Connettiti con Renovato 21

Essere genitori

Il nuovo Apartheid: i covidioti contro i nostri figli

Pubblicato

il

 

 

Doveva succedere, è successo.

 

Un uomo, un sabato mattina qualsiasi di una regione «gialla», decide di fare una passeggiata con il figlio. Da tanto tempo, infatti, non metteva piede nel centro storico della sua bellissima, immortale città, mostrarla al piccolo è qualcosa che un padre dovrebbe sentirsi di fare.

 

Padre e figlio camminano per il parchetto, oltrepassano la porta millenaria della città, ammirano il Torrione, respirano l’aria del Corso. Brioche. Succo d’arancia. Il bambino fa tante domande, il padre è felice di rispondere, ma non sa rispondere a tutte.  A cinque anni ci si sente di interrogare gli adulti su questioni futili ma anche impreviste, abissali.

 

«Scusate, ma il bambino non può stare qui senza mascherina»

Padre e figlio entrano in uno, due, tre negozi. Librerie, oggettistica: pare essere resistita, soffrendo, qualche forma di vita nonostante Amazon. Il papà guarda il suo bimbo: è bravo, è buono, è bellissimo. Ha la pelle bianchissima e i capelli fini. Vuole sapere tante cose, ma sa ridere e scherzare sempre. È il compagno ideale, pensa il genitore, con chi altri passare il tempo? Chi altro ti permette di sentirti così completo, così vivo? Chi altri è più importante?

 

Nella mente dell’uomo avanza un’idea. Lì vicino c’è un negozietto che dovrebbe avere dei Lego. Una scatoletta di costruzioni è il minimo che questo miracolo totale che è mio figlio si merita. Il piano di andare a prendersi questo piccolo premio è condiviso con il cinquenne, che approva gioioso.

 

Il negozio è da poco aperto. Dentro solo un commesso ed un cliente. I due entrano come hanno fatto altre volte prima di oggi, prima della pandemia, perfino prima che il bambino esistesse, perché il negozio lo si conosce. Si appropinquano allo scaffale dei Lego.

 

«Quale vuoi? Questo con i Mandalorian… ?» chiede il papà.

 

«Il bambino ha meno di sei anni» ribatte l’uomo stupito. «L’obbligo è per i bambini dai sei anni in su»

«Scusate» interrompe il commesso, che ha mollato il cliente che stava servendo ed è uscito dal bancone per venire a poca distanza dal duo. È mascherato come lo è, per legge, l’uomo.

 

«Scusate, ma il bambino non può stare qui senza mascherina».

 

«Il bambino ha meno di sei anni» ribatte l’uomo stupito. «L’obbligo è per i bambini dai sei anni in su». L’uomo è sbigottito: come si permette questo tizio di andare da un cliente del suo negozio e accusarlo di violare una, per quanto stupida, legge? Quello che stava succedendo non aveva alcuna attinenza né con la legge, con la logica del commercio, né con la creanza.

 

La verità è che l’uomo non aveva capito nulla di quello che stava succedendo. A lui, al figlio, al negozio, alla città, al Paese, alla Terra. N-u-l-l-a.

 

«Lo sappiamo che la legge dice che la mascherina va portata dai sei anni, ma in questo negozio si entra solo con la mascherina. Anche i bambini».

«Lo sappiamo che la legge dice che la mascherina va portata dai sei anni, ma in questo negozio si entra solo con la mascherina. Anche i bambini».

 

Il signore, che tiene stretta la manina di suo figlio, è solitamente uno combattivo, e, a quanto dicono, un tantinello aggressivo. In quel momento, però, non proferisce parola.

 

Il commesso non è cattivo, né malizioso. Esegue degli ordini, non si sa se ne è dispiaciuto, ma non è possibile nemmeno dire che questo lavora gli piaccia.

 

«Se vuole, posso portare i prodotti fuori dalla porta…».

 

L’uomo non dice niente. Non protesta. Non insulta. Non sospira nemmeno. Tira la manina del figlio fuori dal negozio, a passi veloci.

 

«Se vuole, posso portare i prodotti fuori dalla porta…».

E così che è capitato: l’esperienza della discriminazione vissuta sulla propria pelle, e su quella del proprio bambino, che – nell’epoca in cui si fa domande su qualsiasi cosa – ha subito questo spettacolo incredibile.

 

Fuori, l’uomo cammina con il bambino verso la macchina, facendo finta di niente. Si sta chiedendo cosa il bambino possa aver capito. Sta pregando che quello attraverso il quale il piccolo è passato non costituisca un trauma. Di fatto, non ha reagito minimamente proprio per questo: perché sa quanto i momenti di tensione rimangano indelibili nel cuore del bimbo, soprattutto quelli in cui si può sentire minimamente responsabile.

 

Il bambino non chiede mai «Papà cosa è successo»?, ma l’uomo tuttora non sa cosa abbia capito davvero.

 

Perché non lo sa neanche nemmeno lui. Si è trattato di un mitico evento di quelli per i quali gli hanno rotto il cazzo per tutta la vita: la discriminazione. In parte, aveva sempre saputo che era stupida retorica, e agenda politica, del progressismo più rancido: gli immigrati, gli omosessuali,  i «diversi» etc. etc. Non aveva mai visto, in vita sua, qualcuno cacciato da un esercizio commerciale. Con la mente poteva tornare quella volta che, ad una mensa scolastica in Francia, 30 anni prima, una ragazza indicandolo chiese «est-tu italien?» per poi cambiare tavolo. Sciocchezze, ragazzate: una cosa del genere non gli toglieva niente, anzi – meglio mangiare senza una brutta ebete frustrata intorno.

E così che è capitato: l’esperienza della discriminazione vissuta sulla propria pelle, e su quella del proprio bambino, che – nell’epoca in cui si fa domande su qualsiasi cosa – ha subito questo spettacolo incredibile.

 

Stavolta, però era diverso. Qualcosa gli era stato tolto. La libertà di movimento. La libertà di commercio. La quiete della propria vita, e quella del figlio. No, questo non lo aveva mai visto.

 

Non aveva mai visto una cosa del genere, perché tutti sapevano che su chi rifiuta un servizio discriminando il cliente, ci sarebbero delle leggi belle severe, severe al punto che sono ancora quelle del fascismo. Il Regolamento per l’esecuzione del Testo Unico di Pubblica Sicurezza del 1931 prevede «gli esercenti non possono, senza un legittimo motivo, rifiutare prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo». All’esercente potrebbe essere comminata una multa che va  da € 516 e  € 3,098. Tuttavia, sotto emergenza COVID, anche questo – come tutto, come ogni singolo diritto, come ogni libertà, anche quelle più primarie ed animali – diventa discutibile. Potrebbero ribattere che, secondo la Cassazione,  è legittimo allontanare un cliente qualora questi, col proprio atteggiamento, turbi la sicurezza o la quiete degli altri clienti.

 

Tutto questo non rileva. Quello che importa qui è comprendere che si è stabilito un sistema di potere che giustifica i kapò covidioti di ogni angheria. I covidioti ora dettano legge – materialmente. Ognuno può divenire il Giuseppe Conte del proprio spazietto: «non concediamo» ai bambini, anche piccolissimi, di stare senza mascherina. Il potere covidiota si abbatte sui nostri figli,  umiliando noi genitori.

È stato installato, nelle menti delle persone ancora più che con i DCPM anticostituzionali, un nuovo sistema di Apartheid.

 

È stato installato, nelle menti delle persone ancora più che con i DCPM anticostituzionali, un nuovo sistema di Apartheid.

 

Le storie dei neri in Sudafrica, che avevano i loro marciapiedi diversi da quelli dei bianchi, le rammentate?

 

Le storie degli anni Trenta, con i negozi vietati agli ebrei, visti ripetutamente in tutti i film possibili, le ricordate?

 

Le storie degli anni Trenta, con i negozi vietati agli ebrei, visti ripetutamente in tutti i film possibili, le ricordate?

Quanti casi di discriminazione abbiamo visto sui giornali, quando la solita omo-coppia si bacia in una spiaggia o in un bar e si sente «discriminata»?

 

Quanto ci hanno esaurito con le storie dei poveri immigrati che scappano dalla guerra e vengono discriminati perché neri?

 

A essere discriminato qui non è stato un cane, ma un bambino. Notiamo però che la faccenda di fatto assume un aspetto zootecnico: al bambino, va messa la museruola

Quanto ci hanno ripetuto che dovevamo nutrirci solo di involtini primavera e fare a gare per abbracciare un cinese a caso (con predilezione per quelli di Wuhan, magari)?

 

Quanto hanno rotto le palle con gli animali che devono potere entrare dappertutto, pena una discriminazione ingiusta?

 

Bene, ora siamo su ben altro livello. A essere discriminato qui non è stato un cane, ma un bambino. Notiamo però che la faccenda di fatto assume un aspetto zootecnico: al bambino, va messa la museruola.

 

Il bambino, come Fido, andrà prontamente vaccinato, chippato, eutanatizzato in caso di malattia, fornito di pedigree che attesti la bontà della provetta che lo ha prodotto.

Il bambino, come Fido, andrà prontamente vaccinato, e sarà rilasciato pure un documento che lo attesta.

 

Il bambino, come Bobi, potrebbe presto essere chippato: ai bravi cani si fa così, così si sa che vaccini hanno fatto, dove si trovano nel caso che scappino o, il Cielo non voglia, li rubino.

 

Il bambino, come un cane, qualora dovesse soffrire troppo per una malattia ritenuta non curabile, potrà essere soppresso con la punturina. I lettori di Renovatio 21 sanno che in Belgio e Olanda è già legale, e da anni.

 

Un Apartheid che sarà genomico, eutanatico, bioelettronico – l’Apartheid che una società della Necrocultura infliggerà ai nostri figli secondo la mente e la tecnologia del XXI secolo

Il bambino, come un cane, avrà il suo pedigree, perché verrà fatto esclusivamente in provetta, con il meglio che la riprogenetica avrà da offrire.

 

Tutte queste che abbiamo segnato qui sopra sono solo sfumature dei prossimi Apartheid. Un Apartheid che sarà genomico, eutanatico, bioelettronico – l’Apartheid che una società della Necrocultura infliggerà ai nostri figli secondo la mente e la tecnologia del XXI secolo.

 

La storia del pendìo scivoloso la conoscete: iniziano con «io non posso entrare» e si finisce nel lager. Certamente non si rendono conto di essere figli – nell’incubo salutista, genetico e di Stato di sorveglianza razzista e mortifero – del tizio coi baffetti sulle cui fotine sputano ogni giorno come nell’ora di odio di 1984 di Orwell. La realtà è che l’incubo biototalitario che stanno creando è mille volte più pervasivo. Un tempo, sotto la guerra, i coprifuoco erano più laschi. Il tracciamento  geolocalizzante non era di fatto possibile. Anche la libertà di espressione era probabilmente migliore: si veniva puniti per quel che si diceva, ora si è sia puniti che cancellati.

 

La storia del pendìo scivoloso la conoscete: iniziano con «io non posso entrare» e si finisce nel lager

Di tante cose, in realtà, non hanno contezza. Non sanno ad esempio che il fanatismo è la radice di ogni conflitto.

 

Non è la cosa più stupida inerente ai covidioti: è peggio pensare che, quando se ne accorgeranno, i covidioti crederanno pure di poterlo vincere, il conflitto.

 

Non sanno ad esempio che il fanatismo è la radice del conflitto: e penseranno pure di poterlo vincere.

In uno scontro per difendere la prole, chi credete possa essere più pronto, e determinato?

 

I padri devono meditare soprattutto questo: devono stare vicino ai loro figli, e prepararli a questi tempi di turbolenza, ad essere discriminati, derisi, attaccati.

 

I padri  devono iniziare i loro figli, prepararli a questi tempi di turbolenza, ad essere discriminati, derisi, attaccati

I padri devono iniziare i figli. Abbiamo bisogno  di uomini che trasformino i loro bambini in altri uomini. Questa è la prima vera forma di resistenza possibile.

 

Perché quello che ci sta venendo innanzi, lo sapete tutti, non è umano.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

 

 

Continua a leggere

Animali

Scoperto in India un serpente lungo quanto uno scuolabus. Probabilmente pure molto meno letale

Pubblicato

il

Da

Gli scienziati dell’Istituto indiano di tecnologia Roorkee, in India, hanno pubblicato un articolo sulla rivista Scientific Reports per discutere della loro scoperta del Vasuki Indicus, una nuova specie di serpente gigante, vissuto circa 47 milioni di anni fa nello Stato indiano del Gujarat.

 

I resti del gargantuesco serpentone sono stati trovati nella miniera di carbone di Panandhro, nella regione di Kutch. Il suo nome è stato scelto in riferimento al luogo del ritrovamento e alla leggendaria creatura simile a un serpente associata alla divinità induista Shiva.

 

I ricercatori hanno osservato 27 vertebre, per lo più in buono stato di conservazione e alcune delle quali ancora articolate, che sembrano essere state raccolte da un individuo adulto. I pezzi ossei hanno dimensioni comprese tra 37,5 e 62,7 millimetri in lunghezza e tra 62,4 e 111,4 millimetri in larghezza, indicando un corpo ampio e cilindrico.

 

Sulla base di queste misurazioni, gli scienziati hanno ipotizzato che l’esemplare di Vasuki Indicus di cui facevano parte potesse raggiungere una lunghezza compresa tra 10,9 e 15,2 metri.

 

«Il team, guidato da Debajit Datta e Sunil Bajpai, ha scoperto i resti fossili della specie, che poteva raggiungere una lunghezza stimata tra gli 11 e i 15 metri, praticamente quanto uno scuolabus» scrive La Stampa.

 

Tuttavia non è dato sapere quanto letale per l’uomo potrebbe essere stato il rettilone. Sappiamo invece perfettamente quando posso ferire, di questi tempi, il suo termine di paragone, lo scuolabus.

 

«Autista dello scuolabus ha un malore e muore a Chiavari: aveva appena concluso il giro con i bambini»: Il Messaggero di due settimane fa.

 

«Incidente a Cittadella: autista di scuolabus ha un malore e va a sbattere contro una corriera». Il Resto del Carlino, 25 gennaio 2023.

 

La Spezia, maggio 2022: «Malore improvviso per l’autista dello scuolabus, mezzo fa un volo di venti metri». Lo riporta La Città della Spezia.

 

«Padova, autista di scuolabus muore alla guida». Automoto, ottobre 2023.

 

Corridonia, provincia di Macerata: «Malore fatale in strada, arrivano i soccorsi e uno scuolabus resta bloccato sui binari mentre arriva il treno». Il Resto del Carlino, il mese scorso.

 

Ottobre 2023: «Autista di scuolabus ha un malore alla guida: Jessica muore a 15 anni schiacciata dal mezzo». Lo riporta il Corriere Adriatico.

 

Stati Uniti, aprile 2023: «L’autista dello scuolabus ha un malore: studente di 13 anni prende il controllo del mezzo».

 

Roma, dicembre 2022: «Scuolabus fuori strada a Roma, paura per 41 bambini: Malore dell’autista». Lo riporta IlSussidiario.net.

 

Renovatio 21 ha riportato tanti altri casi.

 

«I ricercatori ipotizzano inoltre che il predatore preistorico cacciasse in modo lento, come le anaconde» scrivono gli scienziati scopritori del serpentazzo indico.

 

Abbiamo imparato invece che il suo termine di paragone, lo scuolabus, miete vittime all’improvviso.

 

«Malori improvvisi» del conducente, che rischiano di tirare giù con loro le vite di diecine di bimbi trasportati.

 

E quindi: cosa è più pericoloso? Il boa preistorico di 15 metri o mandare il proprio figlio a scuola?

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

 

 

Continua a leggere

Essere genitori

Il 25% dei bambini di età compresa tra 3 e 4 anni possiede uno smartphone: studio

Pubblicato

il

Da

Uno studio condotto dall’autorità governativa di regolamentazione delle comunicazioni nel Regno Unito ha rilevato che un quarto dei bambini di soli 3-4 anni possiede uno smartphone. Lo riporta il giornale britannico Telegraph.   Dallo studio di Ofcom è infatti emerso che un quarto di tutti i bambini sotto i 7 anni possiede un dispositivo intelligente, con un aumento di circa il 5% in un anno.   I dati per i bambini di età inferiore a 7 anni sono stati forniti dai genitori, quindi il numero reale potrebbe essere molto più alto se alcuni genitori scegliessero di essere liberali riguardo alla verità.   Lo studio ha rilevato che quasi il 60% dei bambini di età compresa tra gli 8 e gli 11 anni possiede un telefono e, quando si arriva ai 12-17 anni, essenzialmente tutti i bambini possiedono uno smartphone.   Ofcom ha osservato che «i bambini delle scuole materne sono sempre più online e godono di una maggiore indipendenza digitale da parte dei genitori».   Lo studio ha anche scoperto che i bambini riescono ad aggirare i controlli sull’età per accedere alle app dei social media, semplicemente inventando la loro data di nascita.

Sostieni Renovatio 21

Più della metà (51%) di età inferiore ai 13 anni utilizza un’app di social media di qualche tipo sui propri telefoni, nonostante il fatto che la maggior parte delle app di social media richieda che gli utenti abbiano più di 13 anni.   Un totale del 40% dei bambini di età compresa tra 8 e 17 anni ha dichiarato a Ofcom di aver mentito sulla propria età per accedere a un’app.   Nella fascia di età 5-7 anni, un terzo dei genitori ha affermato che i propri figli utilizzano le app completamente senza supervisione e un terzo ha affermato di consentire ai propri figli di utilizzare le app prima che raggiungano l’età minima consigliata.   Il commissario governativo per l’infanzia britannico, Rachel de Souza, ha commentato che «l’uso dei social media e delle piattaforme di messaggistica da parte dei minorenni è molto diffuso. Le tutele previste dall’Online Safety Act devono essere implementate in modo rapido e deciso, con efficaci garanzie sull’età».   I risultati arrivano mentre il governo di Londra sta valutando la possibilità di attuare un divieto totale per i minori di 16 anni di acquistare smartphone, scrive Modernity News.   Tuttavia, tale legge non impedirebbe ai genitori di acquistare i dispositivi e di darli ai bambini, come avviene nella stragrande maggioranza delle case. Il governo sta anche valutando una legge che richiederebbe l’approvazione dei genitori quando i bambini di età inferiore ai 16 anni si iscrivono ad account sui social media.   Richard Collard della National Society for the Prevention of Cruelty to Children ha sottolineato che «il numero di bambini molto piccoli che utilizzano i social media indica un fallimento sistemico da parte delle aziende tecnologiche nel far rispettare i limiti di età da loro stabiliti”.   Gli studi hanno dimostrato che esistono ampie prove che l’uso dei social media è collegato ad un aumento dell’ansia, della depressione e ad un declino del benessere mentale tra i giovani. Le connessioni tra telefonino e l’aumento del cortisolo – l’ormone dello stress – sono discusse da diversi anni.   Come riportato da Renovatio 21, una curiosa circolare del ministero dell’Istruzione italiano dell’anno scorso descriveva lo smartphone come una droga «non diversa dalla cocaina».   Negli anni è emerso che le app degli smartphone spiano i bambini su «una scala scioccante», hanno rivelato esperti a Children’s Health Defense.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
   
Continua a leggere

Essere genitori

«Influencer» per genitori condannata per abusi su minori

Pubblicato

il

Da

Una madre americana di sei figli, i cui consigli online sui genitori hanno attirato più di due milioni di abbonati su YouTube, è stata condannata il mese scorso ad almeno quattro anni di carcere con l’accusa di aggravamento di abusi su minori.

 

Ruby Franke, 42 anni, che gestiva il canale YouTube «8 Passengers», ora cancellata, è stata arrestata lo scorso agosto nello stato americano dello Utah quando suo figlio dodicenne malnutrito è scappato dalla casa di un’altra donna, Jodi Hildebrandt, 54 anni, per chiedere cibo e acqua a un vicino.

 

Il bambino era stato legato con nastro adesivo e aveva ferite aperte visibili a causa dell’essere stato legato con una corda, secondo i documenti della polizia. Hildebrandt, con il quale Franke collaborava in un’impresa commerciale separata, è stata condannata alla stessa pena detentiva di quattro pene da uno a 15 anni ciascuna.

 

Entrambe si erano dichiarate colpevoli a dicembre delle accuse di abuso aggravato di secondo grado su minori.

 

 

Sostieni Renovatio 21

Scusandosi con i suoi figli dopo la sua condanna, Franke ha detto di aver «creduto che l’oscurità fosse luce e che il giusto fosse sbagliato. Farei qualsiasi cosa al mondo per voi. Ho preso da voi tutto ciò che era tenero, sicuro e buono». Nella sua stessa dichiarazione, la Hildebrandt ha detto che spera che i bambini possano «guarire fisicamente ed emotivamente».

 

Durante il processo dell’anno scorso, il pubblico ministero Eric Clarke ha detto alla corte che due dei figli di Franke erano stati costretti a vivere in un «ambiente simile a un campo di concentramento» e gli erano stati «regolarmente negati cibo, acqua, letti in cui dormire e praticamente ogni forma di divertimento».

 

 

La Franke aveva creato il suo canale YouTube «8 Passengers» nel 2015 e l’estate scorsa aveva accumulato 2,3 milioni di abbonati, molti dei quali attratti dai video della vita familiare suburbana di Franke.

 

Tuttavia, alcuni spettatori si sono preoccupati nel 2020 quando uno dei suoi figli ha detto in un video che aveva dormito su un pouf per sette mesi. Altri video descrivevano Franke che tratteneva il cibo dai suoi figli e «annullava» il Natale come punizione.

 

Il canale YouTube «8 Passengers» è stato cancellato nel 2022, lo stesso anno in cui la Franke si era separata dal marito Kevin.

 

Nell’ambito di un patteggiamento, Hildebrandt – che ha collaborato con Franke in una serie di video di «life coaching» – ha ammesso di essere a conoscenza degli abusi sui minori e di aver costretto uno dei figli di Franke a «saltare più volte in un cactus».

 

Ha aggiunto che Franke aveva detto ai suoi figli che erano «malvagi e posseduti» e dovevano «pentirsi».

 

In una dichiarazione rilasciata dal suo avvocato prima del processo l’anno scorso, Kevin Franke ha chiesto che fosse inflitta la pena massima al suo ex partner per l’abuso «orribile e disumano» dei suoi figli.

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

Immagine screenshot da YouTube

Continua a leggere

Più popolari