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IVF

Il papa circondato di bambini fatti in provetta

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Elon Musk era sparito da Twitter – il social a cui è più affezionato, tanto da voler sganciare diecine di miliardi di dollari per comprarselo tutto – per ben nove giorni, stimolando ipotesi di ogni sorta.

 

Poi, d’un tratto, riemerge: ecco, è a Roma in una foto con Bergoglio, che nell’occasione sembra pure molto basso. Musk si è portato dietro 4 dei sette figli: uno ora ha cambiato nome e sesso in odio al padre, un altro, quello fatto con la sublime cantante Grimes, ha un nome impossibile («X Æ A-Xii»), l’ultima figlia nata pochi mesi fa, abbiamo appreso da poco, sarebbe stata «fatta» sempre con Grimes ma affittando l’utero – e su quali gameti siano stati utilizzati, chissà.

 

Quindi, in udienza privata con il papa sarebbero andati  quattro dei figli maggiori, di primo letto.

 

La cosa da notare, per coloro ancora legati alla dottrina cattolica (e i protocolli vaticani…) è che tutti e quattro i ragazzi sono stati prodotti con riproduzione artificiale.

 


 

Una volta non solo le mogli dei capi di Stato in visita dovevano essere velate: nel caso si trattasse di mogli sposate da divorziati, esse non potevano accedere all’incontro con il papa, che della morale cattolica è l’incarnazione più istituzionale possibile.

 

Ora, invece, comprendiamo che portare al cospetto del Santo Padre dei bambini fatti in provetta non è un problema.

 

Almeno cinque dei figli di Musk, più l’ultima fatta segretamente con utero surrogato, sono stati prodotti artificialmente con la la fecondazione in vitro (IVF).

 

Chi conosce la storia di Musk, può riconoscere che dietro a questa scelta «scientifica», in linea con l’eccelso intelletto di Musk, ci può essere in realtà una tragedia. Il primogenito di Musk, avuto con la prima moglie Justine Wilson, è morto all’età di dieci settimane di SIDS: cioè, morte in culla.

 

È stato riportato, quindi, che Musk e la moglie decisero di utilizzare la IVF per continuare la famiglia. Il risultato sono stati i classici parti plurigemellari da impianto multiplo di embrioni fatti in provetta. Dopo i gemelli avuti nel 2004, ecco i trigemini del 2006.

 

Quindi, quattro dei Musk in provetta erano a fianco del papa sorridente.

 

Si tratta dell’ennesima prova di come alla gerarchia cattolica non interessi il tema della procreazione artificiale – o forse, come abbiamo pensato spesso, che essa negli ultimi decenni abbia spinto a favore di essa. Ne abbiamo quasi certezza, avendo visto le gesta di tanti personaggi del demi-mondo catto-probiotico lungo i giorni in cui la riprogenetica avanzava nel mondo.

 

Ufficialmente il Vaticano si oppone alla provetta. La posizione è stata certificata dal documento della Congregazione per la Dottrina della Fede Donum Vitae (1987).

 

«È immorale produrre embrioni umani destinati a essere sfruttati come “materiale biologico” disponibile. Nella pratica abituale della fecondazione in vitro non tutti gli embrioni vengono trasferiti nel corpo della donna; alcuni vengono distrutti. Così come condanna l’aborto procurato, la Chiesa proibisce anche di attentare alla vita di questi esseri umani».

 

Il Donum Vitae stabiliva l’ovvio, che ora sfugge a chiunque – anche alla Chiesa stessa: una fecondazione in vitro genera tanti embrioni che vengono selezionati e scartati, o semplicemente uccisi nell’operazione: come un aborto, ma moltiplicato per varie volte – sappiamo che già da più di un lustro il numero di esseri umani ammazzato dalla provetta in Italia supera quello degli aborti via legge 194.

 

Insomma, dietro ogni bambino in provetta che vediamo in braccio alla coppietta ora felice, ci sono decine di fratellini assassinati.

 

Quindi, dietro ai ragazzi Musk e al papa, chi c’è?

 

La gerarchia, un tempo, aveva anche altri timori riguardo alla provetta.

 

«Le tecniche di fecondazione in vitro possono aprire la possibilità ad altre forme di manipolazione biologica o genetica degli embrioni umani, quali: i tentativi o progetti di fecondazione tra gameti umani e animali e di gestazione di embrioni umani in uteri di animali, l’ipotesi o il progetto di costruzione di uteri artificiali per l’embrione umano» scriveva il Donum Vitae.

 

Capite che ora queste parole, nell’era del CRISPR di cui vi ripete spesso Renovatio 21, siano ancora piuttosto importanti.

 

Cominci con i figli in provetta (omologa, eterologa: ma che differenza c’è?), finisci con i super-bambini, i designer babies, e poi le chimere, i bimbi transgenici, nel pendìo scivoloso disegno eugenetico che abbiamo imparato a conoscere bene.

 

«Questi procedimenti sono contrari alla dignità di essere umano propria dell’embrione e, nello stesso tempo, ledono il diritto di ogni persona di essere concepita e di nascere nel matrimonio e dal matrimonio». Niente di tutto questo traspare dal volto del papa.

 

Non nascondiamo che alle domande fondamentali del fenomeno, il Vaticano non abbia ancora risposto: in che condizione sono gli embrioni crioconservati, che non sono né vivi né morti?  È possibile battezzare dei bambini fatti con la riprogenetica? E soprattutto: l’anima può entrare in un corpo anche se prodotto in laboratorio? Quando? Perché? Chi è compreso in quel «Libro della Vita» di cui parla la Rivelazione?

 

Sono domande che abbiamo, e a cui neanche hanno tentato di rispondere.

 

Ci dispiace, e molto, per Elone. Egli va considerato un vero eroe dal nostro tempo. Dalla sua posizione di relativo vantaggio – uomo più ricco del mondo, ma senza un vero avallo dell’establishment ufficiale e occulto – lavora per la continuazione dell’umanità (rendendola una «specie interplanetaria», nelle sue parole di uomo che vuole morire su Marte, e non all’impatto) e lo abbiamo applaudito nelle sue grandi cavalcate contro il denatalismo e il crollo demografico.

 

In un certo senso, nell’ambiente pro-natalista, possiamo dire che purtroppo è un principiante.

 

«L’umanità non si è evoluta per piangere i non nati» ha scritto una volta su Twitter. Ha dovuto giustificarsi, perché gli hanno subito fatto notare che la frase, sacrosanta, poteva sembrare un attacco all’aborto. Abbiamo poi visto il logo di Tesla in infografiche che mostravano le aziende che, orrendamente, pagheranno per gli aborti dei propri dipendenti nell’America post-Roe.

 

Elon probabilmente voleva trovare un papa con cui parlare davvero di denatalità, dell’imperativo assoluto della continuazione della Vita. Invece, ha trovato Bergoglio, quello che disse che «essere cattolici non significa fare figli come conigli».

 

Elon, che è intelligente come nessuno, ha capito tante cose – ma non ha capito tutto.

 

Il papa, invece, non ha capito niente.  Lo scandalo è tutto sulle sue spalle.

 

La maledizione che vive oggi la popolazione umana, pure.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

Immagine da Twitter

 

Bioetica

Azienda americana pubblicizza kit per il furto di sperma

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

Un’azienda del Texas che commercializza il suo «kit per l’inseminazione domestica» sui social media incoraggia le donne a utilizzare lo sperma del preservativo usato dal partner per rimanere incinta senza il suo permesso.

 

Secondo un articolo del New York Post, la società MakeAMom avrebbe pubblicizzato il suo kit da 250 dollari per il «furto dello sperma» come un modo per aggirare le leggi negli Stati Uniti che rendono illegale fare buchi nei preservativi all’insaputa di entrambi i partecipanti.

 

Uno dei suoi annunci su X sottolinea che mentre fare dei buchi nei preservativi all’insaputa di entrambi i partner sessuali è illegale nella maggior parte degli Stati, «rubare il preservativo a sua insaputa» «non è illegale in nessuno stato».

 

La pubblicità del prodotto su X rasenta l’oscenità.

 

«Una donna ruba silenziosamente un preservativo dalla spazzatura per eseguire l’inseminazione domestica mentre il suo partner dorme nell’altra stanza. Cosa ne pensi di questo? È legale? Dovrà ancora il mantenimento dei figli?» dice un post su X. Un altro dice: «Devo dirgli che è suo figlio?» e «Non hai bisogno del suo permesso per rimanere incinta».

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Gli annunci sono stati ripresi dalla giornalista investigativa Samantha Cole, della cooperativa giornalistica di notizie tecnologiche 404Media. Ha scoperto che le credenziali di MakeAMom erano altamente sospette. Interrogato sulla sua etica, l’apparente CEO dell’azienda ha risposto: 

 

«Sembra che ci sia stato un grave malinteso riguardo ai nostri contenuti di marketing e all’etica della nostra azienda. Ci assumiamo la piena responsabilità per questo e stiamo attualmente rivedendo le nostre strategie pubblicitarie per garantire che riflettano il nostro impegno verso pratiche etiche».

 

«La nostra intenzione è sempre stata quella di dare potere alle persone nel loro viaggio verso la genitorialità, ma non a scapito del consenso e dell’integrità morale».

 

La FDA ha approvato un paio di altri kit per l’inseminazione domestica, ma non quello di MakeAMom. 

 

Michael Cook

 

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IVF

Gaza, gli embrioni della fecondazione in vitro di Hamas distrutti dalle bombe israeliane

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.   Una delle tante vittime della guerra a Gaza sono stati gli embrioni e i gameti conservati nel Centro per la fecondazione in vitro di Al-Basma. Una bomba israeliana ha colpito i cinque serbatoi di azoto liquido della clinica, distruggendo più di 4.000 embrioni e un migliaio di fiale di sperma e ovuli.   Secondo un giornalista incaricato dalla Reuters che ha visitato il sito di recente, il laboratorio di embriologia è ancora disseminato di murature rotte e forniture di laboratorio esplose insieme ai serbatoi di azoto liquido rovinati.   «Sappiamo profondamente cosa hanno significato queste 5.000 vite, o vite potenziali, per i genitori, sia per il futuro che per il passato», ha detto ad AP il dottor Bahaeldeen Ghalayini, 73 anni, fondatore della clinica formatosi a Cambridge.   Non sa se gli israeliani hanno preso di mira la clinica o se è stata colpita per caso. In ogni caso, dice: «tutte queste vite sono state portate via: 5.000 vite con una sola granata».   Prima della guerra a Gaza c’erano circa nove cliniche per la fecondazione in vitro. La maggior parte degli embrioni congelati sono stati conservati presso il Centro IVF Al-Basma.   Come ogni altra cosa a Gaza, la fecondazione in vitro era politica. Alcuni centri erano associati ad Hamas, il gruppo terroristico che governa Gaza. Ha sostenuto e sovvenzionato la fecondazione in vitro per le coppie.   Michael Cook   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Bioetica

Bioeticiste contro la genitorialità genetica: «usare liberamente gli embrioni congelati»

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

Alcuni bioeticisti mettono in dubbio l’importanza di una relazione genetica tra genitori e figli. Ciò che conta, sostengono, è un ambiente familiare favorevole, non i geni. 

 

Nel Journal of Medical Ethics, una bioeticista svedese, Daniela Cutas, e una collega norvegese, Anna Smajdor, affermano che la riproduzione assistita apre le porte a nuove relazioni tra generazioni. Ma, purtroppo, l’aspettativa è che le persone imitino una famiglia nucleare convenzionale e una struttura genitore-figlio. C’è pochissima varietà o creatività.

 

Ad esempio, dopo la donazione di sperma postumo, una madre o una nonna portano in grembo il bambino in modo da mantenere una relazione genetica. Ma perché la genitorialità genetica e quella sociale dovrebbero coincidere?

 

Cutas e Smajdor sono realiste. Nel mondo di oggi, è improbabile che le persone abbandonino il loro attaccamento alle relazioni genetiche. Nel frattempo, ciò che propongono è una maggiore creatività nell’uso degli embrioni fecondati in eccedenza. 

 

«Considerando la crescente prevalenza di infertilità in combinazione con una scarsità di gameti donati, qualcuno potrebbe, ad esempio, scegliere di utilizzare gli embrioni di propri zii. Oppure potrebbero desiderare di avere gli embrioni rimanenti dei loro fratelli. Se la preferenza delle persone ad avere una prole geneticamente imparentata è importante nei servizi di fertilità, allora ha importanza quale sia l’esatta relazione genetica?»

 

Esaminano più in dettaglio il caso di una donna i cui genitori hanno creato embrioni IVF. Se sono ancora disponibili, perché non dovrebbe dare alla luce i suoi fratelli? In un certo senso, questo potrebbe essere migliore di una relazione eterosessuale convenzionale:

 

«Innanzitutto perché gli embrioni sono già creati: non è necessario sottoporsi alla stimolazione ovarica per raccogliere e fecondare gli ovociti. In secondo luogo, le relazioni genitore-figlio sono piene di tensioni, alcune delle quali derivano da una lunga tradizione di non riconoscimento completo dello status morale dei bambini e di vederli come parte dei loro genitori in modo quasi proprietario».

 

Sembra un peccato sprecare tutti quegli embrioni congelati. Concludono con questo pensiero:

 

«In un mondo in cui i tassi di infertilità sono in aumento e i costi sociali, medici e sanitari dei trattamenti per la fertilità sono elevati, suggeriamo che ci siano motivi per ampliare le nostre prospettive su chi dovrebbe avere accesso ai materiali riproduttivi conservati».

 

Michael Cook

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

 

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