Economia
Francia, l’ultima raffineria di zinco si ferma per il costo dell’elettricità

Il 16 dicembre 2021 il comitato sociale ed economico di Nyrstar, l’ultima raffineria di zinco ancora operativa della Francia, situata ad Auby, ha annunciato che la società chiuderà le operazioni per due mesi a partire dal 2 gennaio 2022.
Nonostante il governo e le banche dicano che va tutto bene e la reindustrializzazione è in marcia, l’aumento esplosivo dei prezzi dell’elettricità sta portando l’industria pesante francese alla bancarotta, scrive EIR.
In questo momento, la produzione costa 10 volte più del normale. Dai 40 euro di qualche anno fa, il prezzo medio giornaliero dei MWh superava i 400 euro prima di Natale, con punte orarie superiori ai 600 euro.
«Per un atomo di zinco, hai bisogno di due elettroni. Questa è chimica, è immutabile», afferma Xavier Constant, il responsabile del sito. Per produrre 170.000 tonnellate di zinco all’anno, l’impianto consuma 730 GWh, l’equivalente di elettricità della grande Lille (1 milione di abitanti).
«È semplicemente insostenibile. È come chiedere a un camionista di non pagare 1,50 euro, ma 15 euro per un litro di gasolio», avverte Constant.
«E non è perché l’impianto [Nyrstar] Auby è meno efficiente di un altro concorrente. Nessun produttore di zinco può produrre in queste condizioni».
A gennaio e febbraio, i prezzi dell’elettricità aumentano poiché sempre più persone la usano per il riscaldamento. Con l’aumento dei prezzi, diventa ancora più difficile per Nyrstar tenere il passo.
Inoltre, come riportato da Renovatio 21, questo inverno, diverse centrali nucleari sono state chiuse per riparazioni, facendo temere la possibilità, come in altri Paesi compresa l’Italia, di blackout energetici.
La chiusura riguarda 300 dipendenti a tempo indeterminato. Nyrstar ha deciso di mantenere gli stipendi fino all’arrivo di una «recupero» il 1 marzo. Le operazioni di manutenzione e assistenza continueranno e i dipendenti saranno sottoposti a formazione.
Il tema del costo dell’elettricità in Francia ha spinto il ministro Bruno Le Maire a dire in conferenza stampa che «se non troviamo una soluzione nei prossimi giorni, i francesi vedranno un aumento tra il 35% e il 40% delle bollette elettriche».
«È un’emergenza assoluta perché l’esplosione dei prezzi dell’elettricità non è sostenibile né per le famiglie né per le imprese» ha dichiarato il ministro delle Finanze francese.
Le Maire ha quindi dato un riferimento inquietante, le rivolte per gli aumenti del costo del GPL in Kazakistan: «guardate cosa sta succedendo in Kazakistan; è abbastanza istruttivo cosa può succedere quando i prezzi dell’energia, dell’elettricità o del gas esplodono».
Economia
Il debito francese è un pericolo per tutta l’Eurozona

Il crescente debito sovrano della Francia, unito alle lotte politiche interne, potrebbe minacciare la stabilità fiscale dell’Eurozona. Lo riporta l’emittente pubblica tedesca Deutsche Welle, citando un esperto.
La Francia ha uno dei debiti nazionali più elevati dell’UE, attualmente pari a 3,35 trilioni di euro (3,9 trilioni di dollari), pari a circa il 113% del PIL. Si prevede che il rapporto salirà al 125% entro il 2030. Il deficit di bilancio è previsto al 5,4-5,8% quest’anno, ben al di sopra del limite del 3% previsto dall’Unione.
Friedrich Heinemann del Centro Leibniz per la Ricerca Economica Europea ZEW di Mannheim, in Germania, ha dichiarato alla testata in un articolo pubblicato sabato: «dovremmo essere preoccupati. L’eurozona non è stabile in questo momento».
Un drastico piano di austerità proposto dal primo ministro francese François Bayrou, membro del governo di minoranza, ha innescato un voto di sfiducia, che ha perso lunedì sera, portando al collasso il governo francese.
Il piano del Bayrou prevedeva tagli ai posti di lavoro nel settore pubblico, una riduzione della spesa sociale e la soppressione di due festività. Il Rassemblement National di Marina Le Pen, i Socialisti e il partito di sinistra La France Insoumise si sono opposti con veemenza alla proposta.
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Anche un sondaggio Elabe condotto prima del voto ha mostrato che la maggior parte degli intervistati era contraria alle misure.
Lo Heinemann ha dichiarato a DW di dubitare che la Francia troverà presto una via d’uscita, visti gli aspri scontri politici.
A luglio, Bloomberg, citando gli esperti di ING Groep NV, ha affermato in modo analogo che il crescente debito della Francia potrebbe rappresentare una «bomba a orologeria» per la stabilità finanziaria dell’UE.
Nonostante il considerevole deficit di bilancio, la Francia prevede di aumentare la spesa militare a 64 miliardi di euro nel 2027, il doppio di quanto speso nel 2017.
Il presidente Emmanuel Macron ha ripetutamente citato una presunta minaccia russa. Il Cremlino ha costantemente liquidato le accuse come «assurdità», accusando l’UE di una rapida militarizzazione.
A maggio, gli Stati membri hanno approvato un programma di debito da 150 miliardi di euro per l’approvvigionamento di armi.
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Immagine di Philippe Druesne via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
Economia
Trump porge il ramoscello d’ulivo a Musk. Cui Tesla prepara un possibile pagamento da un trilione

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Economia
La Turchia interrompe totalmente gli scambi commerciali con Israele

La Turchia ha interrotto tutti i legami commerciali ed economici con Israele, chiudendo il suo spazio aereo ad alcuni voli israeliani, ha annunciato il Ministro degli Esteri Hakan Fidan. I due Paesi sono in conflitto da mesi a causa della campagna militare israeliana a Gaza, con la Turchia che accusa il Paese di aver commesso un genocidio.
In un discorso al parlamento nazionale di venerdì, il Fidan ha affermato che la Turchia ha «completamente interrotto i nostri scambi commerciali con Israele» e «chiuso i nostri porti alle navi israeliane».
«Non permettiamo alle navi portacontainers che trasportano armi e munizioni verso Israele di entrare nei nostri porti e agli aerei di entrare nel nostro spazio aereo», ha aggiunto il ministro di Ankara, affermando che alle navi battenti bandiera turca è vietato fare scalo nei porti israeliani e che alle imbarcazioni israeliane è vietato entrare nei porti turchi.
Come riportato da Renovatio 21, la guerra commerciale con Israele era partita un anno fa con la sospensione degli scambi.
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Una fonte diplomatica turca ha dichiarato all’agenzia Reuters che le restrizioni ai voli riguardano solo i voli ufficiali israeliani e gli aerei con armi o munizioni, non il transito di routine dei vettori commerciali.
L’agenzia ha inoltre riferito che le autorità portuali turche stanno ora richiedendo informalmente agli agenti marittimi di attestare che le navi non sono collegate a Israele e non trasportano carichi militari o pericolosi diretti nel Paese.
Tuttavia, un funzionario israeliano ha dichiarato al Jerusalem Post che la Turchia aveva «già annunciato in passato la rottura delle relazioni economiche con Israele, e che tali relazioni sono continuate», riferendosi apparentemente alla sospensione delle importazioni ed esportazioni da parte di Ankara a maggio.
I commenti del ministro sono l’ultimo segnale del deterioramento delle relazioni tra Turchia e Israele, rese ancora più tese dalla guerra a Gaza. La Turchia, unendosi agli altri Paesi che hanno portato il caso al tribunale dell’Aia, ha accusato Israele di aver commesso un genocidio a Gaza. Il presidente Recep Tayyip Erdogan in precedenza aveva definito il primo ministro Benjamin Netanyahu «il macellaio di Gaza», suggerendo a un certo punto – in una reductio ad Hitlerum che è andata in crescendo, con contagio internazionale – che la portata dei suoi crimini di guerra superasse quelli commessi dal cancelliere della Germania nazionalsocialista Adolfo Hitlerro.
Nel 2023 la Turchia ha richiamato il suo ambasciatore da Israele e nel 2024 ha interrotto tutti i rapporti diplomatici. Mesi fa Ankara aveva dichiarato che Israele costituisce una «minaccia per la pace in Siria». Erdogan ha più volte chiesto un’alleanza dei Paesi islamici contro Israele.
Come riportato da Renovatio 21, in settimana i turchi hanno guidato gli sforzi per far sospendere Israele all’Assemblea generale ONU. L’anno scorso il presidente turco aveva dichiarato che le Nazioni Unite dovrebbero consentire l’uso della forza contro lo Stato degli ebrei.
Un anno fa Erdogan aveva ventilato l’ipotesi che la Turchia potesse invadere Israele.
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Immagine di Rob Schleiffert via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 4.0
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