Politica
Candidato presidenziale populista arrestato dalla polizia del Paraguay
Lo scorso venerdì la polizia paraguaiana ha arrestato Paraguayo Cubas, detto Payo, il candidato populista che è arrivato terzo alle elezioni presidenziali della domenica precedente e ha incoraggiato i suoi sostenitori a protestare per le sue affermazioni infondate secondo cui il voto è stato viziato da brogli. Lo riporta il Washington Post.
Cubas è stato tenuto in custodia cautelare su ordine dell’ufficio del procuratore generale che lo accusa di violazione della pace, ha dichiarato il commissario di polizia Gilberto Fleitas in un’intervista radiofonica.
Cubas, il candidato del Partido Cruzada Nacional («Partito della Crociata Nazionale») che domenica ha ricevuto il 23% dei voti, stava trasmettendo in diretta su Facebook quando gli agenti lo hanno arrestato fuori dal suo hotel a San Lorenzo, a circa 15 chilometri dalla capitale paraguagia Asunción.
Fleitas ha detto che Cubas è salito su un veicolo della polizia «senza alcuna difficoltà», ma ha continuato a trasmettere in diretta.
De esta manera era arrestado Payo Cubas su detención se dio en la ciudad de San Lorenzo y por lo que logramos escuchar será trasladado en la Agrupación Especializada.
¿Qué pasará esta noche en las calles de Asunción? pic.twitter.com/Lu6JGPwYNU
— Canal-E (@canal_e_py) May 5, 2023
Nella sua trasmissione dall’interno del veicolo della polizia, Cubas ha chiacchierato con gli agenti e ha puntato la telecamera sulle sue manette. «Potete vedere ora che sono stato imprigionato», ha detto. «Tutti i criminali in questo paese dovrebbero essere ammanettati come Paraguayo Cubas».
Cubas, avvocato nato a Washington, aveva detto ai suoi sostenitori da lunedì che si stava dirigendo nella capitale per guidare una serie di proteste che avevano portato a scontri isolati con la polizia, in gran parte fuori dal tribunale elettorale di Asunción.
Almeno 208 persone sono state arrestate «per disturbo della quiete pubblica e altri reati punibili nell’ambito delle manifestazioni che si svolgono nel territorio nazionale» aveva dichiarato giovedì la polizia.
???????? | PARAGUAY SE LEVANTA CONTRA EL CONTINUISMO DEL RÉGIMEN COLORADO Y RESPALDA A PAYO CUBAS
Miles de ciudadanos autoconvocados se manifiestan a favor de Paraguayo Cubas y rechazan el continuismo del régimen Colorado a manos de Santiago Peña.#Lavozparaguaya pic.twitter.com/Jd2xll36p8
— La voz paraguaya (@lavozparaguaya) May 7, 2023
Efraín Alegre, che come candidato di un’ampia coalizione di opposizione è arrivato secondo durante le elezioni di domenica, ha chiesto il rilascio di Cubas insieme a tutti coloro che sono stati arrestati durante le proteste di questa settimana.
«Chiediamo il rilascio del Paraguayo Cubas e di tutti i cittadini imprigionati per aver chiesto trasparenza», ha scritto Alegre sui social media. Alegre, che domenica ha ricevuto il 27% dei voti, ha concesso la corsa poco dopo la chiusura delle urne, ma poi lunedì ha chiesto un conteggio manuale dei voti e un audit internazionale del sistema di voto elettronico del paese dopo che Cubas ha diffuso le sue accuse di broglio.
L’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), che ha dispiegato una missione di osservazione per le elezioni, ha dichiarato martedì che «non c’è motivo di dubitare dei risultati» del conteggio dei voti.
Nei giorni scorsi, Cubas ha pubblicato immagini di sostenitori che lo accolgono in diverse parti del Paese mentre si dirigeva verso la capitale da Ciudad del Este, città al confine con Brasile e Argentina.
Da 1.500 a 1.800 agenti delle forze dell’ordine sono stati schierati venerdì fuori dal tribunale elettorale per la protesta organizzata dai sostenitori di Cuba. Le autorità si sono anche preparate per qualsiasi manifestazione davanti alla stazione di polizia dove è stato portato Cubas.
Le accuse di broglio elettorali con le elezioni perse da candidati populisti amati dal popolo, che si produce quindi in proteste massive che durano mesi, ricordano quanto successo nel vicino Brasile di Jair Messia Bolsonaro, e pure nell’America di Donald Trump e del 6 gennaio – quest’ultimo indicativo delle mosse dell’establishment, che riesce a etichettare che «insurrezione violenta» una protesta per lo più pacifica ed «aiutata» dalle forze dell’ordine.
L’arresto del candidato spinge l’asticella più in là. Accusato di: disturbo della quiete pubblica, minaccia di atti punibili, tentativo di impedire le elezioni, tentativo di coercizione degli organi costituzionali e resistenza, rischia, se condannato, tra i 2 e i 5 anni di prigione. Giusto il tempo di saltare anche le elezioni 2028.
Politica
Elezioni in Bolivia, il Paese si sposta a destra
Domenica si è svolto in Bolivia il ballottaggio per le elezioni presidenziali, che ha visto contrapporsi due candidati di destra: il senatore centrista Rodrigo Paz Pereira e l’ex presidente conservatore Jorge Quiroga.
I risultati preliminari indicano che Paz ha ottenuto il 54,6% dei voti, mentre Quiroga si è fermato al 45,4%. Sebbene sia prevista un’analisi manuale delle schede, è improbabile che il risultato definitivo differisca significativamente dal conteggio iniziale, basato sul 97% delle schede scrutinate.
Le elezioni segnano la fine del ventennale dominio del partito di sinistra Movimiento al Socialismo (MAS), che ha subito una pesante sconfitta nelle elezioni di fine agosto. Il presidente uscente Luis Arce – che ha recentemente accusato gli USA di controllare l’America latina sotto la maschera della «guerra alla droga» – non si è ricandidato, e il candidato del MAS, il ministro degli Interni Eduardo del Castillo, ha raccolto solo il 3,16% dei voti, superando di poco la soglia necessaria per mantenere lo status legale del partito.
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Nel primo turno, la destra ha dominato: Paz ha ottenuto il 32,1% dei voti e Quiroga il 26,8%. Il magnate di centro-destra Samuel Doria Medina, a lungo favorito nei sondaggi, si è classificato terzo con il 19,9% e ha subito appoggiato Paz per il ballottaggio.
Entrambi i candidati hanno basato la loro campagna sullo smantellamento dell’eredità del MAS, differendo però nei metodi. Paz ha promesso riforme graduali, mentre Quiroga ha sostenuto cambiamenti rapidi, proponendo severe misure di austerità per affrontare la crisi.
Il MAS non si è mai ripreso dai disordini del 2019, quando l’ex presidente Evo Morales fu deposto da un colpo di Stato subito dopo aver ottenuto un controverso quarto mandato. In precedenza, Morales aveva perso di misura un referendum per modificare la norma costituzionale che limita a due i mandati presidenziali e vicepresidenziali. Più di recente, Morales ha accusato tentativi di assassinarlo ed è entrato in sciopero della fame, mentre i suoi sostenitori hanno dato vita ad una ribellione. Il Morales, recentemente accusato anche di stupro (accuse che lui definisce «politiche»), in una lunga intervista aveva detto che dietro il suo rovesciamento nel 2019 vi erano «la politica dell’impero, la cultura della morte» degli angloamericani.
Il colpo di Stato portò al potere la politica di destra Jeanine Áñez, seconda vicepresidente del Senato. Tuttavia, il MAS riconquistò terreno nelle elezioni anticipate dell’ottobre 2020, mentre Áñez fu incarcerata per i crimini commessi durante la repressione delle proteste seguite al golpe.
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Il passaggio storico è stato definito da alcuni come la prima «guerra del litio», essendo il Paese ricco, come gli altri Stati limitrofi, della sostanza che rende possibile la tecnologia di computer, telefonini ed auto elettriche.
Come riportato da Renovatio 21, un tentato colpo di Stato vi fu anche l’anno scorso quando la polizia militare e veicoli blindati hanno circondato il palazzo del governo nella capitale La Paz.
Sotto il presidente Arce la Bolivia si era avvicinata ai BRICS e aveva iniziato a commerciare in yuan allontanandosi dal dollaro.
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Immagine screenshot da YouTube
Politica
Sarkozy sarà messo in cella di isolamento
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Politica
Netanyahu intende candidarsi per un altro mandato
Benjamin Netanyahu, il primo ministro israeliano con il mandato più lungo, ha annunciato che si candiderà nuovamente alle elezioni parlamentari di novembre 2026. Durante il suo recente incarico, ha affrontato critiche e apprezzamenti per la controversa riforma giudiziaria, la gestione della crisi degli ostaggi di Hamas e la guerra a Gaza.
In un’intervista rilasciata sabato a Channel 14, Netanyahu ha confermato la sua intenzione di correre per un nuovo mandato, dichiarandosi fiducioso nella vittoria. Leader del partito di destra Likud, ha guidato il governo dal 1996 al 1999 e dal 2009 al 2021, tornando al potere nel dicembre 2022 dopo il collasso della coalizione di governo.
Netanyahu ha rivendicato di essere «l’unico in grado di garantire la sicurezza di Israele», sottolineando i suoi legami con il presidente USA Donald Trump. Ha adottato una linea dura contro Hamas e ha condotto una guerra aerea di 12 giorni contro l’Iran a giugno.
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Attualmente sotto processo per tre accuse di corruzione, dalle quali si difende negando ogni addebito, Netanyahu ha anche promosso una riforma per limitare i poteri della Corte Suprema, suscitando proteste di massa.
Come noto, le proteste contro Netanyahu, che si sospettava fossero organizzate con spinte dei servizi e pure dell’amministrazione Biden erano arrivate persino a circondare casa sua, sono immediatamente cessate dopo il 7 ottobre. Tuttavia, altre proteste si sono susseguite a partire dai famigliari degli ostaggi, la gestione dei quali da parte del governo USA è stata duramente criticata.
Come riportato da Renovatio 21, ad un evento di piazza per il rilascio degli ostaggi la folla ha fischiato il nome di Netanyahu inneggiando poi a Donald Trump.
Un recente sondaggio di Channel 12 indica che, se le elezioni si tenessero oggi, il Likud conquisterebbe 72 seggi, confermandosi il partito più forte nella Knesset. La sua popolarità è cresciuta dopo il cessate il fuoco con Hamas, mediato a livello internazionale, e il rilascio degli ostaggi.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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