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Partito il Digital Service Act: l’Europa verso la censura totale. Renovatio 21 sparirà?

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Il 25 agosto è entrato ufficialmente in vigore in territorio dell’Unione Europea il Digital Service Act (DSA), l’eurolegge che di fatto dà alla alla Commissione Europea il potere di censurare i contenuti in rete in nome della lotta alla «disinformazione» e all’«incitamento all’odio» online.

 

A partire da venerdì scorso, le grandi piattaforme online che operano in Europa dovranno rispettare le regole stabilite nella DS, pena una multa immensa fino al 6% delle loro entrate globali annuali: una cifra da capogiro, considerando che i giganti informatici, pur con i magheggi fiscali che abbiamo visto negli anni, arrivano a fatturare in territorio UE miliardi.

 

Il commissario europeo per il mercato interno, Thierry Breton, ha addirittura minacciato di chiudere le piattaforme dei social media se non rispetteranno le regole in caso di disordini civili, come la recente volta etnica in Francia.

 

Ricorderete cosa era successo, in pieno spirito di anarco-tirannide, Macron, invece che lanciare una repressione che fermasse la devastazione di intere città, diede la colpa ai videogiochi prima e ai social media poi. Pare che, come soluzione al disastro, l’Eliseo pensasse che fosse si dovesse partire dall’impedire la diffusione delle immagini della barbarie della rivolta immigrata.

 

Questa è, a tutti gli effetti, una censura – o ancora meglio, una censura di guerra, dove, come avvenuto per gli americani in Iraq, si proibiscono certe immagini (i soldati morti, le loro bare, etc.). Quindi, a meno che non si sia in una guerra non dichiarata (contro una parte della popolazione, contro un’altra Nazione Europea…?), si tratta senza dubbio di un atto di totalitarismo vero e proprio, che ora è, in massima tranquillità, eurolegalizzato.

 

«Avremmo squadre che potrebbero intervenire immediatamente», ha detto Breton in un’intervista. «Se i responsabili non agissero immediatamente, potremmo non solo multarli ma anche vietare l’esercizio delle piattaforme nel nostro territorio». Breton già in passato aveva parlato della possibilità di vietare i social in caso di disordini civili. I lettori di Renovatio 21 ricorderanno che Breton aveva, dal primo giorno della nuova gestione di Twitter, attaccato Musk, dicendo che in Europa la piattaforma avrebbe dovuto sottoporsi ai voleri di Bruxelles.

 

Twitter è tra le realtà coinvolte in questa fase 1 del DSA, che si applica a siti con più di 45 milioni di utenti europei: Amazon, Facebook, Instagram, Google, YouTube, Wikipedia. Tutti gli altri saranno sottomessi al DSA dal 2024, e ciò vale pure per Paesi non-UE come Svizzera, Islanda e Norvegia.

 

Abbastanza significativamente, traducendo dall’inglese leggiamo che nel comma 36 del DSA si scrive che: «in un contesto transfrontaliero, gli effetti dell’ordinanza dovrebbero, in linea di principio, essere limitati al territorio dello Stato membro di emissione, a meno che l’illegittimità del contenuto derivi direttamente dal diritto dell’Unione o l’autorità di emissione ritenga che i diritti in gioco richiedano una portata territoriale più ampia, in conformità con il diritto dell’Unione e internazionale, tenendo conto degli interessi della cortesia internazionale».

 

Non bisogna sforzarsi troppo per capire in quale orizzonte attuale concreto tale incredibile elasticità d’azione – in pratica, censurare anche contenuti non-UE – salti fuori: la vicepresidente del dipartimento «Valori e trasparenza» della Commissione Europea, Vera Jourova, ha affermato che Bruxelles è particolarmente preoccupata per l’ingerenza russa nelle elezioni europee del 2024.

 

«Progressi rimangono troppo lenti su aspetti cruciali, soprattutto quando si tratta di gestire la propaganda di guerra pro-Cremlino o l’accesso indipendente ai dati. Il Codice dovrebbe anche iniziare ad affrontare nuove minacce come l’uso improprio dell’intelligenza artificiale generativa”.

 

«Mentre ci prepariamo per le elezioni europee del 2024, invito le piattaforme a intensificare gli sforzi nella lotta alla disinformazione e alla manipolazione dell’informazione russa, e questo in tutti gli Stati membri e in tutte le lingue, grandi o piccole che siano» continua la Jurova.

 

Ora, al lettore è chiaro cosa sta succedendo: se ora ti danno del filorusso per un discorso non allineato con la narrativa NATO-UE, ora potranno anche cancellare le tue parole online, procedere contro di te legalmente.

 

Al di fuori dell’atto repressivo, che si manifesterà probabilmente sulle vostre vite, da notare c’è il fatto che la volontà di controllare le prossime elezioni, attaccando i contenuti sgraditi, è praticamente dichiarato. Questa sarebbe, quindi, la democrazia che combatte contro la dittatura moscovita.

 

La questione russa tuttavia non è l’unica preoccupazione che dobbiamo avere: perché tutto l’impianto del DSA è un grande cavallo di Troia per distruggere, negli unici ambiti che contano (politica, geopolitica, sanità, forsanche religione) la libertà di parola per mezzo milioni di europei, una grande mossa di orwelizzazione del continente, e non solo quello.

 

È istituita, quindi, una verità di Stato, o meglio di Superstato: l’Europa avrà un «Comitato Europeo per i servizi digitali» che fungerà da Ministero della Verità stile 1984.

 

Il perno dell’azione censoria si basa, guarda chi si rivede, sul concetto di emergenza: secondo il DSA la capacità di intervenire da parte dell’europotere dovrà essere «rapida» in caso di «crisi». E cosa sia una «crisi», il documento non lo spiega: la vaghezza, insomma, aiuterà a colpire chiunque, in qualsiasi momento, in qualsiasi contesto.

 

Possiamo dire di essere fuori dalla «crisi» del COVID? A leggere i titoli dei giornali sulle nuove varianti, no.

 

Possiamo dire di essere fuori dalla «crisi» energetica? Calcolando che il gas russo non è ancora stato sostituito – perché è tecnicamente, al momento, insostituibile, no.

 

Possiamo dire di essere fuori dalla «crisi» economica? No, quella è perfino cantata dai bardi di Bruxelles.

 

Possiamo dire di essere fuori dalla «crisi» climatica? Giammai, quella, lo sappiamo bene, è eterna, alimentata ogni giorno da studi, proteste, misteriosi incendi.

 

Il contesto in cui viviamo, quindi, è stato definito «crisi permanente». E in una «perma-crisi» (come disse il caporione OMS europeo Hans Kluge) la censura europea, come da regolamento, può abbattersi dove e quando vuole, «rapidamente», come dice il testo.

 

L’aleatorietà più sfrenata, e programmatica, traspira anche dal resto del documento: non è detto quale sia l’informazione «affidabile», né quale sia il criterio per considerarla tale, così come non è chiaro quali competenze e doveri debba avere il censore che stabilisce se quello che dico è vero o falso.

 

Lo hanno chiamato eurobavaglio, ma è peggio – perché oltre ad impedirvi di parlare, vi impediranno di ascoltare cose considerate sbagliate, uccidendo la circolazione delle idee e creando una stagnazione cognitiva abitata, tecnicamente, proprio da schiavi. La democrazia occidentale si toglie la maschera, e si rivela per quello che è: un’oligarchia psicopoliziesca, una cleptocrazia schiavista, una dittatura dei corpi e delle anime.

 

Gli europarlamentari italiani del PD hanno, ovviamente, votato in massa. Forza Italia, compreso Antonio Tajani, pure. Ma potrebbe sorprendere che voti sono arrivati anche dai Cinque Stelle (il televisivo Giarrusso incluso) e, in bella quantità, da Fratelli d’Italia: secondo La Verità dello scorso 25 agosto, il pugliese Fitto, il «milanese» Fidanza e pure Vincenzo Sofo (noto anche come consorte di Marion Le Pen, eletto in Lega ma passato per qualche ragione in FDI) hanno votato il DSA. Solo la Lega Nord si è opposta.

 

Ora, quello che potrebbe succedere non solo lo abbiamo presente, ma lo abbiamo vissuto.

 

Come sa chi ci segue da un po’, nel 2021 Facebook cancellò la nostra pagina e disintegrò, cioè proprio eliminò, l’account personale collegato, e pure, en passant, innocue pagine associazionistiche collegate. Il traffico su Renovatio21.com crollò – perché è sui social che le persone stanno tutto il giorno, con centinaia di famelici scroll al giorno – com’era, con evidenza, l’intenzione ultima di chi poteva aver ordinato la censura.

 

Solo ora capiamo quanto pervasivi fossero gli ordini dell’amministrazione Biden e delle agenzie di Intelligence (e pure delle grandi farmaceutiche) che «ripulivano» la rete da messaggi indesiderati e dai loro autori; grazie a documenti delle Commissioni del Congresso USA abbiamo una qualche idea di come funzionasse la censura, con liste mandate direttamente ai social, se non post specifici da cancellare.

 

Non abbiamo ancora idea, perché nessun rappresentante eletto si vuole chiaramente intestare una battaglia del genere, di come funzionasse il sistema di censura in Italia: anche sul nostro territorio qualcuno faceva le liste? Chi le spingeva alle aziende? Domande a cui, a causa di una classe politica vigliacca che non protegge i suoi cittadini, non abbiamo risposta.

 

Con fatica, dopo nei mesi dopo il ban abbiamo fatto riemergere i numeri, praticamente unico caso di sito di spessore che fa totalmente a meno dei social, ma con una difficoltà incredibile. Portammo Facebook/Meta in tribunale, e il giudice emise l’ordinanza di ridarci pagine e account. Tuttavia, potete vedere voi stessi, se una volta un post sulla pagina Facebook di Renovatio 21 poteva fare centinaia di like e condivisioni (in alcuni casi migliaia e decine di migliaia), oggi riceviamo, se va bene, due like. Lo chiamano shadow ban, la «censura ombra»: non c’è modo di dimostrarla, né di far intervenire le autorità (in altri Paesi ci hanno provato, parrebbe).

 

Anche YouTube, come sapete, ha lanciato avvertimenti. Pubblichiamo poco, quindi difficile che arrivino strike censori, tuttavia eccoli qui: c’è stata la cancellazione dell’omelia di Pasqua di Monsignor Viganò (per qualche ragione, lasciata in altri noti canali di sedicente «controinformazione») e poi vari casi di strike retroattivi. Che vuol dire, ti cancellano video di anni fa, filmati che per anni andavano benissimo alla piattaforma, e che ora invece divengono occasione per minacciarti: fanne un altro così e ti buttiamo fuori.

 

Ancora oggi, la difficoltà che ha Renovatio 21 a raggiungere i suoi lettori è grande, è una corsa viziata da enormi ostacoli, che altri non hanno, e a un certo punto ci chiediamo anche perché. Tuttavia, siamo ancora qui, più forti e determinati che mai.

 

Esistere al di fuori dei social è, oggigiorno, difficile, al limite del possibile. Eppure noi è quello che stiamo tentando di fare.

 

Perché tutto lo spazio dei social è già manipolato, e lo sarà ancora di più – il DSA sta a significare esattamente questo. Nessuna credibilità potrà essere data ai social, non tanto per quello che la gente vi scriverà, ma per quello che non vi faranno leggere.

 

Stare sui social network oggi, quindi, è una scelta esiziale per la vostra libertà – è una scelta di schiavitù, in primis nei confronti della dopamanina (il neurotrasmettitore coinvolto nella dipendenza da internet) ma soprattutto riguardo al potere costituito, che vi sta dicendo in faccia che manipolerà quel che sentite nel programma di controllare il vostro pensiero.

 

Uscite da Facebook. Uscite da Instagram. Uscite anche da Telegram: proposte politiche per chiuderlo vi sono già state in Germania (dove è pure arrestato un utente perché «filorusso»), e non è detto che passino, o che la piattaforma – strana combo russo-emiratina, fondatori di San Pietroburgo ma server a Dubai – non si pieghi. Ricordiamo che è già successo, quando ad inizio pandemia, nel primissimo grande lockdown, giudici italiani, spinti dalle denunce dei quotidiani nazionali, chiesero a Telegram di cancellare i canali dove si distribuivano illegalmente i pdf dei giornali gratis, e con sorpresa di molti, il social, che non aveva mai risposto, obbedì.

 

Consideriamo anche il fatto che Telegram sta distruggendo, al pari degli altri social, la possibilità del lettore di approfondire, di cristallizzare pensiero ed opinione: non sono articoli, ma post brevissimi, fatti da influencer senza volto, che rendono dipendenti dalle continue update, e che in quantità di casi contengono fake news imbarazzanti, ignoranti e disperanti.

 

Il DSA, al momento, colpisce i grandi siti, le grandi app: state lontani, quantomeno quando siete alla ricerca di informazioni su ciò che accade.

 

Frequentate siti come Renovatio 21, che al momento rischiano meno, e che, come sapete, mai vi ha preso per i fondelli, mai vi ha ingannato, mai vi ha sfruttato per vendere pubblicità, mai vi ha detto menzogne.

 

Nella seconda fase del DSA, la censura orwelliana potrebbe tornare a colpirci. Ma non è che ci fermeranno: in caso, sposteremo i server, continueremo fuori da internet, magari perfino con la carta stampata, come una bella pubblicazione cartacea che arriva periodicamente nella buca delle lettere.

 

Decimateci pure il traffico sul sito: noi andiamo avanti comunque, con quei lettori che sanno chi siamo, cosa facciamo, e perché – cioè hanno in noi fiducia, un sentimento che mai il Moloch europeo potrà ottenere dai cittadini, e di qui il suo odio per quelli come noi.

 

Avanzeremo, qualunque cosa succeda, perché questo non è un sito come gli altri. E le persone coinvolte, collaboratori e lettori, hanno motivazioni fortemente logiche – per cui, oggi, fuori dal comune.

 

Non abbiamo niente da perdere, se non la libertà.

 

Non abbiamo altra opzione, che non sia la Verità. Che, come dice il Signore, è la Via, è la Vita – è Dio stesso.

 

Provino pure a censurare la Vita, a censurare Dio. Credono, davvero, di vincerla?

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

Internet

Giovane maggiorata di Onlyfans afferma di essere stata pagata per fare «propaganda politica totale» per Biden

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Un’influencer famosa sulla controversa piattaforma parapornografica OnlyFans ha affermato che l’amministrazione Biden voleva assumerla per diffondere contenuti, specificando tuttavia che facesse in modo che non si capisse che era una pubblicità a pagamento.

 

La giovane Farha Khalidi, nota come tante altre per il seno prorompente, ha descritto il contenuto che le è stato chiesto di promuovere come «propaganda politica totale».

 

La ragazza, cresciuta in una famiglia musulmana e bisessuale dichiarata, ha anche dichiarato che la multinazionale dell’aborto Planned Parenthood la stava pagando.

 

Durante un’intervista podcast, la curvacea fanciulla– che evidentemente nella prospettiva neorazzista della sinistra americana deve etichettarsi come non-bianca – ha affermato che la Casa Bianca le ha chiesto di dire ai suoi seguaci che si sentiva rappresentata dall’allora giudice Ketanji Brown Jackson dopo che Biden l’aveva nominata alla Corte Suprema degli Stati Uniti. La Jackson, nera con le treccine, rimane alla storia per non aver saputo rispondere, durante le udienze di conferma della nomina, alla semplice domanda «che cos’è una donna». La donna replicò oscuramente che non era una biologa.

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La Khalidi, che ha anche milioni di follower su TikTok, ha osservato: «la cosa divertente è che dicono, “non rivelare che questa è una pubblicità” perché, sai, dicono, “tecnicamente non è un prodotto, quindi tu non c’è bisogno di rivelare che si tratta di un annuncio”».

 


«Penso che volessero solo che una ragazza di colore d’avanguardia lo dicesse alla gente – quando hanno nominato Ketanji Brown Jackson, hanno detto, “puoi dire come persona di colore, che ti senti rappresentata?”», ha aggiunto la popputa ragazzina dell’internetto, apparentemente realizzando gli intenti razzisti della situazione.

 

Notando che l’amministrazione aveva impiegato una società di media di terze parti per contattarla, Khalidi ha detto di non averlo fatto perché non si sentiva rappresentata.

 

«Ed è una donna bianca che mi ha mandato un’e-mail e mi sta dando questa sceneggiatura. E io dico, no, mi piacerà parlare delle novità a riguardo. Ma non permetterò che una persona bianca mi dica di dire: “Sai, è così che mi sento come persona di colore”». A quanto sembra, il complesso neorazzista è installato anche nella mente della tettonica ragazzetta che lo lamenta.

 

«Il fatto che gli assistenti di Biden sappiano anche chi è Farha Khalidi la dice lunga di per sé» nota Modernity News.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’alleanza combinata tra Biden e influencer – per lo più trans, fluidi, o giù di lì – di TikTok e social vari ha già prodotto esiti allucinanti e fortemente lesivi per la reputazione della Casa Bianca: pensiamo alle clip con influencer LGBTQ che, dal palazzo presidenziale, invitavano alla vaccinazione.

 

In alcuni casi, si è scoperto che dietro i gruppi di produttori di contenuti filo-Biden vi erano i finanziamenti di Giorgio Soros.

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Intelligenza Artificiale

Top ricercatori di Intelligenza Artificiale lasciano Facebook

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Il social media di Mark Zuckerberg sta perdendo i suoi massimi leader nel campo dell’Intelligenza Artificiale. Lo riporta Fortune, che scrive come l’azienda abbia visto almeno tre importanti leader dell’IA lasciare nel solo mese di marzo.   Si tratterebbe di Devi Parikh, ex direttore senior dell’intelligenza artificiale generativa di Meta, Abhishek Das, ex capo del team Fundamental AI Research (FAIR) di Meta, ed Erik Meijer, ex direttore dell’ingegneria di Meta.   Ogni dirigente ha dato l’addio ai propri colleghi alla fine del mese scorso annunciandolo su X. Sembra che non ci siano rancori, in quanto la Parikh ha detto che «le sarebbe mancato Meta», mentre il Das ha scritto nel suo addio che la squadra FAIR di Meta rimane «davvero forte. Faccio il tifo per loro!».   Tuttavia, nessuno di questi tre ricercatori è stato così disponibile come Meijer, che ha dichiarato in un post su X molto schiettamente che mentre è «più ottimista che mai nei confronti di Meta con la maggiore attenzione dell’azienda all’intelligenza artificiale», crede che continuare a lavorare per tale azienda potrebbe limitarsi a qualcuno che non vuole necessariamente costruire il proprio modello linguistico di grandi dimensioni (LLM).

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«Data l’incredibile pressione competitiva sul campo», ha scritto Meijer, «non c’è davvero alcun vantaggio nell’essere all’interno di una grande azienda se si vuole costruire cose interessanti sopra i LLM».   Considerando che il CEO di Meta ha scritto personalmente e-mail di reclutamento per lo staff di Intelligenza Artificiale presso il suo concorrente Google, perdere tre dei migliori scienziati di intelligenza artificiale in un periodo così breve non è rassicurante per la crescita dell’azienda, scrive Futurism.   Da un lato, data la quantità di venture capital investito nelle startup di intelligenza artificiale, non sorprende vedere alcuni direttori rischiare di lasciare le grandi aziende in una fase importante e delicata per quanto riguarda questo nuovo sviluppo dell’AI.   Tuttavia, alcuni esperti affermano che questi licenziamenti volontari riflettono i modelli dei precedenti cambiamenti tecnologici. «Ogni volta che c’è una nuova piattaforma o livello dello stack tecnologico, c’è l’opportunità per le startup di creare app sopra di essa», ha dichiarato a Fortune Arvind Narayanan, professore di informatica a Princeton. «Lo abbiamo visto con il PC, il web, gli app store mobili e ora lo stiamo vedendo con l’Intelligenza Artificiale generativa».   Secondo il Narayanano, questo è un ciclo previsto nella Silicon Valley. E anche se Meijer ha detto a Fortune che la partenza simultanea dei tre dirigenti è probabilmente dovuta al ciclo di revisione annuale dell’azienda, si potrebbe trattare di un colpo duro per Meta, soprattutto perché la corsa all’Intelligenza Artificiale della Silicon Valley continua a surriscaldarsi ed è sempre più competitiva.   Secondo un articolo di sette mesi fa del Wall Street Journal, Meta – società padrona, oltre che di Facebook, di Instagram e Whatsapp – starebbe sviluppando segretamente un potente modello di Intelligenza artificiale progettato per competere con GPT-4 di OpenAI.   Come riportato da Renovatio 21, per quanto poco reclamizzato, Facebook nel tempo ha eseguito ricerche molto avveniristiche, come quella per creare dispositivi in grado di leggere il pensiero degli utenti.

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Internet

La Florida vieta i social media ai minori di 14 anni

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La Florida ha appena approvato una nuova legge che vieta ai bambini sotto i 14 anni di avere account sui social media indipendentemente dal consenso dei genitori.

 

Secondo la legge che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2025, le società di social media devono chiudere gli account che ritengono siano utilizzati da minori di età inferiore a 14 anni e devono cancellare gli account su richiesta dei genitori o dei minori. Tutte le informazioni contenute nei conti dovranno poi essere cancellate, riferisce il Wall Street Journal.

 

I minori di 14 o 15 anni potranno ottenere un account sui social media con il consenso dei genitori. Se un genitore non acconsente, gli account già appartenenti ad adolescenti compresi in quella fascia di età dovranno essere cancellati.

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«Essere sepolti in quei dispositivi tutto il giorno non è il modo migliore per crescere, non è il modo migliore per ottenere una buona istruzione», ha detto lunedì il governatore Ron DeSantis durante un evento per celebrare la firma del disegno di legge.

 

La nuova legge non specifica a quali piattaforme si applica, tuttavia i siti di social media che fanno affidamento su funzionalità come avvisi di notifica e video a riproduzione automatica sono soggetti ad essa.

 

I sostenitori della legge hanno sottolineato studi recenti che collegano l’uso dei social media tra i giovani adulti a un rischio più elevato di depressione e problemi di salute mentale. Può anche renderli vulnerabili al bullismo e ai predatori online.

 

«Un bambino, nel suo sviluppo cerebrale, non ha la capacità di sapere che viene risucchiato da queste tecnologie che creano dipendenza, di vedere il danno e allontanarsene», ha detto il presidente della Camera della Florida Paul Renner all’evento. lo stesso evento. «E per questo motivo dobbiamo intervenire per loro».

 

Altri Stati americani hanno visto proposte di leggi simili, tuttavia le leggi si fermano tutte prima del divieto totale della Florida. In Arkansas, un giudice federale ha bloccato una legge sulla verifica dell’età per gli utenti dei social media e il consenso dei genitori per gli account dei minorenni.

 

In risposta alla legge dell’Arkansas, l’associazione di categoria dei social media NetChoice, di cui fanno parte Meta, TikTok e Snap, società madre di Facebook, ha citato in giudizio lo stato per sospendere la legge. Ha portato sfide legali simili in California e Ohio.

 

Secondo il vicepresidente di NetChoice e consigliere generale Carl Szabo, la legge della Florida «costringe gli abitanti della Florida a consegnare informazioni personali sensibili ai siti Web o a perdere l’accesso a canali di informazione critici», aggiungendo che «la sua violazione del diritto del Primo Emendamento degli abitanti della Florida di condividere e accedere ai discorsi online (…) Esistono modi migliori per mantenere gli abitanti della Florida, le loro famiglie e i loro dati al sicuro e protetti online senza violare le loro libertà», ha aggiunto, forse non coscio che i dati consegnati a Zuckerberg frequentando la sua piattaforma sono di quantità impressionante (e sempre più approfonditi: Facebook ha lavorato a lungo ad un dispositivo per leggere direttamente la mente dei suoi utenti).

 

La Florida si aspetta di essere citata in giudizio per la nuova legge, tuttavia il portavoce Renner si dice fiducioso che resisterà al controllo legale. «Li batteremo e non ci fermeremo mai e poi mai», ha detto.

 

All’inizio del 2023 il Wall Street Journal e ricercatori di due università statunitensi hanno rivelato che gli algoritmi di Instagram aiutavano a connettere account «dedicati alla creazione, all’acquisto e allo scambio di contenuti di sesso minorile». Meta ha risposto istituendo una task force per la sicurezza dei bambini e sviluppando strumenti software per affrontare il problema. Cinque mesi dopo, la società «sta lottando per impedire che i propri sistemi consentano o addirittura promuovano una vasta rete di account pedofili», ha osservato il Journal.

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La cosa impressionante, hanno notato alcuni osservatori, i pedofili potevano prosperare in rete mentre gli account di utenti conservatori (tra cui, magari, molti lettori nostri) venivano bannati o shadowbannati.

 

Come riportato da Renovatio 21, negli anni si sono accumulate accuse e rivelazioni su Facebook, tra cui accuse di uso della piattaforma da parte del traffico sessuale, fatte sui giornali ma anche nelle audizioni della Camera USA.

 

Come noto, i social media generano dipendenza e generalmente evidenti danni (come la depressione o l’inclinazione all’anoressia) nella psiche degli utenti. I colossi dei social sono spesse volte stati al centro di casi con gravissimi problemi etici con scoopscandali e pure di interrogazioni del Congresso USA. Difficile, tuttavia, che cambieranno le loro piattaforme e i loro sistemi di interfaccia, profondamente progettati per far restare le persone incollate allo schermo attraverso la stimolazione della dopamina.

 

Come riportato da Renovatio 21, il governatore della Florida Ron DeSantis ha ribadito più volte la sua proposta di pena di morte per i pedofili.

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Immagine di Matt Johnson via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons

 

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