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Spirito

India, scuola cattolica assaltata dai fondamentalisti indù

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews.

 

 

All’origine dell’attacco la falsa accusa di aver amministrato battesimi. In realtà gli studenti cristiani sono in tutto 4 su 1500 alunni. Il vescovo di Sagar mons. James Athikalam: «C’è una strategia contro di noi. Le elezioni locali sono all’orizzonte e i leader nazionalisti cercano di guadagnare consensi attaccando le scuole cristiane».

 

 

 

Dopo chiese e luoghi di preghiera i fondamentalisti indù sono arrivati a prendere di mira persino una scuola cattolica in pieno giorno. È successo ieri nello Stato del Madhya Pradesh, nell’India centrale, uno di quelli dove le leggi anti-conversioni sono state rafforzate negli ultimi mesi dal governo locale dei nazionalisti indù del BJP.

 

A essere presa di mira è stata la St. Joseph School a Gani Basoda, nel distretto di Vidisha.

 

«Un gruppo di facinorosi – spiega ad AsiaNews padre Maria Stephen, portavoce delle diocesi del Madhya Pradesh – ha fatto irruzione forzando i cancelli sulla base di una falsa notizia pubblicata sul canale YouTube Aayudh. Gridavano contro i cristiani accusandoli di aver organizzato dei battesimi tra i ragazzi della scuola. Hanno lanciato pietre contro l’edificio, rompendo le finestre e danneggiando un veicolo».

 

«C’è una strategia contro di noi. Le elezioni locali sono all’orizzonte e i leader nazionalisti cercano di guadagnare consensi attaccando le scuole cristiane»

La notizia dei battesimi era infondata: la locale parrocchia di San Giuseppe, che si trova a un chilometro di distanza dalla scuola, ha organizzato il 31 ottobre scorso le Prime Comunioni per i ragazzi della parrocchia. Le immagini di un gruppo di bambini con il vescovo sono state pubblicate sulla newsletter della diocesi di Sagar. Ma il canale YouTube Aayudh le ha strumentalizzate, presentandole come battesimi dei ragazzi della scuola e istigando così i fondamentalisti.

 

Il direttore della St. Joseph School, fratel Antony Pynumkal, racconta di aver ricevuto il 30 novembre una segnalazione sulle accuse che circolavano tra i nazionalisti indù e di aver subito informato la polizia. Ma i due agenti inviati si sono dimostrati incapaci di fermare la folla armata di spranghe e pietre.

 

«L’attacco è durato un’ora – racconta – hanno creato danni per 1,5 o 2 milioni di rupie (circa 20mila euro). La nostra scuola ha 1500 studenti di cui solo 4 sono cristiani e circa 20 musulmani. Tutti gli altri appartengono alla comunità maggioritaria».

 

Il vescovo della diocesi di Sagar, mons. James Athikalam, commenta ad AsiaNews:

 

«L’attacco è durato un’ora  hanno creato danni per circa 20mila euro. La nostra scuola ha 1500 studenti di cui solo 4 sono cristiani e circa 20 musulmani. Tutti gli altri appartengono alla comunità maggioritaria»

«C’è una strategia contro di noi. Poche settimane fa c’è stata l’ispezione all’ostello delle ragazze, in ogni istituzione educativa cristiana cercano di sollevare complotti. Le elezioni locali sono all’orizzonte e i leader nazionalisti cercano di guadagnare consensi attaccando le scuole cristiane».

 

Padre Babu Joseph, già portavoce della Conferenza episcopale Indiana, aggiunge:

 

«È una vergogna che proprio il Madhya Pradesh, uno Stato dove un terzo della popolazione vive nell’estrema povertà, si distingua per persone che distruggono le proprietà e diffondono il terrore in nome della religione. Speriamo che vengano presi provvedimenti per punire chi viola la legge mettendo in pericolo dei ragazzi».

 

 

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Renovatio 21 ripubblica questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

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Spirito

Sinodo del 2024: verso una Chiesa a due velocità

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Nuovi gruppi di studio, nuovi esperti, maggiore sinergia auspicata tra Curia e segreteria sinodale: il metodo che dovrebbe portare in dirittura d’arrivo il sinodo sulla sinodalità ha subito alcuni sviluppi recenti. Una probabile conseguenza della ricezione della dichiarazione dei supplicans Fiducia.

 

Il Vaticano lo ha reso noto nel mese di febbraio: la seconda sessione della sedicesima assemblea generale ordinaria del sinodo dei vescovi si riunirà il 2 ottobre 2024 per un nuovo ciclo di discussioni e dibattiti che dureranno tre settimane.

 

Un obiettivo da parte di Santa Marta: non riprodurre il sentimento di frustrazione provato dall’ala progressista alla chiusura della sessione dell’autunno 2023. L’assemblea aveva incarnato il riformismo voluto dal sovrano pontefice, ma le differenze di vedute erano troppo forti.

 

Pertanto, per mascherare quello che doveva apparire come un fallimento, è stato necessario produrre un Rapporto di sintesi che non contiene raccomandazioni definitive e lascia molti «punti da risolvere». Fu allora che ebbe luogo la sequenza della Fiducia Supplicans, che concedeva ai sacerdoti la facoltà di benedire le unioni illegittime secondo la legge ecclesiastica.

 

Una sequenza che si rivelò presto disastrosa. Gli episcopati africani – i più impegnati contro la Fiducia supplicans – hanno finalmente ottenuto un’eccezione per il loro continente, e le Chiese orientali legate a Roma si sono rassicurate: il documento approvato dal Santo Padre non li riguarda…

 

Le conferenze episcopali tedesca e belga hanno poi pubblicato la loro agenda sinodale, chiedendo un riesame completo dell’insegnamento tradizionale della Chiesa e della sua divina Costituzione.

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E se, in definitiva, per evitare un’implosione nella successiva sessione del sinodo, prendesse forma una forma di federalismo nella Chiesa universale, con insegnamenti e pratiche diametralmente opposte da un continente all’altro, essendo gli episcopati mantenuti dai tenui e vago legame di «comunione» con il successore di Pietro?

 

Questa musichetta è stata ascoltata durante il discorso tenuto il 16 febbraio 2024 dal cardinale arcivescovo di San Diego, mons. Robert McElroy, un alto prelato molto «bergogliano» come descritto dal quotidiano La Croix durante la sua elevazione al cardinalato, nel 2022.

 

Evocando le diverse reazioni dei suoi colleghi alla Fiducia supplicans, il cardinale, lungi dall’essere preoccupato, ha elogiato «percorsi pastorali divergenti» come «modelli di sano decentramento». Un decentramento che non riguarderebbe più solo l’esercizio del potere, ma anche la dottrina e la morale cristiana.

 

È in questo contesto che la Santa Sede ha pubblicato, il 17 febbraio, i nomi dei sei nuovi consultori della segreteria generale del sinodo: non è stato designato un solo africano, e la scelta sembra essere caduta piuttosto su personalità con un presunto programma progressista.

 

Lo stesso giorno, il Santo Padre ha firmato un chirografo che istituisce gruppi di studio tra i servizi della Curia Romana e la segreteria del sinodo, chiedendo ai diversi dicasteri una più stretta collaborazione in vista del completamento dei lavori sinodali che somigliano sempre più a questo «opera al nero» con cui gli alchimisti medievali designavano la fase di separazione e dissoluzione della sostanza necessaria alla realizzazione della Grande Opera.

 

La vera questione è sapere fino a che punto si potrà spingere questa alchimia senza arrecare danni irreparabili all’unità della Chiesa: è difficile vedere l’episcopato africano – come tanti altri vescovi nel mondo – accettare senza batter ciglio un decentramento della fede e della morale, che assomiglia più all’abbandono in aperta campagna.

 

Una cosa resta certa: la Chiesa ha le promesse della vita eterna.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Immagine di Spongie555 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

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Cina

Vescovi alle plenarie della Repubblica Popolare Cinese

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Tra i delegati riunitisi nei giorni scorsi all’appuntamento che ratifica le scelte politiche di Xi Jinping anche una delegazione di 11 rappresentanti degli organismi «ufficiali» cattolici. Presente anche mons. Yang Yongqiang, uno dei due vescovi che hanno partecipato al Sinodo in Vaticano. Mons. Shen Bin ai giornalisti: nuovi traguardi «nell’autocontrollo, nell’autogestione e nell’autocostruzione» della comunità cattolica in Cina.   Come accade ogni anno, anche una rappresentanza degli organismi cattolici ufficiali cinesi ha preso parte nei giorni scorsi alle «Due sessioni», l’assemblea dei due maggiori organismi che la Repubblica popolare cinese considera il più importante appuntamento politico dell’anno.   In realtà nel rapporto presentato dal governo di Pechino il tema delle religioni non ha avuto grande rilievo: nella sua relazione il premier Li Qiang, seguendo il canone indicato da Xi Jinping, si è limitato a riaffermare l’obiettivo di «promuovere ulteriormente la sinicizzazione della religione nel nostro Paese e guidare attivamente la religione ad adattarsi alla società socialista».   Il sito ufficiale dei cattolici cinesi chinacatholic.cn ha comunque dato ampio risalto alla partecipazione della delegazione dei vescovi ai lavori e ha riferito anche della sessione che il vescovo di Pechino Li Shan, presidente dell’Associazione patriottica, ha tenuto all’indomani per «studiare il testo integrale della risoluzione politica adottata».

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Sono 11 i rappresentanti dei cattolici all’interno della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese (CPPCC): dieci vescovi e un sacerdote. Tra i vescovi insieme a mons. Li Shan e al vescovo di Shanghai mons. Shen Bin, presidente della Consiglio dei vescovi cattolici cinesi, figura anche mons. Yang Yongqiang, vescovo della diocesi di Zochun nella provincia dello Shandong, che è uno dei due vescovi della Repubblica popolare cinese che nell’ottobre scorso hanno preso parte alla prima sessione dei lavori del Sinodo in Vaticano.   Due sono invece i vescovi che sono intervenuti al Congresso nazionale del popolo, che è la camera che approva le leggi della Repubblica Popolare Cinese: si tratta di mons. Huang Bingzhang della diocesi di Shantou nella provincia del Guandong (che è uno dei vescovi ordinati autonomamente a cui nel 2018 papa Francesco ha tolto la scomunica) e mons. Fang Jianping della diocesi di Tangshan nella provincia dell’Hebei.   Il sito cattolico Xinde riferisce che a margine dei lavori il vescovo di Shanghai mons. Shen Bin – sempre più chiaramente indicato come la figura ufficiale di riferimento per la Chiesa cattolica dalle autorità della Repubblica popolare cinese – è stato intervistato dai giornalisti sul «rafforzamento globale dello stile religioso» e sulla «promozione di un sano sviluppo della religione».   Il vescovo Shen Bin – racconta Xinde – ha affermato che le comunità religiose devono raggiungere nuovi traguardi «nell’autocontrollo, nell’autogestione e nell’autocostruzione» (che – nonostante l’Accordo con la Santa Sede sulla nomina dei vescovi – restano le «tre autonomie» da sempre predicate dall’Associazione patriottica ndr). Ha sottolineato al contempo l’esigenza di «migliorare la posizione politica, rafforzare il ruolo guida dei valori socialisti fondamentali, promuovere seriamente una gestione completa e rigorosa della religione, risolvere seriamente i problemi in sospeso che influiscono sulla sana eredità della religione nel nostro Paese e migliorare continuamente il livello di gestione delle comunità religiose».   Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne. Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Spirito

Scavi a Gerusalemme: la presenza cristiana sul Monte del Tempio è attestata

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Monete di epoca bizantina, scoperte di recente tra i detriti del santuario di Gerusalemme, venivano usate nelle chiese del VI secolo.

 

Nel gennaio 2024 sono stati scoperti due pesi che venivano usati come monete in epoca bizantina e testimoniano la presenza cristiana sul Monte del Tempio prima della conquista musulmana di Gerusalemme, e potrebbero addirittura essere un segno della presenza di una chiesa primitiva.

 

Questi pesi sono stati scoperti come parte di un progetto per vagliare tonnellate di detriti scavati dal Monte del Tempio dall’Autorità musulmana Waqf durante un progetto di costruzione nel 1999. Questi piccoli oggetti, uno in vetro e l’altro in ottone, pesano solo 0,6 grammi. Si tratta probabilmente di pesi imperiali ufficiali del tipo richiesto dalla legge bizantina del VI secolo nelle grandi chiese.

 

Questo progetto archeologico ha permesso di scoprire «numerosi reperti risalenti probabilmente all’epoca bizantina», tra cui oggetti legati al culto, che, «con questi pesi recentemente scoperti, suggeriscono la presenza di una chiesa bizantina sul Monte del Tempio», indica il quotidiano.

 

L’articolo, intitolato «Due notevoli pesi bizantini dal Monte del Tempio di Gerusalemme», è stato pubblicato sulla rivista Israel Numismatic Research e scritto da Haim Shaham, Zachi Devira e Gabriel Barkay, gli ultimi due alla guida del progetto di setacciamento dal Monte del Tempio.

 

Il Monte del Tempio era il luogo in cui si trovavano il primo e il secondo tempio biblico. Questo luogo, considerato dai musulmani il terzo santuario dell’Islam dopo La Mecca e Medina, ospita la Cupola della Roccia e la Moschea di Al-Aqsa.

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La presenza cristiana sul Monte del Tempio è stata minimizzata

La presenza cristiana al Monte del Tempio è stata spesso minimizzata dalle autorità. Lo spoglio ha permesso di «rinvenire un gran numero di piastrelle pavimentali decorate di epoca bizantina, evocative di edifici monumentali, pezzi di tramezzi, elementi architettonici delle primissime chiese, e un buon numero di mosaici di epoca bizantina, un segnalano una cura particolare per il rivestimento del pavimento», spiega Shaham, dottorando in archeologia presso l’Università di Bar-Ilan.

 

I pesi scoperti sarebbero associati ad una chiesa. «Tutto questo materiale bizantino ci mostra che qualcosa accadde, ma fino a dieci anni fa era opinione comune che durante il periodo bizantino il Monte del Tempio fosse stato abbandonato. Ma in realtà sono successe molte cose in epoca bizantina e, da quello che abbiamo scoperto, potrebbe esserci stata una chiesa».

 

La presenza di una chiesa pre-musulmana non è provata, ma «bisogna valutare la probabilità di quella che è la spiegazione più semplice della presenza di questi pesi. E ciò che è più semplice è spesso la migliore spiegazione», spiega Shaham. Dei pesi simili sono stati ritrovati in una chiesa bizantina, a Sussita, sull’altopiano del Golan. «L’idea di pesi ufficiali all’interno di una chiesa bizantina era già stata stabiliti in Oriente», aggiunge.

 

Il peso in vetro è decorato da «un busto imperiale aureolato, che sovrasta un monogramma a forma di croce fiancheggiato da due busti più piccoli», e misura 17 mm di diametro e 2 mm di spessore. Reca un monogramma con la scritta «Euthalios», evidentemente «un alto funzionario bizantino sotto la cui autorità furono realizzati i pesi. Questi pesi furono probabilmente prodotti da un’officina ufficiale centrale a Costantinopoli, tra il 550 e il 650 d.C.»

 

Il secondo peso, in lega di ottone, di forma quadrata, misura 13 mm di lato e 1,6 mm di spessore. È rivestito con un delicato intarsio d’argento con le lettere greche kappa e delta, che gli archeologi interpretano per indicare il peso, 4 cheratina o carati. Questo tipo di peso quadrato è tipico del V e VI secolo d.C.

 

Secondo gli autori, le dimensioni ridotte e il peso esatto dei due manufatti li rendono reperti estremamente rari.

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Una storia manipolata?

Fu nel 638 d.C. che il nuovo impero islamico conquistò Gerusalemme dai bizantini cristiani, noto anche come Impero Romano d’Oriente. I documenti musulmani dell’epoca sottolineano che il Monte del Tempio veniva utilizzato come discarica prima che lì iniziassero a costruire la Cupola della Roccia.

 

«È su questa base che gli storici hanno ipotizzato che il Monte del Tempio fosse una discarica», ma questo potrebbe essere un caso in cui la storia è stata riscritta dai vincitori, spiega Shaham.

 

Un’altra spiegazione per la presenza di questi manufatti, dice, è l’esistenza di un edificio bizantino sul Monte del Tempio, distrutto dall’impero persiano sasanide, il cui breve controllo su Gerusalemme, tra il 614 e il 630 d.C., portò il caos nella città.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Immagine di AVRAM GRAICER via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

 

 

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