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Politica

Kennedy si unisce a Trump

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L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha accettato l’appoggio di Robert F. Kennedy Jr., il quale ha dichiarato che metterà fine alla sua corsa indipendente per le elezioni negli Stati indecisi.

 

In caso di vittoria di Trump, quindi, Kennedy avrà un ruolo di primo piano nell’amministrazione del 47° presidente americano.

 

Ore dopo l’annuncio di venerdì, RFK Jr., 70 anni, si è unito a Trump sul palco durante il comizio del candidato repubblicano alla presidenza a Glendale, in Arizona. Kennedy ha detto che Trump «renderà di nuovo sana l’America» («Make America Healthy Again», un gioco sull’acronimo trumpiano alla base del MAGA) ​​e sarà un presidente «che ci proteggerà dal totalitarismo».

 

In tripudio di fuochi d’artificio Trump ha abbracciato e ringraziato Kennedy per il suo sostegno e ha dichiarato che suo padre, il senatore statunitense Robert Kennedy, e suo zio, John F. Kennedy, sarebbero stati «molto, molto orgogliosi di Bobby».

 

 

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«Sono orgoglioso di Bobby», ha detto Trump. La folla ha accolto Kennedy con un applauso immenso, che lo stesso Trump ha dichiarato non aver mai sentito per altre persone fatte salire sul palco. Il Kennedy è sembrato forse quasi spaesato da tanto calore, con la massa che ha preso a ritmare «Bob-by! Bob-by!» invocandolo come un eroe. Di fatto la sua entrata è stata accompagnata dalla canzone dei Foo Fighters My hero («il mio eroe»), anche se la band – che faceva concerti per soli vaccinati ed ha avuto un batterista morto improvvisamente – ha fatto sapere di dissociarsi e di versare le relative royalties alla campagna della Harris.

 

 

L’ex presidente ha giurato che se vincerà le elezioni a novembre, in onore di RFK Jr. istituirà una «nuova commissione indipendente sui tentativi di assassinio presidenziale» che avrà il compito di pubblicare «tutti i documenti rimanenti relativi all’assassiniodel presidente John F. Kennedy» e di condurre un’indagine sul tentativo di omicidio di Trump del mese scorso.

 

Il candidato repubblicano ha anche applaudito i «decenni di lavoro di RFK Jr. come sostenitore della salute delle nostre famiglie e dei nostri bambini». Trump ha ribadito la sua promessa di istituire «un gruppo di esperti di alto livello» che lavorerebbe con Kennedy per indagare «su cosa sta causando l’aumento decennale di problemi di salute cronici e malattie infantili».

 


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Rampollo della maggiore dinastia democratica, Kennedy ha provato l’anno scorso a sfidare il presidente degli Stati Uniti Joe Biden per la nomination democratica. Tuttavia, dopo aver incontrato ostruzionismo all’interno del partito, ha annunciato una candidatura di un terzo partito lo scorso ottobre. Trump ha detto sul palco che se no avessero lasciato competere alle primarie contro Biden lo avrebbe «sconfitto con facilità».

 

Venerdì ha annunciato che si sarebbe ritirato parzialmente dalla corsa, dopo aver giurato in precedenza di farlo se avesse ritenuto di essersi trasformato in un candidato guastafeste. «Nel mio cuore, non credo più di avere un percorso realistico verso la vittoria elettorale», ha detto, annunciando che rimuoverà il suo nome dalle schede negli Stati in bilico, continuando a candidarsi negli stati solidamente «rossi» o «blu» in modo che i suoi sostenitori possano ancora votare per lui senza «danneggiare o aiutare» nessuno.

 

Ore prima di salire sul palco di Glendale con Trump, Kennedy ha tenuto un lungo e denso discorso ufficiale in cui ha spiegato la sua scelta e la sua visione rispetto a quanto sta accadendo negli USA e nel mondo.

 

«Molti mesi fa ho promesso al popolo americano che mi sarei ritirato dalla corsa se fossi diventato uno guastafeste», ha detto Kennedy venerdì pomeriggio. «Nel mio cuore, non credo più di avere un percorso realistico verso la vittoria elettorale».

 

Kennedy ha detto che tre questioni principali lo hanno portato ad abbandonare i democratici: «la libertà di parola, la guerra in Ucraina e la guerra ai nostri figli». Trump, ha spiegato, ha «adottato queste questioni come sue al punto che ha chiesto di arruolarmi nella sua amministrazione».

 

 

Il partito che due dei suoi nonni hanno contribuito a costruire è diventato «il partito della guerra, della censura, della corruzione, delle grandi aziende farmaceutiche, delle grandi aziende tecnologiche, dei grandi soldi», ha detto Kennedy.

 

Ha anche accusato il governo degli Stati Uniti, guidato dai democratici in entrambe le occasioni, di aver organizzato un colpo di Stato in Ucraina nel 2014 e di aver respinto un piano di pace nel 2022, spingendo Kiev in un conflitto con Mosca che, secondo Kennedy, è costato finora oltre 600.000 vite ucraine.

 

«L’Ucraina è vittima di questa guerra ed è vittima dell’Occidente», ha affermato.

 

Kennedy ha anche criticato la vicepresidente Kamala Harris per non aver vinto «un solo delegato» durante la corsa del 2020, per aver evitato interviste e per non aver avuto una piattaforma politica ma una campagna incentrata interamente sull’opposizione a Trump.

 

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Secondo la NBC News, i democratici hanno intentato cause legali per impedire a Kennedy di partecipare alle elezioni in molti stati, costringendo la sua campagna a spendere milioni di dollari per contestare l’accesso alle schede elettorali.

 

In termini pratici, ha spiegato Kennedy, avrebbe rimosso il suo nome dalla scheda elettorale negli Stati indecisi, continuando a candidarsi in stati decisamente «rossi» o «blu», in modo che i suoi sostenitori potessero ancora esprimere il loro voto senza «danneggiare o aiutare» nessuno. La sua campagna avrebbe già presentato petizioni in tal senso in Arizona e Pennsylvania.

 

In rete abbondano le speculazioni sulla possibilità – davvero pazzesca – che Kennedy finisca a capo della CIA, l’organizzazione che da anni ritiene essere alla base dell’assassinio di suo padre e di suo zio e di una guerra silenziosa contro il suo casato. Bobby junior, dopo averlo visitato in carcere, ritiene inoltre che Sirhan Sirhan, l’uomo arrestato per aver ucciso il padre Bobby Kennedy senior, non sia il vero assassino, e abbia agito in una sorta di trance, mentre il vero colpevole potrebbe essere un agente americano riparato e morto nelle Filippine in anni successivi.

 

RFK ha inoltre rivelato di aver parlato con Trump dopo l’attentato in Pennsylvania (cosa che, immaginiamo, potrebbe aver reso Trump una sorta di «Kennedy ad honorem», presidente e candidato presidente misteriosamente colpito da fosco attentatore), iniziando a trattare un suo ruolo nell’amministrazione relativamente ai suoi temi. La sua campagna ha quindi tentato di contattare la campagna Harris, la quale però ha negato il contatto con la candidata presidente e qualsiasi altra possibilità di discussione.

 

Nel suo discorso, Kennedy ha specificato della «guerra legale» che il Partito Democratico sta conducendo contro la sua campagna e quella di Trump, con ostacoli legali enormi posti nei tribunali per evitare che il suo nome possa essere presente nelle schede elettorali.

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Cinque dei fratelli di Kennedy – Kathleen Kennedy Townsend, Courtney, Kerry, Chris e Rory – hanno reagito all’annuncio denunciando il fratello e accusandolo di «tradire i valori a cui nostro padre e la nostra famiglia tengono di più». «Crediamo in Harris e Walz», hanno detto, riferendosi al ticket del partito democratico sorto dal colpo di palazzo intentato pochi giorni fa contro il presidente Biden. Un minuto dopo l’endorsement, la stampa mondiale ha fatto circolare le dichiarazione di un ex compagno di università ad Harvard che accusa RFK jr. – i cui passati problemi con la droga sono stati ammessi apertamente da decenni, in stile alcolisti anonimi – di essere stato uno spacciatore di cocaina.

 

Il margine di voti che Kennedy porterebbe a Trump sembra in alcuni Stati enorme, al punto che alcuni stanno già dicendo, poco scaramanticamente, che l’elezione per i Democratici è già persa. In Arizona la quota dei voti di RFK secondo i sondaggi sarebbe del 6%, in North Carolina il 5%, in Nevada il 6%, in Michigan il 5%, in Pennsylvania il 5%.

 

La fusione del progetto politico di Kennedy con quello di Trump è, per chi come chi scrive ha seguito la traiettoria politiche di entrambi da circa un decennio, una notizia di quelle talmente belle da essere difficili da credere.

 

Kennedy ha comprensione profonda, sia pur derivata da canali differenti a quelli usuali, dei problemi dell’ora presente. Trump ha non solo la capacità di comprenderli ma anche la forza politica per risolverli. (Certo, qualcuno deve farlo rimanere concentrato: la presenza di Kennedy servirebbe anche a questo).

 

La fine dello strapotere di Big Pharma e delle multinazionali (quelli alimentari, a quanto è stato detto, sono ora nel mirno), nonché la chiusura delle guerre neocon (chiamate per nome) e di conseguenza la stretta all’apparato militare industriale USA sono questioni che influirebbero, e non poco, nell’equilibrio mondiale – in una parola, nella pace fra le nazioni, nelle nazioni, fra gli uomini, negli uomini.

 

Preghiamo perché si arrivi ad avere una Casa Bianca così.

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Politica

Legge marziale in Sud Corea

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Il presidente della Corea del Sud Yoon Suk Yeol ha annunciato che revocherà la «legge marziale d’emergenza» poche ore dopo averla introdotta, in seguito al voto unanime del Parlamento contro la misura.   Lo Yoon ha fatto l’annuncio a sorpresa martedì, citando la minaccia delle «forze filo-nordcoreane» e accusando la maggioranza parlamentare di attività anti-stato.    

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Nel giro di poche ore, 190 legislatori che hanno potuto accedere all’edificio dell’Assemblea nazionale hanno votato all’unanimità per revocare il decreto. I militari hanno risposto che la legge marziale sarebbe rimasta in vigore «finché il presidente non avesse detto diversamente».   Poco dopo le 4 del mattino, ora locale, lo Yoon ha annunciato che avrebbe posto fine allo stato di emergenza.   Il leader del Partito Democratico all’opposizione, Lee Jae-myung, ha condannato la dichiarazione di Yoon definendola «incostituzionale» e ha invitato l’esercito e la polizia a riprendere le loro normali funzioni.   Come riportato da Renovatio 21, mesi fa il Lee fu accoltellato al collo in un attentato. Il politico, non nuovo a esperienze di sciopero della fame, è stato oggetto di mozioni di arresto negli anni passati.   La scorsa settimana il partito di Lee ha votato contro il bilancio 2025 di Yoon e ha chiesto che vengano avviate indagini su diversi scandali che coinvolgono la moglie del presidente e altri alti funzionari.   Secondo l’AP, il tasso di approvazione di Yoon è crollato negli ultimi mesi e lui ha avuto difficoltà a promuovere la sua agenda politica in un parlamento controllato dal partito avversario. Il presidente sudcoreano è entrato in carica nel 2022 ed è membro del conservatore Partito del Potere Popolare. L’opposizione proviene dal Partito Liberal Democratico, che ha combattuto i conservatori sul disegno di legge di bilancio dell’anno prossimo.     Come riportato da Renovatio 21, due anni fa, appena salito al potere, il presidente Yoon aveva dichiarato la volontà di Seul di entrare nella «NATO globale». Nel 2022 la Corea del Sud è diventata il primo stato membro asiatico del Centro di eccellenza per la difesa informatica cooperativa (CCDCOE) della NATO. In pratica, Seoul è già fusa con gli atlantici per quando riguarda ciberarmi e hacking di Stato.   La Corea del Sud ha una lunga storia di dittatura militare, che ha ancora importanti cascami nella società e nella politica. L’anno scorso un uomo è stato mandato in prigione per aver scritto una poesia che elogiava la Corea del Nord.   Nelle scorse settimane Seul ha accusato il Nord Corea di prepararsi a far saltare in aria le strade del Paese.

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Come riportato da Renovatio 21, il sindaco di Seul Oh Se-hoon due mesi fa ha dichiarato che la Corea del Sud deve dotarsi di un deterrente nucleare per tenere sempre a bada il suo vicino settentrionale. Tuttavia, il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol ha affermato che Seul non cerca di creare le proprie armi nucleari, ribadendo il suo impegno a raddoppiare gli sforzi per affinare una strategia di deterrenza nucleare con gli Stati Uniti, che hanno fornito a Seul un ombrello nucleare sin dagli anni Cinquanta.   Nelle scorse settimane palloni di spazzatura presumibilmente mandati da Pyongyang hanno colpito un palazzo governativo sudcoreano.   Come riportato da Renovatio 21 in settimana Kim ha dichiarato che la Corea del Nord sta divenendo una «superpotenza militare» nucleare.   La tensione alle stelle tra le Coree, e dentro le Coree, è – dopo Ucraina, Siria, Gaza, Georgia etc. – l’ennesimo regalo che ci fa la fine della demente presidenza di Joe Biden.

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Politica

Il governo francese potrebbe cadere in settimana

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Il primo ministro francese Michel Barnier potrebbe trovarsi ad affrontare un voto di sfiducia entro mercoledì in una controversia di bilancio che riguarda la spesa sociale. Lo riporta il sito Politico.

 

Il presidente Emmanuel Macron aveva nominato il Barnier a settembre, facendo infuriare il blocco goscista del Nouveau Front Populaire (NPF), usato per mettere da parte il partito di destra Rassemblement National (RN) di Marina Le Pen nelle elezioni parlamentari anticipate di quest’estate.

 

Il governo di minoranza sostenuto da Macron si è aggrappato al potere mettendo entrambe le parti l’una contro l’altra da allora.

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Tuttavia, un bilancio imminente ha costretto le fazioni parlamentari a un conflitto aperto. Il bilancio proposto da Barnier è «una punizione» che renderà i francesi più poveri, e il RN voterà contro il governo «salvo un miracolo dell’ultimo minuto», ha detto lunedì alla radio RTL il giovane leader del partito lepeniano Jordan Bardella.

 

La Francia, seconda economia della zona euro, ha «una montagna di debiti», secondo Politico, mentre «il suo governo non è così fragile né il suo Parlamento così frammentato da una generazione».

 

Per evitare una crisi politica e finanziaria, il governo abbisogna dell’approvazione del bilancio della previdenza sociale dell’anno prossimo da parte dell’Assemblea nazionale. Il deficit della Francia dovrebbe raggiungere il 6,1% del PIL l’anno prossimo.

 

La proposta originale di Barnier era di tagliare la spesa di 40 miliardi di euro e aumentare le tasse di 20 miliardi di euro. Il suo problema, secondo Politico, è che entrambe le opzioni per approvare il bilancio richiedono la cooperazione di RN.

 

Il partito lepenista ha posto delle «linee rosse» che includono l’eliminazione di un aumento proposto della tassa sull’elettricità e il ritardo pianificato dell’adeguamento annuale dell’inflazione alle pensioni. I lepeniani vogliono anche che Parigi «tagli drasticamente» l’assistenza sanitaria finanziata dallo stato per gli immigrati clandestini e negozi con l’UE per ridurre i contributi finanziari della Francia a Bruxelles.

 

Secondo Politico, anche la stessa Marine Le Pen vorrebbe una vittoria simbolica, perché Barnier ha presentato le sue concessioni come estranee alle loro richieste.

 

«Vogliono i nostri voti, ma non i nostri volti associati a loro», ha detto all’agenzia AFP lo scorso fine settimana, definendo l’atteggiamento di Barnier nei colloqui «estremamente ottuso e settario» e ha detto che aveva tempo fino a lunedì per soddisfare le richieste di NR o affrontare un voto di sfiducia.

 

Il ministro del Bilancio Laurent Saint-Martin, tuttavia, sembra aver respinto l’idea di qualsiasi concessione. «Non c’è modo di garantire il ripristino delle finanze statali se andiamo oltre quanto abbiamo già fatto», ha detto a Le Parisien in un’intervista pubblicata domenica. «Il compromesso non è un ricatto, non può esserci un ultimatum».

 

Se il premier Barnier dovesse riuscire ad assicurarsi il sostegno del Rassemblement National e a mantenere il potere per qualche settimana in più, osserva Politico, si troverà ad affrontare lo stesso problema più avanti questo mese, quando verrà discusso il bilancio generale per il 2025.

 

Dimissione del premier francese erano state ventilate ancora due mesi fa.

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Come riportato da Renovatio 21, il governo del Barnier ha valutato l’aumento delle tasse per le grandi aziende, mentre l’agenzia di rating Moody’s un mese fa ha deciso di non declassare la Francia, ma ha lanciato un avvertimento sull’outlook negativo del Paese.

 

A fine estate si erano registrate proteste di massa contro il nuovo primo ministro. Le forze politiche di sinistra hanno inoltre lanciato una risoluzione per l’impeachment dello stesso presidente Macron.

 

Come riportato da Renovatio 21, il neopremier Barnier, ex commissario europeo, aveva teorizzato uno stop all’immigrazione per «tre o cinque anni».

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Immagine di European People’s Party via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

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Politica

Biden grazia il figlio Hunter. Trump e i repubblicani reagiscono

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Il presidente uscente degli Stati Uniti Joe Biden è tornato sulla sua parola e ha graziato il figlio Hunter Biden, condannato all’inizio di quest’anno per aver violato le leggi federali sulle armi e sulle tasse.   A giugno, il giovane Biden è stato condannato per tre reati gravi relativi all’acquisto di un revolver nel 2018. Secondo i pubblici ministeri, ha mentito sulla documentazione per l’acquisto dell’arma, affermando di non essere dipendente o di non usare droghe illegali.   In un caso separato, Hunter si è dichiarato colpevole di tre reati fiscali gravi e sei reati fiscali minori a settembre. La sentenza per entrambe le condanne avrebbe dovuto essere pronunciata questo mese.   In una dichiarazione rilasciata domenica sera, il presidente ha affermato che il «perdono completo e incondizionato» copre i reati che suo figlio «ha commesso o potrebbe aver commesso o a cui ha preso parte durante il periodo dal 1° gennaio 2014 al 1° dicembre 2024, inclusi ma non limitati a tutti i reati accusati o perseguiti».

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Il presidente ha sostenuto che suo figlio è stato perseguito «selettivamente e ingiustamente» a causa dei suoi legami familiari. Ha affermato che «le persone non vengono quasi mai processate per reati gravi solo per come hanno compilato un modulo per le armi».   «È chiaro che Hunter è stato trattato in modo diverso», ha detto. Il presidente ha continuato affermando che le accuse contro suo figlio sono state presentate «solo dopo che diversi dei miei oppositori politici al Congresso li hanno istigati ad attaccarmi e a opporsi alla mia elezione». Ha accusato i repubblicani di sabotare «un patteggiamento attentamente negoziato» che sarebbe stato una «ragionevole risoluzione dei casi di Hunter».   «Nessuna persona ragionevole che esamini i fatti dei casi di Hunter può giungere ad altra conclusione se non che Hunter è stato individuato solo perché è mio figlio, e questo è sbagliato», ha detto il presidente. «Nel tentativo di spezzare Hunter, hanno cercato di spezzare me, e non c’è motivo di credere che si fermeranno qui. Basta così».   La decisione è un’inversione della precedente posizione di Biden, poiché lui e il suo team hanno ripetutamente affermato in passato che avrebbe accettato il verdetto della giuria e non avrebbe perdonato suo figlio. Quando ABC News gli ha chiesto a giugno se avrebbe accettato l’esito del processo e se avrebbe escluso la grazia per suo figlio, il presidente ha risposto «sì» a entrambe le domande.   Nella sua dichiarazione di domenica, Biden ha confermato che la sua opinione sulla questione è cambiata. «Credo nel sistema giudiziario, ma mentre ho lottato con questo, credo anche che la politica cruda abbia infettato questo processo e abbia portato a un errore giudiziario», ha affermato.   Hunter Biden ha rilasciato la sua dichiarazione poco dopo l’annuncio della grazia. «Ho ammesso e mi sono assunto la responsabilità dei miei errori durante i giorni più bui della mia dipendenza, errori che sono stati sfruttati per umiliare e svergognare pubblicamente me e la mia famiglia per sport politico», ha affermato.   «Non darò mai per scontata la clemenza che mi è stata concessa oggi e dedicherò la vita che ho ricostruito ad aiutare coloro che sono ancora malati e sofferenti».   Hunter Biden è stato oggetto di molte critiche durante il mandato del padre, poiché i repubblicani hanno sostenuto che avrebbe agito come «portaborse» del presidente in presunti accordi corrotti con Paesi come l’Ucraina e la Cina.   Il presidente aveva negato le accuse di corruzione e ha pubblicamente sostenuto il figlio, descrivendolo come «l’uomo più intelligente che conosca». Durante il dibattito elettorale con Trump nel 2020 Biden mentì dicendo che la storia del laptop di suo figlio era disinformazione.   Il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump e i repubblicani del Congresso hanno attaccato duramente il Joe Biden per aver graziato il figlio Biden. I repubblicani, che da tempo accusano l’amministrazione Biden di azioni penali motivate politicamente, hanno condannato la grazia.   Nonostante avesse dichiarato pubblicamente che non avrebbe interferito nei casi del figlio, il presidente è tornato sui suoi passi e ha annunciato la grazia domenica sera. Ha definito le condanne come «un errore giudiziario», sostenendo che Hunter Biden è stato «preso di mira» a causa dei suoi legami con il presidente.

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«La fallita caccia alle streghe contro il presidente Trump ha dimostrato che il Dipartimento di Giustizia controllato dai democratici e altri procuratori radicali sono colpevoli di aver trasformato il sistema giudiziario in un’arma», ha affermato in una nota il portavoce di Trump, Steven Cheung.   «Quel sistema di giustizia deve essere sistemato e il giusto processo deve essere ripristinato per tutti gli americani, che è esattamente ciò che il presidente Trump farà quando tornerà alla Casa Bianca con un mandato schiacciante da parte del popolo americano», ha aggiunto.   Trump ha paragonato il trattamento riservato al figlio del presidente all’azione penale contro i suoi sostenitori che hanno preso d’assalto il Campidoglio degli Stati Uniti il ​​6 gennaio 2021, sperando di ribaltare i risultati delle elezioni presidenziali del 2020. «La grazia concessa da Joe a Hunter include gli ostaggi J-6, che sono stati imprigionati per anni? Un tale abuso e un tale errore giudiziario!» ha scritto su Truth Social.   Molti dei più importanti esponenti repubblicani del Congresso sono rimasti inorriditi, tra cui il senatore Chuck Grassley che ha dichiarato di essere «scioccato» dalla decisione di Biden.   «Questa grazia è l’ammissione di Joe Biden che Hunter è un criminale», ha scritto la deputata Marjorie Taylor Greene su X. La Greene è nota per aver mostrato cartelloni con screenshot del laptop di Biden jr. che lo ritraevano nudo ed intento in quelli che sembravano atti sessuali durante un’audizione del Congresso USA.   La Greene accusa ancora una volta Hunter di aver infranto la legge FARA, che regola gli agenti stranieri in America. Parimenti, lo accusa di aver trafficato donne per sesso tra Stati dell’Unione.     Il deputato Andy Biggs ha scritto che «Joe Biden passerà alla storia come uno dei presidenti più corrotti nella storia americana». In un post successivo, il Biggs ha scritto che «Joe Biden è una disgrazia per la presidenza americana».   «Si tratta di un oltraggioso abuso dello stato di diritto, tutto per proteggere l’attività della famiglia Biden di vendita di accesso e influenza», ha scritto il senatore Josh Hawley su X. In un post successivo, il senatore ha scritto che: «Non dimenticate mai: mentre Hunter vendeva l’accesso al “big guy”, l’amministrazione di Joe Biden inviava squadre SWAT [cioè di assalto, ndr] nelle case dei pro-life; reclutava spie nelle parrocchie cattoliche; trattava i genitori come terroristi interni; e processava Trump. L’amministrazione più illegale della storia».  

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La Commissione per la vigilanza e la responsabilità della Camera, controllata dai repubblicani, ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che «l’abuso di potere senza precedenti di Joe Biden è una macchia sull’onore della presidenza degli Stati Uniti».   Come riportato da Renovatio 21, un mese fa Trump si era detto pronto a graziare Hunter Biden.   Nel 2020, il contenuto del portatile personale di Hunter Biden, che avrebbe smarrito in un negozio di riparazioni del Delaware, è trapelato online, mostrando immagini del rampollo che si droga (sembra piacergli il crack, le cui pene per il consumo furono severamente alzate per volontà politica del padre anni fa) o fa sesso con prostitute (immagini finite anche in un’audizione del Congresso USA grazie alla deputata Marjory Taylor-Greene) e implicando la famiglia Biden in molteplici schemi di corruzione estera. Da allora, i funzionari dell’Intelligence statunitense hanno cercato di denunciare lo scandalo come «disinformazione russa», nonostante il contenuto del portatile sia stato verificato come autentico.   Di recente è emerso che lo Hunter avrebbe ricevuto danaro da un oligarca romeno.   Come riportato da Renovatio 21, la famiglia Biden era stata accusata al Congresso USA di aver preso mazzette dalla Russia. La Commissione di supervisione della Camera afferma di aver identificato 20 milioni di dollari in pagamenti da fonti estere alla società di Hunter Biden, che descrivono come una copertura per vendere l’accesso al «network Biden» mentre suo padre era vicepresidente di Barack Obama dal 2009 al 2017.   In particolare danari sarebbero arrivati dall’oligarca russa Yelena Baturina, vedova del controverso sindaco di Mosca Yurij Luzhkov, a Rosemont Seneca Thornton, una società di comodo gestita da Hunter Biden e dal suo socio in affari Devon Archer. Dei 3,5 milioni di dollari trasferiti dalla Baturina, 1 milione di dollari è stato trasferito direttamente ad Archer, mentre il resto è stato utilizzato per avviare Rosemont Seneca Bohai, un nuovo account utilizzato per ricevere più finanziamenti dall’estero, ha affermato la Commissione camerale.   Accuse per il giro di corruzione dei Biden in Ucraina sono arrivate da Igor Shokin, il procuratore di Stato che a Kiev che investigava, tra le altre cose, sul colosso gasiero Burisma, che aveva assunto nel board l’inesperto Hunter Biden. Il vicepresidente Joe Biden si è vantato in pubblico di averlo fatto licenziare durante un suo breve viaggio diplomatico, in cui praticò estorsione nei confronti di presidente e premier ucraini.

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Come riportato da Renovatio 21, la scorsa estate Viktor Medvedchuk, un politico ucraino e del partito Piattaforma di Opposizione – Per la Vita, ora in esilio in Russia dopo essere stato arrestato dal regime Zelens’kyj e scambiato con Mosca, ha accusato Kiev di essere la «mangiatoia» per la corruzione del clan Biden.   Renovatio 21 aveva segnalato una pista kazaka ancora a inizio 2022 quando il Kazakistan fu oggetto di disordini, e riaffiorò una foto dei Biden con oligarchi di Astana, ripubblicata da organizzazioni locale anti-corruzione che chiedono la restituzione dei miliardi dei corrotti, politica poi abbracciata dall’attuale presidente Tokaev.   Un’altra parte consistente della corruzione del clan Biden riguarderebbe la Cina, con affari che comprendono anche investimenti in centrali atomiche, con legami con personaggi legati all’Intelligence della Repubblica Popolare così come, si è ipotizzato, il network interno di Xi Jinpingo.   Sull’origine del capitale del fondo internazionale di Hunter Biden fece un’ammissione un professore pechinese ad una conferenza pubblica appena dopo le elezioni 2020.     «Ora vediamo che Biden è stato eletto. L’élite tradizionale, l’élite politica, l’establishment sono molto vicini a Wall Street, giusto? Trump ha detto che il figlio di Biden ha una sorta di fondo globale. Lo avete sentito? Chi lo ha aiutato a mettere in piedi il fondo?» dice Di Dongsheng, un professore all’Università Renmin di Pechino, nel discorso finito in TV.   Si tratta, ad ogni modo, solo della punta dell’iceberg di un giro di «truffe» dei Biden che il senatore del Wisconsin Ron Johnson ha definito «sconvolgente».   Come riportato da Renovatio 21, la costante presenza in questi giorni di Hunter vicino al padre anche in riunioni in cui non dovrebbe stare potrebbe indicare il fatto che, forse per tentare di salvare il salvabile prima della defenestrazione del padre, l’uomo sia penetrato nella stanza dei bottoni.   Nel frattempo, Mosca ha avviato un’indagine su una società ucraina collegata a Hunter Biden che sarebbe stata utilizzata per attacchi terroristici in Russia.

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Nel marzo 2022 quotidiano britannico Daily Mail aveva ottenuto messaggi di posta elettronica che confermavano, almeno in parte, accuse russe secondo cui il figlio di Joe Biden, Hunter, è coinvolto nel finanziamento di laboratori di armi biologiche in Ucraina.   Come riportato da Renovatio 21, poco dopo lo scoppio dello scandalo, Wikipedia avrebbe rimosso la voce per Rosemont Seneca Partners, la società di investimento collegata a Hunter Biden e ai suoi presunti traffici in Ucraina.   A luglio era stato riportato che dopo il disastroso dibattito elettorale di Biden con Trump della scorsa estate, il figlio Hunter aveva iniziato a prendere parte alle riunioni della Casa Bianca insieme al padre Joe Biden. In pratica, Hunter era entrato nella stanza dei bottoni.   La quantità di scandali in cui è coinvolto Hunter Biden – dal lavoro in Ucraina (che tocca perfino l’affare dei biolaboratori) al business con pericolose centrali nucleari cinesi fino alle illazioni in rete sulla cocaina alla Casa Bianca – è impressionante. Basti pensare che tempo fa si disse che chiunque consultasse il materiale rinvenuto nel suo laptop – che è finito online – poteva incorrere in un reato orrendo, mentre Hunter, che è proprietario di quel computer ed è presente in quelle immagini, rimane tranquillamente libero.   In particolare, riguardo alla droga, c’è da considerare come il senatore Joe Biden fu firmatario di una legge che inaspriva duramente le leggi per i consumatori di crack, portando alla carcerazione di decine di migliaia di persone (magari appartenenti a minoranze…), mentre suo figlio si riprende svariate volte mentre fuma la droga o la pesa durante uno dei festini con quelle che sembrano escort, con amplessi registrati e forse, è stato riportato, caricati su Pornhub.

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