Cina
La Cina si era inventata un biologo svizzero per confutare l’origine del COVID
La Cina Popolare è stata beccata a raccontare un’altra goffa menzogna riguardante il fatale tema dell’origine del coronavirus.
Secondo il quotidiano di Hong Kong South China Morning Post, diversi siti web di giornali cinesi hanno rimosso i commenti sulla pandemia di coronavirus che erano stati «erroneamente presentati» come provenienti da un biologo svizzero che sembra non esistere, ha detto il ministero degli Esteri svizzero.
I commenti su stampa e social media attribuiti a un biologo inesistente identificato come Wilson Edwards raccontavano di una presunta pressione degli Stati Uniti sui ricercatori durante la pandemia.
I commenti su stampa e social media attribuiti a un biologo inesistente identificato come Wilson Edwards raccontavano di una presunta pressione degli Stati Uniti sui ricercatori durante la pandemia
Le autorità cinesi e i media statali hanno respinto in modo aggressivo le critiche all’estero sulla gestione dell’epidemia di COVID-19 da parte della Cina.
L’ambasciata svizzera a Pechino ha evidenziato i suoi sospetti sullo scienziato citato con un post ironico su Twitter: «Stiamo Cercando Wilson Edwards, presunto biologo [svizzero], citato dalla stampa e dai social media in Cina negli ultimi giorni».
«Se esisti, vorremmo incontrarti!» ha twittato l’ambasciata elvetica in modo poco diplomatico.
Looking for Wilson Edwards, alleged ???????? biologist, cited in press and social media in China over the last several days. If you exist, we would like to meet you! But it is more likely that this is a fake news, and we call on the Chinese press and netizens to take down the posts. pic.twitter.com/U6ku5EGibm
— Embassy of Switzerland in Beijing (@SwissEmbChina) August 10, 2021
L’ambasciata svizzera: ««Se esisti, vorremmo incontrarti! Ma è più probabile che si tratti di una fake news e chiediamo alla stampa cinese e agli utenti di rimuovere i post»»
«Se esisti, vorremmo incontrarti! Ma è più probabile che si tratti di una fake news e chiediamo alla stampa cinese e agli utenti di rimuovere i post».
Un messaggio inserito con il post, scritto in inglese e cinese, affermava che nessun cittadino svizzero di nome Wilson Edwards era apparso su registri o articoli accademici nel campo della biologia. Viene detto che l’account Facebook in cui sono stati pubblicati i commenti attribuiti a Wilson è stato aperto il 24 luglio.
L’ambasciata ha affermato che, pur apprezzando l’attenzione della Svizzera, «deve purtroppo informare il pubblico cinese che questa notizia è falsa».
«Mentre supponiamo che la diffusione di questa storia sia stata fatta in buona fede dai media e dagli utenti, chiediamo gentilmente che chiunque abbia pubblicato questa storia la tolga e pubblichi un corrigendum», ha affermato il post dell’ambasciata svizzera.
Pierre-Alain Eltschinger, portavoce del Dipartimento degli affari esteri svizzero, ha affermato che i commenti sono stati «erroneamente presentati come provenienti da un biologo svizzero».
«Diversi giornali cinesi da allora hanno ritirato quei commenti», ha detto in una e-mail, senza specificare altro.
Nel frattempo, il più grande «ente» di lotta contro le fake news – la mega-azienda media chiamata Facebook – lasciava i post che citavano l’inesistenza scienziato amico della Cina.
Secondo il quotidiano SCMP, un account Facebook autenticato del quotidiano cinese People’s Daily aveva ancora un riferimento in lingua inglese a un articolo della CGTN, il braccio internazionale dell’emittente statale cinese, che citava Wilson.
Nell’articolo della CGTN, Wilson affermava che lui e altri ricercatori avevano subito pressioni e intimidazioni dagli Stati Uniti e da alcuni media per aver sostenuto le conclusioni di uno studio congiunto della Cina e dell’Organizzazione mondiale della sanità con sede a Ginevra sulle origini di COVID-19.
Non si tratta della prima falsità a base di scienziati occidentali che Pechino mette in circolo.
Ad inizio 2021, i media statali cinesi ripetevano che Alexander Kekulé, direttore dell’Istituto per la ricerca sulla biosicurezza di Halle in Germania, aveva svolto una ricerca che indicava l’Italia, non la Cina, come origine della pandemia.
Non si tratta della prima falsità a base di scienziati occidentali che Pechino mette in circolo.
Foto del dottor Kekulé sono apparse sui siti cinesi di notizie sottoscritte che dicevano: «La Cina è innocente!».
Come riportato dal New York Times, il dottor Kekulé, che ha ripetutamente affermato di ritenere che il virus sia emerso per la prima volta in Cina, è rimasto sorpreso. «Questa è pura propaganda», ha detto in un’intervista al quotidiano americano.
Le autorità cinesi hanno altre volte tentato di rilanciare l’origine della pandemia come extra-cinese dando pubblica eco alle teorie che esso potrebbe essere arrivato con il pesce congelato o la carne importati dal Sud America o perfino con il gelato.
Si tratta del temibile gelato gusto Coviddo, di cui Renovatio 21, al tempo, ha scritto in dettaglio.
Immagine screenshot da YouTube via Flickr pubblicata su licenza Public Domain Mark 1.0 (CCO); immagine ritagliata.
Cina
La Casa Bianca annuncia l’incontro Trump-Xi
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump incontrerà il presidente cinese Xi Jinping la prossima settimana durante un viaggio in Asia, ha dichiarato giovedì la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt.
Trump si recherà in Malesia e Corea del Sud, dove incontrerà Xi Jinping giovedì prossimo a margine del Vertice di Cooperazione Economica Asia-Pacifico (APEC). Leavitt non ha fornito ulteriori dettagli sull’incontro.
L’annuncio giunge in un contesto di crescenti tensioni commerciali tra i due Paesi. La settimana scorsa, Trump ha minacciato di introdurre un ulteriore dazio del 100% sui prodotti cinesi a partire da novembre.
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Questa escalation segue la decisione di Pechino di imporre restrizioni più severe sulle esportazioni di terre rare, nonostante avesse precedentemente definito «insostenibili» le tariffe elevate. La nuova politica cinese non colpisce direttamente gli Stati Uniti, ma le aziende tecnologiche americane dipendono fortemente dalle forniture cinesi di terre rare.
Sebbene Trump avesse annunciato settimane fa l’intenzione di incontrare Xi al vertice APEC, non aveva specificato la data. Tuttavia, aveva anche accennato alla possibilità di cancellare l’incontro, a causa del disappunto per le restrizioni cinesi sull’export di minerali di terre rare.
Mercoledì, il presidente statunitense ha dichiarato che i due leader avrebbero discusso di temi che spaziano dal commercio all’energia nucleare, aggiungendo che intende affrontare anche la questione degli acquisti di petrolio russo da parte della Cina.
L’incontro in Corea del Sud sarà il primo faccia a faccia tra i due leader da quando Trump è tornato al potere a gennaio. I due si sono parlati almeno tre volte quest’anno, ma l’ultimo incontro di persona risale al 2019, durante il primo mandato di Trump.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Cina
La Cina accusa gli Stati Uniti di un grave attacco informatico
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Cina
La Cina espelle 9 generali di alto rango, tra cui due dirigenti del Partito Comunista, in una purga radicale
In una delle più significative operazioni di epurazione degli ultimi decenni, il presidente cinese Xi Jinping ha avviato una nuova ondata di licenziamenti ai vertici delle forze armate. Il Partito Comunista Cinese (PCC) ha infatti espulso nove generali di alto rango, in quella che gli analisti definiscono una mossa dettata non solo da motivazioni disciplinari, ma anche da logiche di lealtà politica.
Secondo una dichiarazione del ministero della Difesa pechinese, i nove ufficiali sarebbero sotto inchiesta per «grave illecito finanziario». A rendere il caso ancora più insolito è il fatto che la maggior parte di loro erano generali a tre stelle e membri del potente Comitato Centrale del Partito.
Non si è trattato di semplici retrocessioni: la maggior parte dei militari è stata completamente espulsa dalle forze armate. Nella nota ufficiale, il ministero ha accusato i generali di aver «gravemente violato la disciplina di partito» e di essere «sospettati di gravi reati connessi al servizio, che coinvolgevano una quantità di denaro estremamente elevata, di natura estremamente grave e con conseguenze estremamente dannose».
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Le autorità cinesi hanno sottolineato che gli ufficiali «saranno puniti legalmente e militarmente» a seguito dell’indagine, definita «un risultato significativo nella campagna anticorruzione del partito e dell’esercito».
La figura più illustre tra gli epurati è il generale He Weidong, fino a poco tempo fa vicepresidente della Commissione Militare Centrale (CMC) e membro del Politburo, l’élite di 24 dirigenti che guidano il Paese. He era considerato il secondo uomo più potente dell’apparato militare dopo Xi Jinping stesso, che presiede la CMC.
Negli ultimi mesi si erano diffuse voci secondo cui il generale He si fosse scontrato con Xi e con la leadership del Partito. Da marzo, infatti, non era più apparso in pubblico, circostanza che aveva alimentato le speculazioni su una possibile inchiesta interna.
Secondo il Wall Street Journal «il generale He è l’ufficiale militare in servizio attivo più anziano che Xi abbia mai epurato, e il primo vicepresidente in carica della Commissione Militare Centrale a essere estromesso in quasi quarant’anni». Il quotidiano statunitense ricorda inoltre che il 68enne He è «il primo membro in carica del Politburo a essere indagato dal 2017».
L’ultima volta che la Cina aveva assistito a un’epurazione di vertici militari di simile livello risale a circa un decennio fa, quando furono espulsi due vicepresidenti in pensione della CMC per corruzione, durante il primo mandato di Xi Jinping.
Segnali di una possibile purga erano già emersi a luglio, quando la Commissione Militare Centrale aveva emanato nuove linee guida che invitavano a eliminare «l’influenza tossica» nelle forze armate e a seguire «regole ferree» per gli ufficiali di alto grado.
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I nove ufficiali epurati sono He Weidong (vicepresidente della Commissione Militare Centrale, CMC); Miao Hua (direttore del dipartimento di Lavoro Politico del CMCM), He Hongjun (vicedirettore esecutivo del Dipartimento di Lavoro Politico del CMC); Wang Xiubin (vicedirettore esecutivo del Centro di Comando delle Operazioni Congiunte del CMC; Lin Xiangyang (comandante del Teatro Orientale); Qin Shutong (commissario politico dell’Esercito); Yuan Huazhi (commissario politico della Marina); Wang Houbin (Comandante delle Forze Missilistiche); Wang Chunning (comandante della Forza di Polizia Armata).
Secondo osservatori interni, potrebbero esserci ulteriori epurazioni nelle prossime settimane. I licenziamenti, infatti, sono stati annunciati alla vigilia del conclave annuale a porte chiuse del Comitato Centrale del Partito Comunista, in programma dal 20 al 23 ottobre a Pechino, durante il quale si discuterà il prossimo piano quinquennale.
Wen-Ti Sung, analista del Global China Hub dell’Atlantic Council, ha commentato la notizia ai media statunitensi affermando: «Xi sta sicuramente facendo pulizia. La rimozione formale di He e Miao significa che potrà nominare nuovi membri della Commissione Militare Centrale, che è rimasta praticamente mezza vuota da marzo, durante il Plenum».
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Immagine di China News Service via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported
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