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Politica

Negli Stati Uniti cinque tentativi di assassinio in un anno. E tanta violenza politica nella loro storia

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Quello di Charlie Kirk non è l’unico episodio di estrema violenza politica capitata negli USA negli ultimi tempi.

 

Il 13 luglio 2024, l’allora candidato presidenziale Donald Trump è scampato per poco a un attentato durante un comizio a Butler, Pennsylvania. Thomas Matthew Crooks, 20 anni, ha aperto il fuoco, sfiorando l’orecchio di Trump, uccidendo un partecipante e ferendo altri. Il tiratore è stato neutralizzato da cecchini, ma un’inchiesta del Senato ha definito l’incidente «prevedibile e prevenibile».

 

Due mesi dopo, il 15 settembre, un secondo tentativo di assassinio ha preso di mira Trump fuori dal suo golf club a West Palm Beach, Florida. Un sospetto filo-ucraino, Ryan Routh, armato pesantemente, è stato arrestato dai Servizi Segreti. Il Routh si rappresenta da solo in tribunale e ha sfidato Trump a una partita di golf.

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Il 14 giugno 2025, la leader democratica del Minnesota Melissa Hortman e suo marito sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco nella loro abitazione. La stessa notte, il senatore John Hoffman e sua moglie sono stati feriti in un attacco collegato, sopravvivendo a stento. Il sospettato, Vance Luther Boelter, 57 anni, ex militare e contractor privato, è stato catturato dopo una caccia all’uomo di due giorni. Secondo l’accusa, aveva pianificato un omicidio politico mirato, con una lista di circa 70 altri obiettivi.

 

Il 18 dicembre 2024, l’influencer di destra Nick Fuentes ha riferito che un uomo armato di pistola, balestra e ordigni incendiari si è presentato a casa sua a Berwyn, Illinois, durante una diretta streaming. Il sospettato, un ricercato per triplice omicidio, è stato ucciso dalla polizia dopo un inseguimento, poco dopo l’incontro con Fuentes.

 

Andando indietro nel tempo, abbiamo il caso Nel novembre 2017, quando il senatore repubblicano del Kentucky Rand Paul fu aggredito fisicamente dal vicino Rene Boucher a Bowling Green, in una lite sul giardinaggio, riportando sei costole rotte e complicazioni polmonari che richiesero cure mediche prolungate. Boucher, motivato da rabbia politica anti-Trump, fu condannato a otto anni di prigione, con un’aggiunta di pena per aggressione in carcere.

 

Ancora prima, nel 2011, la deputata statunitense Gabrielle «Gabby» Giffords fu ferita a colpi d’arma da fuoco durante un’assemblea costituente a Tucson, in Arizona. Suo marito è l’ex astronauta della NASA Mark Kelly. Un uomo aveva corso verso la folla e iniziando a sparare con una pistola calibro 9 mm con un caricatore da 33 colpi, ferendo 19 individui con colpi d’arma da fuoco e uccidendone sei. Tra i morti c’erano il giudice federale John Roll e la bambina di 9 anni Christina-Taylor Green.
Il tiratore, Jared Lee Loughner è stato arrestato dagli astanti fino a quando non è stato preso in custodia dalla polizia. Dopo aver dovuto affrontare più di 50 accuse penali federali, Loughner si è dichiarato colpevole di 19 di esse in un patteggiamento per evitare una condanna a morte.

 

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La storia dei presidenti USA è segnata da attentati che ne hanno testato la resilienza.

 

Andrea Jackson, nel 1835, sfuggì a due colpi di pistola difettosi da Richard Lawrence al Campidoglio.

 

Teodoro Roosevelt, candidato nel 1912, fu ferito al petto da John Schrank a Milwaukee, ma completò il discorso prima di curarsi. Franklin D. Roosevelt, nel 1933, evitò proiettili a Miami, mentre il sindaco Cermak morì. Harry Truman, nel 1950, resistette a un attacco armato alla Blair House da parte di nazionalisti portoricani.

 

Geraldo Ford superò due tentativi nel 1975: Lynette «Squeaky» Fromme, un membro della setta di Charles Manson, puntò una pistola scarica, e i17 giorni dopo una donna di nomeSara Jane Moore fallì il tiro.

 

Ronaldo Reagan, nel 1981, fu gravemente ferito da John Hinckley fuori da un hotel, ma si riprese con umorismo, dicendo ai chirurghi in sala operatoria prima dell’intervento di urgenza «spero che siate tutti repubblicani».

 

Quattro presidenti USA sono stati assassinati in carica, segnando pagine tragiche della storia americana. Abramo Lincoln, nel 1865, fu colpito alla testa da John Wilkes Booth al Ford’s Theatre durante una commedia, morendo il giorno dopo per vendicare la sconfitta confederata nella Guerra Civile.

 

Giacomo A. Garfield, nel 1881, fu ferito da Charles Guiteau in una stazione ferroviaria per delusione politica; infezioni post-intervento lo uccisero dopo 80 giorni.

 

Giuglielmo McKinley, nel 1901, ricevette due proiettili da Leon Czolgosz, un anarchico, durante una fiera a Buffalo, spirando per gangrena.

 

Infine, Giovanni F. Kennedy, nel 1963, fu abbattuto da Lee Harvey Oswald a Dallas con tre colpi dal Texas School Book Depository, in un evento che sconvolse il mondo.

 

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Politica

L’Ucraina vuole che l’Occidente paghi le elezioni

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Kiev è disposta a indire elezioni, ma soltanto a patto che vengano soddisfatte diverse condizioni, tra cui il finanziamento occidentale del processo elettorale, ha dichiarato Mikhail Podoliak, consigliere di alto livello del presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj.   Il mandato presidenziale di Zelens’kyj è scaduto a maggio 2024, ma egli ha sempre rifiutato di convocare le urne, appellandosi alla legge marziale in vigore. All’inizio della settimana, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato che Kiev non dovrebbe più utilizzare il conflitto in corso come pretesto per rinviare il voto.   Mosca ha ripetutamente sostenuto che Zelens’kyj ha «perso la sua legittimità», rendendo così giuridicamente discutibile qualsiasi accordo di pace firmato con lui.   Lo Zelens’kyj ha dichiarato di non voler «aggrapparsi al potere» e, in settimana, si è detto pronto a indire elezioni, purché Stati Uniti e Paesi europei forniscano «garanzie di sicurezza» durante lo svolgimento delle votazioni.   Podoliak ha precisato la posizione venerdì su X, spiegando che Zelensky ha invitato il parlamento a predisporre emendamenti alla Costituzione e alle leggi elettorali. Il consigliere ha tuttavia elencato tre condizioni indispensabili perché il voto possa avere luogo.  

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«Nessun missile o drone deve sorvolare il Paese durante le votazioni. L’unica strada realistica è un cessate il fuoco», ha scritto Podoliak, aggiungendo che i militari al fronte e gli abitanti delle zone di prima linea devono poter «votare ed essere candidati». Ha poi sottolineato che «milioni di sfollati» rendono l’operazione «complessa e costosa».   «Questo onere non può gravare solo sull’Ucraina», ha proseguito il collaboratore dello Zelens’kyj, precisando che Kiev sarebbe «pronta» a procedere solo con finanziamenti esterni e il rispetto delle altre due condizioni.   Non si tratta della prima volta che l’Ucraina chiede danari occidentali pure per il voto.   Come riportato da Renovatio 21, due anni fa, tra i tanti rinvii citanti la legge marziale, Kiev aveva annunciato che le elezioni le avrebbe tenute qualora le avesse pagate l’Europa.  

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Brigitta Macron contro le femministe: «stupide stronze»

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La moglie del presidente francese Emmanuel Macron, Brigitte, ha provocato un’ondata di indignazione dopo aver definito le manifestanti femministe «salles connes», cioè «stupide stronze».

 

All’inizio di questa settimana è emerso un video (poi cancellato) in cui la first lady francese, domenica scorsa, chiacchierava in privato nel backstage con l’attore e comico ebreo sefardita Ary Abittan, in passato accusato di stupro. L’artista 51enne era in tournée per la prima volta dopo che i giudici istruttori avevano archiviato il caso per mancanza di prove.

 

La sera precedente, il collettivo femminista Nous Toutes («Tutte noi») aveva fatto irruzione nel suo spettacolo di cabaret: alcune attiviste, con maschere raffiguranti il volto dell’attore e la scritta «stupratore», si erano alzate in mezzo al pubblico gridando «Abittan stupratore» prima di essere accompagnate fuori.

 

Nel video trapelato, Abittan scherza sul fatto di sentirsi ancora nervoso, probabilmente temendo il ritorno delle manifestanti. Si sente chiaramente Brigitte Macron rispondere in tono scherzoso: «Se ci sono delle stupide stronze, le cacceremo via».

 

Martedì un portavoce dell’Eliseo ha spiegato che la first lady stava solo cercando di tranquillizzare l’attore e che il suo commento era diretto unicamente ai metodi radicali usati per interrompere lo spettacolo.

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Nonostante la precisazione, le reazioni sono state immediate e trasversali: politici di tutti gli schieramenti, attivisti e personalità del mondo del cinema hanno condannato le parole.

 

La segretaria nazionale dei Verdi, Marine Tondelier, le ha definite «estremamente gravi»; la senatrice LR Agnès Evren le ha giudicate «profondamente sessiste». Persino l’ex presidente François Hollande ha criticato la scelta lessicale della first lady. L’attrice Judith Godrèche, divenuta simbolo della lotta contro le violenze sessuali nel cinema francese dopo aver denunciato abusi subiti da minorenne, ha chiesto la fine di questi comportamenti nel settore culturale e ha pubblicato un breve messaggio su Instagram contro le dichiarazioni di Brigitte Macron. Il collettivo Nous Toutes ha poi trasformato la frase in un hashtag virale sui social.

 

Brigitta Macron era già finita al centro dell’attenzione nei mesi scorsi per una lunga vicenda giudiziaria legata alle teorie complottiste che la descrivono come transgender. Una sentenza di quest’anno ha condannato e multato le due donne che avevano diffuso la falsa notizia, riaccendendo il dibattito sulle molestie online contro le figure pubbliche.

 

Il caso aveva avuto risonanza internazionale dopo che la commentatrice americana Candace Owens ne aveva ripreso le accuse, per poi dichiarare che i Macron avessero ordinato il suo assassinio.

 

Come riportato da Renovatio 21, Macron aveva chiesto personalmente a Trump di intercedere con la Owens per farla smettere di parlare dell’incredibile teoria per cui la Brigitta sarebbe nata uomo.

 

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Politica

Trump: Zelens’kyj deve indire le elezioni

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Il presidente statunitense Donald Trump ha invitato l’Ucraina a convocare elezioni, mettendo in dubbio le autentiche prerogative democratiche del Paese in un’intervista a Politico diffusa martedì.   Trump ha lanciato una nuova provocazione a Volodymyr Zelens’kyj, il cui quinquennio presidenziale è terminato a maggio 2024, ma che ha declinato di indire consultazioni elettorali presidenziali, invocando la legislazione di emergenza bellica.   Lo Zelens’kyj era stato scelto alle urne nel 2019 e, a dicembre 2023, ha annunciato che Kiev non avrebbe proceduto a elezioni presidenziali o legislative fintantoché perdurasse lo stato di guerra. Tale regime è stato decretato in seguito all’acutizzazione dello scontro con la Russia a febbraio 2022 e, da allora, è stato prorogato più volte dall’assemblea nazionale.   Trump ha dichiarato a Politico che la capitale ucraina non può più addurre il perdurante conflitto come pretesto per rinviare il suffragio. «Non si tengono elezioni da molto tempo», ha dichiarato Trump. «Sai, parlano di democrazia, ma poi si arriva a un punto in cui non è più una democrazia».   Rispondendo a un quesito esplicito sull’opportunità di un voto in Ucraina, Trump ha replicato «è il momento» e ha insistito che si tratta di «un momento importante per indire le elezioni», precisando che, pur «stiano usando la guerra per non indire le elezioni», gli ucraini «dovrebbero avere questa scelta».   Come riportato da Renovatio 21, il presidente della Federazione Russa Vladimiro Putin ha spesse volte dichiarato di considerare illegittimo il governo di Kiev, sostenendo quindi per cui firmare un accordo di pace con esso non avrebbe vera validità.

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