Pensiero
Il mondo cattolico crede ancora nella necessità del battesimo per conseguire la beatitudine eterna?

Durante l’occupazione nazista della Polonia tutti coloro che aiutavano gli ebrei rischiavano la pena di morte. Malgrado ciò molti polacchi si prodigarono per salvare la vita al loro prossimo, tra cui i coniugi cattolici Jozef e Viktoria Ulma i quali nascosero nella loro casa, situata in un piccolo villaggio della Polonia, 8 ebrei.
I gendarmi tedeschi, probabilmente a causa di una «soffiata», fecero irruzione nella fattoria della famiglia polacca e fucilarono sul posto prima gli otto ebrei, poi i due coniugi Ulma e infine i loro sette figli, di cui il settimo ancora nel grembo della madre. Era il 24 marzo del 1944. A distanza di qualche mese dall’eccidio vennero riesumati i cadaveri e si constatò che il bambino non ancora nato era parzialmente fuoriuscito dal ventre materno.
La Chiesa cattolica nel 2003 ha intrapreso il processo di beatificazione di 122 polacchi della seconda guerra mondiale, tra cui Jozef e Viktoria Ulma e i loro figli. Nel 2017 la Congregazione delle Cause dei Santi ha consentito di continuare la fase diocesana del processo per la sola famiglia Ulma. Infine, il 10 settembre 2023, a Markowa, sono stati beatificati tutti gli Ulma, compreso il bimbo non nato.
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Per la prima volta nella storia della Chiesa è stato dunque beatificato, assieme all’intera famiglia, un feto, con la motivazione che esso avrebbe ricevuto il battesimo di sangue.
Il cardinale Marcello Semeraro, il quale ufficiò la solenne cerimonia di beatificazione dei «samaritani di Markowa», ebbe a dire che il bimbo «è stato battezzato nel sangue martiriale della madre, e per questo i consultori hanno accettato che questo bambino sia stato inserito nel gruppo dei martiri, perché ha ricevuto la grazia nel martirio della mamma (…) quello che ci interessa è che ora vive nel Signore. E quindi questa peculiarità, questa inaspettata evenienza del martirio, ci permette di vedere questo bambino nella luce dei Santi Innocenti».
Ora, la dottrina cattolica insegna che il battesimo è necessario per conseguire la salvezza e che esistono tre forme possibili di battesimo: di acqua, di sangue e di desiderio. I bambini molto piccoli e a maggior ragione i bambini nel grembo materno non possono accedere a quelli di sangue e di desiderio, non avendo ancora l’uso della ragione.
Quella del Limbo, ovvero la condizione di assenza della visione beatifica di Dio per i bambini morti senza essere stati purificati dalla grazia di Dio tramite il battesimo sacramentale, è una dottrina comune della Chiesa, insegnata dai Pontefici e dai Concili, anche se non definita infallibilmente. Tale dottrina infatti si fonda su due verità indiscutibili: la necessità di Cristo per la salvezza (verità di fede) e l’incapacità del bambino di conseguire da sé e per sé la grazia (verità di ragione).
La fede della Chiesa sul Limbo è ben espressa da Pio XII, il quale ebbe a dire che «nell’ordine presente non vi è altro mezzo che il battesimo per partecipare al bimbo la vita soprannaturale». In effetti, la dottrina del Limbo è la conseguenza logica di altre dottrine già definite infallibilmente: 1) l’esistenza del peccato originale in ogni figlio di Adamo; 2) la retribuzione immediata dopo la morte; 3) l’impossibilità di ottenere la visione beatifica senza essere in grazia di Dio. La verità di ordine razionale ad esse collegata è l’incapacità dell’infante di ricevere il battesimo di sangue e di desiderio.
Da diversi decenni serpeggiano in ambito cattolico e pro-life tesi secondo cui il Limbo non esiste oppure che sia un luogo temporaneo ove vengono in qualche modo «parcheggiate» le anime dei bimbi morti senza battesimo.
Secondo altre fantasiose teorie si applica al sacramento del battesimo una sorta di proprietà transitiva, nel senso che sarebbe possibile ottenerlo per mezzo della volontà di un altro soggetto (ad esempio uno dei genitori del bambino).
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In ultimo, perfino in ambienti cattolici di stampo tradizionale si sta facendo strada la tesi secondo cui i bambini uccisi con l’aborto possano essere considerati tutti martiri, alla stregua dei santi innocenti, e quindi aver ricevuto il battesimo di sangue. Basti dire che secondo quest’ultima teoria i soli a non poter accedere alla visione beatifica di Dio sarebbero i bimbi morti per aborto spontaneo o per altre cause. Per cui, tutti i responsabili degli aborti (dalla madre del bambino fino al legislatore iniquo) diventerebbero ipso facto dei «dispensatori di santità»…
Probabilmente a creare confusione, quindi terreno fertile per tali tesi eterodosse, è stato un organismo al servizio della Congregazione della Dottrina della Fede, che nel 2007 pubblicò il documento intitolato La speranza della salvezza per i bambini che muoiono senza battesimo; testo che venne approvato da Benedetto XVI nell’udienza del 19 gennaio 2007, pubblicato a cura della Commissione Teologica Internazionale e anticipato dalla Civiltà Cattolica.
Senza entrare nei dettagli di tale studio, la conclusione «è che vi sono ragioni teologiche e liturgiche per motivare la speranza che i bambini morti senza Battesimo possano essere salvati e introdotti nella beatitudine eterna, sebbene su questo problema non ci sia un insegnamento esplicito della Rivelazione». A sostegno di tale tesi la Commissione non porta alcun elemento decisivo (del resto, come avrebbe potuto?) se non quello secondo cui «la volontà salvifica universale di Dio e l’altrettanto universale mediazione di Cristo fanno ritenere inadeguata qualsiasi concezione teologica che in ultima analisi metta in dubbio l’onnipotenza di Dio, e in particolare la Sua misericordia».
Come se, quando i Dottori della Chiesa insegnavano la dottrina del Limbo non avessero preso in considerazione la misericordia di Dio; misericordia che, giova rammentare, non è mai contraddittoria né separabile dalla Sua giustizia o dalla Sua onnipotenza. Dunque, richiamare l’onnipotenza divina per abolire il Limbo vuol dire di fatto veicolare una rappresentazione di Dio sostanzialmente non cattolica. Del resto, nello stesso documento si ammette che «la teoria del Limbo (…) rimane un’ipotesi teologica possibile».
In effetti, è l’abolizione del Limbo a rappresentare un’ipotesi teologica impossibile, visto che contrasta con verità e principi di fede già definiti infallibilmente.
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Pur trattandosi di un documento niente affatto vincolante, non rientrando né nel magistero infallibile né in quello meramente autentico, ma solo di un’opinione teologica da parte di un organismo al servizio della Congregazione della Dottrina della Fede, esso ha dato una sorta di legittimazione a tutte quelle teorie che tendono a superare la dottrina del Limbo e, di fatto, la necessità del battesimo per conseguire la salvezza.
Tornando al caso della famiglia Ulma il motivo principale che ha giustificato la beatificazione del bimbo nel grembo materno è che egli avrebbe ricevuto il battesimo di sangue (per via indiretta, tramite il martirio della madre), esattamente come i santi martiri innocenti. Tuttavia, oltre al fatto che il battesimo non può essere ricevuto in maniera vicaria, c’è da rilevare che i santi martiri innocenti costituiscono un unicum irripetibile nella storia umana in quanto sono morti in odio e al posto di nostro Signore; costoro sono le prime glorie di Cristo, il Re di tutti i martiri che nel corso dei secoli verseranno il loro sangue per amore di Gesù.
Se tutti i bimbi morti in odio alla fede potrebbero essere considerati martiri, dunque beati, come lascia intendere il testo di un appello alle cause dei santi promosso dall’Osservatorio Internazionale Cardinal Van Thuan, la necessità del battesimo per conseguire la salvezza finirebbe inevitabilmente per rappresentare un semplice «optional».
Eppure, nel caso della piccola Indi fatta battezzare dal suo papà prima che venisse uccisa dai giudici inglesi, il mondo cattolico ha giustamente esultato di gioia perché ad un’anima innocente erano state aperte le porte del Paradiso.
Ma se è sufficiente venire uccisi per ricevere il battesimo di sangue, la povera Indi avrebbe potuto accedere al paradiso senza ricevere quello sacramentale. Dunque?
La domanda sorge spontanea: il mondo cattolico crede ancora nella necessità del battesimo per conseguire la beatitudine eterna?
Alfredo De Matteo
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Immagine su licenza Envato; modificata
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Se la realtà esiste, fino ad un certo punto

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Pensiero
Putin: il futuro risiede nella «visione sovrana del mondo»

Le nazioni devono basarsi sulle proprie tradizioni storiche e spirituali, oltre che su una «visione sovrana del mondo», mentre plasmano il loro avvenire, ha dichiarato il presidente russo Vladimir Putin in un messaggio scritto ai partecipanti del II Simposio Internazionale «Inventare il Futuro» a Mosca. L’evento, in programma il 7 e 8 ottobre, accoglierà oltre 7.000 partecipanti provenienti da quasi 80 Paesi.
Discussioni aperte e innovative sul futuro dell’umanità supportano i governi nel rispondere adeguatamente alle nuove sfide, ha osservato il presidente russo. «Le conclusioni e i risultati di un dialogo così profondo e sostanziale sono di grande valore», ha aggiunto Putin. «Sono fiducioso che dobbiamo creare il nostro futuro sulla base di una visione del mondo sovrana».
Promosso su iniziativa del presidente russo, il simposio comprende circa 50 eventi, organizzati in tre aree tematiche: società, tecnologia e cooperazione globale. Il forum ospiterà oltre 200 relatori provenienti da Russia, Cina, Stati Uniti, Italia e da Paesi di Africa, America Latina, Medio Oriente e Sud-est asiatico, che discuteranno di temi che spaziano dalle sfide demografiche all’intelligenza artificiale (IA) e all’esplorazione spaziale.
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Nel primo giorno del simposio si è svolta una tavola rotonda incentrata sul futuro delle tecnologie di intelligenza artificiale e sul loro potenziale di diventare non solo uno strumento professionale di nicchia, ma una base per un’infrastruttura globale e un nuovo «linguaggio della realtà» per governi e imprese private.
Un altro dibattito tenutosi martedì si è concentrato sulle prospettive di collaborazione tra Russia e Africa nei prossimi decenni, fino al 2063. Mosca mira a rafforzare i legami con il continente, promuovendo attivamente la condivisione di tecnologie con le nazioni africane, contribuendo a garantire la sicurezza regionale e sostenendo la sovranità degli attori locali, oltre a favorire un approccio più equo nelle relazioni internazionali.
Al forum del Club Valdai, a Sochi, giorni prima Putin aveva parlato dei «valori tradizionali» anche in merito alla «disgustosa atrocità» dell’assassinio di Charlie Kirk.
«Sapete, questa disgustosa atrocità, e ancora di più, dal vivo», ha detto Putin a un forum organizzato dal Valdai Discussion Club a Sochi, in Russia. «In effetti, l’abbiamo vista tutti, ma non so, è davvero disgustoso. Era orribile». «Prima di tutto, naturalmente, porgo le mie condoglianze alla famiglia del signor Kirk e a tutti i suoi cari», ha continuato il leader russo. «Siamo solidali e solidali, soprattutto perché ha difeso quei valori tradizionali».
Putina aveva aggiunto che la sparatoria mortale è il segno di una «profonda frattura nella società», secondo Reuters. «Negli Stati Uniti, non credo ci sia bisogno di aggravare la situazione all’esterno, perché la leadership politica del Paese sta cercando di ristabilire l’ordine a livello nazionale», ha affermato Putin.
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La questione di Heidegger

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