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Kennedy si unisce a Trump

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L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha accettato l’appoggio di Robert F. Kennedy Jr., il quale ha dichiarato che metterà fine alla sua corsa indipendente per le elezioni negli Stati indecisi.

 

In caso di vittoria di Trump, quindi, Kennedy avrà un ruolo di primo piano nell’amministrazione del 47° presidente americano.

 

Ore dopo l’annuncio di venerdì, RFK Jr., 70 anni, si è unito a Trump sul palco durante il comizio del candidato repubblicano alla presidenza a Glendale, in Arizona. Kennedy ha detto che Trump «renderà di nuovo sana l’America» («Make America Healthy Again», un gioco sull’acronimo trumpiano alla base del MAGA) ​​e sarà un presidente «che ci proteggerà dal totalitarismo».

 

In tripudio di fuochi d’artificio Trump ha abbracciato e ringraziato Kennedy per il suo sostegno e ha dichiarato che suo padre, il senatore statunitense Robert Kennedy, e suo zio, John F. Kennedy, sarebbero stati «molto, molto orgogliosi di Bobby».

 

RFK Jr. speaks at Trump rally: FULL SPEECH

 

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«Sono orgoglioso di Bobby», ha detto Trump. La folla ha accolto Kennedy con un applauso immenso, che lo stesso Trump ha dichiarato non aver mai sentito per altre persone fatte salire sul palco. Il Kennedy è sembrato forse quasi spaesato da tanto calore, con la massa che ha preso a ritmare «Bob-by! Bob-by!» invocandolo come un eroe. Di fatto la sua entrata è stata accompagnata dalla canzone dei Foo Fighters My hero («il mio eroe»), anche se la band – che faceva concerti per soli vaccinati ed ha avuto un batterista morto improvvisamente – ha fatto sapere di dissociarsi e di versare le relative royalties alla campagna della Harris.

 

 

L’ex presidente ha giurato che se vincerà le elezioni a novembre, in onore di RFK Jr. istituirà una «nuova commissione indipendente sui tentativi di assassinio presidenziale» che avrà il compito di pubblicare «tutti i documenti rimanenti relativi all’assassiniodel presidente John F. Kennedy» e di condurre un’indagine sul tentativo di omicidio di Trump del mese scorso.

 

Il candidato repubblicano ha anche applaudito i «decenni di lavoro di RFK Jr. come sostenitore della salute delle nostre famiglie e dei nostri bambini». Trump ha ribadito la sua promessa di istituire «un gruppo di esperti di alto livello» che lavorerebbe con Kennedy per indagare «su cosa sta causando l’aumento decennale di problemi di salute cronici e malattie infantili».

 


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Rampollo della maggiore dinastia democratica, Kennedy ha provato l’anno scorso a sfidare il presidente degli Stati Uniti Joe Biden per la nomination democratica. Tuttavia, dopo aver incontrato ostruzionismo all’interno del partito, ha annunciato una candidatura di un terzo partito lo scorso ottobre. Trump ha detto sul palco che se no avessero lasciato competere alle primarie contro Biden lo avrebbe «sconfitto con facilità».

 

Venerdì ha annunciato che si sarebbe ritirato parzialmente dalla corsa, dopo aver giurato in precedenza di farlo se avesse ritenuto di essersi trasformato in un candidato guastafeste. «Nel mio cuore, non credo più di avere un percorso realistico verso la vittoria elettorale», ha detto, annunciando che rimuoverà il suo nome dalle schede negli Stati in bilico, continuando a candidarsi negli stati solidamente «rossi» o «blu» in modo che i suoi sostenitori possano ancora votare per lui senza «danneggiare o aiutare» nessuno.

 

Ore prima di salire sul palco di Glendale con Trump, Kennedy ha tenuto un lungo e denso discorso ufficiale in cui ha spiegato la sua scelta e la sua visione rispetto a quanto sta accadendo negli USA e nel mondo.

 

«Molti mesi fa ho promesso al popolo americano che mi sarei ritirato dalla corsa se fossi diventato uno guastafeste», ha detto Kennedy venerdì pomeriggio. «Nel mio cuore, non credo più di avere un percorso realistico verso la vittoria elettorale».

 

Kennedy ha detto che tre questioni principali lo hanno portato ad abbandonare i democratici: «la libertà di parola, la guerra in Ucraina e la guerra ai nostri figli». Trump, ha spiegato, ha «adottato queste questioni come sue al punto che ha chiesto di arruolarmi nella sua amministrazione».

 

 

Il partito che due dei suoi nonni hanno contribuito a costruire è diventato «il partito della guerra, della censura, della corruzione, delle grandi aziende farmaceutiche, delle grandi aziende tecnologiche, dei grandi soldi», ha detto Kennedy.

 

Ha anche accusato il governo degli Stati Uniti, guidato dai democratici in entrambe le occasioni, di aver organizzato un colpo di Stato in Ucraina nel 2014 e di aver respinto un piano di pace nel 2022, spingendo Kiev in un conflitto con Mosca che, secondo Kennedy, è costato finora oltre 600.000 vite ucraine.

 

«L’Ucraina è vittima di questa guerra ed è vittima dell’Occidente», ha affermato.

 

Kennedy ha anche criticato la vicepresidente Kamala Harris per non aver vinto «un solo delegato» durante la corsa del 2020, per aver evitato interviste e per non aver avuto una piattaforma politica ma una campagna incentrata interamente sull’opposizione a Trump.

 

Robert F. Kennedy Jr. Address to the Nation

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Secondo la NBC News, i democratici hanno intentato cause legali per impedire a Kennedy di partecipare alle elezioni in molti stati, costringendo la sua campagna a spendere milioni di dollari per contestare l’accesso alle schede elettorali.

 

In termini pratici, ha spiegato Kennedy, avrebbe rimosso il suo nome dalla scheda elettorale negli Stati indecisi, continuando a candidarsi in stati decisamente «rossi» o «blu», in modo che i suoi sostenitori potessero ancora esprimere il loro voto senza «danneggiare o aiutare» nessuno. La sua campagna avrebbe già presentato petizioni in tal senso in Arizona e Pennsylvania.

 

In rete abbondano le speculazioni sulla possibilità – davvero pazzesca – che Kennedy finisca a capo della CIA, l’organizzazione che da anni ritiene essere alla base dell’assassinio di suo padre e di suo zio e di una guerra silenziosa contro il suo casato. Bobby junior, dopo averlo visitato in carcere, ritiene inoltre che Sirhan Sirhan, l’uomo arrestato per aver ucciso il padre Bobby Kennedy senior, non sia il vero assassino, e abbia agito in una sorta di trance, mentre il vero colpevole potrebbe essere un agente americano riparato e morto nelle Filippine in anni successivi.

 

RFK ha inoltre rivelato di aver parlato con Trump dopo l’attentato in Pennsylvania (cosa che, immaginiamo, potrebbe aver reso Trump una sorta di «Kennedy ad honorem», presidente e candidato presidente misteriosamente colpito da fosco attentatore), iniziando a trattare un suo ruolo nell’amministrazione relativamente ai suoi temi. La sua campagna ha quindi tentato di contattare la campagna Harris, la quale però ha negato il contatto con la candidata presidente e qualsiasi altra possibilità di discussione.

 

Nel suo discorso, Kennedy ha specificato della «guerra legale» che il Partito Democratico sta conducendo contro la sua campagna e quella di Trump, con ostacoli legali enormi posti nei tribunali per evitare che il suo nome possa essere presente nelle schede elettorali.

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Cinque dei fratelli di Kennedy – Kathleen Kennedy Townsend, Courtney, Kerry, Chris e Rory – hanno reagito all’annuncio denunciando il fratello e accusandolo di «tradire i valori a cui nostro padre e la nostra famiglia tengono di più». «Crediamo in Harris e Walz», hanno detto, riferendosi al ticket del partito democratico sorto dal colpo di palazzo intentato pochi giorni fa contro il presidente Biden. Un minuto dopo l’endorsement, la stampa mondiale ha fatto circolare le dichiarazione di un ex compagno di università ad Harvard che accusa RFK jr. – i cui passati problemi con la droga sono stati ammessi apertamente da decenni, in stile alcolisti anonimi – di essere stato uno spacciatore di cocaina.

 

Il margine di voti che Kennedy porterebbe a Trump sembra in alcuni Stati enorme, al punto che alcuni stanno già dicendo, poco scaramanticamente, che l’elezione per i Democratici è già persa. In Arizona la quota dei voti di RFK secondo i sondaggi sarebbe del 6%, in North Carolina il 5%, in Nevada il 6%, in Michigan il 5%, in Pennsylvania il 5%.

 

La fusione del progetto politico di Kennedy con quello di Trump è, per chi come chi scrive ha seguito la traiettoria politiche di entrambi da circa un decennio, una notizia di quelle talmente belle da essere difficili da credere.

 

Kennedy ha comprensione profonda, sia pur derivata da canali differenti a quelli usuali, dei problemi dell’ora presente. Trump ha non solo la capacità di comprenderli ma anche la forza politica per risolverli. (Certo, qualcuno deve farlo rimanere concentrato: la presenza di Kennedy servirebbe anche a questo).

 

La fine dello strapotere di Big Pharma e delle multinazionali (quelli alimentari, a quanto è stato detto, sono ora nel mirno), nonché la chiusura delle guerre neocon (chiamate per nome) e di conseguenza la stretta all’apparato militare industriale USA sono questioni che influirebbero, e non poco, nell’equilibrio mondiale – in una parola, nella pace fra le nazioni, nelle nazioni, fra gli uomini, negli uomini.

 

Preghiamo perché si arrivi ad avere una Casa Bianca così.

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Immagine screenshot da YouTube

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