Ambiente
«Geoingegneria solare»: se il New York Times inneggia alle «scie chimiche»
Renovatio 21 ha spesso riportato le evoluzioni dell’incredibile progetto finanziato da Bill Gates di diminuire la temperatura globale liberando nell’aria particelle di solfato in grado di riflettere i raggi solari.
Il progetto, i cui esperimenti erano programmati per quest’anno, ha subito una battuta d’arresto dopo che alcuni enti della Svezia si sono opposti.
Epperò l’idea, apprendiamo, è tutt’altro che morta. Se pensavate che esso potesse restare là solo come materiale per i piani del cattivo di un James Bond inedito, vi sbagliate.
«Fingere che il cambiamento climatico possa essere risolto con la sola riduzione delle emissioni è una fantasia pericolosa
È il principale quotidiano del pianeta, il New York Times, a tornare a parlarci del progetto di spruzzare nell’aria sostanze chimiche che oscurino il sole per combattere il cambiamento climatico.
Ecco quindi che la settimana passata è apparso un editoriale di David Keith, professore di fisica applicata e di politiche pubbliche ad Harvard, dove ha guidato lo sviluppo del programma di ricerca sull’ingegneria solare dell’università.
L’editoriale rappresenta da tanti punti di vista un salto significativo. Ad esempio, è detto apertis verbis che la riduzione delle emissioni non basterà mai. Si tratta, viene detto, di rimediare anche per quelle del passato, in una ridefinizione materiale del clima terrestre tutto. Perché «fingere che il cambiamento climatico possa essere risolto con la sola riduzione delle emissioni è una fantasia pericolosa».
Se la religione climatica possiede una sua forma di peccato (l’inquinamento) ha anche una forma di peccato originale – l’impronta climatica di ciascuno di noi, e quella dei nostri antenati. Non basta quindi smettere di peccare: Keith propone di creare impianti tecnologici per affrontare il tema del peccato originale della civiltà.
«L’infrastruttura energetica che alimenta la nostra civiltà deve essere ricostruita, sostituendo i combustibili fossili con fonti prive di carbonio come il solare o il nucleare. Ma anche in questo caso, l’azzeramento delle emissioni non raffredderà il pianeta. Questa è una conseguenza diretta del singolo fatto più importante sul cambiamento climatico: il riscaldamento è proporzionale alle emissioni cumulative nell’era industriale».
Scontiamo i peccati dei nostri genitori, nonni, bisnonni, trisavoli. Scontiamo il peccato dell’umanità in tutte le generazioni. Scontiamo il peccato climatico di Adamo ed Eva.
«Fermare le emissioni smette di peggiorare il clima. Ma riparare il danno, nella misura in cui la riparazione è possibile, richiederà qualcosa di più della semplice riduzione delle emissioni»
Degno di nota è il fatto che il professore dà per scontato l’imposizione delle regole climatiche e l’accettazione da parte della popolazione. Egli è già a guardare più avanti.
«L’eliminazione delle emissioni entro il 2050 circa è un obiettivo difficile ma raggiungibile. Supponiamo che sia soddisfatto. Le temperature medie smetteranno di aumentare quando le emissioni cesseranno, ma il raffreddamento richiederà migliaia di anni poiché i gas serra si dissipano lentamente dall’atmosfera».
Quindi, si passa alla fase due: la geoingegnerizzazione climatica.
«Fermare le emissioni smette di peggiorare il clima. Ma riparare il danno, nella misura in cui la riparazione è possibile, richiederà qualcosa di più della semplice riduzione delle emissioni».
«Per raffreddare il pianeta in questo secolo, gli esseri umani devono rimuovere il carbonio dall’aria o utilizzare la geoingegneria solare, una misura temporanea che può ridurre le temperature di picco, le tempeste estreme e altri cambiamenti climatici».
Nel sito del Keith Rearch Group vengono dichiarati, alla sezione «Funding», «una serie di doni da parte di Bill Gates attraverso Fund for Innovative Climate and Energy Research». Le FAQ del FICER sono un trionfo dell’excusatio non petita nei riguardi dell’attività e degli interessi del finanziatore Gates.
Quindi, la soluzione concreta:
«Gli esseri umani potrebbero rendere il pianeta Terra più riflettente aggiungendo minuscole goccioline di acido solforico alla stratosfera dagli aerei, sbiancando le nuvole di basso livello sull’oceano spruzzando sale marino nell’aria o con altri interventi»
«Gli esseri umani potrebbero rendere il pianeta Terra più riflettente aggiungendo minuscole goccioline di acido solforico alla stratosfera dagli aerei, sbiancando le nuvole di basso livello sull’oceano spruzzando sale marino nell’aria o con altri interventi».
Assomiglia, in effetti, a quei racconti «complottisti» di quelli che parlano di «scie chimiche». Tanto che queste sono in effetti ben visibili nell’illustrazione che accompagna l’articolo, appena sotto il titolo interrogativo: «Qual’è il modo meno peggio per raffreddare il pianeta?». Ma andiamo oltre.
L’alternativa sarebbe quella del processo del Carbon removal, cioè la creazione di impianti industriali che tolgano fisicamente l’anidride carbonica dall’atmosfera. n singolo impianto di cattura del carbonio che occupi un miglio quadrato di terra potrebbe rimuovere un milione di tonnellate di carbonio dall’aria all’anno. Ma costruire e far funzionare queste apparecchiature richiederebbe energia, acciaio e cemento da una catena di approvvigionamento globale» avverte Keith. Il Carbon removal, dice, «avrà bisogno di un’industria enorme». E poi «il problema con queste tecnologie di rimozione del carbonio è che sono intrinsecamente lente perché il carbonio che si è accumulato nell’atmosfera dalla rivoluzione industriale deve essere rimosso tonnellata per tonnellata».
Per cui, per il momento, forse è meglio concentrarsi sugli aerei che spargono sostanze chimiche in cielo per oscurare il sole.
«Gli ecosistemi dovrebbero essere manipolati usando l’irrigazione, la soppressione degli incendi o piante geneticamente modificate le cui radici sono resistenti alla putrefazione. Questo aiuta ad aumentare l’accumulo di carbonio nei suoli»
«La geoingegneria, d’altra parte, è economica e agisce velocemente, ma non può sgonfiare la bolla di carbonio. È un cerotto, non una cura».
Il professor Keith racconta di raccomandare questa cosa dell’acido disperso nell’atmosfera da aerei per oscurare il sole come una tecnica che andrebbe addirittura contro i suoi interessi privati. «Ho fondato Carbon Engineering, una delle aziende più in vista che sviluppa tecnologie per catturare il carbonio direttamente dall’aria e poi pomparlo nel sottosuolo o utilizzarlo per realizzare prodotti che contengono anidride carbonica» confessa l’harvardiano. Gli interessi dell’azienda potrebbero essere danneggiati se la geoingegneria fosse vista come un’opzione accettabile».
Vi è quindi un’altra ammissione degna di nota: quella dei limiti della natura. Bisogna perdere le illusioni nei confronti del tocco salvifico della vegetazione: gli «alberi sono propagandati come una soluzione climatica naturale», tuttavia è inutile raccontarsela: «il raffreddamento così veloce non può essere ottenuto lasciando che la natura scorra liberamente».
Con buona pace del cultori del verde, i devoti a Gaia, qui si fa parla – forse nel contesto ambientalista per la prima volta in maniera esplicita fino all’impudico – di qualcosa che di ecologico non ha niente: la manipolazione degli ecosistemi.
«Gli ecosistemi dovrebbero essere manipolati usando l’irrigazione, la soppressione degli incendi o piante geneticamente modificate le cui radici sono resistenti alla putrefazione. Questo aiuta ad aumentare l’accumulo di carbonio nei suoli».
«La scala fisica dell’intervento è – per certi versi – piccola. Meno di due milioni di tonnellate di zolfo all’anno iniettate nella stratosfera da una flotta di un centinaio di velivoli ad alta quota rifletterebbero la luce solare e raffredderebbero il pianeta di un grado»
Si tratta di una vera e propria rivoluzione nella materia del pianeta:
«Per raffreddare un grado entro la metà del secolo, questa ingegneria ecologica dovrebbe avvenire su una scala paragonabile a quella dell’agricoltura o della silvicoltura globali, causando un profondo sconvolgimento degli ecosistemi naturali e delle persone troppo spesso emarginate che dipendono da loro».
Quindi, l’opzione geoingegneria è da tenere in prima fila, perché «potrebbe funzionare». Ed è spiegato in dettaglio come.
«La scala fisica dell’intervento è – per certi versi – piccola. Meno di due milioni di tonnellate di zolfo all’anno iniettate nella stratosfera da una flotta di un centinaio di velivoli ad alta quota rifletterebbero la luce solare e raffredderebbero il pianeta di un grado. Lo zolfo cade dalla stratosfera in circa due anni, quindi il raffreddamento è intrinsecamente a breve termine e potrebbe essere regolato in base a decisioni politiche su rischi e benefici».
Continua, in un crescendo che lascia a bocca aperta:
«Aggiungere due milioni di tonnellate di zolfo all’atmosfera sembra avventato, eppure si tratta solo di circa un ventesimo dell’inquinamento annuale da zolfo causato dai combustibili fossili di oggi».
«Le morti per inquinamento atmosferico dovute allo zolfo aggiunto nell’aria sarebbero più che compensate dalla diminuzione del numero di morti per caldo estremo, che sarebbe da 10 a 100 volte maggiore»
Il che significa che l’inquinamento protegge dal sole? Non capiamo Significa che la geoingegneria è, di fatto, inquinamento deliberato?
«La geoingegneria potrebbe peggiorare l’inquinamento atmosferico o danneggiare lo strato di ozono globale e sicuramente aggraverà alcuni cambiamenti climatici, rendendo alcune regioni più umide o più secche anche se il mondo si raffredda» ammette il professore, confondendo però sempre più il comune mortale.
Tuttavia, teniamo presente che, come sempre nel mondo moderno, c’è un calcolo utilitaristico alle spalle: «sebbene sia limitata, la scienza finora suggerisce che i danni che deriverebbero dall’abbattere di un grado le temperature globali sarebbero piccoli rispetto ai benefici».
Capito? Vi saranno stragi, ma sarà un male minore. Sarà il male desiderabile. Il nostro scrive proprio così, nero su bianco.
«Le morti per inquinamento atmosferico dovute allo zolfo aggiunto nell’aria sarebbero più che compensate dalla diminuzione del numero di morti per caldo estremo, che sarebbe da 10 a 100 volte maggiore».
Geoingegneria e stragi programmate. Riprogrammazione degli ecosistemi e geopolitica, flotte di aerei che iniettano acido nell’atmosfera. Tutto questo scritto sul maggior giornale della Terra
Sì, lo ha scritto sul serio. E non ha finito, perché il nostro sembra conscio del fatto che per un progetto simile ci vuole un accordo geopolitico esteso – qualcosa che assomiglia, pensiamo noi, ad un governo mondiale:
«La grande sfida della geoingegneria è geopolitica: quale paese o quali paesi decideranno di iniettare aerosol nell’atmosfera, su quale scala e per quanto tempo? Non esiste un percorso facile verso un processo di governance stabile e legittimo per una tecnologia economica e ad alto rendimento in un mondo instabile».
Geoingegneria e stragi programmate. Riprogrammazione degli ecosistemi e geopolitica, flotte di aerei che iniettano acido nell’atmosfera. Tutto questo scritto sul maggior giornale della Terra. Non so voi, ma qui, davanti a cotanta orrorifica sincerità, c’è da spaventarsi.
L’elefante nella stanza, mai citato nell’articolo, ha un nome: Bill Gates. Il quale è, apertamente, il finanziatore degli esperimenti di geoingegneria. È noto come il patron di Microsoft abbia esteso negli ultimi mesi il suo interesse alla questione dell’ambiente e del Climate Change.
Gates, sostenitore della riduzione della popolazione e della vaccinazione globale, ha recentemente non solo pubblicato un libro sul clima, ma avuto modo, grazie a Biden, di esporre le sue idee dinanzi a 40 capi di Stato.
Ecco che l’idea dell’irrorazione chimica del cielo ha trovato spazio anche all’ONU, che ha cominciato a discuterne apertamente poche settimane fa.
Una fantascienza diretta direttamente verso di noi, pagata sulla nostra pelle (sotto la nostra pelle…). Una fantascienza di cui siamo, ancora una volte, cavie. Mentre il mondo tutto diviene il laboratorio di un lager.
Tutto pare andare secondo uno schema predefinito. Anche le battute di arresto, come lo stop venuto dalla Svezia dove dovevano tenersi gli esperimenti, non sembrano fermare questi progetti, per quanto folli possano sembrare.
Limitiamoci a ricordare quando, invece che di riscaldamento globale, non troppi anni fa si parlava di «raffreddamento globale».
Renovatio 21 ha sottotitolato questo spezzone di un antico programma condotto da Leonard Nimoy, alias il dottor Spock. Quella di Gates e soci, tuttavia, è una fantascienza ben superiore a quella di Star Trek.
Una fantascienza diretta direttamente verso di noi, pagata sulla nostra pelle (sotto la nostra pelle…).
Una fantascienza di cui siamo, ancora una volte, cavie. Mentre il mondo tutto diviene il laboratorio di un lager.
Ambiente
I Verdi tedeschi hanno mentito per promuovere l’eliminazione dell’energia nucleare
Gli alti funzionari del governo tedesco del Ministero dell’Economia hanno intenzionalmente falsificato i rapporti degli esperti per far sembrare che l’energia nucleare non fosse più praticabile nel paese, ha riferito giovedì la rivista Cicero.
Citando documenti interni ed e-mail ottenuti tramite un ordine del tribunale, il media sostiene che i sostenitori di lunga data del Partito Verde dell’eliminazione graduale del nucleare in posizioni di rilievo hanno nascosto i rapporti sotto il tappeto, o li hanno alterati, se andavano contro i loro obiettivi. convinzioni ideologiche.
Dopo il disastro della centrale nucleare giapponese di Fukushima nel marzo 2011, il parlamento tedesco ha votato a favore della chiusura di tutti gli impianti simili nel paese. Nell’aprile 2023, le ultime tre centrali nucleari operative della Germania sono state messe fuori servizio.
Nell’articolo, Cicero sostiene che due sottosegretari presso i ministeri dell’Economia e dell’Ambiente hanno svolto un ruolo chiave nel tentativo di ritrarre come pericoloso il prolungamento della vita operativa delle centrali nucleari tedesche.
I due avrebbero cospirato per impedire che i rispettivi capi venissero a conoscenza di eventuali perizie tecniche che smentissero questa ipotesi. Secondo l’articolo, questi documenti datati marzo 2022 sottolineavano chiaramente che, con la forte diminuzione delle importazioni di gas russo, una «estensione della vita operativa delle centrali nucleari» avrebbe potuto alleviare la terribile situazione del settore energetico tedesco e impedire che i prezzi salissero alle stelle nel settore energetico. prossimo inverno.
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Tuttavia, i vertici verdi, scontenti di questa conclusione, avrebbero riscritto il documento, instillando il messaggio che qualsiasi prolungamento dell’attività delle restanti centrali nucleari «non è sostenibile per motivi tecnico-di sicurezza».
Cicero sostiene che il ministro dell’Economia Robert Habeck molto probabilmente ha visto solo la versione rielaborata del rapporto e non l’originale.
Di fronte alla minaccia di un imminente deficit energetico, il 17 ottobre il cancelliere Olaf Scholz ha ordinato che le restanti tre centrali nucleari rimanessero operative per tutto l’inverno, nonostante gli avvertimenti provenienti dai ministeri dell’Economia e dell’Ambiente. Tuttavia, come osserva la rivista tedesca, la tendenza generale verso l’eliminazione totale della produzione di energia nucleare è rimasta invariata.
Con i prezzi dell’energia in aumento, il pregiato settore industriale tedesco si è trovato sempre più in svantaggio, con un produttore su tre che di conseguenza sta valutando di spostare la produzione all’estero, ha riferito Bild a febbraio.
Come riportato da Renovatio 21, la Germania ha rinunciato catastroficamente al nucleare nell’era Merkel, affidandosi alle rinnovabili che non solo hanno disatteso le aspettative, ma hanno addirittura fatto riaprire le centrali a carbone. Nella società tedesca, tuttavia, affioravano segni di pentimento ancora prima della distruzione del gasdotto Nord Stream: scienziati, normali cittadini e pure qualche ministro rivogliono l’atomo inibito dalla cancelliera Angelona, fautrice dei multiplo disastri ora slatentizzatisi in Europa.
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Immagine di Christian VisualBeo Horvat via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Ambiente
Le prove di un aumento degli eventi meteorologici estremi sono «piuttosto limitate»: studio
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Ambiente
La «guerra metereologica» tra Paesi è possibile: metereologo riflette sulla geoingegneria dopo il diluvio a Dubai
John Jaques, meteorologo della società di tecnologia ambientale Kisters, ha avvertito in un articolo del settimanale Newsweek che le modifiche meteorologiche del governo potrebbero involontariamente innescare conflitti tra nazioni in cui il tempo metereologico verrebbe utilizzato nelle guerre tra Paesi.
Secondo il Jaques, la debacle del cloud seeding che ha provocato le inondazioni di Dubai dovrebbe servire a ricordare che l’influenza del governo sul tempo può portare a conseguenze non del tutto prevedibili.
«Il cloud seeding mira a migliorare e accelerare il processo di precipitazione. Soprattutto nelle aree in cui non piove da molto tempo, precipitazioni così intense possono portare a un flusso eccessivo di infiltrazioni, con conseguenti potenziali inondazioni improvvise», ha dichiarato Jaques, secondo il settimanale americano.
«Le inondazioni di Dubai fungono da forte avvertimento sulle conseguenze indesiderate che possiamo scatenare quando utilizziamo tale tecnologia per alterare il clima».
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«Inoltre, abbiamo poco controllo sulle conseguenze dell’inseminazione delle nuvole. Dove esattamente pioverà effettivamente? L’uso di tecniche come il cloud seeding per portare le piogge tanto necessarie in un’area può causare inondazioni improvvise e siccità in un’altra».
Il Jaques aggiunge che un andamento meteorologico che si sposta involontariamente su un Paese vicino dove è indesiderato potrebbe portare a ostilità, culminando potenzialmente in una guerra meteorologica «occhio per occhio».
«Ogni volta che interferiamo con i modelli naturali delle precipitazioni, diamo il via a una catena di eventi su cui abbiamo poco controllo», ha affermato Jaques. «Anche se sappiamo molto, c’è ancora molto che non sappiamo e ci sono ancora molte lacune nella nostra comprensione di questi complessi sistemi meteorologici».
«L’interferenza con il tempo metereologico solleva anche tutti i tipi di questioni etiche, poiché il cambiamento del tempo in un paese potrebbe portare a impatti forse non intenzionali ma catastrofici in un altro, dopo tutto, il tempo non riconosce confini intenzionali».
«Se non stiamo attenti, l’uso sfrenato di questa tecnologia potrebbe finire per causare instabilità diplomatiche con i paesi vicini impegnati in “guerre meteorologiche” di tipo “occhio per occhio”».
Casi di uso militare della geoingegneria climatica sono già conosciuti. È ad esempio ampiamente noto che il governo degli Stati Uniti ha condotto una guerra meteorologica durante la guerra del Vietnam, dove il progetto segreto di cloud seeding chiamato Operazione Popeye, inteso a peggiorare le condizioni dei monsoni, ha provocato forti piogge destinate a inabilitare le forze vietconghe.
Contrariamente a quanto si può pensare, tecnologia di controllo del meteo è in realtà vecchia di decenni. Da anni la Cina e gli USA stanno lavorando a tecnologie di controllo del clima che si sospetta abbiano la chiara possibilità di essere utilizzate come armi nei conflitti del futuro.
Come riportato da Renovatio 21, anche la UE nelle scorse settimane ha lanciato un avvertimento sull’uso della geoingegneria. Il mese scorso il senato dello Stato americano del Tennesee ha approvato un disegno di legge vieta la geoingegneria delle scie chimiche.
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