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Politica

Milei dona a Musk una motosega: Elon è un «meme vivente»

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Il presidente argentino Javier Milei ha regalato ad Elon Musk una motosega come gesto simbolico, a dimostrazione del loro impegno comune nel ridurre la burocrazia governativa e la spesa pubblica.

 

Musk, stretto alleato del presidente degli Stati Uniti Donald Trump incaricato di tagliare la spesa del governo federale, si è presentato giovedì alla Conservative Political Action Conference (CPAC) fuori Washington, agitando la motosega sopra la testa.

 

Il pubblico del centro congressi è esploso in un applauso e ha tributato una standing ovation al CEO di Tesla e SpaceX mentre saliva sul palco insieme a Milei indossando un cappellino da baseball nero MAGA e occhiali da sole a specchio, riprendendo un meme di un anno fa in cui tale look gli veniva assegnato in un’immagine generata artificialmente.

 

«Questa è la motosega per la burocrazia!» ha esclamato Musk, brandendo l’utensile elettrico, su cui era inciso lo slogan della campagna di Milei, «Viva la libertad, carajo» («Lunga vita alla libertà, cazzo!»).

 

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Milei, un economista libertario noto non nuovo a controversie di ogni sorta (dai cani clonati, al sesso tantrico, alla programmata conversione al giudaismo, ai baci di limone duro in diretta nazionale, all’ultimo scandalo a base di criptovalute), aveva iconicamente brandito una motosega durante la sua campagna presidenziale del 2023 per simboleggiare la sua intenzione di eliminare dipartimenti e posizioni governative.

 

 

Dopo essere entrato in carica, ha implementato drastiche misure economiche per stabilizzare l’economia in difficoltà dell’Argentina. A gennaio, l’Argentina ha registrato il suo primo surplus di bilancio annuale in oltre un decennio.

 

 

Gli sforzi di Musk sono in linea con l’approccio di Milei, che il miliardario sudafricano ha più volte detto di ammirare. Musk è ora a capo del Dipartimento per l’efficienza governativa degli Stati Uniti (DOGE), un organismo istituito da Trump per semplificare le operazioni federali e tagliare 2 trilioni di dollari dalla spesa federale entro il 2026. Musk ha affermato che potrebbero essere fattibili tagli fino a 1 trilione di dollari.

 

 

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Dall’insediamento di Trump il 20 gennaio, DOGE, che non è un dipartimento esecutivo federale permanente nonostante il nome, ha attuato ampie riduzioni, tra cui lo smantellamento dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID) e del Consumer Financial Protection Bureau (CFPB). Ha inoltre imposto severe restrizioni alle sovvenzioni del National Institutes of Health (NIH) come parte di una strategia più ampia per frenare le spese federali.

 

Il DOGE ha anche lanciato un sito web ufficiale per tracciare la forza lavoro federale e documentare il numero di regolamenti. Il portale ha segnalato un risparmio stimato di 55 miliardi di dollari dall’inizio del dipartimento.

 

Questa settimana, DOGE ha affermato di aver individuato una discrepanza di quasi 5 trilioni di dollari nella spesa federale degli Stati Uniti, sostenendo che i registri del Tesoro hanno reso alcuni pagamenti non tracciabili.

 

Milei è arrivato a Washington giovedì in mezzo a uno scandalo crescente sulla criptovaluta $Libra, che ha promosso venerdì scorso sul suo account X. La controversia ha portato a denunce legali e richieste di impeachment nel Congresso argentino.

 

L’autoproclamato anarco-capitalista è stato anche uno dei primi leader stranieri a far visita a Trump nella sua tenuta di Mar-a-Lago in Florida dopo la vittoria del repubblicano alle elezioni del 2024.

 

 

Musk, durante il suo intervento a sorpresa al CPAC, dopo aver brandito la motosega con urla da ossesso, ha dichiarato, indossando la mise preconizzata dalla rete un anno fa quando si iniziò a parlare di DOGE, che sta «vivendo il meme». «Someone is living the dream, I am living the meme» ha detto: «alcuni vivono i proprio sogni, io vivo il mio meme».

 

 

«Questa immagine è reale» ha scritto Musk quando ha postato su X la foto che vedete in cima all’articolo: perché, oggi, la tentazione di pensare che sia stata generata con un prompt per l’AI («Musk con occhiali neri e collana d’oro brandisce una motosega a fianco di Milei) è fortissima. Siamo al punto in cui non si confonde più realtà e fantasia, ma realtà e Intelligenza Artificiale…

 

Elon Musk meme vivente: è vero, ed uno status forse unico al mondo, che ammettiamo il personaggio si è decisamente meritato.

 

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Arrestato rivale di Erdogan a pochi giorni dalla candidatura alla presidenza

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Le autorità turche hanno arrestato mercoledì il sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, accusandolo di corruzione e legami con organizzazioni terroristiche. L’arresto è avvenuto poco prima che il Partito Popolare Repubblicano (CHP) dell’opposizione lo nominasse per sfidare il presidente Recep Tayyip Erdogan alle elezioni del 2028.   Imamoglu, una figura di spicco del CHP, ha guadagnato notorietà dopo aver vinto le elezioni del sindaco di Istanbul nel 2019, ponendo fine a oltre due decenni di controllo del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP) di Erdogan nella città di 19 milioni di abitanti. Recenti sondaggi di opinione hanno indicato che Imamoglu potrebbe sconfiggere Erdogan in un voto presidenziale.   Mercoledì mattina, quando le autorità sono arrivate per arrestarlo, Imamoglu ha condiviso un video su X in cui dichiarava: «stiamo affrontando una grande tirannia, ma voglio che sappiate che non mi scoraggerò».

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Il leader del CHP Ozgur Ozel ha condannato l’arresto, descrivendolo come «un colpo di Stato contro il nostro prossimo presidente». Nonostante la detenzione, il CHP prevede di procedere con le primarie programmate per il 23 marzo.   Il governo turco ha negato le accuse di ingerenza politica mosse dall’opposizione, sostenendo che la magistratura opera in modo indipendente.   L’arresto ha scatenato proteste in tutta Costantinopoli. Le autorità hanno risposto vietando le dimostrazioni in città per quattro giorni e, a quanto si dice, limitando l’accesso alle piattaforme dei social media.   L’ufficio del procuratore capo costantinopolitano ha dichiarato che circa 100 persone, tra cui giornalisti e uomini d’affari, sono state arrestate con l’accusa di attività criminali legate alle gare d’appalto comunali, affermando che un’indagine separata ha portato ad accuse contro Imamoglu e altri sei, accusati di aver aiutato il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), che è designato come organizzazione terroristica nel Paese.   L’arresto è seguito alla revoca della laurea di Imamoglu da parte dell’Università di Instabul, che ha citato «nullità» e «chiaro errore» nel suo trasferimento del 1990 da un istituto privato nel nord di Cipro. Imamoglu ha affermato che contesterà la mossa in tribunale. Se confermata, la cancellazione lo squalifica di fatto dalla corsa alla presidenza, poiché la legge turca impone che i candidati siano in possesso di una laurea universitaria valida.   In una dimostrazione di solidarietà, il sindaco di Ankara Mansur Yavas ha annunciato martedì che sospenderà la valutazione della sua candidatura. Yavas ha dichiarato: «sto annunciando al pubblico che sospenderò la mia decisione di valutare la mia candidatura presidenziale… finché questa illegittimità non sarà eliminata».

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Dopo l’arresto, i mercati finanziari del Paese hanno vissuto notevoli turbolenze. La lira turca si è deprezzata fino al 14,5% rispetto al dollaro statunitense, mentre l’indice azionario BIST 100 è sceso del 5,9%.   Le prossime elezioni presidenziali turche sono previste per il 2028. Erdogan ha raggiunto il limite dei suoi due mandati e non può più ricandidarsi a meno che la costituzione non venga modificata o non si tengano elezioni anticipate. Nelle elezioni municipali del 2019, il partito AKP di Erdogan ha subito perdite significative, con il CHP che ha vinto nelle principali città, tra cui Istanbul e Ankara.   Lo stesso Erdogan ha iniziato la sua carriera politica come sindaco di Istanbul, anche trascorrendo del tempo in prigione nel 1999 per aver recitato una poesia che un tribunale ha stabilito incitasse all’odio religioso.

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È in corso un colpo di Stato in Germania?

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Il professore di diritto statale Dietrich Murswiek dell’Università di Tubinga si è chiesto se in Germania non sia in corso un colpo di Stato. Lo riporta la rivista conservatrice Tichys Einblick, che ha intervistato l’accademico tubinghese.

 

A suggerire l’oscura ipotesi, vi sarebbe la moltitudine di manovre politiche in atto riguardanti l’economia, l’esercito e la pratica costituzionale e parlamentare fondamentale. Si possono elencare, in questo senso: il piano di modificare il freno costituzionale al debito contro i prestiti statali extra-bilancio; la richiesta di finanziare la militarizzazione con centinaia di miliardi di euro (che già fa dire a qualcuno: si comporrà un’ulteriore bolla speculativa); il piano dei cristiano-democratici, dei socialdemocratici e dei verdi di avere un altro cambiamento costituzionale affermando la «neutralità climatica» come nuova norma di base.

 

L’effetto netto di questo cambiamento costituzionale sarebbe che chiunque fosse scettico sull’obiettivo della neutralità climatica, ad esempio sostenendo che danneggerebbe l’economia, diventerebbe potenzialmente un nemico della Costituzione, un nemico dello Stato.

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I partiti e i politici che fanno campagna contro la politica climatica rosso-verde potrebbero e sarebbero dichiarati nemici della Costituzione e dello Stato, diventando bersagli dell’Ufficio per la protezione della Costituzione (BfV), i famosi servizi interni tedeschi, già all’opera nella repressione dell’AfD e altri movimenti.

 

Le persone prese di mira potrebbero perdere il lavoro, ad esempio, soprattutto se lavorano nel settore statale, ad esempio come insegnanti. Murswiek cita l’esempio della Romania, dove la Corte costituzionale ha inizialmente vietato la parola alla politica Diana Sosoaca (leader del partito SOS), il che è stato fatto in riferimento ad articoli da lei pubblicati.

 

Il decreto di divieto del supremo tribunale rumeno è stato emesso senza che fosse stata condannata o addirittura processata in precedenza, senza che le fosse stata data la possibilità di difendersi. La Corte costituzionale ha preso la sua decisione senza alcun giusto processo in merito.

 

Come noto, anche il candidato Calin Georgescu – che aveva vinto il primo turno dell’elezione per vedere poi annullato il risultato – è stato escluso completamente dalle elezioni, anche in riferimento a diverse accuse difficilmente dimostrabili.

 

Si insinua il sospetto che il requisito della «neutralità climatica» nella Legge fondamentale potrebbe alla fine essere strumentalizzato per tali scopi politici di partito: chiunque si opponga alle politiche verdi diventa un nemico della Costituzione e deve aspettarsi guai. Ciò potrebbe essere molto utile nelle prossime elezioni se, come previsto, i vecchi partiti ricevessero ancora meno sostegno di quest’anno.

 

La magistratura potrebbe quindi tendere una mano salvifica per sbarazzarsi di tutti quei partiti e politici che si oppongono alla narrazione ufficiale, avverte Murswiek.

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La magistratura è all’opera oggi anche nell’America di Donald Trump, annullando – con sentenze di giudici di nemmeno alto grado – i decreti presidenziali su immigrazione e taglio dei fondi.

 

In Italia conosciamo bene l’uso della magistratura a fine politici, come è divenuto chiarissimo nei quasi 30 anni dello statista Silvio Berlusconi (1936-2023) nella scena politica nazionale.

 

Va detto che Trump, Berlusconi, Georgescu e a breve anche AfD e compagni hanno, con probabilità, lo stesso nemico: lo Stato profondo transatlantico.

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Immagine di Ansgar Koreng via Wikimedia pubblicata su licenza CC BY-SA 3.0 (DE)
 

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Politica

Trump annulla gli atti di Biden firmati con l’autopenna. Le grazie per Hunter, Fauci, e Deep State sono a rischio?

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato che le condanne firmate dal suo predecessore, Joe Biden, non hanno valore legale, sostenendo che non sono mai state debitamente valutate e autorizzate.   Poco prima di lasciare l’incarico, Biden ha concesso la clemenza preventiva a diverse personalità politiche, tra cui i membri del comitato speciale del Congresso per la rivolta di Capitol Hill del 6 gennaio 2021, che secondo la sua amministrazione avrebbero potuto affrontare un’ingiustificata azione penale durante la seconda presidenza Trump.   In un post su Truth Social di lunedì, Trump ha liquidato i condoni come «NULLI, VACANTI E SENZA ULTERIORE VALORE O EFFETTO», affermando che «Biden non li ha firmati ma, cosa ancora più importante, non ne era assolutamente a conoscenza!»   La legittimità dei condoni è stata messa sotto esame questo mese dopo che l’Oversight Project, un’iniziativa all’interno della conservatrice Heritage Foundation, ha evidenziato l’ampio utilizzo di un dispositivo chiamato autopen – cioè una penna automatica – per firmare documenti ufficiali durante il mandato di Biden. Il rapporto affermava: «chiunque controllasse l’autopen controllava la presidenza».    

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Sebbene non vi sia alcun obbligo legale per un presidente degli Stati Uniti di firmare i documenti a mano, la fragilità di Biden negli ultimi anni della sua presidenza ha suscitato il sospetto che lo staff possa aver sfruttato la situazione per appropriarsi segretamente dei poteri presidenziali.   Trump ha affermato che i membri della Commissione J6 hanno orchestrato i propri condoni senza la conoscenza o il consenso di Biden. «I necessari documenti di condono non sono stati spiegati a Biden, né da lui approvati. Non ne sapeva nulla, e le persone che lo sapevano potrebbero aver commesso un crimine», ha affermato Trump.     Il presidente ha espresso sentimenti simili durante un discorso al Dipartimento di Giustizia venerdì scorso, etichettando l’uso dell’autopenna da parte di Biden come «irrispettoso nei confronti dell’ufficio» e potenzialmente «nemmeno valido».   I leader degli Stati Uniti hanno utilizzato strumenti di assistenza alla scrittura per oltre due secoli. Nei primi anni del 1800, Tommaso Jefferson portò alla Casa Bianca un dispositivo di duplicazione noto come poligrafo per copiare le sue lettere scritte a mano. L’amministrazione di Giorgio W. Bush ha sostenuto legalmente che l’autopen funge da legittimo sostituto della firma di un presidente sulle bollette.   In particolare, sembrano essere sul piatto i pardon assegnati al figlio di Biden, Hunter (noto per essere al centro di storie di corruzione e depravazione), il dottor Anthony Fauci («zar» della gestione pandemica, che ha detto di non aver fatto nulla di male, tuttavia accettando la grazia presidenziale), il generale Mark Milley (che di fatto ipotizzò una piccola sedizione golpista, arrivando ad informare l’esercito cinese che qualora negli ultimi giorni di presidenza Trump avesse chiesto di attaccare Pechino lui non avrebbe seguito l’ordine), Liz Cheney, figlia del controverso ex vicepresidente Dick Cheney, e altri politici legati al Deep State che avevano istituito la Commissione per l’indagine sui fatti del Campidoglio nel 6 gennaio 2021.

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