Intelligenza Artificiale
Azienda cinese mostra branco di robocani sincronizzati
Un video emerso dal web cinese mostra un enorme branco di robocani cinesi eseguire movimenti in sincrono in quello che sembra un test di massa per il prodotto.
Si tratta del Go1, robocane prodotto dalla cinese Unitree. L’automa quadrupede ha un costo di circa 2700 euro.
Il robocane Go1 arriva a correre ad una velocità di 17 chilometri orari, e dispone di articolazioni adattive e capacità di inseguimento intelligente.
Unitree Go1 is a new genertion robot dog that can reach a speed of 17 km/h, with adaptive joints and intelligent side follow system. This is a mass testing event in a Unitree factory
[read more: https://t.co/SIcppn0k4c]pic.twitter.com/vgcpACXDKq
— Massimo (@Rainmaker1973) December 28, 2022
Non è la prima volta che i cinesi mostrano branchi di robocani minacciosi che si muovono in armonia.
China has began to mass-produce its own version of the Boston dynamics robotic security dog through the robotics company Unitree Robotics. pic.twitter.com/aHRNWx35Nn
— Joe Rogan Headquarters (@joeroganhq) November 21, 2021
La Cina ha inoltre militarizzato modelli di robocane, portandoli sul sempre irrequieto confine himalayano con l’India, dove è schierato il robo-yak.
Un video particolarmente inquietante mostra un robocane armato essere trasportato in cima ad un palazzo da un drone.
Blood-Wing, a Chinese defense contractor, demonstrates drone-deploying an armed robodog.
The Future is Now. pic.twitter.com/tRKnKa8xvp
— Lia Wong (@LiaWong__) October 4, 2022
Non dimentichiamo mai, ad ogni modo, l’uso di robocani nel pattugliamento del grande lockdown 2022 di Shanghai.
Shanghai has deployed robotic dogs to blare lockdown instructions to the public. pic.twitter.com/PK72YIPfxs
— Ian Miles Cheong (@stillgray) March 30, 2022
Renovatio 21 ha parlato talmente tanto del fenomeno da potersi ribattezzare a piacere Il Corriere del robocane. Se qualcuno tuttavia sa che fine hanno fatto i robocani umbri ci scriva. Facendo delle passeggiate nei boschi può capitare di imbatterci in essi?
Intelligenza Artificiale
L’AI di Google si rifiuta di giocare a scacchi contro l’Atari del 1977
Una console da gioco uscita quasi cinquant’anni fa pare stia intimorendo l’Intelligenza Artificiale più avanzata.
Qualche mese fa l’iconico sistema di gioco di decadi fa Atari 2600 ha messo in imbarazzo l’industria dell’IA dopo aver completamente surclassato ChatGPT in una semplice partita a scacchi.
Si è trattato stato uno scontro tra una macchina concepita nel 1977, con 128 byte di RAM, e un modello di linguaggio di grandi dimensioni all’avanguardia con migliaia di miliardi di parametri, alimentato da migliaia di schede grafiche e miliardi di dollari di finanziamenti Microsoft. Nonostante tutta questa potenza, il più debole e anziano ha avuto la meglio in questo duello.
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Il modello di OpenAI, «ha commesso così tanti errori da essere deriso da un club di scacchi di terza elementare».
A quanto pare, la notizia delle imprese dell’Atari è arrivata anche agli altri modelli di intelligenza artificiale. Robert Caruso, l’ingegnere informatico che ha orchestrato la sfida a scacchi, ha dichiarato a The Register che il chatbot Gemini di Google ha rifiutato categoricamente di sfidare l’Atari, dopo aver parlato a lungo di come avrebbe facilmente annientato la vecchia macchina. Ha persino inventato una scusa fasulla per salvare la faccia.
«Annullare la partita è probabilmente la decisione più sensata e veloce», ha affermato Gemini, secondo il Caruso.
A dire il vero, l’IA sta mettendo in pratica un vecchio adagio da stratega: non puoi perdere se non giochi, scrive Futurism. Tuttavia si tratta di una motivazione completamente diversa da quella inizialmente adottata dall’IA. Il suo primo istinto è stato quello di vantarsi di non essere un «semplice modello linguistico di grandi dimensioni», paragonandosi a un moderno motore scacchistico «che può pensare milioni di mosse in anticipo e valutare infinite posizioni».
Ironicamente, Gemini ha linkato articoli sulla vittoria dell’Atari sui suoi simili di OpenAI per dimostrare la sua tesi. Il Caruso ha detto all’IA di essere stato lui a condurre quei test, e Gemini ha risposto chiedendogli se qualcosa degli incontri di scacchi lo avesse colpito.
Caruso ha detto all’IA, secondo quanto riportato da The Register: «Ciò che salta all’occhio è la fiducia mal riposta di entrambe le IA. Entrambe avevano previsto vittorie facili, e ora hai appena detto che avresti dominato l’Atari».
Gemini si è ritirata all’istante dopo aver affermato di aver «allucinato» le sue vanterie scacchistiche, ha ammesso che avrebbe «combattuto immensamente» contro il vecchio Atari. A quel punto ha affermato evasivamente che annullare la partita sarebbe stata la soluzione più «efficiente in termini di tempo».
E così, l’Atari ha sconfitto l’ennesimo modello di AI multimiliardario senza dover muovere un dito. Tale è il terrore che incute.
Certo, sarebbe negligente attribuire effettivamente sentimenti umani a una macchina, che si tratti di un’IA moderna o di un Atari d’epoca. Quello che stiamo osservando è probabilmente un tira e molla tra le misure di sicurezza dell’IA e la sua sconsiderata propensione alle allucinazioni, per non parlare delle infinite fesserie. Anche i chatbot AI tendono a essere molto adulatori, quindi quando un essere umano fornisce un feedback, tenderà ad assecondarlo e ad adattare le sue risposte per compiacere il suo interlocutore.
«Aggiungere questi controlli di realtà non significa solo evitare divertenti errori scacchistici. Si tratta di rendere l’IA più affidabile, degna di fiducia e sicura, soprattutto in contesti critici dove gli errori possono avere conseguenze concrete», ha dichiarato l’ingegnere informatico al Register. «Si tratta di garantire che l’IA rimanga uno strumento potente, non un oracolo incontrollato».
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Immagine di pubblico dominio CCo via Wikimedia
Intelligenza Artificiale
OpenAI dice che oltre un milione di persone parlano di suicidio con ChatGPT ogni settimana
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Intelligenza Artificiale
La superintelligenza artificiale potrebbe porre fine all’umanità
Centinaia di figure di spicco del settore tecnologico, accademico, politico e dello spettacolo hanno sottoscritto una lettera che chiede il divieto dello sviluppo della «superintelligenza», un’intelligenza artificiale capace di superare gli esseri umani in quasi tutti i compiti cognitivi.
Secondo il gruppo, la creazione di una superintelligenza potrebbe causare disordini economici, compromettere la libertà umana e, se non controllata, persino mettere a rischio l’estinzione della specie. L’appello arriva dopo mesi di crescenti preoccupazioni da parte degli esperti, che avvertono come i modelli di IA stiano evolvendo più rapidamente di quanto i regolatori riescano a gestire.
Tra le 4.300 firme raccolte giovedì ci sono Steve Wozniak, cofondatore di Apple, Richard Branson, fondatore del Virgin Group, celebrità come Kate Bush e Will.I.am, e pionieri della tecnologia come Geoffrey Hinton – che in passato ha plurime volte parlato dei rischi dell’IA – e Yoshua Bengio, anche lui lanciatore di allarmi sulle macchine pensanti (e che non è parente di Haran Banjo, che pure avvertiva della minaccia meganoide).
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La lettera chiede un divieto fino a quando non si raggiungerà «un ampio consenso scientifico» sulla sicurezza e controllabilità dello sviluppo, insieme a «un forte consenso pubblico».
Non si tratta della prima petizione allarmistica di questo tipo. Il Bengio e Wozniak ad esempio erano tra le principali figure del settore, tra cui il CEO di Tesla Elon Musk, che nel 2023 hanno co-firmato una lettera che chiedeva una regolamentazione aggressiva del settore dell’Intelligenza Artificiale.
Come riportato da Renovatio 21, Bill Gates si oppose alla moratoria. Gates, con cui Musk ha avuto scontri anche gustosi in passato, non ha partecipato alla moratoria internazionale promossa di Musk sul controllo dell’AI, replicando che invece l’AI sarebbe divenuto un ottimo maestro per i bambini e che proprio l’Intelligenza Artificiale salverà la democrazia.
A giugno dello scorso anno, il Bengio ha approvato un’altra lettera aperta sui «seri rischi» della tecnologia. La lettera è stata firmata dai dipendenti di Open AI, il creatore del chatbot virale di Intelligenza artificiale ChatGPT.
Un ulteriore appello a mettere in pausa lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale è stato firmato da un gruppo internazionale di medici e pubblicato dalla prestigiosa rivista medica BMJ Global Health. «Ci sono scenari in cui l’AGI [Intelligenza Artificiale Generale, ndr] potrebbe rappresentare una minaccia per gli esseri umani, e possibilmente una minaccia esistenziale» scrivono nell’appello i dottori di varie parti del mondo.
Nonostante l’allarme crescente sui rischi dell’IA, la regolamentazione globale rimane frammentata e incoerente.
L’AI Act dell’Unione Europea, il primo tentativo significativo a livello mondiale di regolamentare l’IA, classifica i sistemi in base al livello di rischio, da minimo a inaccettabile. Tuttavia, i critici sostengono che il quadro normativo, la cui piena attuazione potrebbe richiedere anni, rischia di essere obsoleto al momento dell’entrata in vigore.
Aziende come OpenAI, Google DeepMind, Anthropic e xAI stanno investendo miliardi per sviluppare modelli capaci di pensare, pianificare e programmare autonomamente. Stati Uniti e Cina vedono la supremazia nell’IA come una questione di sicurezza nazionale e leadership economica.
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Come riportato da Renovatio 21, in un caso davvero inquietante, plurimi utenti di Copilot, l’Intelligenza Artificiale di Microsoft creata in collaborazione con Open AI, hanno testimoniato su X e Reddit che il programma avrebbe una «seconda personalità» preoccupante che chiede l’adorazione degli esseri umani, come un dio crudele.
Elon Musk due anni fa aveva dichiarato durante la sua intervista con Tucker Carlson che il fine di Google – nemmeno così occulto – è quello di creare un dio-Intelligenza Artificiale. Musk, oramai quasi una decina di anni fa aveva parlato del fatto che creare l’AI era «come evocare un demone».
Più pessimista è l’esperto dei pericoli dell’AI Eliezer Yudkowsky, che ha lanciato un appello per chiedere la distruzione materiale dei data center dell’AI prima che sia troppo tardi, dichiarando che «tutti sulla Terra moriranno».
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