Economia
Le criptovalute create dal Deep State?
Nel momento in cui il Bitcoin raggiunge i suoi massimi grazie all’elezione del presidente Donald Trump, tornano ad emergere dubbi sulla loro vera, effettiva origine.
Le criptovalute non esisterebbero senza i protocolli e l’architettura sviluppati dalla National Security Agency (NSA) degli Stati Uniti e dalla Defense Advanced Research Project Agency (DARPA) degli Stati Uniti, ricorda un recente articolo pubblicato su EIRN.
Come noto, la DARPA altro non è che il braccio di ricerca e sviluppo del Pentagono, con trovate ed esperimenti avveniristici al limite dell’incredibile, riportati con inquietante esaurienza nel libro The Pentagon’s Brain di Annie Jacobsen.
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La maggior parte delle storie sulle criptovalute risale a un documento del 1974 di Vinton G. Cerf, originariamente chiamato A Protocol for Packet Network Intercommunication, che descrive tutte le caratteristiche delle criptovalute, tra cui la commutazione di pacchetto, il routing, una rete decentralizzata e la correzione degli errori.
Il Cerf lavorava nel campus della Stanford University, ma era un dipendente della DARPA. Nel 1976 la NSA aveva collaborato con IBM per sviluppare l’algoritmo utilizzato nel Data Encryption Standard (DES), pubblicato dall’U.S. National Bureau of Standards, rendendo gli Stati Uniti il primo governo al mondo a pubblicare un algoritmo crittografico.
Nel 1996 la NSA pubblicò un documento, How To Make a Mint, un manuale di istruzioni per un sistema di denaro elettronico peer to peer, che fu rispecchiato da vicino dal white paper del misterioso Satoshi Nakamoto che fece partire il Bitcoin del 2008 intitolato Peer to Peer Electronic Cash System.
Alcuni osservatori hanno suggerito negli anni che il white paper di Satoshi sia stato scritto dalla CIA, poiché l’autore sembra essere fittizio e il suo nome, Satoshi Nakamoto, si può in qualche modo tradurre come «Intelligenza Centrale», due delle parole che compongono l’acronimo CIA.
La NSA e Bitcoin condividono persino lo stesso algoritmo, «SHA-256», un algoritmo sviluppato dalla NSA intorno al 2001 per creare un’impronta digitale univoca per qualsiasi pezzo di dati, che ora viene utilizzato per il mining di Bitcoin.
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«Gli interessi di Wall Street, tra cui BlackRock, Vanguard e State Street, mirano a controllare il mining, gli scambi e gli asset di criptovaluta. I servizi segreti mondiali amano le criptovalute per la capacità di operare “off the books“. Le bande criminali internazionali le amano per nascondere i loro profitti. Esistono ruoli legittimi per le criptovalute?» si chiede EIRN.
Come riportato da Renovatio 21, recentemente un progettista di software canadese ha negato di essere il creatore di Bitcoin dopo la pubblicazione di un documentario del canale televisivo americano HBO che afferma di aver risolto il mistero che circonda la criptovaluta più popolare al mondo.
Se Satoshi venisse identificato, potrebbe rischiare di essere arrestato per evasione fiscale, violazione di regolamenti finanziari e di altro tipo, data l’incriminazione di personaggi di alto profilo nel mondo delle criptovalute come Changpeng Zhao. Il fondatore del principale exchange di criptovalute al mondo, Binance, è stato condannato a quattro mesi di prigione ad aprile dopo essersi dichiarato colpevole di aver violato le leggi sul riciclaggio di denaro.
Come riportato da Renovatio 21, due mesi fa l’FBI aveva risposto a una richiesta ai sensi del Freedom of Information Act (FOIA) da parte di un giornalista, insinuando che il creatore di Bitcoin Satoshi Nakamoto può essere un «individuo terzo» di cui non l’agenzia né conferma né nega di avere dei file.
Recentemente l’investitore miliardario Peter Thiel, creatore con Elon Musk di PayPal, ha rivelato di ritenere di aver conosciuto una persona che potrebbe essere Satoshi ad un evento sulle valute digitali precedente al lancio del Bitcoin «sulla spiaggia di Anguilla nel febbraio del 2000». Thiel aveva investito in Bitcoin dopo aver dichiarato che «potrebbe essere un’arma finanziaria cinese contro gli USA».
Un ospite di Tucker Carlson, l’imprenditore informato Ajmad Masad, ha ipotizzato che Satoshi potrebbe essere invece il programmatore rodesiano Paul Leroux, creatore nel 1999 dei software di criptaggio E4M («Encryption for the Masses») e TrueCrypt, poi arrestato negli USA per narcotraffico. Il Leroux sta ora scontando una condanna ad un quarto di secolo nelle prigioni statunitensi. Un articolo si Wired nota che l’arresto di Le Roux e gli ultimi post di Satoshi Nakamoto sul repository originale di Bitcoin sono avvenuti più o meno nello stesso periodo.
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Carlson ad un recente evento sulle critpovalute, al quale ha partecipato anche Trump, ha dichiarato che il Bitcoin potrebbe essere stato creato dalla CIA.
Trump, che ha promesso che farà degli USA la superpotenza delle criptovalute, lo scorso mese ha fatto la sua prima transizione pubblica in Bitcoin comprando un cheeseburgherro. Negli scorsi mesi, il candidato ha reiterato la sua volontà di dare la grazia a Ross Ulbricht, gestore del marketplace del Dark Web in carcere da oramai più di una decade.
Come riportato da Renovatio 21, un’iniziativa crypto della famiglia Trump è stata hackerata il mese scorso.
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Economia
Fico: le politiche dell’UE costringeranno gli slovacchi a «riscaldarsi a legna»
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Economia
Gli Stati UE potrebbero prendere in prestito denaro per l’Ucraina
Agli Stati membri dell’UE potrebbe essere richiesto di emettere decine di miliardi di dollari in debito congiunto per finanziare l’Ucraina, qualora fallisse il piano di utilizzare i beni russi congelati per un «prestito di riparazione». Lo riporta Politico, che cita fonti diplomatiche.
Il reportage del sito indica che diversi leader hanno esaminato questa alternativa durante il vertice UE della settimana scorsa, dopo che il Belgio ha respinto un prestito di 140 miliardi di euro all’Ucraina garantito dai beni russi immobilizzati.
Sebbene i dettagli del nuovo piano non siano ancora definiti, il debito congiunto si riferisce generalmente a prestiti condivisi attraverso obbligazioni emesse collettivamente da più Paesi, con responsabilità di rimborso distribuita tra tutti i partecipanti.
Alcune fonti rivelano che la Commissione Europea presenterà il piano di prestito in un documento imminente, insieme a una versione rivista del «prestito di riparazione», e includerà una terza opzione: interrompere i finanziamenti all’Ucraina. Hanno ipotizzato che l’idea del debito congiunto possa servire da «spauracchio» per convincere le nazioni UE, già oberate dal debito, ad approvare l’uso dei beni russi.
Nel 2022, i Paesi occidentali hanno congelato 300 miliardi di dollari in asset sovrani russi e hanno cercato di destinare gli interessi generati per sostenere lo sforzo bellico di Kiev.
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In precedenza, il G7 aveva appoggiato l’impiego dei fondi immobilizzati per garantire prestiti da 50 miliardi di dollari, ma la settimana scorsa i leader UE non sono riusciti a raggiungere un accordo su un «prestito di riparazione» analogo, principalmente a causa dell’opposizione belga.
Il primo ministro Bart De Wever ha messo in guardia sul rischio che il Belgio, che detiene la maggior parte dei beni congelati, subisca ritorsioni sproporzionate dalla Russia, e ha richiesto una solida base giuridica per la misura e una responsabilità condivisa.
Fonti hanno riferito a Politico che, nonostante le preoccupazioni legali, Bruxelles considera l’utilizzo dei beni russi congelati l’opzione «più preferibile» per continuare a finanziare Kiev. Una decisione definitiva è attesa per il vertice della Commissione Europea di dicembre.
Mosca ha condannato il congelamento dei beni e i tentativi di deviare i fondi russi come «furti», promettendo contromisure e avvertendo che tali azioni mineranno la fiducia nel sistema finanziario occidentale. Il Cremlino ha inoltre sostenuto che gli aiuti occidentali a Kiev servono solo a prolungare il conflitto senza alterarne l’esito.
Come riportato da Renovatio 21, il Fondo Monetario Internazionale il mese scorso ha parlato di grave deficiti nelle finanze dell’Ucraina, che nel frattempo ha perso il 60% della produzione di gas.
L’UE solo pochi mesi fa parlava di un’altra fornitura di 100 miliardi di euro a Kiev, mentre il vicepresidente USA JD Vance annunciava che gli USA hanno finito di finanziare l’Ucraina.
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Immagine di Tony Webster via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Economia
La povertà energetica si aggrava in Francia
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