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Immigrazione

La polizia britannica arresta la moglie di un politico per un tweet

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La moglie di un consigliere conservatore del Regno Unito è stata arrestata con l’accusa di odio razziale, dopo aver affermato che gli hotel che ospitano richiedenti asilo dovrebbero essere incendiati, hanno riferito i media britannici martedì.

 

Lucy Connolly ha rilasciato queste dichiarazioni sul suo account X poche ore dopo l’accoltellamento mortale di tre studentesse in una lezione di danza nella città di Southport il 29 luglio. Il presunto assassino è stato identificato come Axel Rudakubana, un diciassettenne nato in Gran Bretagna da genitori ruandesi.

 

In un post ora cancellato, la donna di 41 anni, che lavora come tata a Northampton, ha affermato: «Deportazione di massa adesso, incendiate tutti i fottuti hotel pieni di bastardi, per quel che mi riguarda, e mentre ci siete, portatevi dietro anche il governo traditore e i politici».

 

«Mi sento fisicamente male sapendo cosa queste famiglie dovranno sopportare ora. Se questo mi rende razzista, così sia».

 

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Da allora la Connolly si è scusata e ha affermato di aver agito sulla base di informazioni «false e malevole» e di aver scritto il post in un momento di «estrema indignazione ed emozione».

 

La polizia del Northamptonshire ha dichiarato che la donna è stata arrestata con l’accusa di incitamento all’odio razziale e che è ancora in custodia.

 

Suo marito, il consigliere conservatore Raymond Connolly, ha affermato che sua moglie ha scritto un «tweet stupido e impulsivo, spinto dalla frustrazione, e lo ha subito cancellato».

 

«È una brava persona e non è razzista», ha detto alla BBC, aggiungendo che «si prende cura di bambini somali e bengalesi e li ama come se fossero suoi».

In un altro post su X di martedì, la Connolly ha affermato: «Sono una persona a cui stanno molto a cuore i bambini e la somiglianza tra quei bellissimi bambini che sono stati attaccati così brutalmente e mia figlia mi ha sopraffatto dall’orrore, ma non avrei dovuto esprimere quell’orrore nel modo in cui ho fatto».

 

Come riportato da Renovatio 21, le autorità britanniche hanno dichiarato apertamente che perseguiranno quanti protestano anche online, arrivando a dire che anche ritwittare qualcosa può costituire un reato.

 

Secondo alcune stime il numero di persone arrestate in Gran Bretagna per qualcosa scritto su internet supererebbe le tremila persone.

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Il problema della libertà di parola nel Regno Unito è risalente.

 

Come riportato da Renovatio 21, due anni fa un uomo fu arrestato un veterano dell’esercito per aver condiviso su Facebook un meme critico degli LGBT, con le bandiere arcobaleno a formare una svastica. Il meme era stato pubblicato previamente dal politico conservatore Laurence Fox, che ebbe l’account Twitter bloccato.

 

L’anno scorso vi fu il caso di una minorenne autistica arrestata e prelevata con forza da casa dalla polizia per aver detto la parola «lesbica».

 

La psicopolizia britannica è arrivata al punto di perseguire – davvero – le preghiere detto con la mente, come dimostrano i vari arresti di persone che pregano in totale silenzio fuori dalle cliniche abortiste.

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Immigrazione

Richiedente asilo afghano respinto lancia l’auto contro una manifestazione della sinistra tedesca: 28 feriti, tra cui bambini

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Un afghano di 24 anni si è lanciato a bordo della sua auto contro la folla a Monaco di Baviera, ferendo almeno 28 persone, tra cui bambini.   Giovedì mattina, intorno alle 10:30, l’aggressore si è recato a bordo di una Mini Cooper bianca a un raduno organizzato dal sindacato dei Verdi in Seidlstraße, vicino alla stazione centrale di Monaco.   Secondo il vicepresidente della polizia di Monaco, Christian Huber, il richiedente asilo di 24 anni proveniente dall’Afghanistan ha guidato dietro la manifestazione prima di sorpassare un’auto della polizia e guidare a tutta velocità nella parte posteriore della manifestazione. La polizia ha sparato in direzione del sospettato e lo ha arrestato.

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Secondo testimoni oculari, diversi feriti giacevano sotto l’auto, che l’aggressore ha poi tentato invano di accelerare di nuovo. Dopo l’attacco, Seidlstraße era disseminata di detriti e pezzi di vestiti.   Secondo la polizia, almeno 28 persone sono rimaste ferite nell’attacco, tra cui bambini. Bayerischer Rundfunk riferisce che un bambino ha dovuto essere rianimato. Il Münchner Merkur riferisce che un bambino è sottoposto a un intervento chirurgico d’urgenza presso l’ospedale pediatrico Dritter Orden e che un bambino in pericolo di vita è in cura presso un altro ospedale pediatrico.   La testata germanica Der Spiegel scrive che si tratterebbe di un afghano è nato a Kabul nel 2001 ed è in Germania dal 2016. Si dice che abbia pubblicato post islamisti prima del crimine. È stato riportato che l’uomo sarebbe sbarcato nel 2016 in Calabria.   Sarebbe noto alla polizia per l’uso di stupefacenti e furti nei negozi, ma non per crimini violenti, secondo il ministro degli Interni della Baviera Joachim Hermann (CSU). Hermann ha affermato che la domanda di asilo dell’uomo è stata «apparentemente» respinta ma «che al momento non può essere espulso e gli è stato quindi permesso di rimanere nel nostro Paese».   «Basta così, è semplicemente basta», ha detto il primo ministro della Baviera Markus Söder, sottolineando la necessità che qualcosa cambi in Germania. «Non possiamo passare da un attacco all’altro».   La leader dell’AfD Alice Weidel ha espresso le sue condoglianze alle vittime e ai parenti su X e ha scritto: «Deve andare avanti per sempre? Inversione di tendenza per l’immigrazione, ora!»   Come riportato da Renovatio 21, la Germania ha assistito a un’ondata di attacchi terroristici e crimini compiuti dai migranti negli ultimi anni e mesi.

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Meno di un mese fa, un altro richiedente asilo respinto dall’Afghanistan ha ucciso due persone, tra cui un bambino di due anni, con un coltello ad Aschaffenburg.   A dicembre dell’anno scorso, un uomo dall’Arabia Saudita ha guidato la sua auto in un mercatino di Natale a Magdeburgo, uccidendo almeno due persone e ferendone più di 60.   Mesi prima si era avuto l’accoltellamento multiplo al «Festival della diversità» a Solingen. Tre settimane fa tra immigrati siriani avevano  pugnalato un cittadino romeno a Schwerte, nella Renania Settentrionale-Vestfalia.   Gli attacchi con il coltello di immigrati a passanti sono un pattern oramai riconoscibile in Germania. Si ricorda, tra i tantissimi, il caso del «Festival della diversità» della cittadina di Solingen (tre accoltellati), ma anche quello dove un poliziotto di Mannheim venne colpito a morte da un immigrato mentre l’agente stava bloccando un tedesco che cercava a sua volta di fermare la foga assassina dello straniero.   L’uso del coltello da parte degli immigrati è talmente rilevante che un land tedesco del Nord Reno-Vestflaia ha pubblicato dei volantini per scoraggiarne il possesso.   La Germania terrà le elezioni federali tra 10 giorni dopo che la coalizione di governo di sinistra di Olaf Scholz è crollata l’anno scorso.   L’immigrazione sarà una delle motivazioni più rilevanti degli elettori, con l’AfD che di recente è salita nei sondaggi. Come riportato da Renovatio 21, oltre che l’uscita di Berlino dalla UE, AfD promuove una politica non solo di chiusura delle frontiere alle masse immigrate, ma anche di remigrazione di quanti arrivati sul territorio nazionale con la sciagurata politica di Angela Merkel.  

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Immigrazione

Bergoglio critica la «grave crisi» delle politiche di confine di Trump e attacca il vicepresidente JD Vance

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In una mossa del tutto insolita, papa Francesco ha scritto ai vescovi cattolici negli Stati Uniti criticando la «grave crisi» delle politiche dell’amministrazione Trump in materia di immigrazione illegale e sollecitando i vescovi a «lavorare a stretto contatto» con i migranti.

 

Citando «questo delicato momento che state vivendo come Pastori del Popolo di Dio che pellegrina negli Stati Uniti d’America», la lettera del Bergoglio è stata inviata all’intero episcopato statunitense e pubblicata senza preavviso pubblico.

 

Firmato dallo stesso Francesco, il testo appare come una risposta diretta sia alle politiche del presidente Donald Trump volte a contrastare l’immigrazione illegale, sia ai recenti commenti del vicepresidente JD Vance sull’ «ordo amoris».

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«Sto seguendo da vicino la grande crisi che si sta verificando negli Stati Uniti con l’avvio di un programma di deportazioni di massa», scrive il gesuita.

 

Dopo il suo insediamento del 20 gennaio, Trump ha rapidamente implementato misure per affrontare la «crisi di confine», sforzi guidati dal suo zar di frontiera Tom Homan, che aveva invitato settimane fa Bergoglio a pensare ad «aggiustare la chiesa cattolica» invece che ad occuparsi dei temi migratori in USA.

 

Nella sua prima conferenza stampa, la nuova segretaria stampa della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha detto ai giornalisti che «tutti» gli immigrati illegali arrestati dall’US Customs and Immigration Enforcement (ICE) sono criminali «perché hanno violato illegalmente le leggi della nostra nazione e, pertanto, sono criminali per quanto riguarda questa amministrazione».

 

L’occupante del Soglio pontificio respinge tale ipotesi, pur ammettendo il principio di una nazione che deve proteggere le sue comunità dai criminali violenti:

 

«La coscienza rettamente formata non può non compiere un giudizio critico ed esprimere il suo dissenso verso qualsiasi misura che tacitamente o esplicitamente identifica lo status illegale di alcuni migranti con la criminalità. Al tempo stesso, bisogna riconoscere il diritto di una nazione a difendersi e a mantenere le comunità al sicuro da coloro che hanno commesso crimini violenti o gravi durante la permanenza nel Paese o prima del loro arrivo».

 

Il Papa ha affermato che deportare individui «lede la dignità di molti uomini e donne» se hanno lasciato il loro Paese natale per «per ragioni di povertà estrema, insicurezza, sfruttamento, persecuzione o grave deterioramento dell’ambiente».

 

«Detto ciò, l’atto di deportare persone che in molti casi hanno abbandonato la propria terra per ragioni di povertà estrema, insicurezza, sfruttamento, persecuzione o grave deterioramento dell’ambiente, lede la dignità di molti uomini e donne, e di intere famiglie, e li pone in uno stato di particolare vulnerabilità e incapacità di difendersi».

 

Pur difendendo il diritto a politiche che regolino «una migrazione ordinata e legale», il Francesco afferma che «tale sviluppo non può avvenire attraverso il privilegio di alcuni e il sacrificio di altri».

 

Il pontefice anche di mira direttamente i commenti fatti dal vicepresidente di JD Vance sull’«ordo amoris» o l’insegnamento fermamente cattolico su una gerarchia, o ordine di carità che inizia con la famiglia e si diffonde infine al mondo più ampio – un principio difeso e delineato dai filosofi greci e dai teologi cattolici come Sant’Agostino e Tommaso d’Aquino.

 

Riferendosi ripetutamente ad una qualche «dignità infinita» dell’uomo, Francesco sembrava suggerire che in base a questa dignità tutte le persone dovrebbero essere amate con lo stesso grado e nello stesso modo: difendendo così il suo principio secondo cui la stessa dignità dovrebbe essere il principio alla base di politiche di immigrazione ampiamente permissive.

 

«I cristiani sanno molto bene che è solo affermando la dignità infinita di tutti che la nostra identità di persone e di comunità giunge a maturazione. L’amore cristiano non è un’espansione concentrica di interessi che poco a poco si estendono ad altre persone e gruppi. In altre parole: la persona umana non è un mero individuo, relativamente espansivo, con qualche sentimento filantropico!»

 

«La persona umana è un soggetto dotato di dignità che, attraverso la relazione costitutiva con tutti, specialmente con i più poveri, un po’ alla volta può maturare nella sua identità e vocazione. Il vero ordo amoris che occorre promuovere è quello che scopriamo meditando costantemente la parabola del “Buon Samaritano” (cfr. Lc 10, 25-37), ovvero meditando sull’amore che costruisce una fratellanza aperta a tutti, senza eccezioni».

 

Mentre il vicepresidente Vance difende il principio di avere carità verso la propria famiglia e i propri vicini di fronte alla comunità e al mondo più ampi, l’argentino afferma che «preoccuparsi dell’identità personale, comunitaria o nazionale, a prescindere da queste considerazioni, introduce facilmente un criterio ideologico che distorce la vita sociale e impone la volontà del più forte come criterio di verità».

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Il papa conclude esortando i vescovi statunitensi a fare di più per sostenere la causa dei «migranti e dei rifugiati» «proclamando Gesù Cristo e promuovendo i diritti umani fondamentali».

 

Il Francesco si è rivolto anche alla Chiesa statunitense in senso più ampio, esortando con forza i cattolici «a non cedere a narrazioni che discriminano e causano sofferenze inutili ai nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati».

 

«Con carità e chiarezza siamo tutti chiamati a vivere in solidarietà e fraternità, a costruire ponti che ci avvicinino sempre di più, a evitare muri di ignominia e a imparare a dare la nostra vita come Gesù Cristo ha dato la sua per la salvezza di tutti», ha detto.

 

La lettera di Francesco giunge sullo sfondo di una battaglia scottante anche all’interno dell’episcopato statunitense sulla questione dell’immigrazione. Molti vescovi, in particolare quelli più espliciti sui temi sostenuti da Francesco, hanno condannato la politica di Trump volta a contrastare i migranti che attraversano illegalmente i confini.

 

Come organo, la Conferenza Episcopale USA (USCCB) ha definito la politica sull’immigrazione dell’amministrazione Trump «profondamente preoccupante». Una seconda dichiarazione ufficiale del vescovo Mark J. Seitz di El Paso, presidente del Comitato per l’immigrazione dell’USCCB, ha messo il carico sulle critiche precedenti con un linguaggio ancora più tagliente, affermando che «l’uso di generalizzazioni radicali… come descrivere tutti gli immigrati clandestini come “criminali” o “invasori”… è un affronto a Dio».

 

Tuttavia figure del cattolicesimo USA come Vance, Homan hanno criticato i vescovi degli Stati Uniti per aver accettato milioni di soldi governativi per finanziare programmi che aiutano il traffico di migranti e portano al traffico di bambini. Ciò ha portato a una condanna diffusa delle attività di immigrazione dell’USCCB come un canale che aiuta il traffico di bambini attraverso il confine e porta alla separazione delle famiglie.

 

Una minoranza di vescovi si è opposta alla condanna delle politiche di confine di Trump, con il vescovo di Arlington Michael Burbidge che ha chiesto un approccio di «buon senso» che vedrebbe il governo degli Stati Uniti «sviluppare una politica nazionale sull’immigrazione che rifletta l’impegno cattolico per la dignità umana e il bene comune».

 

«L’insegnamento cattolico non sostiene una politica di frontiere aperte, ma piuttosto sottolinea un approccio di buon senso in cui il dovere di prendersi cura dello straniero è praticato in armonia con il dovere di prendersi cura della nazione», ha scritto monsignor Burbidge.

 

Come riportato da Renovatio 21, Bergoglio aveva già criticato in diverse occasioni la posizione di Trump contro l’immigrazione illegale e ha definito l’opposizione all’immigrazione come «un peccato grave».

 

Come scrive LifeSite il suo chiaro sostegno a tutti coloro che, in ambito politico ed ecclesiastico, si oppongono a Trump su questa questione, Bergoglio ha reso il Vaticano parte del dibattito socio-politico negli Stati Uniti, il che significa che le relazioni diplomatiche potrebbero probabilmente subire delle tensioni in futuro.

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Immigrazione

Nuovo caso di immigrato che morde e stacca un dito ad un agente delle Forze dell’ordine: il fenomeno continua

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Una poliziotta in servizio a San Benedetto del Tronto è rimasta ferita durante un controllo su un trentenne di origine africana, fermato su un treno perché privo di biglietto. Lo riporta RaiNews.   Portato in commissariato, l’immigrato avrebbe aggredito gli agenti e morso la poliziotta, staccandole con un morso la falange di un dito della mano destra. La donna è stata trasportata all’ospedale regionale di Ancona, dove dovrà sottoporsi a un intervento chirurgico.   L’episodio, avvenuto nella notte tra venerdì e sabato, ha spinto il sindacato SIULP a intervenire, chiedendo un potenziamento del personale delle forze dell’ordine nella zona, ritenuto insufficiente.

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Quello degli extracomunitari morsicatori non è un fenomeno nuovo, anzi possiamo dire oramai che si tratta di un pattern sociopolitico piuttosto preciso.   Come riportato da Renovatio 21, lo scorso settembre un carcerato extracomunitario con gravi problemi psichiatrici avrebbe tranciato con un morso e poi ingerito il dito di un compagno di cella dopo averlo tramortito.   Nel 2017 vi fu un caso alla Stazione di Porta Nuova di Torino, quando un migrante morse la mano del poliziotto che stava acciuffandolo nel tentativo di fuggire. Nello stesso anno, nella Bassa bergamasca, un 25enne marocchino avrebbe cercato di scappare da un agente della Polizia locale addentandolo e cercando di sottrargli la pistola di ordinanza.   Nel 2018 un pakistano e un italo-marocchino, fermati a Biella dalla polizia, avrebbero distrutto una volta e aggredito gli agenti, anche mordendo un poliziotto. Secondo Il Giornale il migrante avrebbe patteggiato e sarebbe stato rimesso in libertà. A Cremona si era registrato il caso di un trentenne nigeriano, irregolare e ricercato per violenza sessuale, che avrebbe attaccato i poliziotti con coltello e morsi.   Nel 2019 si ebbe la vicenda di un pregiudicato nigeriano che avrebbe «aggredito un agente di polizia nel corso di un’attività di fotosegnalamento» staccandogli «a morsi il polpastrello del dito anulare della mano sinistra», riporta TorinoToday.   Nel 2020 un detenuto nigeriano avrebbe aggredito quattro secondini, strappando con i denti l’orecchio di uno di loro per poi ingollare il pezzo di carne umana,  riporta Il Giornale. Sempre nel 2020, a Rebibbia un detenuto di origini sicule al 41-bis avrebbe aggredito un agente della penitenziaria a morsi staccandogli parte del dito.   Nel 2022 a Spini di Gardolo, nella provincia autonoma di Trento, un detenuto nordafricano avrebbe attaccato a morsi un agente della penitenziaria durante un tragitto di spostamento. Sempre a Trento, in quell’anno un albanese aggredì un barista, picchiandolo selvaggiamente e soffocandolo con una presa al collo e staccandogli via una grande porzione dell’orecchio con un morso.

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Nel 2023, a Genova, un detenuto avrebbe staccato a morsi un pezzo della mano di un ispettore. A gennaio, a Napoli un 54enne marocchino avrebbe picchiato dei cani e morso un dog sitter. Nello stesso anno, un nigeriano avrebbe morsicato un poliziotto in un centro di accoglienza monzese. Successivamente, nel mese di dicembre, a Padova un agente sarebbe stato azzannato da un immigrato sudanese.   Ad aprile 2024 un nigeriano avrebbe aggredito impiegati di una banca di Merano per poi, anche qui, mordere un agente di Polizia.   A ottobre scorso, un giovane nigeriano regolare con numerosi precedenti avrebbe morso un poliziotto nel tentativo di sottrarsi al controllo.

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