo come arma rinvia all’assedio per affamare le popolazioni, come ieri accadde in Corea del Nord e oggi accade in Yemen. Ma non è quello che fanno i russi in Ucraina, dove attaccano i profitti di grandi società statunitensi (Cargill, Dupont e Monsanto), proprietarie di un terzo delle colture ucraine. L’uso di centrali nucleari civili come arma di guerra produrrebbe solamente effetti circoscritti. Giacché i soldati russi occupano la centrale di Zaporiggia, sarebbero loro a morire se fosse danneggiata e fuoruscissero radiazioni. Al contrario, sono le forze ucraine a rappresentare una minaccia per la centrale nucleare: vogliono costringere i russi a lasciarla. Infine, la Russia non ha mai rapito bambini ucraini, ma ha spostato nel proprio territorio i bambini che si trovavano nelle zone di combattimento per proteggerli. La condanna della Corte Penale Internazionale si fonda esclusivamente sul rifiuto di considerare legale l’adesione alla Federazione russa di Crimea, Donbass e di parte della Novorossia.

 

  • L’argomento dell’espansionismo russo forse preoccupa kazaki e baltici, ma è un processo alle intenzioni. Evocare la possibilità di usare il clima come arma significa non conoscere la storia. Gli Stati Uniti l’hanno già usato nella guerra del Vietnam, causando per mesi piogge sulla Pista di Ho Chi Min, la via di approvvigionamento dei Vietcong attraverso la giungla laotiana (Operazione Popeye). Al termine della guerra firmarono la Convenzione sul divieto dell’uso di tecniche di modifica dell’ambiente a fini militari o a ogni altro scopo ostile.

 

  • Affermare, senza nemmeno nominarle, che Polonia, Ungheria e Slovacchia fanno il gioco dei russi perché vietano l’importazione di cereali ucraini a prezzi stracciati è un insulto nei loro confronti. La Polonia che, dimenticando il massacro da parte dei nazionalisti integralisti ucraini di oltre centomila polacchi durante la seconda guerra mondiale, dall’inizio della guerra ha accolto un milione e mezzo di rifugiati ucraini, sicuramente apprezzerà.

 

  • L’appello a difendere l’«Ordine mondiale fondato sulle regole» non può che essere interpretato come sfida alla maggioranza dei membri delle Nazioni Unite che si batte invece perché si torni al Diritto internazionale. Il Piano di pace ucraino riguarda solo il campo occidentale e ha lo scopo di estendere la guerra.

 

  • La formula conclusiva del presidente Zelensky, Slava Ukraini!, evoca un poema di Taras Shevchenko (1814-1861). L’espressione era diventata il grido distintivo dei nazionalisti integralisti ucraini di Dimitry Dontsov e Simon Petlioura durante la guerra contro la rivoluzione sovietica, mentre massacravano ebrei e anarchici della Novorossia. In seguito divenne il grido di vittoria dei nazionalisti integralisti ucraini di Dimitry Dontsov e Stepan Bandera, mentre massacravano ebrei, zingari e partigiani. Infine nel 1941 divenne l’equivalente di Heil Hitler! Usarlo oggi, per giunta alle Nazioni Unite, rinvia alle risoluzioni del dopoguerra contro la propaganda nazista; risoluzioni cui l’Ucraina ora si oppone.

 

Dopo l’assemblea generale si è riunito il Consiglio di sicurezza. La riunione doveva durare due giorni. Oltre ai Paesi membri, 45 Stati avevano chiesto di prendervi la parola.

 

L’Albania, presidente di turno, ha deciso di far intervenire il presidente ucraino immediatamente dopo il segretario generale dell’ONU e prima dei membri del Consiglio. Ha inoltre iscritto l’OSCE [Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa] tra gli oratori.

 

All’apertura dei lavori il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha depositato una mozione d’ordine per contestare il privilegio accordato al presidente ucraino, in violazione del regolamento del Consiglio, e per esigere che il rappresentante della Macedonia del Nord, in quanto presidente in carica dell’OSCE, intervenisse solo sull’argomento per il quale aveva ricevuto mandato dall’Organizzazione.

 

Il presidente albanese della riunione, Edi Rama, dopo aver ironizzato sulla «grandiosa» mozione d’ordine, ha fatto rilevare che esistono precedenti di interventi prima di quelli dei membri del Consiglio (certo, ma tutti accettati all’unanimità) e ha concluso osservando che, per evitare che il presidente ucraino prendesse la parola per primo, la Russia non doveva far altro che ritirarsi dall’Ucraina. A norma dell’art. 33 del Regolamento interno ha rinviato la mozione d’ordine a successiva discussione.

 

Sergej Lavrov ha incassato il colpo. Non ha lasciato la riunione, rammentandosi che durante la guerra di Corea l’URSS lasciò le discussioni alle Nazioni Unite per protestare contro la partecipazione dei ribelli di Chiang Kai-shek al posto dei rappresentanti di Mao Zedong; Washington ne approfittò per far votare il sostegno della comunità internazionale alla Corea del Sud contro la Corea del Nord.

 

In ogni caso l’incidente dimostra la parzialità della presidenza albanese e non potrà non avere conseguenze. È pieno diritto dell’Albania essere nemico dichiarato della Russia (ha organizzato un dibattito, secondo la formula Arria [meccanismo informale di consultazione, introdotta nel 1992 da Diego Arria, ambasciatore del Venezuela], sulla deportazione di bambini da parte della Russia). Ma ogni volta che presiede il Consiglio, l’Albania ne viola il regolamento.

 

Accadde il 28 giugno 2022, quando di propria iniziativa convocò una riunione sulla situazione in Ucraina, senza consultare i membri del Consiglio. Invitò il presidente Zelens’kyj a parteciparvi, autorizzandolo «eccezionalmente» a intervenire in videoconferenza. Pure senza avvertire i membri del Consiglio, fece rispettare un minuto di silenzio.

 

Il giorno successivo, il 29 giugno, l’Albania presiedeva una seduta sulla situazione in Siria. Prese l’iniziativa di invitarvi, di nuovo senza consultare i membri del Consiglio, un’associazione statunitense, la Syrian Emergency Task Force, che si espresse grossolanamente e insultò diversi membri del Consiglio.

 

Il dibattito è proseguito con l’intervento del segretario generale Antonio Guterres, che dapprima ha ricordato come alcune riunioni multilaterali siano efficaci, come quella sul piano di salvaguardia degli obiettivi per uno sviluppo durevole. Poi ha definito l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia una flagrante violazione della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale. Ha inoltre comunicato che, sul piano giudiziario, sono al lavoro équipe d’inchiesta per raccogliere prove di violazioni dei diritti umani raccapriccianti e diffuse, «commesse soprattutto dalla Federazione di Russia», compresi i trasferimenti forzati di bambini. Guterres si è infine complimentato per l’accordo sui cereali e si è dispiaciuto che la Russia non l’abbia rinnovato.

 

La posizione del segretario generale riflette soltanto il suo pensiero personale. Nell’attuale circostanza non poggia su alcuna decisione giudiziaria e non tiene conto della posizione russa. Durante il processo alla Corte Internazionale di Giustizia, il tribunale interno delle Nazioni Unite, verranno ascoltate entrambe le parti. A esso e soltanto a esso spetta giudicare se ci sia stata una violazione della Carta, sebbene la Russia dichiari di aver lanciato l’operazione militare speciale per conformarsi alla risoluzione 2202 (Accordi di Minsk) del Consiglio di sicurezza. Del resto la Corte dovrà deliberare su un’unica questione: stabilire se prima dell’operazione militare speciale russa l’Ucraina massacrava i propri concittadini. Si parla di 20 mila persone.

 

Dopo Guterres è intervenuto il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj chiedendosi innanzitutto come possa sedere nel Consiglio di sicurezza uno Stato che viola la Carta delle Nazioni Unite. Ha proseguito sottolineando che l’Assemblea generale ha attribuito la responsabilità della guerra alla Russia, non all’Ucraina. Poi ha esposto il suo piano di pace, articolato in dieci punti.

 

La proposta, che era già stata presentata al G20 di Bali, non tiene conto delle rivendicazioni della Russia. Per l’esattezza non è un piano di pace, ma soltanto un elenco delle pretese dell’Ucraina. En passant ha chiesto che l’Assemblea generale adotti a maggioranza di due terzi una modifica del proprio statuto allo scopo di privare la Russia del diritto di veto. Infine ha invitato tutti gli Stati presenti a partecipare al vertice mondiale sulla «pace» che organizzerà l’Ucraina.

 

Il presidente Edi Rama si è in seguito interrogato sulla situazione attuale: un membro del Consiglio di sicurezza che viola la Carta costitutiva dell’ONU! Per fortuna, ha osservato, nonostante l’abuso del diritto di veto da parte della Russia la maggioranza dei membri del Consiglio veglia sul rispetto dei suoi valori. Poi ha dato la parola ai membri del Consiglio nel rispetto dell’ordine d’iscrizione.

 

Nessuna novità è emersa da questi interventi. Nessuno ha osato riprendere l’esortazione dell’Ucraina a privare la Russia del diritto di veto.

 

È opportuno fare qui un passo indietro: al momento della creazione dell’ONU, lo statunitense Franklin D. Roosevelt e il britannico Winston Churchill dissentivano dal sovietico Joseph Stalin: Stati Uniti e Regno Unito volevano creare un’organizzazione per governare il mondo in funzione delle proprie concezioni, mentre l’URSS voleva un’organizzazione che dettasse il Diritto internazionale e prevenisse le guerre. Trionfò la concezione sovietica. Il diritto di veto tiene conto della realtà militare dell’epoca.

 

Non esistono un diritto di veto legittimo e uno abusivo; semplicemente non è possibile che il Diritto internazionale venga rispettato se è contrario agli interessi di uno dei suoi più potenti membri.

 

L’idea di privare la Russia del diritto di veto non era mai stata espressa pubblicamente; l’anno scorso però il dipartimento di Stato degli Stati Uniti aveva sondato il parere di tutti gli Stati membri dell’ONU è emerso che non è possibile raggiungere la maggioranza di due terzi.

 

Subito dopo aver pronunciato il suo discorso, il presidente Zelens’kyj, che non aveva tempo per ascoltare gli interventi delle altre delegazioni, ha lasciato la sala.

 

Si è precipitato a Washington per parlare al Congresso, come già fece a dicembre 2022. Ma all’arrivo al Campidoglio il presidente della Camera dei rappresentanti, Kevin McCarthy, gli ha detto senza mezze misure che non era possibile perché l’agenda dei parlamentari è molto densa d’impegni.

 

Sconcertato, il presidente ucraino ha dovuto accontentarsi di un incontro con i presidenti delle due Camere e alcuni senatori Democratici.

 

Non è più tempo di sostegno incondizionato. Al pari degli omologhi occidentali i parlamentari statunitensi hanno preso atto che:

 

  • scarseggiano le munizioni e l’industria bellica occidentale non può competere né a breve né a medio termine con quella della Russia;

 

  • la ribellione del proprietario del Gruppo Wagner, Evgeni Prigozhin, è fallita;

 

  • la controffensiva ucraina è estremamente costosa in termini di vite umane: oltre un migliaio di morti al giorno da due settimane, senza ottenere successi significativi.

 

 

Molti desidererebbero perciò negoziare un’uscita dalla crisi o perlomeno cessare di sprecare cifre astronomiche. Alcuni Repubblicani hanno chiesto all’amministrazione Biden un resoconto preciso su come è stato speso il denaro già versato. In attesa della risposta, non voteranno un altro solo dollaro di aiuti all’Ucraina.

 

Il Pentagono sta studiando come stornare materiale bellico per continuare a sostenere Kiev. Si trincera dietro il possibile blocco del budget dello Stato federale in caso di disaccordo di merito tra Campidoglio e Casa Bianca.

 

Per ridimensionare l’affronto dei parlamentari, il segretario alla Difesa e il presidente Joe Biden hanno incontrato separatamente il presidente ucraino. Zelens’kyj ha poi visitato un’università, la Clinton Foundation e l’Atlantic Council, nonché discusso con i proprietari di società finanziarie.

 

Ma il fatto rimane: tutti hanno potuto osservare gli eccessi del presidente Zelens’kyj e la sua incapacità a vincere la guerra.

 

Ormai chiunque ha potuto constatare che Volodymyr Zelens’kyj non sta cercando di difendere il proprio Paese. Anzi, manda uomini a morire per nulla davanti alla linea di difesa russa.

 

Agisce come hanno sempre fatto i nazionalisti integralisti e i nazisti: non esita a mentire ai suoi, a barare e con ogni mezzo tenta di provocare uno scontro generale al prezzo del sacrificio del proprio popolo.

 

Thierry Meyssan

 

Articolo ripubblicato su licenza Creative Commons CC BY-NC-ND

Fonte: «Il bluff Zelensky agli sgoccioli», Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 26 settembre 2023.

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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