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Il ricordo di mons. De Castro Mayer in una lettera di mons. Williamson

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Renovatio 21 traduce e pubblica un’altra lettera scritta da Sua Eccellenza monsignor Richard Williamson (1940-2025), datata 9 maggio 1991, e tratta dal bollettino Angelus, a quel tempo curato proprio dal prelato inglese il suo periodo nel seminario di Winona, nel Minnesota.

 

In questa lettera agli amici e benefattori, il compianto vescovo londinese parlò della morte del vescovo brasiliano Antonio de Castro Mayer (1904-1991), l’unico vescovo rimasto al fianco del fondatore della FSSPX, Mons. Marcel Lefebvre.

 

In questo breve ma appassionato scritto, Williamson raccoglie brevemente ma intensamente l’eredità del vescovo brasiliano, rimasto fedele fino alla fine.

 

Le sorti della diocesi di Campos, purtroppo, senza la sua guida, presero poi in breve tempo una piega controversa, raggiungendo il totale accordo con Roma nel 2002 e tradendo, secondo alcuni, l’opera di monsignor de Castro Mayer.

 

 

Cari amici e benefattori,

 

Molti di voi si saranno chiesti che fine abbia fatto la posta di maggio del Seminario. Alcuni di voi avranno immaginato che consistesse in un’edizione commemorativa di Angelus per la morte, avvenuta il 25 marzo, del Fondatore della Fraternità San Pio X, l’Arcivescovo Marcel Lefebvre. Il Seminario ha dovuto tirare fuori il salvadanaio per inviarvelo, ma il Fondatore muore una volta sola! E poi, più apprezziamo i doni di Dio, come un grande vescovo cattolico, più Dio sarà incline a inviarci altri simili a lui: «Se tu conoscessi il dono di Dio…» dice Nostro Signore.

 

E ora il vescovo che ha avuto l’onore e la gloria di essere l’unico vescovo al mondo a stare accanto all’arcivescovo Lefebvre nell’ora del bisogno della Chiesa, il vescovo Antonio de Castro Mayer, vescovo in pensione della diocesi di Campos in Brasile, è morto anche lui, un mese esatto dopo l’arcivescovo, in ospedale, in Brasile, il 25 aprile scorso. Così Dio ha fatto in modo che i compagni d’armi sulla terra siano anche compagni in cielo.

 

Il vescovo de Castro Mayer nacque un anno prima dell’arcivescovo Lefebvre e divenne vescovo della diocesi di Campos, una cittadina a circa 200 miglia a nord-est di Rio de Janeiro, nel 1948, quando aveva circa quarantacinque anni. Era un esperto di diritto canonico e teologia e una Lettera pastorale sui “Problemi dell’apostolato moderno“, che scrisse per la sua diocesi nel 1953 e che conteneva un “Catechismo delle verità opportune per opporsi agli errori odierni”, si diffuse ben oltre la sua diocesi, dentro e fuori il Brasile.

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La sua forza nella dottrina fu la ragione per cui, quando il tornado del Vaticano II colpì la Chiesa, né lui né la sua diocesi furono spazzati via: un’impresa realizzata da nessun altro vescovo con la sua diocesi in tutta la Chiesa! Molti vescovi durante e dopo il Concilio devono essersi sentiti estremamente a disagio con la nuova religione introdotta, ma a meno che non avessero una mente molto lucida si saranno detti: «Beh, non mi piace e non ritengo che sia cattolica, ma la fede non si basa sui gusti o sui sentimenti, quindi se questo è ciò che dice il Papa, devo obbedire». 

 

Solo se avessero saputo, sempre con una mente lucida, che la dottrina della fede stessa era gravemente messa in pericolo dai cambiamenti, avrebbero potuto resistervi in modo silenzioso e costante, come fece il vescovo de Castro Mayer.

 

Inoltre, e molto di più, i suoi preti rimasero con lui. Quando arrivò la Nuova Messa, lo seguirono nell’osservanza della Messa tridentina, e quando raggiunse l’età di 75 anni e fu obbligato dalle nuove regole della Chiesa a dimettersi, la grande maggioranza dei suoi sacerdoti mantennero la Messa tridentina. 

 

Senza dubbio, grazie a lui, avevano capito.

 

Fu sostituito da un vescovo modernista che procedette a cacciare tutti i preti del vescovo de Castro Mayer dalle loro parrocchie. Alcuni di loro rinunciarono alla lotta, ma fu ancora una volta la grande maggioranza di loro a scendere letteralmente in piazza, e quando decisero di costruire nuove chiese dal nulla, allora – ulteriore testimonianza dell’ex vescovo e dei suoi preti – furono seguiti dalla grande massa del popolo, così che ora ci sono ancora 11 chiese nuove di zecca in costruzione. 

 

Ne ho viste tre quando ero in Brasile lo scorso dicembre. Non sono piccole, e quella che ho visto finita era molto bella, e già troppo piccola! Cosa può fare un bravo vescovo!

 

Senza dubbio l’ultimo grande momento di Dom Antonio fu quando si mise al fianco dell’arcivescovo Lefebvre per co-consacrare nelle Consacrazioni del giugno 1988. Nel corso della cerimonia tenne un breve sermone spiegando perché era venuto: disse che era stato sottoposto a molte pressioni per stare lontano, ma per lui era un dovere tale che pensò che avrebbe commesso un peccato mortale se non fosse venuto.

 

L’arcivescovo Lefebvre era immensamente riconoscente per il suo aiuto. Il vescovo de Castro Mayer era in tutti gli aspetti così completamente indipendente dall’arcivescovo Lefebvre, che quando si schierò con lui contro tutto il mondo, fu la chiara dimostrazione che l’arcivescovo non stava solo inventando tutto di testa sua.

 

Senza essere influenzato dall’arcivescovo, un altro vescovo cattolico che si trovava di fronte alla stessa confusione era giunto alla stessa drammatica decisione: meglio incorrere nella «scomunica» che rimanere inattivi. Da allora in poi nessuno avrebbe potuto liquidare l’arcivescovo come un solitario stravagante.

 

Quanto l’arcivescovo apprezzasse il suo compagno d’armi, lo dice questo estratto, l’inizio di una lettera scritta dall’arcivescovo Lefebvre dalla Svizzera, il 4 dicembre dell’anno scorso a Dom Antonio, costretto ad un periodo di infermità a letto, in Brasile:

 

«Carissimo Monsignor Antonio de Castro Mayer, mi giungono voci dal Brasile sulla sua salute che, a quanto dicono, sta peggiorando! La chiamata di Dio si avvicina? Il solo pensiero mi riempie di profondo dolore. Quanto sarò solo senza il mio fratello maggiore nell’episcopato, senza il combattente modello per l’onore di Gesù Cristo, senza il mio unico fedele amico nella spaventosa landa desolata della Chiesa conciliare! D’altra parte risuona nelle mie orecchie tutto il canto della liturgia tradizionale dell’Ufficio dei Pontefici Confessori… il benvenuto dal cielo al servo buono e fedele, sé tale è la volontà del buon Dio»

 

Apparentemente, l’arcivescovo Lefebvre non immaginava che sarebbe stato il primo a tornare a casa, ma da lì non aspettò molto per trascinare dietro di sé il suo compagno. 

 

«Belli e avvenenti nella loro vita, anche nella morte non furono divisi: erano più veloci delle aquile, più forti dei leoni» (II Sam. I,23).

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Il funerale dell’arcivescovo a cui ho assistito a Ecône il 2 aprile è stato solenne, ma più consolante che triste. Ci sono diverse immagini nell’Angelus allegato, e un po’ della scena sulla tomba è evocata nel pezzo intitolato «Quello per cui si batteva non poteva morire». 

 

Il momento della tristezza sarà quando, se mai, la sua opera morirà.

 

Questo annuncio è in ritardo perché non c’era posto per esso nella lettera di aprile. Non preoccupatevi, ci saranno le Cresime l’anno prossimo, se Dio vuole. 

 

Ciò che conta è che i giovani conoscano e amino la loro Fede. Meglio — anime affamate, prendete nota — amare i Sacramenti e non averli che averli e non amarli, nella misura in cui Dio si sta avvicinando al primo stato ma si sta allontanando dal secondo.

 

Che la Madonna vi benedica per ciò che resta del suo mese. 

 

Trionferà, e sarà noto a tutti!

 

Sinceramente Vostro in Cristo,

 

+Richard Williamson

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Immagine da FSSPX.news

 

 

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Brasile: più di mille fedeli onorano Cristo Re a Rio de Janeiro

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Questa domenica, 26 ottobre, più di mille fedeli si sono radunati nel cuore di Rio de Janeiro per partecipare alla processione in onore di Cristo Re, in occasione del centenario dell’istituzione di questa festa da parte di Papa Pio XI nell’enciclica Quas Primas (1925). L’evento, caratterizzato da grande fervore, è stato organizzato dal Centro Culturale Permanência e dalla Fraternità San Pio X, con il sostegno del Centro Dom Bosco.  

Una testimonianza pubblica di fede nel cuore della città

Il raduno è iniziato a Cinelândia, nel centro di Rio de Janeiro, davanti al monumento del Santissimo Sacramento eretto nel 2024 dal Centro Dom Bosco. Alle 15:00 precise, il corteo è partito, preceduto dalla cavalleria della polizia militare, che ha guidato il corteo con rispetto e dignità.   Per circa due chilometri, i fedeli hanno accompagnato Nostro Signore con pietà, in spirito di riparazione e di proclamazione pubblica della sua regalità sulle società e sulle anime.   Le immagini mostrano una partecipazione particolarmente familiare, con numerosi bambini, giovani e genitori, a testimonianza della vitalità della fede trasmessa e vissuta quotidianamente.    

Messa pontificale all’arrivo

La processione si è conclusa in Praça das Crianças, sull’Aterro do Flamengo, dove Mons. Bernard Fellay, vescovo della FSSPX, ha celebrato una messa pontificale. È stato assistito da Dom Lourenço Fleichman (OSB), Dom Estevão (OSB) e Padre Montagut (superiore della Casa Autonoma della FSSPX in Brasile).   Secondo il Centro Dom Bosco, si tratta della «prima messa tradizionale celebrata in strada a Rio de Janeiro dopo il Congresso Eucaristico Internazionale del 1955», un evento significativo per molti cattolici in Brasile, che stanno scoprendo sempre più la liturgia tradizionale.         Articolo previamente apparso su FSSPX.News

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Mons. Viganò: i traditori demoliscono la Chiesa dall’interno e spingono nell’eterna dannazione le anime

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L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha affidato a X una breve riflessioni sui recenti eventi che hanno segnato il mondo ecclesiastico.

 

«Prima abbiamo avuto la provocazione di una cresima conferita ad un pubblico concubinario omosessuale “sposato” civilmente con il proprio padrino. Presente – ovviamente – il cappellano LGBTQ+ James Martin sj. Poi, a distanza di poche ore, l’assist di Prevost: una coppia di omosessuali “sposati” civilmente ricevuta in udienza, con ostentati toni di cordialità».

 

«Non semplici operai né impiegati, ma i proprietari di una società che impiega l’Intelligenza Artificiale per funzionalità smart-home di lusso» scrive Viganò.

 

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Sua Eccellenza si riferisce all’udienza riservata concessa da Leone a una coppia omosessuale «coniugata» formata da Alex Capecelatro, amministratore delegato di della società di IA Josh.ai e Brian D. Stevens, benefattore e affiliato ai Cavalieri di Malta, pur nel contesto del suo controverso tenore di vita omosessuale.

 

«La sodomia viene così legittimata dall’alto, con le provocazioni dei vescovi gay-friendly e la tacita approvazione di Prevost» tuona monsignore.

 

«Tutto quanto sta accadendo nella chiesa sinodale segue uno schema ben preciso e ormai sono in molti a riconoscere la frode della chiesa conciliare-sinodale».

 

«È giunto il momento che sacerdoti e fedeli contestino con coraggio e fermezza il tradimento di chi – a iniziare da Leone – invece di guidare la Santa Chiesa custodendo e trasmettendo intatto il Deposito della Fede, la demolisce dall’interno e spinge nell’eterna dannazione le anime» esorta il prelato lombardo.

 

«La chiesa conciliare e sinodale NON È la Chiesa Cattolica in comunione con la quale abbiamo giurato di vivere e morire» conclude l’arcivescovo.

 

Nell’omelia del mercoledì delle Ceneri 2025 monsignore aveva parlato di «una società apostata, una classe politica corrotta e pervertita, una Gerarchia venduta e traditrice».

 

«Dinanzi a questa ribellione globale, e specialmente davanti al tradimento di chi è costituito in autorità, dobbiamo tornare più convintamente a vestire la nostra anima in cinere et cilicio, a prostrarci al cospetto del Signore e ripetere il grido dei nostri padri: Flectamus iram vindicem, ploremus ante Judicem; clamemus ore supplici, dicamus omnes cernui: Parce, Domine; parce populo tuo: ne in æternum irascaris nobis. Plachiamo l’ira vendicatrice, piangiamo di fronte al Giudice; chiamiamoLo con voce supplicante, prostrati diciamo tutti insieme: Perdona, Signore, perdona il Tuo popolo, e non rimanere in eterno adirato con noi».

 

In un’omelia all’inizio di questo mese Sua Eccellenza aveva descritto la battaglia della vera Chiesa contro «la sinagoga di Satana, l’antichiesa conciliare e sinodale» e i suoi «corrotti ministri» della «setta di traditori e rinnegati».

 

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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Il vescovo Strickland denuncia Papa Leone e i vescovi per aver scandalizzato i fedeli

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Il vescovo Joseph Strickland, in un lungo post di venerdì su X, ha chiesto a Papa Leone XIV e a tutti i vescovi per quanto tempo ancora continueranno a servire due padroni e a «scandalizzare i piccoli» chiudendo un occhio sul peccato. Lo riporta LifeSite.   Nel suo post del 14 novembre, il vescovo emerito di Tyler, Texas, si è chiesto per quanto tempo i vescovi, la curia vaticana e il Santo Padre continueranno a scandalizzare i fedeli con la loro compiacenza nella celebrazione di liturgie irriverenti e sacrileghe, accogliendo «coppie» dello stesso sesso nella Chiesa senza chiamarle alla conversione, sottolineando l’accoglienza dei migranti senza affrontare gli effetti dell’immigrazione illegale sulle popolazioni native e, in definitiva, «fermandosi tra due padroni». (1Re 18, 21) Il vescovo ha sottolineato che ci sono macine pronte per essere distribuite a Papa Leone: un «carico di camion» per la curia romana e un «carico di carico» per la stragrande maggioranza dei vescovi del mondo che spesso scandalizzano i «piccoli». (Mt 18,6)   «Fino a quando zoppicherete tra due padroni? Se credete che Cristo è il Signore, allora seguiteLo! Se il mondo è il vostro padrone, allora andate da lui! Ma non profanate più il Suo santuario mentre tradite la Croce!», scrive il prelato texano.   «Vescovi, BASTA con i giochi! BASTA con le bugie. BASTA chiudere un occhio sui più piccoli! Un’enorme scorta di macine è pronta per essere distribuita tra voi», ha aggiunto. «Una per papa Leone, un camion pieno per la Curia in Vaticano e navi cargo piene per la stragrande maggioranza degli odierni successori degli Apostoli».  

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Sua Eccellenza ha osservato che, sebbene alcuni possano obiettare al fatto che egli «giudichi» questi principi della Chiesa, sono proprio questi successori degli Apostoli ad aver ripetutamente inflitto danni ai più piccoli.   «No fratelli, COME OSATE infliggere del male ai più piccoli ancora e ancora??» ha scritto il vescovo.   Approfondendo i modi specifici in cui i vescovi, compreso il vescovo di Roma, hanno scandalizzato i fedeli, Strickland ha osservato che essi deridono il Santo Sacrificio della Messa trasformandolo in poco più di una «cianfrusaglia» e spesso usano queste sacre liturgie per promuovere l’eresia.   «Voi fate del Sacro Sacrificio di Gesù Cristo, la Santa Messa, una cianfrusaglia, una merce di scambio per le tue connivenze mondane, una piattaforma per vomitare eresie e fare il piedino con il mondo», ha scritto monsignore.   In effetti, oltre alle irriverenti messe parrocchiali, negli Stati Uniti e in tutto il mondo vengono celebrate frequentemente diverse messe «dell’orgoglio» pro-LGBT e altre messe eterodosse, spesso senza un rimprovero da parte del vescovo celebrante e nel silenzio assoluto di Roma.   Strickland ha sottolineato come sacerdoti e vescovi scandalizzino spesso i fedeli accogliendo nella Chiesa «coppie» omosessuali, e come papa Leone conceda loro udienza senza invitarli al pentimento per la loro vita disordinata.   «Fate del male ai più piccoli quando accogliete coppie intrappolate nel peccato, ostentando la loro triste vita disordinata, e invece di chiamarle al pentimento in Gesù Cristo, chiacchierate di cose sciocche e venite acclamati per la vostra gentilezza», ha detto. «Li accogliete persino nel sacro santuario e stendete un velo di benedizione sullo sterco del loro peccato».   La scorsa settimana, il gesuita notoriamente pro-omotransessualista, padre James Martin, ha celebrato una messa di cresima per il corrispondente di ABC News, Gio Benitez, apertamente omosessuale, «sposato» con un altro uomo. Benitez ha persino attribuito a Martin il merito del suo ritorno alla Chiesa, sottolineando che il sacerdote dissidente lo aveva accolto nella Chiesa «esattamente come sono io». Il suo compagno, Tommy DiDario, che lui chiamava suo marito, gli ha fatto da padrino.   Durante l’assemblea autunnale dell’USCCB di questa settimana, Strickland ha messo in dubbio la cresima del conduttore televisivo apertamente gay.   «Non so quanti di noi abbiano visto sui social media», ha esordito Sua Eccellenza durante il question time. «Sacerdoti e altre persone si sono riuniti, celebrando apertamente la Cresima di un uomo che convive con un altro uomo. E la questione va affrontata».   La Conferenza Episcopale degli Stati Uniti si è rifiutata di rispondere alle preoccupazioni di Strickland. Al contrario, il presidente della sessione, il vescovo Daniel E. Flores, ha accolto la sua domanda, dicendo: «grazie, vescovo».   Flores è passato quindi rapidamente al punto successivo all’ordine del giorno, senza entrare nel merito dell’intervento né invitare il gruppo o gli altri vescovi a proseguire la discussione.

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Come riportato da Renovatio 21, papa Leone ha anche tenuto un’udienza privata con Alex Capecelatro, CEO di Josh.ai , e con il suo «marito» omosessuale Brian D. Stevens, un filantropo membro dei Cavalieri di Malta nonostante il suo scandaloso stile di vita in Vaticano questa settimana.   Durante l’udienza, la «coppia» omosessuale ha condiviso con il Papa quanto l’attivismo pro-LGBT di padre Martin «significhi per loro», al che Leo avrebbe «annuito con approvazione alla menzione di quel (cosiddetto) ministero», secondo Letters from Leo, un sito web scritto da un esponente del Partito Democratico, Christopher Hale.   Hale ha inoltre sottolineato che Leo non ha chiarito l’insegnamento della Chiesa durante l’udienza, ma è sembrato accettare i due omosessuali così come sono.   Infine, Strickland ha osservato che i vescovi hanno esortato i fedeli ad accogliere i «migranti» e si sono fermamente opposti all’applicazione della legge sull’immigrazione, ma la maggior parte non ha voluto parlare delle orde di criminali che attraversano illegalmente il confine.   «Fate del male ai più piccoli quando promuovete l’illegalità e chiudete un occhio sugli stupri, gli omicidi e gli attacchi di criminali nefasti che attraversano i confini aperti», ha detto. «Alcuni dei più piccoli vengono coinvolti in queste migrazioni di massa e calpestati mentre cercano una vita migliore. Alcuni dei più piccoli vedono le loro case e le loro città invase mentre i pastori dicono ‘dobbiamo accogliere lo straniero’, e poi lasciano libero sfogo a predoni e criminali».   Da quando Trump è tornato alla Casa Bianca a gennaio, i vescovi statunitensi, Papa Francesco e poi Papa Leone hanno ripetutamente denunciato i tentativi della sua amministrazione di frenare l’immigrazione di massa. Papa Leone ha ripetutamente affermato che i fedeli saranno giudicati per come «accolgono lo straniero», e ha persino suggerito falsamente che sostenere il presunto «trattamento disumano degli immigrati negli Stati Uniti» sotto Trump equivalga a sostenere l’aborto.   Come ha osservato Strickland, la stragrande maggioranza dei prelati cattolici, pur affermando correttamente che i paesi hanno l’obbligo di trattare tutti i migranti con dignità umana, ha ampiamente omesso di menzionare la questione dei crimini efferati commessi dai membri della gang MS-13 e da altri che entrano illegalmente negli Stati Uniti, e di come questi stiano violando la dignità umana dei suoi cittadini.   Anche altri vescovi hanno criticato le politiche di apertura delle frontiere della maggior parte delle nazioni occidentali.   Come riportato da Renovatio 21, ad inizio anno il vescovo kazako Athanasius Schneider ha parlato di un’Europa «neocomunista» e «massonica» che utilizza le migrazioni usate dalle élite per distruggere l’identità cristiana.

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