Intelligence
La CIA sta costruendo il clone di ChatGPT
La CIA sta costruendo un chatbot AI per migliorare le capacità di sorveglianza della comunità dell’intelligence statunitense, ha rivelato la scorsa settimana a Bloomberg in un’intervista il capo della divisione Open Source Enterprise dell’agenzia di spionaggio, Randy Nixon.
Lo strumento sarà presumibilmente utilizzato per migliorare l’accesso e l’analisi della cosiddetta Intelligence open source, un termine che si è ampliato fino a includere grandi volumi di informazioni sulla posizione generate dagli smartphone e altri dati sensibili sui consumatori acquistati da mercati privati che vendono solo ai governi.
Tutte le informazioni fornite dal bot includeranno la loro fonte originale, ha detto Nixon alla testata neoeboracena, anche le risposte alle successive domande degli agenti.
«La nostra raccolta può continuare a crescere e crescere senza limitazioni», si è vantato il Nixon, sostenendo che lo strumento avrebbe soddisfatto un’esigenza critica insoddisfatta. «Siamo passati dai giornali e dalla radio, ai giornali e alla televisione, ai giornali e alla televisione via cavo, a Internet di base, ai big data, e tutto continua ad andare avanti».
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L’uomo della CIA ha lasciato intendere che lo strumento sarà «presto» disponibile per tutte le 18 agenzie di intelligence statunitensi, anche se i politici e il pubblico saranno lasciati fuori, insistendo sul fatto che il grande servizio segreto americano segue da vicino le leggi sulla privacy degli Stati Uniti, che proibiscono all’agenzia di sorvegliare gli americani all’interno del Paese, anche se – come ricorda Sputnik – ciò non le ha precedentemente impedito di gestire un programma nazionale di raccolta dati di massa simile a quello della NSA per almeno un decennio e presumibilmente di nasconderlo Congresso.
Nixon non ha detto se qualcuno dei chatbot IA esistenti – tutti noti per avere problemi nel distinguere i fatti dalla finzione – sarà utilizzato come base per la versione proprietaria dell’agenzia o se ne verrà costruito uno da zero.
Tuttavia, nonostante i voli di fantasia a cui sono soggetti gli attuali chatbot, ha suggerito che le indagini dovrebbero essere guidate rapidamente dallo strumento, spiegando che questo sposterebbe gli agenti in un sistema «dove le macchine ti forniscono le informazioni giuste» e riassumendo gli importi di dati troppo grandi perché gli esseri umani possano lavorarci in modo efficace e troppo grandi perché il lavoro del bot possa essere adeguatamente controllato.
La CIA lavora già a stretto contatto con la maggior parte dei protagonisti della Big Tech, tra cui Google e Microsoft, che hanno entrambi rilasciato i propri robot AI di tipo ChatGPT all’inizio di quest’anno.
Mentre lo sviluppatore di ChatGPT OpenAI afferma di avere un codice etico che vieta la partecipazione a operazioni governative ad «alto rischio», la società ha ostacolato le indagini su presunte partnership governative, sollevando dubbi su quanto seriamente venga preso tale codice.
Non è chiaro cosa può accadere mettendo decisioni di Intelligence o direttamente questioni militari in mano all’IA: il comportamento erratico e talvolta pienamente distruttivo dei modelli linguistici attuali può portare a pensare la possibilità che si ingenerino incidenti mostruosi. È la previsione dell’alto ufficiale ONU, che chiede di tener lontana l’AI dalle armi nucleari.
Come riportato da Renovatio 21, l’esercito di Israele già usa gli AI negli attacchi aerei. Lo Stato Ebraico aveva altresì impiegato un robot teleguidato dotato di AI per uccidere due anni fa lo scienziato atomico iraniano Mohsen Fakhrizadeh.
Un caso piuttosto inquietante, ed indicativo, è capitato negli USA, dove un’IA militare durante una simulazione ha ucciso il suo controllore umano come parte del disegno strategico pensato dalla macchina.
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La CIA, il KGB e il mistero di Igor Orlov detto Sasha
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Intelligence
Il capo dell’Intelligence iraniana accusa Stati Uniti e Israele di complottare per assassinare Khamenei
Il capo dei servizi segreti iraniani ha accusato Stati Uniti e Israele di aver ordito un complotto per assassinare la Guida Suprema Ayatollah Ali Khamenei, al fine di destabilizzare l’Iran, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa ISNA.
Sabato il ministro dell’Intelligence Esmail Khatib ha dichiarato che «il nemico cerca di colpire il leader supremo, a volte con tentativi di omicidio, a volte con aggressioni ostili», alludendo esplicitamente a Washington e Tel Aviv. Non è chiaro se si riferisse a un piano specifico, ma tali accuse pubbliche su minacce alla vita di Khamenei erano rare prima della guerra di 12 giorni tra Israele e Iran di giugno.
In quel conflitto, i raid israeliani hanno eliminato diversi alti ufficiali e scienziati nucleari iraniani, culminando in un cessate il fuoco mediato dagli USA il 24 giugno. Il premier Benjamin Netanyahu ha rivendicato gli attacchi come necessari per impedire a Teheran di sviluppare armi nucleari – una linea condivisa da Washington, che il 22 giugno si era unita ai bombardamenti su impianti nucleari iraniani. L’Iran, che nega ambizioni nucleari militari, ha bollato le operazioni come ingiustificate.
Khatib ha ammonito che «chi agisce in questa direzione, consapevolmente o meno, è un agente infiltrato del nemico». Ha poi rivelato che Israele sta affrontando «un’epidemia di infiltrazioni e spionaggio a favore dell’Iran nelle sue istituzioni», citando l’arresto recente di un ufficiale dell’aeronautica israeliana accusato di tradimento per Teheran. Secondo il ministro, l’Iran ha acquisito documenti segreti su programmi nucleari e sicurezza israeliana.
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Per Khatib, questa falla nel controspionaggio israeliano, unita alla «ferma posizione» iraniana durante la guerra, segnala un mutamento negli equilibri di potere regionali.
All’inizio dell’anno Netanyahu aveva smentito voci su un veto opposto dal presidente Donald Trump a un piano israeliano per eliminare Khamenei durante il conflitto, aggiungendo tuttavia che un tale strike «avrebbe posto fine alla guerra». Trump aveva replicato con minacce, definendo Khamenei un «bersaglio facilissimo» e precisando che Washington non lo avrebbe «eliminato, almeno non ora»; in seguito, su Truth Social, ha vantato di aver risparmiato al leader iraniano «una morte molto brutta e ignominiosa».
Come riportato da Renovatio 21, la Guida Suprema della Rivoluzione rispose al presidente americano promettendo «danni irreparabili» agli USA e annunciando che la Repubblica Islamica non avrebbe accettato una pace imposta.
Più tardi sarebbe emerso che lo stesso Trump avrebbe posto un veto al piano israeliano di assassinare l’ayatollah.
Khamenei, 86 anni, guida suprema dell’Iran dal 1989, detiene l’autorità ultima su ogni aspetto dello Stato. A inizio anno aveva definito «né saggio, né intelligente, né onorevole» iniziare dei colloqui con il presidente statunitense.
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Immagine di Mehr News Agency via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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