Spirito
Diocesi cattolica USA accetta di risarcire di 320 milioni di dollari per gli abusi sessuali

La diocesi di Long Island, nello Stato americano di Nuova York, ha annunciato un massiccio accordo fallimentare in base al quale pagherà 323 milioni di dollari a centinaia di vittime di presunti abusi sessuali da parte di membri del clero.
Secondo uno studio legale che rappresenta le vittime, il Rockville Center ha raggiunto giovedì un accordo preliminare con circa 600 querelanti che sostenevano di aver subito abusi sessuali da parte di preti quando erano bambini.
In precedenza la diocesi aveva offerto ai sopravvissuti un risarcimento di 200 milioni di dollari, che a quanto si dice è stato respinto.
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«Dopo quasi quattro anni abbiamo una risoluzione globale», ha detto Corrine Ball al giudice della Corte fallimentare degli Stati Uniti Martin Glenn a Manhattan. Glenn ha detto che l’accordo rappresentava un «enorme progresso» e che era arrivato «a un pelo» dal fallimento.
Il Rockville Center contribuirà con 234,8 milioni di dollari al fondo di risarcimento, mentre quattro assicuratori contribuiranno con 85,3 milioni di dollari, ha affermato un portavoce della diocesi.
Adam Slater, un avvocato che rappresenta circa 100 sopravvissuti, ha dichiarato a News 12 Long Island che si tratta del più grande accordo diocesano nella storia dello Stato di New York.
«L’obiettivo della diocesi è sempre stato l’equa compensazione delle vittime di abusi, consentendo nel contempo alla chiesa di continuare la sua missione essenziale», ha detto il portavoce della diocesi Eric Fasano a News 12.
Rockville Center, che serve circa 1,2 milioni di cattolici nelle contee di Nassau e Suffolk, è la più grande diocesi cattolica del Paese a dichiarare bancarotta. Ha presentato domanda di insolvenza a New York nell’ottobre 2020, citando il costo di molteplici cause legali intentate da vittime di abusi sessuali su minori per crimini vecchi di decenni. La diocesi ha affermato all’epoca che i potenziali pagamenti del New York State Child Victims Act avrebbero potuto lasciarla in rovina finanziaria.
Negli ultimi anni, oltre 20 diocesi cattoliche avrebbero dichiarato bancarotta, dopo che New York e altri Stati hanno emanato leggi che consentono temporaneamente alle vittime di abusi sessuali subiti da minorenni di presentare denuncia indipendentemente da quanto tempo prima si sia verificato il presunto reato.
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Il tema degli abusi nelle chiese cattoliche è diventato centrale per la stampa alcuni lustri fa: al film che parlava del primo caso emerso, quello della diocesi di Boston, fu perfino assegnato l’Oscar.
Lo scandalo ebbe talmente tanta forza negli USA che si sparse la voce secondo cui alcuni avvocati malevoli avrebbero consigliato alle famiglie di iscrivere i bambini in scuole cattoliche per poi, anche anni dopo, denunciare e chiedere un risarcimento per abusi mai avvenuti.
Paradossalmente, lo scandalo non toccò per anni e anni il cardinale McCarrick, accusato poi di aver abusato di tanti ragazzi e di costituire il centro di una filiera di macchinazioni omossessuali. Quando lo scandalo McCarrick raggiunse i giornali, dopo le accuse di monsignor Viganò, stranamente la stampa trattò il grave caso in maniera separata rispetto ai casi come quello bostoniano – dove l’arcivescovo era sicuramente meno inserito nel sistema politica nazionale d internazionale rispetto al porporato poi «sberrettato» dal Bergoglio.
Monsignor McCarrick fu uno degli autori del cosiddetto accordo sino-vaticano, immane catastrofe per i fedeli al vero cattolicesimo residenti nella Repubblica Popolare Cinese.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia.
Spirito
L’arcivescovo Forte contro i fedeli che vogliono la Comunione sulla lingua. Mentre continuano le profanazioni sataniche

ITALY
Bishop Bruno Forte BERATES three people for receiving Communion on the tongue He claims that Communion should only be received in the hands and that it is ‘pride’ that makes people do otherwise What are your thoughts? pic.twitter.com/bWqXm0UiSr — Catholic Arena (@CatholicArena) April 24, 2025
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Un satanista intentó profanar la Sagrada Hostia en el Capitolio del Estado de Kansas mediante algún tipo de conjuro.
Sin embargo, en un acto de valentía y devoción, un hombre católico intervino rápidamente, tomó la Hostia y la consumió para evitar la profanación. ¡Así es! Un… pic.twitter.com/x3UGLLCnyq — Carolina ❤️🔥 (@realCarola2Hope) March 29, 2025
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Spirito
Sede vacante: dal funerale ai giorni successivi

La vacanza della Sede Apostolica, che segue la morte o le dimissioni di un papa, è un momento chiave nella vita della Chiesa cattolica. Le norme che regolano questo periodo sono rigidamente codificate e lasciano poco spazio all’improvvisazione. FSSPX.Attualità offre ai lettori una comprensione più chiara delle norme che governano lo Stato della Città del Vaticano fino all’elezione del nuovo papa.
Mentre è prevista la partecipazione di numerosi capi di Stato e di una grande folla di fedeli ai funerali di Papa Francesco, si stanno organizzando anche le giornate successive. I cardinali hanno a disposizione un tempo massimo di venti giorni dalla vacanza della sede per iniziare a eleggere il nuovo papa: in realtà il termine è più breve, e la velocità con cui sono stati decisi i funerali del pontefice argentino sembra dimostrare che la Curia – cardinale Parolin in testa – non vuole perdere tempo.
Il cardinale Giovanni Battista Re, decano del Sacro Collegio, ha convocato i futuri elettori che convergono a Roma: erano già 113 – su 135 – presenti nella Città Eterna il 24 aprile 2025. Questa convocazione non è una formalità, ma un invito imperativo, posto sotto il sigillo della «santa obbedienza». Ogni cardinale, investito del sacro incarico di partecipare all’elezione del Pontefice, è tenuto a rispondere a questa chiamata e a recarsi nel luogo designato, a meno che non ne sia gravemente impedito.
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Il quadro legislativo del Vaticano prevede il caso dei cardinali che, per motivi imprevisti, giungono dopo l’inizio del conclave, ma prima che sia completata l’elezione del nuovo papa. A questi ultimi verrebbe consentito di partecipare al processo elettorale, garantendo così che la loro voce, legittimamente attesa, possa contribuire alla deliberazione. Questa disposizione dimostra la volontà di preservare l’unità e la rappresentatività del Sacro Collegio, nonostante i rischi del viaggio.
Allo stesso modo, se un cardinale dovesse lasciare la Città del Vaticano nei prossimi giorni per un motivo grave, riconosciuto dalla maggioranza degli elettori, conserverebbe il diritto di ritornarvi e di riprendere il suo posto nell’elezione.
La Santa Sede ha già reso noti i nomi dei due predicatori che interverranno, uno nei giorni successivi ai funerali del defunto papa, l’altro all’inizio del conclave: Dom Donato Ogliari, O.S.B., abate di San Paolo fuori le Mura, e il cardinale Raniero Cantalamessa, frate cappuccino che ha voluto restare sacerdote nonostante la sua elevazione al cardinalato, e che è anche un ex predicatore della Casa Pontificia.
Il primo è un benedettino che ha conseguito il titolo di dottore in teologia presso l’Università Cattolica di Lovanio, dopo aver pubblicato una tesi sulla grazia e il libero arbitrio nel dibattito tra Sant’Agostino e i semipelagiani. Nominato membro del Dicastero per i vescovi da Papa Francesco nel luglio 2022, Dom Ogliari svolge un ruolo nella selezione dei nuovi vescovi e vanta esperienza amministrativa, in particolare come vicepresidente della Conferenza monastica italiana.
Il cardinale Cantalamessa è più noto, avendo svolto l’incarico di predicatore in Vaticano sotto gli ultimi tre papi. È uno dei sostenitori del «Rinnovamento Carismatico» nel quale vede una grazia per tutta la Chiesa.
Si può dire che questi due religiosi, il cui compito è quello di pronunciare davanti al Sacro Collegio alcune prediche che delineeranno i contorni del prossimo pontificato, siano sostenitori di un riformismo moderato, nello spirito del Concilio Vaticano II, ma non troppo come si dice oltretevere. Ciò illustra una forma di rifocalizzazione – molto relativa – a cui una parte del Sacro Collegio sembra ora aspirare per il futuro della Chiesa.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Pensiero
Il ritorno della diplomazia vaticana. A papa morto

President Trump sat down to meet privately with Ukrainian President Volodymyr Zelenskyy in St. Peter’s Basilica in Vatican City this morning. pic.twitter.com/QChPiZRKzM
— The White House (@WhiteHouse) April 26, 2025
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Qualcuno dirà: la solita trovata, perfetta, di Trump. Optics. Look. PR – è comunicazione visuale, lui è un maestro, a partire dall’insistenza diacronica per il ciuffo sintetico, inconfondibile, immediato. Non saprei dire: l’ultima volta che aveva saputo ingenerare un’immagine di tale potenza forse Dio stesso gli aveva dato una mano: quando gli spararono e lui alzò il pugno al cielo col volto rigato di sangue e la bandiera USA che garriva sopra di lui. Il Vaticano quindi pare essere tornato, brevemente, estemporaneamente, involontariamente, il vero luogo della diplomazia, e della pace globale. Dio, la tradizione cattolica – quella per cui questa micrologica monarchia teocratica, per quanto acciaccata, è ancora nella mente e nel cuore di tutta l’umanità e dei suoi leader – lo hanno permesso. Una preghiera acciocché torni quel tempo dove il centro del mondo coincideva con il centro del suo spirito. Solo da lì si può ricostruire l’equilibro. Solo ricostruendo la Chiesa si potrà avere la vera pace. Make Vatican Great Again. Ma sul serio. Roberto Dal BoscoBehind Scenes, Vatican City—President Trump sat down to meet privately with Volodymyr Zelenskyy of Ukraine this morning in St. Peter’s Basilica… pic.twitter.com/zzC78AgbNh
— Dan Scavino (@Scavino47) April 26, 2025
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