Spirito
L’importanza di Ambrogio oggi: omelia di mons. Viganò nella festa del santo patrono di Milano

Renovatio 21 pubblica l’omelia dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò per la festa di Sant’Ambrogio.
DOCTOR OPTIME
Omelia nella festa di Sant’Ambrogio Vescovo, Confessore e Dottore della Chiesa
Il 7 Dicembre la divina Liturgia ricorda l’anniversario della Consacrazione Episcopale di Sant’Ambrogio, Patrono di Milano, Confessore della Fede, Dottore e Padre della Chiesa. Nell’anno 374 dell’era di Cristo, mille seicentocinquant’anni fa, il figlio di una importante famiglia senatoria, educato nelle migliori scuole di Roma e divenuto il più alto magistrato imperiale dell’Italia del Nord; amico di altri Santi tra cui Agostino da Ippona, allora insegnante di Retorica a Milano e poi da lui convertito dal paganesimo, riceveva la Sacra Unzione.
Le vicende che portarono questo eminente personaggio politico sulla Cattedra di Milano ci lasciano, per la mentalità odierna, certamente stupiti. Egli venne acclamato Vescovo dal popolo mentre, come consularis cercava di imporre una tregua alla lotta tra Cattolici e ariani, parlando ai fedeli riuniti. Essendo ancora pagano e non avendo intenzione di accettare la nomina, cercò invano più volte la fuga, finendo con l’accettare la volontà di Dio.
Nell’arco di pochi giorni ricevette il Battesimo, la Cresima e tutti gli Ordini Sacri. Potremmo dire che nulla delle doti richieste per ricoprire la carica civile andò perduto nel passaggio allo stato ecclesiastico; al contrario, vediamo nella sua tempra e nell’indole combattiva nella lotta contro gli eretici l’impronta del magistrato romano onesto, virtuoso, integerrimo.
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Il suo impegno per sovvenire alle necessità della Chiesa di Milano e massimamente dei poveri non gli impedì di svolgere un ruolo importante nella scena politica: è grazie all’influenza di Sant’Ambrogio sull’Imperatore Teodosio I se nel 380 il Cristianesimo fu proclamato Religione di Stato. Quarantasette anni prima Costantino, con l’Editto di Milano, l’aveva reso religio licita, ma con l’Editto di Tessalonica l’autorità terrena si riconosceva vicaria della Regalità di Cristo.
Occorsero millequattrocento anni perché la Rivoluzione giungesse a spezzare l’unità tra Stato e Chiesa; e millecinquecento anni perché una Gerarchia asservita al nemico introducesse la blasfema laicità dello Stato nella Chiesa, usando un Concilio Ecumenico come strumento eversivo per imporre ai fedeli gli errori di cui oggi vediamo le terribili conseguenze.
Grande promotore del culto divino, Sant’Ambrogio codificò la Liturgia che da lui prende il nome, componendo almeno diciotto inni – tra cui Nunc sancte nobis Spiritus; Rector potens verax Deus; Jesu corona virginum; Aeterne rerum conditor – che il Rito tradizionale ha custodito attraverso i secoli.
Nemico implacabile del paganesimo e dell’arianesimo, Ambrogio fu fautore del Primato petrino, contro quegli eretici – ad esempio Palladio – che consideravano il Vescovo di Roma al pari degli altri Vescovi. La sua predicazione si articolò in opere apologetiche, dogmatiche, morali e ascetiche di tale erudizione da includere Ambrogio nell’elenco dei Dottori e dei Padri della Chiesa.
Fu proprio ascoltando Sant’Ambrogio predicare che Agostino d’Ippona, allora maestro di Retorica a Milano e ancora catecumeno, si persuase a ricevere il Battesimo, che il Vescovo gli impartì personalmente.
Non mancò di imporre una severa penitenza pubblica all’Imperatore, che nel 390 aveva ordinato il massacro di migliaia di abitanti di Tessalonica: Teodosio accolse la punizione di Ambrogio e venne riconciliato nel giorno di Natale dello stesso anno.
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Una figura come quella di Sant’Ambrogio oggi verrebbe additata dal Clero conciliare e sinodale come «divisiva», e probabilmente meriterebbe le grottesche scomuniche di chi egli certamente combatterebbe.
Immaginate, cari fratelli, se l’Arcivescovo di Milano – che pure compare nella medesima Cronotassi di Sant’Ambrogio – oserebbe mai compiere incursioni nelle chiese degli eretici per occuparle e restituirle al culto cattolico. Immaginatelo imporre una pubblica penitenza non dico al Presidente della Repubblica, ma anche solo al Sindaco Sala.
Immaginatelo difendere il Papato Romano contro Bergoglio, che lo vuole riformulare in chiave sinodale ed ecumenica. Immaginatelo predicare agli eretici, parlare da pari a pari con i potenti, dedicarsi ai poveri e ai bisognosi senza trascurare la preghiera e lo studio. In realtà nessuno di noi riesce nemmeno con la fantasia a concepire negli attuali Vescovi la forza, l’ardore, la virilità e la convinzione di un Sant’Ambrogio, di un Sant’Agostino, Sant’Ireneo solo per citarne alcuni.
Eppure, ai loro tempi, questi testimoni della Fede non erano così diversi uno dall’altro, ed è stato così per secoli, pensiamo a San Carlo Borromeo, al Beato Ildefonso Schuster… e fermiamoci lì. Da Montini in poi, anche se con un ritmo più lento, la Chiesa Ambrosiana ha compiuto la stessa mutazione della Chiesa Romana, trasformandosi in ciò che tutti i Vescovi di Milano e di ogni parte del mondo avevano sempre condannato.
Ma se un Sant’Ambrogio, un San Carlo Borromeo o un Beato Ildefonso Schuster potevano considerarsi figli della medesima Chiesa sotto le stesse Sante Chiavi, cos’è accaduto da un certo punto in poi, da rendere impensabile e addirittura deplorevole distruggere i simulacri pagani e le statue degl’idoli, o scacciare gli eretici a colpi di flagello e scudiscio? Qualcuno penserà: Ecco che Monsignor Viganò ricomincia con il Vaticano II… e in realtà sappiamo tutti che il punto di non ritorno della Rivoluzione è stato il Concilio.
Questa assise ha potuto avere la sua valenza rivoluzionaria perché già da tempo la Gerarchia Cattolica era stata infiltrata e progressivamente occupata – con le solite modalità cui ricorre la Massoneria – da quinte colonne che dovevano operare la distruzione della Chiesa dall’intero, usurpando l’autorità con la frode. In questa azione eversiva delle Logge si vede la mente diabolica dell’Avversario.
Ma vi è una ragione più profonda, più semplice e allo stesso tempo più grave, che spiega la crisi che affligge la Chiesa Cattolica: la perdita della Fede, della Speranza e della Carità da parte del Clero e in particolare dei Vescovi e degli stessi Papi conciliari. La roccia della Fede si è progressivamente mutata in una palude di errori, perché alla Verità oggettiva di Dio, alla Divina Rivelazione che si esprime nei Dogmi di Fede è stata sostituita l’esperienza personale rendendo antropocentrico ciò che deve essere ontologicamente teocentrico, cristocentrico.
Senza conoscere ed abbracciare Dio nella Sua Verità, per come Egli è e per come Si è rivelato a noi, non è possibile amarLo: chi cade in questo inganno diabolico finisce per amare e preferire l’idea che si è fatto di Dio perdendo ogni soprannaturale afflato.
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Alcuni tra voi, cari fratelli, si stanno preparando a servire il Signore nell’Ordine Sacro. Altri sono già chierici e sacerdoti. Ad altri il Signore parlerà a suo tempo, per spronarli a rispondere alla Vocazione. La formazione dottrinale e morale è certamente importante, perché costituisce le fondamenta su cui erigere l’edificio della vostra personale santificazione. Ma il cuore, l’anima della santità – e questo vale per laici e chierici – è l’amore di Dio, Dio stesso, che è Carità infinita.
Imparate ad amare Nostro Signore e in Lui il vostro prossimo.
Imparate a vivere di Dio, a cibarvi di Lui, a cercare solo la Sua gloria conformandovi alla Sua santa Volontà. Imparate ad amarLo per come Egli Si è rivelato, e come la Santa Chiesa ci insegna. La Carità si fonda infatti sulla verità della Fede, e chi non possiede l’integrità della Fede non è capace di amare soprannaturalmente.
Imparate ad amare la Croce, compendio al massimo grado della Carità divina. Imparate ad amare i vostri nemici, perché volendo il loro vero bene saprete trovare il modo per attrarli a Dio e strapparli alla schiavitù del demonio.
Imparate ad amare il Signore come Lo amò Sant’Ambrogio, e le virtù di Sant’Ambrogio splenderanno anche in voi, dal momento che la loro fonte è la medesima: Nostro Signore Gesù Cristo, del Quale tra poche settimane celebreremo il Santissimo Natale.
+ Carlo Maria Viganò
Arcivescovo
7 Dicembre 2024
Sancti Ambrosii Episcopi, Confessoris,
Ecclesiæ Doctoris et Mediolanensis Patroni
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Spirito
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Ministro contro sacerdote spagnuolo che ha negato la comunione a un politico omosessuale: rischia il processo. Sotto tiro anche le terapie di conversione

Un prete cattolico in Spagna potrebbe dover affrontare accuse penali per aver negato l’Eucaristia ad un politico apertamente omosessuale. Lo riporta il sito cattolico The Pillar.
Negare la Comunione «è contrario alla Costituzione spagnola», ha affermato la ministra socialista per l’Uguaglianza Ana Redondo in un’intervista a gennaio, sostenendo che la Chiesa cattolica «non può, anche in assenza di una legge specifica, essere sottratta alle regole costituzionali, al principio di uguaglianza e di non discriminazione dell’articolo 14».
«Non puoi discriminare un cittadino LGTBI e chiedergli di scegliere la sua fede o la sua condizione sessuale», ha aggiunto. «Questo è chiaramente discriminatorio e spero che ci sarà una sfida», nel senso di un’azione legale..
La Redondo ha risposto a una dichiarazione del sindaco socialista della cittadina di Torrecaballeros nella provincia di Segovia. L’11 gennaio, Ruben Garcia de Andres ha scritto su X che il suo parroco gli aveva negato la Santa Comunione a causa della sua relazione omosessuale pubblica.
Garcia ha affermato che gli è stata negata l’Eucaristia «a causa della mia condizione sessuale e della convivenza con il mio partner».
😡Dicen que las coincidencias no existen… O sí… Justo en el día en el que la diócesis dice adiós al que ha sido “nuestro” Obispo, el párroco de Torrecaballeros me comunica que se me prohíbe recibir la Sagrada Comunión.
¿Por qué?: por mi condición sexual y vivir con mi…
— RubénGarcíadeAndrés🌹🌹🌾🌈🇪🇦🌈 (@rgarciadeandres) January 11, 2025
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L’uomo omosessuale ha quindi accusato parti della Chiesa cattolica segoviana di «omofobia» e ha lamentato che «per la Chiesa di Segovia, la primavera di Francesco non è arrivata».
Il Garcia ha lasciato intendere che Papa Francesco avrebbe disapprovato la negazione della Santa Eucaristia in questo caso, dato il suo passato sostegno all’agenda omotransessualista, incluso il permesso di «benedizione» per le coppie dello stesso sesso .
The Pillar riporta che un’altra coppia omosessuale ha denunciato che lo stesso sacerdote, padre Felicien Malanza Munganga, originario del Congo, le ha negato la Santa Comunione.
In una dichiarazione pubblicata il 12 gennaio, il Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE) ha chiesto al nuovo vescovo di Segovia di «porre fine alla discriminazione basata sull’orientamento sessuale nella Chiesa di Segovia». Il PSOE ha accennato a possibili azioni legali, affermando che «la legislazione del nostro Paese ha caratterizzato i crimini d’odio basati sull’orientamento sessuale e siamo convinti che questa situazione finirà alla radice, poiché nessuno vuole percorrere quella strada».
La diocesi di Segovia ha pubblicato una dichiarazione in risposta al PSOE, affermando che il sacerdote non ha agito in modo «omofobo e discriminatorio».
«In ottemperanza al suo ministero e seguendo le regole della Chiesa universale sulla ricezione della Santa Comunione», dice la nota, il sacerdote è stato costretto a negare la Comunione alle persone dello stesso sesso che vivono in forma matrimoniale, cosa che può accadere anche tra persone eterosessuali senza vincolo matrimoniale».
«Non si tratta di omofobia o discriminazione, poiché la Comunione non viene negata a causa della condizione omosessuale, ma per difendere il carattere sacro dell’Eucaristia», prosegue la dichiarazione.
La diocesi ha affermato che la richiesta del PSOE di Segovia è un «giudizio diffamatorio» e una «ingerenza inammissibile negli affari interni della Chiesa, nonché un attacco alla libertà religiosa garantita dalla Costituzione».
«I cattolici sanno che per ricevere l’Eucaristia, siano essi omosessuali o eterosessuali, sono richieste alcune condizioni oggettive di moralità, e la Chiesa ha l’autorità di negare la Comunione quando queste non vengono rispettate, soprattutto se ciò provoca scandalo tra i fedeli, come è accaduto nei casi di Segovia».
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La Chiesa cattolica ha sempre proibito agli individui impenitenti di ricevere la Comunione, secondo le parole di San Paolo, che scrive nella prima lettera ai Corinzi: «Cosicchè chi mangi il pane o beva il calice del Signore indegnamente, sarà reo del corpo e del sangue del Signore» (1Cor 11, 27).
Il paragrafo 915 del Codice di Diritto Canonico stabilisce che «devono essere allontanati dal ricevere la Divina Eucaristia coloro che sono pubblicamente indegni».
La Chiesa in Spagna potrebbe essere perseguitata legalmente anche per altri motivi a causa del suo insegnamento e della sua pratica apostolica sul matrimonio e sulla famiglia, scrive LifeSite.
Il ministro spagnolo per l’uguaglianza Redondo ha anche detto nell’intervista che avrebbe incontrato il vescovo spagnolo per discutere la questione di sette diocesi spagnole accusate di sostenere la «terapia di conversione» per gli omosessuali, che è illegale e punibile con una multa in Spagna. Molte diocesi hanno negato tale accusa e hanno affermato di aver semplicemente tenuto colloqui con persone precedentemente coinvolte in attività omosessuali.
Il ministro Redondo ha affermato che si aspetta che la Corte costituzionale spagnola «chiarisca in una sentenza in che misura ciò incide sul principio di uguaglianza e non discriminazione». «Non esiste alcuna legge che proibisca le regole ecclesiastiche, ma queste regole ecclesiastiche devono essere interpretate secondo la Costituzione e secondo il principio di uguaglianza», ha affermato.
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Immagine di Wamba Wambez via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
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