Pensiero
Il primato dell’essere umano sugli interessi della società e della scienza

Renovatio 21 pubblica il comunicato del Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina (CIEB).
Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina (CIEB)
Parere relativo al primato dell’essere umano sugli interessi della società e della scienza, alla demedicalizzazione della società e alla revisione critica della nozione di progresso tecnologico
L’attuale fase della gestione del COVID – sebbene parzialmente oscurata dalla sovrapposizione tra pausa estiva, crisi di governo, polemiche relative all’adozione dei vari «Decreti Aiuti» e campagna elettorale per le elezioni politiche del 25 settembre 2022 – sta evidenziando anche sul mainstream le contraddizioni e le incoerenze che hanno preceduto e accompagnato, sul piano scientifico, l’immissione in commercio dei cosiddetti vaccini.
L’incertezza circa la sicurezza e l’efficacia di questi ultimi, e per converso la certezza circa la loro natura sperimentale, sono oggi ben note: ma è appena il caso di ricordare che lo erano molto meno nel novembre 2021, quando il CIEB richiamava – per la prima volta in Italia – l’attenzione dell’opinione pubblica sul fatto che i «vaccini» in questione erano stati autorizzati, in via condizionata e provvisoria, sulla base di un regolamento europeo applicabile a «medicinali» per i quali non fossero forniti «dati clinici completi in merito alla sicurezza e all’efficacia». (1)
A quasi un anno di distanza dal suo I Parere, il CIEB non può fare a meno di constatare che – tra l’indifferenza della politica, dei media e conseguentemente dell’opinione pubblica – l’assenza di dati oggettivi in merito alla sicurezza e all’efficacia dei cosiddetti vaccini è divenuta il tratto caratteristico ed essenziale destinato a stimolare e ad accelerare l’intera campagna vaccinale, in Europa come nel resto del mondo.
Una conferma in tal senso è fornita dalla decisione della Food and Drug Administration statunitense di autorizzare nuovi vaccini per le varianti del COVID pur in assenza di qualsiasi studio clinico (2); un’altra conferma è fornita dalla raccomandazione dell’European Medicines Agency di autorizzare nuovi vaccini per le varianti Ba.4 e 5 del COVID sulla base dei dati ottenuti per i vaccini relativi alle precedenti varianti Ba.1 e 2, a loro volta ottenuti mediante mera comparazione con i dati di laboratorio – e, quindi, non clinici – relativi ai vaccini concepiti per la versione primigenia del Sars-CoV-2 (3); un’ulteriore conferma è fornita dall’invio massiccio di vaccini nei Paesi africani – cui ha contribuito anche il governo italiano donando 100 milioni di euro alla GAVI Alliance, come segnalato dal CIEB nel suo XIV Parere del 19 agosto 2022 – ciò che potrebbe condurre alla accidentale o incauta somministrazione di vaccini adenovirali a soggetti sieropositivi (4); ma la conferma più eclatante è fornita dalla comunicazione della Commissione Europea del 2 settembre 2022, in cui si afferma, in modo emblematicamente apodittico, che «lo sviluppo dei vaccini COVID-19 può essere considerato un trionfo scientifico (sic!) e si stima (sic!) che il loro successo nell’implementazione abbia salvato circa 20 milioni di vite (sic!) in tutto il mondo» (5).
Questo scavalcamento delle evidenze scientifiche avviene mentre in Italia si discute più o meno oziosamente dei «poteri speciali» che il Presidente del Consiglio ha ritenuto di disciplinare in materie di rilevanza strategica solo dopo la crisi di governo e le sue dimissioni, nell’assoluto silenzio dei media e della politica e, soprattutto, al culmine del periodo più buio dell’intera storia repubblicana per la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali (6); mentre il dibattito pre-elettorale sta progressivamente soffocando, secondo un processo non imprevedibile e forse non indesiderato dagli stessi movimenti anti-sistema, il dissenso della parte ancora raziocinante della società civile nei confronti dell’evidente mancanza di eticità del potere politico, mediatico, tecno-scientifico e finanziario; mentre taluni partiti, chiaramente interessati al mantenimento dello status quo, strizzano l’occhio a quanti si mostrano critici nei riguardi della gestione del COVID, in vista di eventuali successi elettorali; mentre dovrebbe essere di palmare evidenza che la cosiddetta pandemia è servita, prima di ogni altra cosa, a sdoganare la strategia volta a legittimare l’adozione di meccanismi e strumenti premiali ispirati ai principi dell’economia comportamentale e finalizzati all’instaurazione di regimi neomalthusiani di stampo totalitario mediante l’utilizzo del terrore, della propaganda e dello scientismo; e mentre già si delineano le nuove emergenze pianificate dalle corporazioni finanziarie multinazionali in grado di controllare in profondità, su scala globale, i circuiti scientifici, tecnologici, produttivi, industriali, culturali, mediatici e politici.
Poiché da più parti si colgono segnali in grado di far presagire che, qualsiasi governo nascerà dalle prossime elezioni politiche, gli italiani si troveranno comunque a fronteggiare ulteriori restrizioni ispirate a nuove emergenze sanitario-climatico-energetiche, il CIEB ritiene necessario ribadire fin d’ora, ancora una volta e con forza, il principio del primato dell’essere umano sugli interessi della società e della scienza, come recepito anche da strumenti di diritto internazionale (7). Questo principio, richiamato in diversi Pareri del CIEB, non ha che una sola declinazione: guidare le scelte politiche e le decisioni normative concernenti le applicazioni dei risultati scientifici conseguiti, in particolare, nei campi della genetica, della biologia e della medicina, ossia le applicazioni tecnologiche che più di altre suscitano dubbi e sollevano interrogativi etici in merito alla salvaguardia dell’integrità psico-fisica dell’essere umano e alla tutela della dignità e dei diritti fondamentali dell’uomo.
A tal fine, il CIEB ritiene improcrastinabile:
- riportare i principi e i valori cui si ispira la riflessione bioetica e biogiuridica al centro del processo di revisione della gestione del COVID – che talune istituzioni pubbliche e private stanno avviando solo ora, con ingiustificabile ritardo, a emergenza apparentemente conclusa – superando in particolare la sterile contrapposizione tra dati scientifici su cui indulgono in modo strumentale gran parte dell’accademia, la politica, i media e, conseguentemente, l’opinione pubblica;
- creare le condizioni affinché la società civile possa dotarsi degli strumenti intellettuali e culturali necessari per valutare criticamente le misure di gestione della cosiddetta pandemia, nonché quelle che saranno adottate per gestire le future, nuove emergenze, tenuto conto della diffusa tendenza, avallata anche dalle istituzioni, a ridicolizzare, criminalizzare o addirittura psichiatrizzare le opinioni dissenzienti e minoritarie, riducendole a teorie cospiratorie o complottismi di varia natura e finalità; (8)
- anche in considerazione delle gravi violazioni dei diritti e delle libertà fondamentali commesse durante la gestione del COVID, tali da prospettare veri e propri crimini contro l’umanità, riaprire il dibattito sull’esigenza di demedicalizzare la società – allo scopo di recuperare e valorizzare la funzione tradizionale della medicina – e di rivedere, più in generale, nozione e prospettive del progresso tecnologico allo scopo di salvaguardare i diritti dell’uomo nei confronti della biomedicina, delle biotecnologie e delle «tecnologie convergenti» verso la prospettiva postumana e transumana, con specifico riferimento alle nanotecnologie, alle tecnologie dell’informazione e comunicazione, alle applicazioni delle neuroscienze, alla biologia sintetica, all’intelligenza artificiale e alla robotica.
CIEB
17 settembre 2022
NOTE
1) Cfr. l’art. 4, n. 1, del regolamento della Commissione europea n. 507/2006 del 29 marzo 2006, in Guue n. L92 del 20 marzo 2006.
2) Cfr., tra gli altri, https://ilmanifesto.it/vaccino-pfizer-senza-test-gli-usa-corrono-leuropa-frena.
4) Sui rischi di tale somministrazione cfr. Buchbinder, S.P.; McElrath, M.J.; Dieffenbach, C.; Corey, L.; Use of Adenovirus Type-5 Vectored Vaccines: A Cautionary Tale, in Lancet Lond. Engl. 2020, 396, e68–e69, doi:10.1016/S0140-6736(20)32156-5.
5) Cfr. l’incipit della comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni, intitolata «Risposta dell’UE al COVID-19: preparazione per l’autunno e l’inverno 2023», documento COM(2022) 452 def. del 2 settembre 2022.
6) Cfr. il D.P.C.M. 1° agosto 2022, n. 133, intitolato «Regolamento recante disciplina delle attività di coordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri propedeutiche all’esercizio dei poteri speciali di cui al decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, e successive modificazioni ed integrazioni, della prenotifica e misure di semplificazione dei procedimenti», in G.U., Serie Generale, n. 211 del 9 settembre 2022. Come è evidente, l’atto in questione è stato adottato a crisi già consumata (risalendo le dimissioni del governo al 21 luglio 2022) e pertanto è quantomeno dubbia la sua riconducibilità all’ambito degli «affari correnti» che il governo dimissionario dovrebbe, come noto, limitarsi a espletare. Ad abundantiam, il D.P.C.M. in questione è stato pubblicato con più di un mese di ritardo sulla Gazzetta Ufficiale ed entrerà in vigore il 24 settembre 2022, ossia il giorno prima della data prevista per le elezioni politiche.
7) Cfr. l’art. 2 della Convenzione per la protezione dei diritti dell’uomo e della dignità dell’essere umano nei confronti delle applicazioni della biologia e della medicina: Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina, firmata a Oviedo il 4 aprile 1997.
8) Cfr., emblematicamente, https://www.rivistadipsichiatria.it/archivio/3790/articoli/37742/.
Il testo originale del Parere è pubblicato sul sito internet: www.ecsel.org/cieb
Renovatio 21 offre questo comunicato per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Pensiero
Se la realtà esiste, fino ad un certo punto

I genitori si accorgono improvvisamente che la biblioteca scolastica mette a disposizione degli alunni strani libri «a fumetti» dove si illustra amabilmente il bello della liaison omoerotica.
L’intento degli autori è inequivocabile, quello di presentare un modello antropologico indispensabile per una adeguata formazione dell’individuo in crescita… Meno chiaro appare nell’immediato se la scuola, nel senso dei suoi responsabili vicini o remoti, di questa trovata educativa abbiano coscienza e conoscenza.
Di istinto, i genitori dell’incolpevole alunno si chiedono se tutto ciò sia proprio indispensabile per uno sviluppo armonico della psicologia infantile, magari in sintonia con i suggerimenti più elementari della natura e della fisiologia.
Tuttavia, poiché anche lo zeitgeist ha una sua potenza suggestiva, a frenare un po’ il comprensibile sconcerto, in essi affiora anche qualche dubbio sulla adeguatezza culturale dei propri scrupoli educativi, tanto che sono indotti a porsi il dubbio circa una loro eventuale inadeguatezza culturale rispetto ai tempi, votati come è noto, a sicure sorti progressive.
Ma il caso riassume bene tutto il paradosso di un fenomeno che ha segnato questo quarto di secolo e soltanto incombenti tragedie planetarie, mettono un po’ in sordina, finché dagli inciampi della vita quotidiana esso non riemerge con tutta la sua inaspettata consistenza.
Infatti la domanda sensata che si dovrebbero porre questi genitori, è come e perché una anomalia privata abbia potuto meritare prima una tutela speciale nel recinto sacro dei valori repubblicani, per poi ottenere il crisma della normalità e quindi quello di un modello virtuoso di vita; il tutto dopo essersi insinuata tanto in profondità da avere disattivato anche quella reazione di rigetto con cui tutti gli organismi viventi si difendono una volta attaccati nei propri gangli vitali da corpi estranei capaci di distruggerli.
Eppure, per quanto giovani possano essere questi genitori allarmati, non possono non avere avvertito l’insistenza con cui questa merce sia stata immessa di prepotenza sul mercato delle idee, quale valore riconosciuto, dopo l’adeguata santificazione dei cultori della materia ottenuta col falso martirio per una supposta discriminazione. Quella che già il dettato costituzionale impediva ex lege.
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Ma tutta l’impalcatura messa in piedi intorno a questo teatro dell’assurdo in cui i maschi prendono marito, le femmine si ammogliano nelle sontuose regge sabaude come nelle case comunali di remote province sicule, non avrebbe retto comunque all’urto della ragione naturale e dell’evidenza senza la gioiosa macchina da guerra attivata nel retrobottega politico con il supporto della comunicazione pubblica e lasciata scorrazzare senza freni in un mortificato panorama culturale e partitico.
Nella sconfessione della politica come servizio prestato alla comunità, secondo il criterio antico del bene comune, mentre proprio lo spazio politico è in concreto affollato da grandi burattinai e innumerevoli piccoli burattini, particelle di un caos capace di tenere in scacco «il popolo sovrano». Una parte cospicua del quale si sente tuttavia compensato dalla abolizione dei pronomi indefiniti, per cui tutte e tutti possono toccare con mano tutta la persistenza dei valori democratici.
Non per nulla proprio in omaggio a questi valori è installato nella anticamera della presidenza del Consiglio, da anni funziona a pieno regime un governo ombra, quello terzogenderista dell’UNAR. Un ufficio che ha lavorato con impegno instancabile, e indubbia coerenza personale, alla attuazione del «Piano» (sic) elaborato già sotto i fasti renziani e boschiani, per la imposizione capillare nella società in generale e nella scuola in particolare, di tutto l’armamentario omosessista.
Il cavallo di battaglia di questa benemerita entità governativa è la difesa dei «diritti delle coppie dello stesso sesso», dove sia il «diritto», che la «coppia» hanno lo stesso senso dei famosi cavoli a merenda.
Ecco dunque un esempio significativo ed eccellente di quella desertificazione della politica per cui il governo ombra guidato da interessi particolari in collaborazione e in sintonia con centri di potere radicati in istituzioni sovranazionali, possa resistere ad ogni cambio di governo istituzionale senza che ne vengano disinnescati potere e funzioni.
I partiti, dismessi gli apparati ideologici, e omogeneizzati nella sostanza, sono ridotti a «parti», alla moda di quelle fiorentine che pure un qualche ideale di fondo ce l’avevano, anche se tutte si assestavano su un gioco di potere.
Qui prevale il gioco dei quattro cantoni, dove tutti sono guidati dall’utile di parte che coincide a seconda dei casi con l’utile politico personale o ritenuto tale. Un utile calcolato tra l’altro senza vera intelligenza politica ovvero senza intelligenza tout court. Anche chi si è abbigliato di principi non negoziabili, alla bisogna può negoziare tutto, perché secondo il noto Principio della Dinamica Politica, «Tutto vale fino ad un certo punto».
Tajani, insieme a Rossella O’Hara ci ha offerto il compendio di tutta la filosofia occidentale contemporanea. Quindi dobbiamo stare sereni. Ma i genitori attoniti devono comprendere che quei libretti e questa scuola non sono caduti dal cielo. Sono il frutto di una politica diventata capace di tutto perché incapace a tutto sotto ogni bandiera.
Patrizia Fermani
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Pensiero
Putin: il futuro risiede nella «visione sovrana del mondo»

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Pensiero
La questione di Heidegger

Negli scorsi mesi è scoppiata sul quotidiano La Verità una bizzarra diatriba riguardo ad un pensatore finito purtroppo per essere centrale nel nostro panorama filosofico accademico, Martin Heidegger (1889-1976), già noto per la collaborazione con il nazismo e per l’adulterio consumato con la celebre ebrea Hannah Arendt, all’epoca sua studentessa, e da alcuni, per qualche ragione, considerato come un filosofo «cattolico».
Un articolista con fotina antica a nome Boni Castellane (supponiamo si chiami Bonifazio, ma lo si trova scritto così, con il diminutivo, immaginiamo) ha cominciato, con un pezzo importante, a magnificare le qualità dell’Heidegger lo scorso 17 agosto:«Omologati e schiavi della Tecnologia – Heidegger ci aveva visti in anticipo».
Giorni dopo, aveva risposto un duo di autori, tra cui Massimo Gandolfini, noto, oltre che la fotina con il sigaro, per aver guidato (per ragioni a noi sconosciute) eventi cattolici di odore vescovile, che come da programma non sono andati da nessuna parte, se non verso la narcosi della dissidenza rimasta e il compromesso cattolico. Sono seguite altri botta e risposta sul ruolo del «sacro» secondo l’Heideggerro e la sua incompatibilità con il cristianesimo.
Il Gandolfini e il suo sodale scrivono, non senza ragione, che «il dio a cui si riferisce Heidegger non è il nostro». Una verità non nota agli intellettuali cattolici che, in costante complesso di inferiorità nei confronti del mondo, hanno iniziato ad importare il pensatore tedesco dalle Università italiane – dove ha tracimato, dopo un progetto di inoculo sintetico non differente da quello avutosi con Nietzsche – per finire addirittura nei seminari.
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Il progetto, spiegava anni fa Gianni Collu al direttore di Renovatio 21, era del tutto identico a quello visto con Nietzsche, recuperato dall’ambito della cultura nazista, purgato nell’edizione Adelphi di Giorgio Colli e Mazzino Montinari – la cura dell’opera omnia nicciana arriva prima in italiano che in tedesco! – e servito alla massa del ceto medio riflessivo italiota, e mondiale, per distoglierlo dal marxismo e introdurre elementi di irrazionalismo e individualismo nichilista nella vita del popolo – di lì all’esoterismo di massa, il passo diventa brevissimo.
Con Heidegger si è tentato un lavoro simile, ma Collu aveva profetizzato allo scrivente che stavolta non avrebbe avuto successo, perché era troppo il peso del suo legame con l’hitlerismo, e troppa pure la cifra improponibile del suo pensiero. Di lì a poco, vi fu lo scandalo dei cosiddetti «Quaderni neri», scritti ritenuti inaccettabili che improvvisamente sarebbero riemersi – in verità, molti sapevano, ma il programma di heidegerizzare la cultura (compresa quella cattolica) imponeva di chiudere un occhio, si vede. Fu ad ogni modo divertente vedere lo stupore di autori e autrici che avevano dedicato una buona porzione della carriera allo Heidegger – specie se di origini ebraiche.
L’incompatibilità di Heidegger – portatore di una filosofia oscura e disperata – con il cattolicesimo è, comunque, totale. Di Heidegger non vanno solo segnalati i pericoli, va combattuto interamente il suo pensiero, che altro non è se non un ulteriore sforzo per eliminare la metafisica, e quindi ogni prospettiva non materiale – cioè spirituale – per l’uomo.
Molto vi sarebbe da dire sul personaggio, anche a partire dal suo dramma biografico. Lasciamo qui la parola al professor Matteo D’Amico, che ha trattato il tema dell’influenza di Heidegger nel mondo cattolico, e la difformità di questo personaggio e del suo pensiero, in un intervento al Convegno di studi di Rimini della Fraternità San Pio X nel 2017.
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Immagine di Landesarchiv Baden-Württemberg, Staatsarchiv Freiburg W 134 Nr. 060680b / Fotograf: Willy Pragher via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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