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Alimentazione

La “carne vegetale” fa crescere le mammelle agli uomini?

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Secondo James Stangle, un medico di medicina veterinaria del Sud Dakota, l’hamburger a base di soia servito da una nota catena di Fast Food contiene 18 milioni di volte più estrogeni rispetto ad un normale hamburger di carne bovina.

 

Ciò si traduce in 44 milligrammi di estrogeni nell’hamburger vegano rispetto a soli 2,5 nanogrammi nella polpetta di carne animale.

L’hamburger a base di soia servito da una nota catena di Fast Food contiene 18 milioni di volte più estrogeni rispetto ad un normale hamburger di carne bovina

 

«Solo sei bicchieri di latte di soia al giorno hanno abbastanza estrogeni per far crescere le tette su un maschio», ha scritto il professor Stangle.

 

La crescita del seno in un corpo maschile, detto anche ginecomastia,  un effetto legato alla sovrabbondanza di estrogeni nell’organismo; il fenomeno è ben conosciuto dai body builder, perché il testosterone sintetico (quelli che chiamano «steroidi») in alcuni casi possono «aromatizzare», cioè trasformarsi in estrogeni, gli ormoni che esplicano le fondamentali funzioni per la comparsa e il mantenimento dei caratteri sessuali femminili.

 

«Solo sei bicchieri di latte di soia al giorno hanno abbastanza estrogeni per far crescere le tette su un maschio»

«Dovresti mangiare 880 chili di carne di manzo per eguagliare la quantità di estrogeni in una pillola anticoncezionale», aggiunge il dottor Stangle.

 

La scienza riguardo al fatto che il consumo sostanziale di soia femminilizzi gli uomini non è ancora definita, sebbene molti propositori dell’alimentazione a base di soia nutrano idee riguardo alla endemica violenza del maschio, il problema del patriarcato, etc..

 

«Dovresti mangiare 880 chili di carne di manzo per eguagliare la quantità di estrogeni in una pillola anticoncezionale»

Un uomo del Texas che si lamentava di dolori, ingrossamento del seno e diminuzione della libido è stato successivamente trovato con livelli di estrogeni otto volte più alti del normale, un risultato spiegato dal suo consumo eccessivo di latte di soia.

 

Un altro studio del 2008 ha scoperto che «gli uomini che hanno mangiato più soia avevano una minore concentrazione di spermatozoi».

 

Un altro studio del 2008 ha scoperto che «gli uomini che hanno mangiato più soia avevano una minore concentrazione di spermatozoi

Come scrive Chris Menahan, vale la pena notare che mentre il Washington Post incoraggia le masse plebee a mandar giù gli hamburger di estrogeni, il proprietario del Washington Post, giornale che ha attaccato Stangle , cioè l’uomo più ricco del mondo, Jeff Bezos  «sta chiaramente assumendo grandi quantità di testosterone».

«La cosa buffa riguardo al fatto che questo hamburger sia un OGM è che le persone che hanno più probabilità di mangiarlo sono quelle che hanno più probabilità di essere contro gli OGM»

Il riferimento è alle foto in cui Bezos, che ha superato i 50 da un pezzo, appare dotato di una muscolatura che non aveva da ragazzo, quando il livello di testosterone naturale erano certamente più alti.

 

Il dottor Stangle inoltre racconta di un ingrediente dimenticato dell’hamburger di soia della nota catena: la leghemoglobina, usata per dare il colore rosso all’hamburger surrogato. Per ottenere questo risultato, gli scienziati avrebbero usato l’ingegneria genetica su alcuni lieviti.

 

Tecnicamente, quindi, quell’hamburger di soia è un OGM – oltre ad essere una bomba di estrogeni.

Il mondo moderno ci pare – segretamente ma anche apertamente – sempre più teso alla femminilizzazione della popolazione

 

Riguardo all’hamburger senza carne, «la cosa buffa è riguardo al fatto che sia un OGM è che le persone che hanno più probabilità di mangiarlo sono quelle che hanno più probabilità di essere contro gli OGM» dice Stangle.

 

Paradossi del mondo moderno, che ci pare – segretamente ma anche apertamente – sempre più teso alla femminilizzazione della popolazione.

 

 

 

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Alimentazione

Ramen verso i 1000 yen: la crisi del «piatto economico» giapponese

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

L’aumento dei costi di ingredienti e manodopera sta mettendo in crisi i conti dei ristoratori di quello che è il cibo popolare per eccellenza in Giappone. Secondo i dati di Teikoku Databank il 34% ha registrato perdite nello scorso anno fiscale. Rincari nei listini ormai inevitabili, anche se molti giapponesi non sembrano disposti a spendere di più per una ciotola dio ramen.

 

I ramen sono sempre di più uno dei piatti simbolo del Giappone in tutto il mondo. Una combinazione di noodle, dashi (brodo), tare (salsa) con l’aggiunta di grasso o olio e diversi ingredienti: piatto popolare, completo e soprattutto molto economico. Nella loro terra d’origine, però, l’aumento dei prezzi del 2024 sta creando i problemi ai tantissimi ristoranti che nel Paese del Sol Levante propongono questa specialità, ciascuno con le specificità della propria regione.

 

A rilevarlo è Teikoku Databank, compagnia fondata nel 1900 con l’obiettivo di «proteggere le aziende dalle frodi» e che detiene oggi il più ampio database aziendale del Giappone. Tra i ristoranti di ramen i bilanci in passivo di almeno 10 milioni di yen lo scorso anno sono aumentati di oltre il 30%, raggiungendo quota 72, rispetto ai 53 del 2023. A pesare non è solo il costo delle materie prime e dei servizi: c’è anche l’aumento delle spese per il personale a causa della carenza di manodopera, accompagnata dall’inarrestabile inverno demografico, che nel 2023 ha toccato il minimo storico.

 

A causare l’alto numero di insolvenze è anzitutto il mantenimento dell’economicità dei ramen nonostante gli aumenti. Il prezzo medio di una ciotola di ramen è difatti ancora inferiore ai 700 yen (circa 4 euro), secondo Teikoku Databank. Ma con i costi degli ingredienti del 2024 che, a ottobre, sono aumentati in media di oltre il 10 per cento rispetto al 2022, le aziende si trovano a dover avvicinare i prezzi alla soglia dei 1000 yen (circa 6 euro). Sebbene resti un prezzo basso rispetto a molte altre opzioni culinarie, il suo superamento è visto come un colpo all’immagine di questo cibo popolare, che potrebbe allontanare i clienti.

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Takatoyo Sato, gestore del ristorante Menkoi Dokoro Kiraku nel quartiere degli affari Shimbashi di Tokyo, ha dichiarato all’agenzia giapponese Kyodo News di aver aumentato i prezzi per l’ultima volta nel maggio 2024. Il più popolare tra la sua clientela locale è il ramen shoyu con brodo a base di salsa di soia a 950 yen, in aumento rispetto ai 780 yen del 2021.

 

«Non potevo più evitare di aumentare i prezzi, altrimenti saremmo andati in rosso», ha detto il 52enne durante una pausa tra il servizio del pranzo e della cena, in uno dei turni di 17 ore che svolge sei giorni alla settimana.

 

Circa il 34% dei 350 ristoranti di ramen intervistati da Teikoku Databank ha segnalato di aver registrato perdite nel corso dell’anno fiscale 2023. Sato ha raccontato che la scelta di aumentare i prezzi non è stata ben accolta da molti clienti abituali. «Abbiamo perso una parte della clientela. Anche se non lo ammettono apertamente, molti pensano che, in fondo, siano solo ramen… Ma questa visione cambierà», ha dichiarato, riferendosi al rincaro dei costi necessari per offrire anche questo cibo.

 

Nel frattempo, alcuni consumatori iniziano a modificare il loro punto di vista. Munayoshi Suzuki, un 34enne di Tokyo, ha espresso l’opinione che i clienti siano stati «viziati» dai prezzi contenuti e che ormai i ramen sono considerati un bene superfluo, alla stregua di alcol o sigarette.

 

Guardando al 2025, Teikoku Databank prevede che i fallimenti potrebbero continuare, con le piccole e medie imprese probabilmente più restie rispetto alle grandi catene a ritoccare i prezzi dei menu. Anche Sato si dice scettico sulla possibilità di convincere i clienti a spendere di più.

 

«Non ci resta che sperare che i costi non continuino a salire anche quest’anno», conclude.

 

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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Alimentazione

Ecco i pomodori OGM di Bill Gates. Ma c’è qualche ostacolo

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   La Fondazione Bill & Melinda Gates e la DARPA, una divisione del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, stanno finanziando la ricerca per modificare geneticamente i pomodori in modo da poter interrompere il ciclo riproduttivo della mosca bianca, un insetto comune che danneggia le piante di pomodoro. I critici della tecnologia hanno affermato di non essere sorpresi che la ricerca stia incontrando problemi.   La Fondazione Bill & Melinda Gates sta finanziando una ricerca volta a modificare geneticamente i pomodori per riuscire a interrompere il ciclo riproduttivo della mosca bianca, un insetto comune che danneggia le piante di pomodoro, ha riferito Jon Fleetwood su Substack.   La Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), una divisione del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, ha finanziato la ricerca come parte del suo progetto «Insect Allies» [«Insetti alleati, ndt], secondo uno studio sui pomodori pubblicato il mese scorso su BMC Plant Biology.   Le mosche bianche, o Bemisia tabaci, sono un parassita comune che beve la linfa dal floema, il tessuto che trasporta il cibo nei gambi e nelle foglie delle piante di pomodoro, a volte causando la secchezza della pianta. Gli insetti secernono anche una sostanza appiccicosa chiamata melata, che attrae le formiche.

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Le mosche bianche possono decimare i raccolti. Lo studio BMC stima che il parassita causi 2 miliardi di dollari di perdite annuali nella produzione di manioca nella sola Africa, il che può causare insicurezza alimentare nelle regioni che dipendono da questa coltura.   I ricercatori mirano a sviluppare una tecnologia di modifica genetica (GM) che potrebbe modificare le piante per produrre proteine ​​che prendono di mira e distruggono le uova di mosca bianca. Gli autori notano che prendere di mira la vitalità delle uova è una «strategia unica» per le piante transgeniche, distinguendole dalla maggior parte delle piante insetticide GM che prendono di mira gli insetti adulti.   Fleetwood ha espresso preoccupazione circa i potenziali danni che questa tecnologia potrebbe arrecare alla salute umana e all’ambiente.   «Se commercializzate, queste “piante transgeniche” – geneticamente modificate per includere geni di altre specie – potrebbero introdurre composti insetticidi che interrompono la riproduzione nella catena alimentare umana», ha scritto Fleetwood.   «I pomodori modificati con insetticidi per interrompere la riproduzione possono sembrare una svolta, ma sollevano questioni critiche sulla sicurezza, la trasparenza e l’etica della modifica delle colture alimentari per attaccare la vita nel suo nucleo riproduttivo» ha continuato. «Con lo sviluppo di queste tecnologie, i consumatori hanno il diritto di sapere: sono questi i rischi che siamo disposti a correre con il nostro cibo?»   Il programma DARPA Insetti Alleati finanzia «contromisure scalabili, facilmente implementabili e generalizzabili» alle minacce naturali e ingegnerizzate alla fornitura alimentare degli Stati Uniti. Il programma cerca di fornire «terapie mirate» alle piante mature entro una singola stagione di crescita.   Tuttavia, in questo caso, i ricercatori hanno incontrato importanti problemi tecnici nei loro esperimenti, ha detto a The Defender il genetista molecolare Michael Antoniou, Ph.D. Ciò significa che il prodotto è ancora lontano dalla commercializzazione, ha detto.

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Lo studio incontra un «ostacolo importante»

Fleetwood ha riassunto i tre meccanismi utilizzati dai pomodori geneticamente modificati per colpire la vitalità delle uova della mosca bianca:   1) Produzione di chitinasi: i pomodori sono progettati per produrre un enzima derivato dalla felce Tectaria macrodonta che degrada la chitina, un componente chiave dei gusci d’uovo degli insetti. Questo enzima è destinato a uccidere gli embrioni in via di sviluppo all’interno delle uova.   2) Dirottamento riproduttivo: utilizzando domini di vitellogenina sintetica (SynVg), le proteine ​​imitano i percorsi riproduttivi naturali delle mosche bianche, garantendo che gli insetticidi vengano rilasciati direttamente nelle uova.   3) Assorbimento migliorato: i domini di trasduzione proteica (PTD) facilitano il trasporto di questi composti insetticidi dall’intestino dell’insetto al suo apparato riproduttivo.   Antoniou ha spiegato che per monitorare il funzionamento di questi meccanismi, i ricercatori hanno utilizzato un transgene che codifica una proteina fluorescente facilmente rilevabile, mCherry, che ha permesso loro di monitorare facilmente se il transgene veniva espresso.   Utilizzando mCherry hanno preso di mira le parti della pianta (il floema e l’ apoplasto, ovvero lo spazio attorno alle cellule vegetali) che gli insetti mangeranno.   In linea di principio, ha detto Antoniou, il parassita ingerirebbe qualsiasi proteina insetticida espressa in queste parti della pianta. Tuttavia, quando i ricercatori hanno dato in pasto alle mosche bianche i pomodori GM che esprimevano mCherry, non hanno rilevato la proteina fluorescente negli insetti, comprese le loro uova, come previsto.   Sebbene gli autori non siano riusciti a spiegare perché il transgene fosse assente nelle mosche che mangiavano i pomodori, hanno affermato che un meccanismo di difesa innato nelle uova che degrada le proteine ​​potrebbe aver causato il problema, ha affermato Antoniou.   «Gli autori riconoscono che questo meccanismo di difesa naturale costituisce un ostacolo importante al progresso di questa tecnologia». Ha anche fatto notare che, poiché inizialmente i ricercatori avevano avuto problemi a rilevare il transgene nei pomodori ingegnerizzati, hanno dovuto utilizzare i polloni, ovvero piante che crescono dalle radici della pianta ospite.   «Sono stati osservati problemi di silenziamento dell’espressione transgenica e, cosa ancora più sorprendente, importanti deformità in questi cloni di piante polloni», ha affermato Antoniou. «Ciò non è inaspettato, data la nota tendenza al silenziamento transgenico e la natura altamente mutagena del processo di trasformazione GM nel suo complesso, che può portare a gravi danni al DNA e interruzioni nei modelli di espressione genica».

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In che modo la tecnologia influenzerebbe gli esseri umani?

Fleetwood ha avvertito che l’integrazione del controllo dei parassiti nelle colture alimentari rappresenta un «cambiamento sismico nell’agricoltura». I sostenitori sostengono che riduce l’uso di pesticidi chimici, ma i critici sottolineano preoccupazioni circa le conseguenze indesiderate di tali tecnologie.   Ha criticato lo studio perché non ha affrontato «i rischi di interrompere la riproduzione nelle specie bersaglio, di danneggiare gli organismi non bersaglio e di esporre gli esseri umani a nuove proteine».   Sebbene i ricercatori abbiano sperimentato una varietà ornamentale di pomodoro, l’applicazione di questa tecnologia alle colture alimentari destinate al consumo umano solleva preoccupazioni per la salute, ha affermato Antoniou.   «Un’informazione cruciale mancante è se i transgeni siano espressi nei frutti di pomodoro maturi. Se lo fossero, il consumatore ingerirebbe proteine ​​insetticide, con conseguenze sconosciute per la salute» ha spiegato. «Sebbene ciò non comporti problemi riproduttivi diretti nel caso della chitinasi (perché gli esseri umani, compresi gli ovuli umani, non contengono chitina), potrebbero verificarsi reazioni tossiche o allergiche».   Claire Robinson, redattrice di GM Watch, ha affermato che poiché la tecnologia GM utilizzata nello studio si concentra sulla produzione di chitinasi, un enzima che scompone la chitina, non influirà direttamente sulla fertilità umana. «La chitina è presente solo negli insetti/uova di insetti e nei funghi, e non nei mammiferi, compresi gli esseri umani».   Tuttavia, ciò non significa che sia innocuo per gli esseri umani, ha affermato. «L’ingestione di questo insetticida prodotto da OGM può avere effetti negativi sulla salute degli esseri umani, che sono imprevedibili. Può anche danneggiare insetti non bersaglio e utili, i cui esoscheletri e uova contengono chitina».   «Detto questo, a giudicare dall’articolo pubblicato sulla rivista, questa tecnologia non sembra funzionare bene e Gates e la DARPA devono affrontare la realtà: dovranno investire grandi quantità di fondi in un progetto che potrebbe non avere mai successo» ha aggiunto Robinson.   «Gli insetti possono adattarsi rapidamente alle tecnologie e ai prodotti pensati per ucciderli ed è probabile che, anche se questa tecnologia venisse sviluppata fino al punto in cui inizialmente sembra funzionare, potrebbe avere una finestra di efficacia limitata».   Brenda Baletti Ph.D.   © 3 gennaio 2025 , Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.  

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Alimentazione

Chef britannica invita a mangiarsi l’albero di Natale

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Secondo la chef britannica Julia Georgallis, i fornai possono «utilizzare gli aghi [dell’albero di Natale] come un’erba aromatica, nello stesso modo in cui si potrebbe utilizzare il rosmarino».

 

Il suo libro, How to Eat Your Christmas Tree («come mangiarsi l’albero di Natale»), contiene decine di ricette festive, tra cui istruzioni per il pesce marinato a Natale e lo zenzero e il gelato dell’albero di Natale.

 

Il libro di cucina della Georgallis, pubblicato nel 2020, contiene più di 30 ricette per tutto, dal pesce marinato a Natale all’aceto di Natale e al gelato all’albero di Natale e allo zenzero.

 

Gli aghi di pino possono essere usati per preparare il tè, che gli scienziati affermano possa rafforzare l’immunità e lenire il raffreddore. Alcune molecole degli aghi di pino, contenenti flavonoidi dal potere antinfiammatorio, possono svolgere un ruolo importante nella regolazione del metabolismo.

 

Per sperimentarlo, «tagliate gli aghi in pezzi più piccoli, aggiungeteli all’acqua bollente, toglieteli dal fuoco, lasciateli in infusione per 10-20 minuti e filtrate» consiglia il New York Post. «Oppure potete acquistare bustine di tè biologico agli aghi di pino preconfezionate».

 

Da notare che nessuna di queste ricette è consigliabile a chi utilizza un albero di Natale sintetico.

 

Renovatio 21 nota che bisognerebbe astenersi anche dall’ingollare le luci di Natale, per quanto quelle intermittenti dovrebbero davvero sparire dalla faccia del pianeta.

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