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Contrordine: la CIA dice che la Sindrome dell’Avana non è un attacco russo

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In una nuova valutazione da parte dell’Intelligence, la CIA ha escluso che i misteriosi sintomi noti come Sindrome dell’Avana siano il risultato di una prolungata campagna globale da parte di una potenza ostile rivolta a centinaia di diplomatici e spie statunitensi. Lo sostiene il canale televisivo americano NBC, che cita sei persone informate sulla materia.

 

Secondo le nuove rivelazioni, tra centinaia di presunti casi, alcuni dei quali sarebbero accaduti nelle strade di Washington, la CIA afferma di considerare solo «circa due dozzine di casi» casi in cui «non possono escludere un coinvolgimento straniero».

 

«Ma in centinaia di altri casi di possibili sintomi, l’agenzia ha trovato spiegazioni alternative plausibili, hanno detto le fonti» riporta NBC.

 

Quando sono emerse per la prima volta le affermazioni secondo cui il personale statunitense nelle ambasciate straniere stava sperimentando sintomi misteriosi come nausea, forti mal di testa, disorientamento, vomito e persino sintomi simili a commozioni cerebrali, è scattata l’ennesimo complotto (dal Russiagate agli hacker russi, al generico «ha stato Putin») di cui incolpare l’Intelligence russa. Prove, come negli altri casi, non ve ne erano, come ora viene confermato dalla CIA.

 

«L’idea che i sintomi diffusi di lesioni cerebrali siano stati causati dalla Russia o da un’altra potenza straniera che ha preso di mira gli americani in tutto il mondo, sia per danneggiarli o per raccogliere informazioni, è stata ritenuta infondata»

«L’idea che i sintomi diffusi di lesioni cerebrali siano stati causati dalla Russia o da un’altra potenza straniera che ha preso di mira gli americani in tutto il mondo, sia per danneggiarli o per raccogliere informazioni, è stata ritenuta infondata, hanno affermato le fonti».

 

NBC arriva ad ammettere il proprio ruolo nella caccia alle streghe:

 

«NBC News ha riferito nel 2018 che i funzionari dell’intelligence statunitense consideravano la Russia uno dei principali sospettati in quelli che alcuni di loro hanno ritenuto essere stati attacchi deliberati a diplomatici e ufficiali della CIA all’estero . Ma nei tre anni trascorsi da allora, le agenzie di spionaggio non hanno scoperto prove sufficienti per individuare la causa o il colpevole degli incidenti sanitari».

 

«È triste quando persino la CIA rifiuta la divertente e folle cospirazione dei media sulla Russia che usa la tecnologia segreta del 24° secolo per distruggere i cervelli americani», ha scherzato il giornalista Glenn Greenwald, colui che per primo riportò il caso Snowden, in risposta a quegli esperti che hanno spinto la narrativa priva di prove.

 

«La realtà è che tutto questo è arrivato dalla CIA e da questi portavoce della NBC: bisognava affermare che Trump stava permettendo alla Russia di farlo. Ora non è più necessario».

 

Come riportato da Renovatio 21, nemmeno una settimana fa erano emersi presunti casi di Sindrome dell’Avana a Parigi e Ginevra.

 

Ora, in un bizzarro testacoda, la CIA – gruppo iniziatico votato alla battaglia continua contro la Russia sovietica e post-sovietica che sia – per una volta leva la colpa dai russi. Una mossa senza precedenti, che forse nasconde una mossa in un quadro più ampio

Alcuni casi erano stati riportati presso l’ambasciata americana a Berlino. Altri ancora sarebbero stati registrati a Vienna.

 

Quattro mesi fa, un altro caso, ancora più preoccupante, avrebbe coinvolto un membro dello staff della vicepresidente Kamala Harris, facendo tardare il viaggio della numero 2 della Casa Bianca in Vietnam.

 

Come riportato da Renovatio 21, anche gli USA hanno, negli anni, studiato armi in grado di colpire a distanza, e in modo invisibile, le persone: gli americani studiano l’uso di armi laser e microonde da prima della guerra del Vietnam.

 

None è la prima volta che diplomatici americani lamentano l’uso di armi segrete e avveniristiche da parte dei russi. Dal 1953 al 1976 si parlò del «Moscow Signal»: una trasmissione di microonde variabile tra 2,5 e 4 gigahertz, diretta all’Ambasciata degli Stati Uniti a Mosca dal 1953 al 1976. La sua scoperta portò ad un incidente diplomatico.

 

Ora, in un bizzarro testacoda, la CIA – gruppo iniziatico votato alla battaglia continua contro la Russia sovietica e post-sovietica che sia – per una volta leva la colpa dai russi. Una mossa senza precedenti, che forse nasconde una mossa in un quadro più ampio.

 

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Kiev nega che i suoi servizi segreti siano zeppi di spie russe

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La Russia ha una rete di agenti dormienti nella SBU, i servizi segreti ucraini, ha detto lunedì al Times uno dei massimi funzionari della sicurezza di Kiev, Oleksyj Danilov. In seguito, tuttavia, il funzionario avrebbe negato l’accusa, dicendo ai media ucraini di essere stato frainteso e che l’agenzia stava effettivamente sradicando talpe russe.

 

La SBU ha avuto un cambio di leadership nel luglio 2022, quando il presidente Volodymyr Zelens’kyj ha dichiarato che il diffuso tradimento nei ranghi dell’agenzia richiedeva sangue fresco. Vasily Malyuk, l’attuale capo della SBU, è anche membro del Consiglio di sicurezza ucraino, di cui Danilov è segretario.

 

Secondo il Times, il Danilov ha affermato che la presunta rete russa era un’eredità del deposto presidente Viktor Yanukovich, durante il cui mandato all’inizio degli anni 2010 si era infiltrata nella SBU. La cellula dormiente sarebbe stata ora attivata per rovesciare Zelens’kyj, ha detto.

 

Più tardi, parlando con l’Ukrainskaya Pravda, Danilov ha insistito sul fatto che il giornale britannico lo aveva frainteso e che gli agenti dormienti non erano nella SBU. Secondo il giornale ucraino, anche la stessa agenzia di spionaggio ha affermato in un comunicato che le parole di Danilov sono state interpretate male dai media.

 

Nella sua intervista al Times, Danilov aveva affermato che Mosca sta tentando di «organizzare manifestazioni contro la guerra» in Ucraina e di diffondere una «falsa narrativa» sulle tensioni tra la leadership civile e militare del paese attraverso questi agenti «attivati».

 

All’inizio di questo mese, il comandante in capo dell’esercito ucraino Valery Zaluzhny ha contraddetto pubblicamente Zelens’kyj, descrivendo la situazione in prima linea come «una situazione di stallo». Da allora il presidente ha messo in guardia i comandanti militari dall’interferire nella politica nazionale.

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«Con tutto il rispetto per il generale Zaluzhny… c’è una comprensione assoluta della gerarchia e basta, e non possono esserci due, tre, quattro, cinque» leader, ha detto lo Zelens’kyj al Sun la settimana scorsa, l’intervista in cui aveva peraltro dichiarato che avrebbe ucciso Putin se ne avesse avuto l’opportunità.

 

Il presidente ucraino ha anche affermato che era in corso una cospirazione russa per indebolire la sua presidenza attraverso proteste di massa, una sorta di «Maidan 3».

 

Il mese scorso, il Washington Post ha pubblicato un articolo dettagliato sull’influenza degli Stati Uniti sui servizi speciali ucraini. Dal 2015, la CIA ha investito decine di milioni di dollari per trasformarli «in potenti alleati contro Mosca», ha affermato. Le spie americane consideravano lo SBU un rischio per la sicurezza creando quindi una direzione completamente nuova, mentre la GUR, il ramo dell’intelligence militare, fu ricostruita da zero.

 

In settimana l’ex analista CIA Larry Johnson ha dichiarato al sito governativo russo Sputnik che l’Occidente potrebbe star tramando un colpo di Stato militare a Kiev.

Come riportato da Renovatio 21, all’inizio di questo mese, un profilo del presidente ucraino sulla rivista TIME citava i suoi più stretti collaboratori che si lamentavano del suo incrollabile perseguimento di una vittoria militare su Mosca, che il rapporto definisce «al limite del messianico».

 

Secondo quanto riferito, una fonte nell’articolo avrebbe definito Zelenskyj come delusional, cioè «delirante».

 

Come riportato da Renovatio 21, gli USA tre mesi fa avevano calcolato che i caduti nel conflitto raggiungerebbero un totale di 500.000.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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L’Intelligence israeliana era stata avvertita anzitempo dell’attacco di Hamas

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L’Intelligence israeliana aveva ricevuto un rapporto dettagliato su un imminente attacco da parte di Hamas poco prima dell’effettivo attacco del gruppo militante palestinese il 7 ottobre. Lo riporta il Financial Times, citando persone a conoscenza della questione.   L’avvertimento, compilato dalle sentinelle di frontiera, – «molte di loro donne soldato», è stato detto al FT – è arrivato attraverso linee di comunicazione sicure all’ufficiale di Intelligence di grado più alto del comando meridionale poche settimane prima dell’attacco, hanno detto fonti, senza identificare l’alto funzionario della sicurezza.   Il rapporto conteneva «avvertimenti specifici» sull’imminente assalto, vale a dire i piani di Hamas di sfondare il confine in più punti, entrare nel territorio israeliano e impadronirsi degli insediamenti locali, ha detto al FT una persona con conoscenza diretta dei suoi contenuti.   La valutazione si basava su informazioni di intelligence che includevano video di militanti di Hamas in addestramento. L’alto ufficiale dell’intelligence che ha ricevuto il rapporto, tuttavia, ha respinto la valutazione come uno «scenario immaginario» e non è stata intrapresa alcuna azione.

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Raggiunte dal FT per un commento, le forze di difesa israeliane (IDF) non hanno né confermato né negato l’esistenza del rapporto dell’Intelligence e il suo destino, affermando che «i comandanti e i soldati erano esclusivamente concentrati» sulla battaglia contro Hamas piuttosto che sulla ricerca dei responsabili delle fallite difese israeliane nell’attacco del 7 ottobre.   «Dopo la guerra, verrà condotta un’indagine approfondita per chiarire tutti i dettagli», ha detto l’IDF al FT.   Le nuove accuse fanno seguito a un recente rapporto del quotidiano israeliano Haaretz, che ha citato una donna soldato che, per la mancanza di attenzione ai rapporti delle sue sentinelle di frontiera, ha accusato l’esercito dello Stato Ebraico di sessismo istituzionalizzato.   Secondo l’articolo del quotidiano israeliano, le donne delle truppe di sorveglianza avevano espresso le loro preoccupazioni riguardo alle insolite attività di Hamas mesi prima dell’incursione. Secondo quanto riferito, avrebbero osservato militanti impegnati in briefing vicino alla recinzione di confine, addestrandosi a disattivare le telecamere di sorveglianza e a prendere di mira i carri armati israeliani, nonché un aumento dell’attività dei droni.   «È un’unità composta interamente da ragazze e giovani comandanti donne», ha detto ad Haaretz la fonte tra le soldatesse che avevano compilato l’avvertimento per i loro superiori. «Non c’è dubbio che se ci fossero uomini seduti davanti a quegli schermi, le cose sarebbero sembrate diverse».   Come riportato da Renovatio 21, alla fine di ottobre, l’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha pubblicato su Twitter di essere stato avvertito delle intenzioni di Hamas «in nessuna circostanza e in nessuna fase». Si è scusato e ha cancellato la dichiarazione poco dopo un’ondata di critiche da parte di funzionari e politici israeliani.   Il New York Times ha riferito che sia Netanyahu che gli alti funzionari della sicurezza israeliani hanno sottovalutato la minaccia di Hamas e non hanno dedicato le risorse necessarie per contrastarla, nella convinzione che l’Iran e il gruppo militante libanese Hezbollah rappresentassero un pericolo maggiore.

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  Immagine di Israel Defense Force via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial 2.0 Generic.
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Netanyahu afferma di aver incaricato il Mossad di «agire contro i leader di Hamas ovunque si trovino»

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Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato mercoledì di aver incaricato l’agenzia di Intelligence israeliana Mossad di agire contro i leader del movimento palestinese Hamas in tutto il mondo.

 

«Ho dato istruzioni al Mossad di agire contro i leader di Hamas ovunque si trovino», ha detto Netanyahu in una conferenza stampa, rispondendo ad una domanda di una giornalista che menzionava un articolo della stampa ebraica dove si sostiene che Ismail Haniyeh e Khaled Mashaal hanno affermato di aspettarsi di continuare a governare Gaza dopo la guerra.

 

Alla domanda se la tregua si applica anche agli attacchi contro i capi di Hamas – un presunto riferimento a quelli all’estero – Netanyahu afferma che «non esiste tale obbligo», riporta il Times of Israel.

 

Il ministro della Difesa Yoav Gallant è quindi intervenuto per dire che tutti i leader di Hamas sono morti viventi. «Vivono con il tempo in prestito», ha dichiarato il Gallant. «La lotta è mondiale: dagli uomini armati sul campo a coloro che si godono jet di lusso mentre i loro emissari agiscono contro donne e bambini, sono destinati a morire».

 

Tali commenti si inseriscono nel contesto di un accordo mediato dal Qatar tra Israele e Hamas su un cessate il fuoco temporaneo nella Striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi.

 

Il commento lascia un po’ perplessi: non è immediatamente chiaro come sia possibile trattare con i capi di una controparte e al contempo ordinarne l’assassinio.

 

Tuttavia, riguardo alla caccia spietata del Mossad contro elementi del network terrorista palestinese sparsi per il mondo esiste il caso specifico dell’«Operazione Ira di Dio», con cui gli israeliani punirono, con una campagna segreta durata anni, i capi ritenuti responsabili del massacro alle Olimpiadi di Monaco 1972. I dettagli di questi assassinii svolti in tutto il mondo – anche a Roma, nel quartiere Nomentano – finirono in un libro del giornalista canadese George Jonas, poi tradotti in pellicola da Steven Spielberg in Munich (2005) e prima ancora nel film TV Sword of Gideon.

 

Nella serie di omicidi all’estero orditi dal Mossad su ordine della stessa Golda Meir vi fu tuttavia un fiasco clamoroso. Nel 1973, nella città norvegese di Lillehammer, sicari israeliani assassinarono il cameriere marocchino Ahmed Bouchikhi (fratello del futuro fondatore del famoso gruppo di musica gitana Gypsy King) scambiandolo per il terrorista Ali Hassan Salameh, che andava eliminato assieme a tutta una lista di personaggi ritenuti responsabili per il Massacro Olimpico.

 

Bouchikhi fu ucciso per strada sotto gli occhi della moglie da agenti israeliani, ufficialmente non appartenenti al Mossad. I componenti del commando furono arrestati dalla polizia norvegese, e condannati a anni di carcere, ma furono tutti scarcerati dopo 22 mesi di detenzione. La vedova, la figlia e un figliastro nel 1996 furono indennizzati dallo Stato di Israele con 400 mila dollari. L’«affare Lillehammer», considerato uno dei più grandi fiaschi dei servizi del dopoguerra, è completamente assente dalla pellicola hollywoodiana dello Spielbergo, che purtuttavia racconta che il Salameh era in realtà protetto dalla CIA.

 

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Mercoledì Israele e Hamas hanno confermato di aver concordato un cessate il fuoco di quattro giorni a Gaza, con la cessazione di tutte le ostilità e il rilascio di 50 ostaggi israeliani in cambio di 150 prigionieri palestinesi.

 

Secondo quanto riportato, alcuni capi di Hamas, diramazione dei Fratelli musulmani, vivrebbero in Qatar, Paese che agisce con forza da sponda all’organizzazione islamista, al punto da inimicarsi la vicina Arabia Saudita, che invece ha rotto i ponti con la fratellanza.

 

Tuttavia alcune voci, come quella dell’analista geopolitico Thierry Meyssan, sostengono che i capi del movimento sarebbero in realtà ospiti di Erdogan in Turchia.

 

Si tratta di un’accusa grave, tuttavia negli scorsi giorni il presidente turco non ha perso occasione per scagliarsi contro Israele e Netanyahu in particolare. Tre settimane fa Erdogan aveva accusato Israele di «crimini di guerra» per poi attaccare l’intero mondo Occidentale (di cui Erdogan sarebbe di fatto parte, essendo la Turchia aderente alla NATO e aspirante alla UEa Gaza «ha fallito ancora una volta la prova dell’umanità».

 

Come riportato da Renovatio 21, negli scorsi giorni Erdogan ha dichiarato che Israele è uno «Stato terrorista» che sta commettendo un «genocidio» a Gaza.

 

In un episodio diplomaticamente piuttosto grottesco, la settimana scorsa, mentre si trovava in visita in Germania,  Erdogan ha proseguito nella sua aggressiva denuncia dell’operazione militare israeliana contro Hamas dichiarando che la Germania non può parlare liberamente di Israele a causa dell’Olocausto.

 

Nello scorso mese nelle città turche si sono consumate manifestazioni massive pro-Palestina che chiedevano apertis verbis l’intervento militare turco a Gaza. Durante uno di questi moti è stata assaltata la base militare americana di Incirlik. Erdogan ha cavalcato una grande dimostrazione di massa parlando dal palco indossando una kefiah palestinese.

 

Come riportato da Renovatio 21, in un episodio che lasciò alcuni osservatori un po’ interdetti, nel giugno 2022 il governo dello Stato Ebraico aveva emesso un avviso di viaggio per Istanbul alzando l’allerta terrorismo al massimo livello dopo che i funzionari hanno affermato di aver fermato diversi progetti di attacco iraniano contro i turisti israeliani.

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Immagine di Kobi Gideon / GPO Israel via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

 

 

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