Militaria
Combattimento corpo a corpo tra soldato siberiano e soldato ucraino diventa un video virale
Un brutale video di un combattimento corpo a corpo nel teatro di guerra ucraino avvenuto l’anno passato è divenuto virale in rete.
Una clip di otto minuti, molto condivisa sui canali Telegram russi, mostra il soldato ucraino che si avvicina a un edificio fatiscente prima di impegnarsi in uno scontro a fuoco ravvicinato con un soldato russo di origine jacuta (cioè della Siberia orientale), individuato dai media russi in Andrej Grigorev.
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Lo scontro degenera in un combattimento corpo a corpo, che si conclude con il soldato ucraino che viene accoltellato più e più volte.
Mentre giaceva sanguinante a terra, si sente il militare ucraino dire: «Lasciami morire in pace. Voglio andare avanti da solo. Grazie. Sei stato il più grande combattente del mondo». Il militare ucraino chiede di non essere toccato e ripete di voler morire da solo. «È molto doloroso», dice, quasi distrattamente.
Grigorev, anche lui ferito e coperto di sangue, si alza e la scena senza dare il colpo di grazia.
La scena è orrenda e struggente, racconta l’abominio della guerra mostrando qualcosa – un incontro ravvicinato, senza droni e missili ipersonici, e ad un certo punto pure senza armi da fuoco – che siamo destinati a non veder più. La guerra, sappiamo, diverrà sempre più inumana, disumana.
Uno strano, contraddittorio sino all’insopportabile, senso di umanità è quello che esce da queste immagini di morte.
«A noi, russi e yakuti, viene insegnato fin dall’infanzia: in ogni situazione, devi restare umano» ha spiegato il soldato Grigorev in un’intervista con il canale russo RT.
Ha aggiunto che l’ucraino aveva ucciso uno dei suoi amici durante lo scontro, non lasciandogli altra scelta che combattere. «Aveva due ferite da coltello al collo ed è stato accoltellato tre volte vicino al cuore. Sapevo che non sarebbe riuscito ad alzarsi».
Il video virale ha attirato l’attenzione anche del CEO di Tesla e SpaceX, Elon Musk, che ha commentato su X venerdì. «Ho un coltello da trincea della prima guerra mondiale incastonato nel muro della mia camera da letto, per ogni evenienza. Edizione del 1917. Più utile di una pistola negli spazi ravvicinati», ha scritto Musk.
Drone footage shows grueling hand-to-hand knife combat between ethnic Yakut Russian warrior Andrei Grigoriev and Ukrainian soldier
Angle really shows what fight to the death looks like in real life, not Hollywood#Russia #Ukraine pic.twitter.com/expTvSVCic— Uncensored News (@Uncensorednewsw) January 5, 2025
Il post commentato dal magnate diceva, saggiamente, che «questo è quello a cui una lotta alla morte assomiglia nella vita reale, non Hollywood».
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Immagine screenshot da Twitter
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Militaria
Il Giappone alza la testa sugli stupri da parte dei soldati USA a Okinawa
Il capo di gabinetto giapponese Yoshimasa Hayashi ha esortato l’esercito americano di stanza sull’isola di Okinawa ad apportare modifiche per prevenire ulteriori crimini sessuali, in seguito al quinto episodio di violenza sessuale che ha coinvolto un marine statunitense in poco più di un anno, come riportato giovedì.
Il caso più recente, in cui un militare trentenne è stato accusato di aver violentato una donna, con conseguenti ferite a novembre. L’incidente ha riacceso le preoccupazioni tra i residenti di Okinawa, ha detto Hayashi. La prefettura più a sud ospita la maggior parte delle strutture militari americane in Giappone.
«Esorteremo le forze statunitensi in Giappone a rafforzare la disciplina e ad attuare pienamente le misure preventive», ha aggiunto Hayashi, che è il ministro responsabile per l’attenuazione dell’impatto delle forze statunitensi a Okinawa.
Secondo una fonte, l’aggressione avrebbe avuto luogo in un edificio situato nella parte centrale dell’isola principale di Okinawa. La donna ha denunciato l’accaduto alla polizia locale subito dopo. Il militare accusato di stupro è stato deferito ai procuratori per possibili accuse, hanno riferito i media locali, citando un portavoce della polizia.
In base all’accordo sullo status delle forze armate tra Giappone e Stati Uniti, il personale militare americano viene generalmente tenuto in custodia dagli Stati Uniti finché non viene formalmente accusato in Giappone, a meno che non venga arrestato sulla scena del crimine.
«Ci sono stati cinque crimini gravi e atroci nell’ultimo anno che hanno ignorato i diritti umani e la dignità delle donne», ha affermato il governatore di Okinawa Denny Tamaki in una dichiarazione riportata dalla stampa locale. «Credo che ci sia la necessità di presentare forti proteste sia al governo giapponese che a quello statunitense»
A Okinawa sono presenti 27.000 dei 50.000 soldati USA di stanza in Giappone, pur essendo l’isola appena lo 0,6% del territorio nazionale. Gli abitanti di Okinawa sono sempre stati considerati in modo leggermente subalterno da Tokyo: membri di un Regno extra-imperiale sino al 1872, è naturale che essi siano stati considerati una pedina di scambio con le forze armate statunitensi. Il generale McArthur ebbe l’idea che non essendo gli okinawani totalmente giapponesi, la presenza americana laggiù avrebbe potuto essere anche molto pesante, senza timori di disturbi da parte di revanscismi nazionalisti.
L’incidente è l’ultimo di una serie di violente aggressioni contro le donne a Okinawa. A dicembre, un tribunale giapponese ha condannato il Senior Airman Brennon Washington per aver rapito e aggredito sessualmente una ragazza di 15 anni un anno prima, condannandolo a cinque anni di carcere con lavori forzati. Ha fatto ricorso contro il verdetto.
A giugno, un caporale dei Marine è stato incriminato per tentata aggressione sessuale e a settembre, un altro caporale dei Marine è stato accusato di aver ferito una donna durante un’aggressione sessuale.
Nel 1995 produsse un’ondata di protesta senza precedenti la vicenda in cui tre militari statunitensi affittarono un furgone e rapirono una bambina di 12 anni, la legarono con nastro adesivo, quindi la stuprarono. Vi sono state situazioni in cui i militari ubriachi, in palese spregio di una proprietà privata non-americana, sono entrati a casa di famiglie giapponesi. Come aveva riportato anni fa il britannico Indipendent, le soapland di Okinawa – cioè i bordelli giapponesi a base di sesso e schiuma – hanno iniziato a proibire l’ingresso ai soldati USA, che probabilmente erano pure i loro migliori clienti.
L’opposizione alla presenza militare statunitense è forte a Okinawa a causa di problemi come il rumore degli aerei, l’inquinamento e i crimini commessi dal personale americano, secondo quanto riportato. I residenti locali sono stati particolarmente indignati l’anno scorso quando i media locali hanno rivelato che il governo giapponese non aveva denunciato due casi di violenza sessuale che coinvolgevano membri del servizio americano.
La polizia ha affermato di non aver reso noti gli incidenti per motivi di tutela della privacy delle vittime.
Nel 2002, un maggiore dei Marines, Michael Brown, fu accusato di aver tentato lo stupro una barista filippina, il processo fu controverso, e nonostante la condanna del tribunale giapponese Brown poté far ritorno in patria, dove nel 2005 fu arrestato per aver rapito una diciottenne di origine vietnamita. Condannato un’altra volta, ora è a piede libero.
Andando indietro con la memoria – stendendo un velo pietoso sugli stupri di guerra – troviamo l’agghiacciante caso di Yumiko-chan. Una bambina di 6 anni, Yumiko Nagayama, fu rapita dall’asilo, stuprata e uccisa ed infine abbandonata in una discarica presso la base militare di Kadena. Il corpo della piccola presentava un profondo taglio di coltello che dall’addome saliva sino alle budella. Fu accusato dell’orrendo crimine il sergente Isaac J. Hurt: la popolazione locale chiese un processo civile teletrasmesso in pubblico, ma le autorità di occupazione ignorarono la richiesta. Hurt fu trasferito in USA dove, contrariamente a quanto chiedevano con forza gli abitanti di Okinawa, non fu condannato a morte.
Dal 1972 i casi i casi denunziati sono più di 5000.
La situazione di Okinawa non è lontanissima da quella di altre basi USA disposte sul globo, come quella di Vicenza.
Nel 2013 un soldato di stanza alla base Dal Din, 22 anni, nel novembre 2013 fu denunciato per aver stuprato una minorenne in discoteca. Lo stesso militare, per qualche ragione non arrestato, né congedato, né trasferito, pochi mesi dopo avrebbero picchiato, stuprato e perfino rapinato una prostituta romena incinta di sei mesi.
Gli accordi degli anni Cinquanta tra USA e Italia fanno sì che, in barba ad ogni possibile concetto di sovranità, i militari USA la fanno sempre franca – come nel caso, notissimo, della strage del Cermis. E diciamo di più: secondo gli accordi, gli indennizzi spettano poi… al ministero dell’Economia italiano.
Bechi e bastonà, si dice in veneto. Cornuti e mazziati. L’espressione giapponese per esprimerlo ci manca – ma la situazione è la medesima.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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Ebrei israeliani ultra-ortodossi bloccano l’autostrada per protestare contro la leva obbligatoria
Riots as Orthodox demonstrators blocked a highway in protest against IDF conscription Article: https://t.co/cqTo22IiwC#Israel #IDF pic.twitter.com/xXtSZtGTIL
— Agencia AJN (@AgenciaAJN) January 9, 2025
חרדים מהפלג הירושלמי מפגינים נגד גיוס לצה”ל בכביש 4, שנחסם לתנועה בשני הכיוונים @AkivaWeisz pic.twitter.com/lVfmJchwZA
— כאן חדשות (@kann_news) January 9, 2025
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