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Essere genitori

Le morti infantili sono aumentate per la prima volta in 20 anni negli USA. Dottori, giornalisti, politici brancolano nel buio

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Il numero di bambini americani morti prima del loro primo compleanno è aumentato lo scorso anno, aumentando significativamente il tasso di mortalità infantile negli Stati Uniti per la prima volta in due decenni, secondo i dati provvisori pubblicati mercoledì dal National Center for Health Statistics. Lo riporta il New York Times, che fa l’esempio di questo dramma raccontando una storia accaduta ad una coppia californiana.

 

La bambina di Erika Nolting Young, consulente di strategia aziendale californiana di 37 anni, è morta meno di due ore dopo la nascita. La donna aveva vissuto una gravidanza normale e sana, senza alcun segno che qualcosa non andasse. Si aspettava di partorire il 17 agosto 2022 e, quando il travaglio non è iniziato spontaneamente, ha pianificato l’induzione una settimana dopo. Ma poche ore prima che la signora Young e suo marito Kris dovessero andare in ospedale, hanno ricevuto una chiamata che diceva che il reparto maternità era pieno e non c’erano abbastanza infermieri, quindi avrebbe dovuto aspettare.

 

L’ospedale l’ha chiamata il giorno successivo, ed hanno iniziato l’induzione con un farmaco che ha causato un travaglio intenso ed una rapida progressione verso la dilatazione completa. Nella fase finale del travaglio, i monitor hanno rilevato una decelerazione della frequenza cardiaca della bambina – e poi un’ulteriore decelerazione improvvisa.

 

La bimba è nata «davvero grigia e floscia», ricorda la signora Young. «L’hanno gettata sul mio petto per una frazione di secondo e i suoi occhi erano chiusi. Ho capito subito che qualcosa non andava». I medici hanno cercato di salvare la neonata, una bambina di nome Sommer, ma è morta poco dopo, la Young ha detto: «Siamo tornati a casa in una casa con una stanza per bambini e nessun bambino».

 

«Gli Young non sanno ancora cosa abbia causato la morte di Sommer» scrive il New York Times.

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Circa 20.538 bambini come Sommer sono morti nel 2022, con un aumento del 3% rispetto ai 19.928 bambini morti nel 2021. Anche il tasso di mortalità infantile – definito come il numero di bambini che muoiono prima di compiere un anno per ogni 1.000 nati vivi – è aumentato. di un 3% statisticamente significativo lo scorso anno, a 5,6 morti infantili ogni 1.000 nati vivi, rispetto a 5,44 morti ogni 1.000 nati vivi nel 2021, secondo il nuovo rapporto.

 

Il tasso di mortalità dei bambini di età compresa tra 4 settimane e un anno è aumentato del 4%, mentre il tasso di mortalità neonatale – quello dei bambini di età inferiore a un mese – è aumentato del 3%.

 

Il picco è una triste manifestazione dello stato della salute materna e infantile negli Stati Uniti. La mortalità infantile e materna, indissolubilmente legate, sono ampiamente considerate indicatori della salute generale di una società, e i tassi americani sono più alti di quelli di altri paesi industrializzati.

 

I tassi sono particolarmente bassi tra le madri nere e native americane, che hanno circa tre volte più probabilità di morire durante e dopo la gravidanza, rispetto alle madri bianche e ispaniche. I loro bambini corrono un rischio doppio di morire rispetto ai bambini bianchi e ispanici.

 

«Negli ultimi anni l’aspettativa di vita complessiva è diminuita anche negli Stati Uniti, colpendo sia gli americani bianchi che le persone di colore», scrive il NYT.

 

L’aumento della mortalità infantile arriva dopo un secolo di miglioramenti nella sanità pubblica, in cui i tassi sono costantemente e gradualmente diminuiti quasi ogni anno con poche eccezioni, ha affermato Danielle M. Ely, statistica sanitaria dell’NCHS e autrice principale del rapporto.

 

Il rapporto non approfondisce le cause dell’aumento, ma la maggior parte dei bambini nati nel 2022 sono stati concepiti nel 2021. «Vedere un aumento che raggiunge il livello di significatività statistica indica che si è trattato di un salto più grande di quello che abbiamo avuto negli ultimi 20 anni, e questo è qualcosa che dobbiamo tenere d’occhio per vedere se si tratta solo di un’anomalia di un anno o l’inizio dell’aumento dei tassi», ha detto la dottoressa Ely.

 

Uno dei risultati più inquietanti del nuovo rapporto è stato l’aumento della mortalità infantile tra i bambini nati da donne di età compresa tra 25 e 29 anni. Il tasso è aumentato a 5,37 per 1.000 nati vivi lo scorso anno, rispetto a 5,15 decessi per 1.000 nati vivi nel 2021. «La causa non è nota» scrive lapidario il New York Times, che non fa nemmeno uno sforzo di immaginazione.

 

I tassi non sono cambiati per le donne di altri gruppi di età, anche quelle che generalmente sperimentano tassi di mortalità infantile più elevati, come le donne di età inferiore ai 20 anni, quelle tra i 20 e i 24 anni e le donne di età pari o superiore a 40 anni.

 

Brancola nel buio anche la dottoressa Elizabeth Cherot, ginecologa e presidentessa e amministratore delegato di March of Dimes, che al giornale neoeboraceno si è detta sorpresa e delusa dai nuovi dati sulla mortalità infantile e ha chiesto di dare uno sguardo più attento ai dati per cercare di identificare il le sottostanti al problema. «Stavamo facendo passi da gigante, ma queste tendenze stanno chiaramente andando nella direzione sbagliata”, ha detto.

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L’aumento si è verificato alla fine della pandemia, dopo un anno che ha avuto un forte aumento della mortalità materna e delle malattie materne, ha aggiunto la dottoressa. Anche le complicazioni gravi che rappresentano un rischio sia per la madre che per il bambino, come la preeclampsia, sono diventate più comuni, dice l’esperta, ma sottolinea come sia difficile attribuire l’aumento della mortalità infantile a un fattore specifico.

 

Insomma, un grande mistero. Non passa nemmeno per la testa, di giornalisti, esperti e politici, di interrogarsi sul più grande evento sanitario del biennio, quello che ha accomunato tutta la popolazione.

 

«Stavamo appena uscendo dal COVID», dice sconsolata al NYT la dottoressa Cherot. «Stavamo facendo molta telemedicina. Questo ha cambiato qualcosa? I protocolli stavano cambiando? L’accesso era un problema più grande? Sappiamo che anche la salute mentale può avere un impatto. Molte cose sono cambiate negli ultimi tre anni».

 

Tra le ipotesi fatte in lacrime, il siero genico sperimentale innestato massivamente a tutti non si trova.

 

Però, attenzione: la colpa, dice il massimo quotidiano globale, potrebbe essere delle leggi contro l’aborto appena varate negli USA.

 

«Il Texas ha vietato gli aborti dopo le sei settimane di gravidanza nel 2021, il primo dei quattro stati a farlo» scrive il NYT. «Tuttavia nelle interviste di mercoledì, gli esperti hanno affermato che i dati non erano chiari su se, o in quale misura, ciò potrebbe aver avuto un ruolo nelle morti infantili dell’anno successivo. Gli altri stati hanno implementato i divieti nel 2022, dopo che la Corte Suprema ha annullato Roe v. Wade».

 

Quindi forse no, le restrizioni all’aborto non c’entrano nulla, ma vale la pena, in un articolone sulla mortalità infantile che ci piazzino la mancanza di feticidio come possibile causa: meno bambini uccisi in grembo materno, più bambini nati morti. La logica è questa? A questo punto ammettiamo di non capire, perché la meccanica di pensiero qui necessaria è orwelliana e contorta al punto da lasciarci senza fiato.

 

Mentre il mainstream vive di menzogne e allucinazioni, da queste parti da tempo vediamo come potrebbero essere le cose. E non solo per i vaccini COVID.

 

Come riportato da Renovatio 21, a inizio 2023 uno studio peer-reviewed ha trovato una correlazione statistica positiva tra i tassi di mortalità infantile e il numero di dosi di vaccino ricevute dai bambini, confermando le scoperte fatte dagli stessi ricercatori dieci anni fa. Nel 2021 documento di ricerca pubblicato sulla rivista Toxicology Reports si era scoperto che su un totale di 2.605 decessi infantili segnalati al VAERS tra il 1990 e il 2019, il 58% si è verificato entro tre giorni dalla vaccinazione e il 78% si è verificato entro sette giorni di vaccinazione.

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Animali

Scoperto in India un serpente lungo quanto uno scuolabus. Probabilmente pure molto meno letale

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Gli scienziati dell’Istituto indiano di tecnologia Roorkee, in India, hanno pubblicato un articolo sulla rivista Scientific Reports per discutere della loro scoperta del Vasuki Indicus, una nuova specie di serpente gigante, vissuto circa 47 milioni di anni fa nello Stato indiano del Gujarat.   I resti del gargantuesco serpentone sono stati trovati nella miniera di carbone di Panandhro, nella regione di Kutch. Il suo nome è stato scelto in riferimento al luogo del ritrovamento e alla leggendaria creatura simile a un serpente associata alla divinità induista Shiva.   I ricercatori hanno osservato 27 vertebre, per lo più in buono stato di conservazione e alcune delle quali ancora articolate, che sembrano essere state raccolte da un individuo adulto. I pezzi ossei hanno dimensioni comprese tra 37,5 e 62,7 millimetri in lunghezza e tra 62,4 e 111,4 millimetri in larghezza, indicando un corpo ampio e cilindrico.   Sulla base di queste misurazioni, gli scienziati hanno ipotizzato che l’esemplare di Vasuki Indicus di cui facevano parte potesse raggiungere una lunghezza compresa tra 10,9 e 15,2 metri.   «Il team, guidato da Debajit Datta e Sunil Bajpai, ha scoperto i resti fossili della specie, che poteva raggiungere una lunghezza stimata tra gli 11 e i 15 metri, praticamente quanto uno scuolabus» scrive La Stampa.   Tuttavia non è dato sapere quanto letale per l’uomo potrebbe essere stato il rettilone. Sappiamo invece perfettamente quando posso ferire, di questi tempi, il suo termine di paragone, lo scuolabus.   «Autista dello scuolabus ha un malore e muore a Chiavari: aveva appena concluso il giro con i bambini»: Il Messaggero di due settimane fa.   «Incidente a Cittadella: autista di scuolabus ha un malore e va a sbattere contro una corriera». Il Resto del Carlino, 25 gennaio 2023.   La Spezia, maggio 2022: «Malore improvviso per l’autista dello scuolabus, mezzo fa un volo di venti metri». Lo riporta La Città della Spezia.   «Padova, autista di scuolabus muore alla guida». Automoto, ottobre 2023.   Corridonia, provincia di Macerata: «Malore fatale in strada, arrivano i soccorsi e uno scuolabus resta bloccato sui binari mentre arriva il treno». Il Resto del Carlino, il mese scorso.   Ottobre 2023: «Autista di scuolabus ha un malore alla guida: Jessica muore a 15 anni schiacciata dal mezzo». Lo riporta il Corriere Adriatico.   Stati Uniti, aprile 2023: «L’autista dello scuolabus ha un malore: studente di 13 anni prende il controllo del mezzo».   Roma, dicembre 2022: «Scuolabus fuori strada a Roma, paura per 41 bambini: Malore dell’autista». Lo riporta IlSussidiario.net.   Renovatio 21 ha riportato tanti altri casi.   «I ricercatori ipotizzano inoltre che il predatore preistorico cacciasse in modo lento, come le anaconde» scrivono gli scienziati scopritori del serpentazzo indico.   Abbiamo imparato invece che il suo termine di paragone, lo scuolabus, miete vittime all’improvviso.   «Malori improvvisi» del conducente, che rischiano di tirare giù con loro le vite di diecine di bimbi trasportati.   E quindi: cosa è più pericoloso? Il boa preistorico di 15 metri o mandare il proprio figlio a scuola?

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Essere genitori

Il 25% dei bambini di età compresa tra 3 e 4 anni possiede uno smartphone: studio

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Uno studio condotto dall’autorità governativa di regolamentazione delle comunicazioni nel Regno Unito ha rilevato che un quarto dei bambini di soli 3-4 anni possiede uno smartphone. Lo riporta il giornale britannico Telegraph.

 

Dallo studio di Ofcom è infatti emerso che un quarto di tutti i bambini sotto i 7 anni possiede un dispositivo intelligente, con un aumento di circa il 5% in un anno.

 

I dati per i bambini di età inferiore a 7 anni sono stati forniti dai genitori, quindi il numero reale potrebbe essere molto più alto se alcuni genitori scegliessero di essere liberali riguardo alla verità.

 

Lo studio ha rilevato che quasi il 60% dei bambini di età compresa tra gli 8 e gli 11 anni possiede un telefono e, quando si arriva ai 12-17 anni, essenzialmente tutti i bambini possiedono uno smartphone.

 

Ofcom ha osservato che «i bambini delle scuole materne sono sempre più online e godono di una maggiore indipendenza digitale da parte dei genitori».

 

Lo studio ha anche scoperto che i bambini riescono ad aggirare i controlli sull’età per accedere alle app dei social media, semplicemente inventando la loro data di nascita.

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Più della metà (51%) di età inferiore ai 13 anni utilizza un’app di social media di qualche tipo sui propri telefoni, nonostante il fatto che la maggior parte delle app di social media richieda che gli utenti abbiano più di 13 anni.

 

Un totale del 40% dei bambini di età compresa tra 8 e 17 anni ha dichiarato a Ofcom di aver mentito sulla propria età per accedere a un’app.

 

Nella fascia di età 5-7 anni, un terzo dei genitori ha affermato che i propri figli utilizzano le app completamente senza supervisione e un terzo ha affermato di consentire ai propri figli di utilizzare le app prima che raggiungano l’età minima consigliata.

 

Il commissario governativo per l’infanzia britannico, Rachel de Souza, ha commentato che «l’uso dei social media e delle piattaforme di messaggistica da parte dei minorenni è molto diffuso. Le tutele previste dall’Online Safety Act devono essere implementate in modo rapido e deciso, con efficaci garanzie sull’età».

 

I risultati arrivano mentre il governo di Londra sta valutando la possibilità di attuare un divieto totale per i minori di 16 anni di acquistare smartphone, scrive Modernity News.

 

Tuttavia, tale legge non impedirebbe ai genitori di acquistare i dispositivi e di darli ai bambini, come avviene nella stragrande maggioranza delle case. Il governo sta anche valutando una legge che richiederebbe l’approvazione dei genitori quando i bambini di età inferiore ai 16 anni si iscrivono ad account sui social media.

 

Richard Collard della National Society for the Prevention of Cruelty to Children ha sottolineato che «il numero di bambini molto piccoli che utilizzano i social media indica un fallimento sistemico da parte delle aziende tecnologiche nel far rispettare i limiti di età da loro stabiliti”.

 

Gli studi hanno dimostrato che esistono ampie prove che l’uso dei social media è collegato ad un aumento dell’ansia, della depressione e ad un declino del benessere mentale tra i giovani. Le connessioni tra telefonino e l’aumento del cortisolo – l’ormone dello stress – sono discusse da diversi anni.

 

Come riportato da Renovatio 21, una curiosa circolare del ministero dell’Istruzione italiano dell’anno scorso descriveva lo smartphone come una droga «non diversa dalla cocaina».

 

Negli anni è emerso che le app degli smartphone spiano i bambini su «una scala scioccante», hanno rivelato esperti a Children’s Health Defense.

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Essere genitori

«Influencer» per genitori condannata per abusi su minori

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Una madre americana di sei figli, i cui consigli online sui genitori hanno attirato più di due milioni di abbonati su YouTube, è stata condannata il mese scorso ad almeno quattro anni di carcere con l’accusa di aggravamento di abusi su minori.   Ruby Franke, 42 anni, che gestiva il canale YouTube «8 Passengers», ora cancellata, è stata arrestata lo scorso agosto nello stato americano dello Utah quando suo figlio dodicenne malnutrito è scappato dalla casa di un’altra donna, Jodi Hildebrandt, 54 anni, per chiedere cibo e acqua a un vicino.   Il bambino era stato legato con nastro adesivo e aveva ferite aperte visibili a causa dell’essere stato legato con una corda, secondo i documenti della polizia. Hildebrandt, con il quale Franke collaborava in un’impresa commerciale separata, è stata condannata alla stessa pena detentiva di quattro pene da uno a 15 anni ciascuna.   Entrambe si erano dichiarate colpevoli a dicembre delle accuse di abuso aggravato di secondo grado su minori.    

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Scusandosi con i suoi figli dopo la sua condanna, Franke ha detto di aver «creduto che l’oscurità fosse luce e che il giusto fosse sbagliato. Farei qualsiasi cosa al mondo per voi. Ho preso da voi tutto ciò che era tenero, sicuro e buono». Nella sua stessa dichiarazione, la Hildebrandt ha detto che spera che i bambini possano «guarire fisicamente ed emotivamente».   Durante il processo dell’anno scorso, il pubblico ministero Eric Clarke ha detto alla corte che due dei figli di Franke erano stati costretti a vivere in un «ambiente simile a un campo di concentramento» e gli erano stati «regolarmente negati cibo, acqua, letti in cui dormire e praticamente ogni forma di divertimento».     La Franke aveva creato il suo canale YouTube «8 Passengers» nel 2015 e l’estate scorsa aveva accumulato 2,3 milioni di abbonati, molti dei quali attratti dai video della vita familiare suburbana di Franke.   Tuttavia, alcuni spettatori si sono preoccupati nel 2020 quando uno dei suoi figli ha detto in un video che aveva dormito su un pouf per sette mesi. Altri video descrivevano Franke che tratteneva il cibo dai suoi figli e «annullava» il Natale come punizione.   Il canale YouTube «8 Passengers» è stato cancellato nel 2022, lo stesso anno in cui la Franke si era separata dal marito Kevin.   Nell’ambito di un patteggiamento, Hildebrandt – che ha collaborato con Franke in una serie di video di «life coaching» – ha ammesso di essere a conoscenza degli abusi sui minori e di aver costretto uno dei figli di Franke a «saltare più volte in un cactus».   Ha aggiunto che Franke aveva detto ai suoi figli che erano «malvagi e posseduti» e dovevano «pentirsi».   In una dichiarazione rilasciata dal suo avvocato prima del processo l’anno scorso, Kevin Franke ha chiesto che fosse inflitta la pena massima al suo ex partner per l’abuso «orribile e disumano» dei suoi figli.  

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