Geopolitica
Il Cremlino parla dei legami con l’Ucraina del sospettato di aver sparato a Trump
I legami tra l’Ucraina e l’uomo americano che avrebbe tentato di uccidere l’ex presidente degli Stati Uniti e candidato repubblicano Donald Trump dovrebbero preoccupare Washington e i suoi servizi segreti, più che Mosca, ha affermato il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov.
Parlando ai giornalisti lunedì, Peskov ha commentato il nuovo tentativo di assassinio di Trump e gli apparenti legami del presunto autore con l’Ucraina.
«Non siamo noi, ma i servizi segreti americani che dovrebbero pensarci. In ogni caso, giocare col fuoco ha le sue conseguenze», ha affermato il Peskov.
Mosca sta osservando attentamente la situazione che si sta sviluppando negli Stati Uniti dopo l’attacco di domenica a Trump, ha continuato Peskov, notando che il panorama politico americano apparentemente sta diventando ancora più «teso». La Russia «non ha mai interferito in questo in alcun modo, e non lo faremo ora», ha sottolineato.
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«È difficile dirlo qui, non è davvero affar nostro, ma noi, ovviamente, monitoriamo attentamente le informazioni che arrivano dagli Stati Uniti, vediamo quanto sia tesa la situazione lì, anche tra i concorrenti politici, la lotta politica si sta intensificando, vengono utilizzati i metodi più diversi», ha detto Peskov.
L’ex presidente degli Stati Uniti è scampato domenica a un altro tentativo di assassinio, meno di due mesi dopo essere stato colpito e ferito di striscio da un proiettile durante un comizio elettorale in Pennsylvania.
Nell’apparente attacco pianificato con arma da fuoco al Trump International Golf Club di West Palm Beach, Florida, il candidato repubblicano stava giocando a golf quando il sospettato armato è stato individuato nei pressi della proprietà e colpito dagli agenti dei servizi segreti. L’uomo è fuggito dalla scena ed è stato arrestato poco dopo.
Il sospettato è stato identificato come Ryan Wesley Routh, 58 anni, ex repubblicano ora democratico e grande sostenitore di Kiev.
Mentre il sospettato aveva dichiarato di essere coinvolto con l’esercito ucraino in post sui social media e in un libro autopubblicato, Kiev ha ammesso di aver avuto contatti con Routh ma ha insistito di aver rifiutato i suoi servizi, descrivendo le sue idee come «delirio».
Come riportato da Renovatio 21, il Routh compare anche in un video di propaganda del famigerato Battaglione Azov.
Trump assassin Ryan Wesley Routh actually appeared in a commercial for Azov, a volunteer battalion in Ukraine originally formed in 2014 to combat Russian-backed separatists in the Donbas region.
What are the chances that both assassins ended up featured in commercials?
Thomas… pic.twitter.com/Rl18iAADYz
— Shadow of Ezra (@ShadowofEzra) September 16, 2024
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Geopolitica
Immane esplosione a Beirut durante un attacco israeliano
مشاهد لغارات إسرائيلية قوية ومكثفة على الضاحية الجنوبية لبيروت.. التفاصيل مع مراسل الجزيرة حمدي البكاري #الأخبار #حرب_غزة pic.twitter.com/miLY4efxoo
— قناة الجزيرة (@AJArabic) October 5, 2024
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Geopolitica
Leader dei Montagnard espulso dalla Tailandia per l’estradazione in Vietnam
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Nonostante il riconoscimento dello status di rifugiato da parte dell’UNHCR il tribunale ha accolto la richiesta di estradizione di Y Quynh Bdap presentata da Hanoi. L’attivista ha presentato appello e una nuova richiesta d’asilo all’ambasciata canadese. L’atteggiamento ambiguo della Thailandia che apre le sue porte all’accoglienza temporanea ma non essendo firmatario della Convenzione ONU non offre vere garanzie.
Le autorità thailandesi hanno deciso nei giorni scorsi l’espulsione di Y Quynh Bdap, noto attivista vietnamita per la difesa delle minoranze etniche del suo Paese e fondatore dell’organizzazione Montagnards Stand for Justice, che si occupa fra l’altro di documentare per le Nazioni Unite i limiti imposti dalle autorità vietnamite alle attività religiose e alle libertà fondamentali.
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Y Quynh Bdap si trova dal 2018 in Thailandia con il riconoscimento dall’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati (UNHCR): se verrà realmente espulso l’attende una condanna a 10 anni di carcere dopo che a gennaio in Vietnam è stato giudicato in contumacia colpevole di terrorismo.
La decisione del tribunale di Bangkok ha accolto la richiesta di estradizione presentata da Hanoi per il presunto coinvolgimento dell’attivista nell’attacco dello scorso anno a posti di polizia nell’area del Vietnam centro-settentrionale abitata dalla trentina di etnie diverse comunemente indicate come Montagnards (gente delle montagne).
Il 1 ottobre, giorno precedente la sentenza, l’attivista aveva incontrato funzionari dell’ambasciata canadese alla quale aveva presentato richiesta di asilo. Su questo, oltre che su un ricorso basato sul rischio di violazione dei diritti umani al rientro, fonda le speranze di una soluzione più favorevole della sua vicenda.
Molti hanno espresso preoccupazione per la sorte dell’attivista 32enne attivista, ma la vicenda è una conferma del trattamento che Bangkok riserva a chi ha cercato rifugio nel Paese che non è firmatario della Convenzione ONU sui rifugiati, pur restando più di altri aperto all’accoglienza temporanea.
Nel recente passato, gruppi di rifugiati dell’etnia Rohingya perseguitata in Myanmar sono stati rimpatriati contro la loro volontà, come pure cinesi di etnia uigura in fuga dalla provincia dello Xinjiang, Hmong sfuggiti alla persecuzione in Laos e cristiani vittime di discriminazione e minacce in Pakistan.
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La presenza di profughi che cercano di salvarsi da conflitti o da persecuzione politica e religiosa è per Bangkok fonte di imbarazzo, nonostante il contributo internazionale all’assistenza, e i rapporti bilaterali con i Paesi di provenienza spingono spesso alla decisione di rimpatriare in modo coatto contingenti di profughi.
La scorsa settimana ha sollevato perplessità e qualche manifestazione di dissenso anche la bocciatura con ampia maggioranza parlamentare della proposta di legge sull’integrazione delle minoranze etniche, che sono una sessantina e contano complessivamente il 10 per cento degli abitanti della Thailandia. In diversi casi sono state sottoposte a discriminazione, allontanamento forzato dalle loro terre ed esclusione da diritti fondamentali.
La motivazione data da un parlamentare conservatore è che il riconoscimento delle etnie come «popolazioni indigene della Thailandia» sarebbe potuto risultare «ingiusto» per la maggioranza thai.
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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Geopolitica
Il capo militare dell’Uganda lancia un ultimatum all’ambasciatore USA
It is not only General MK. It is President Museveni, the government and the people of Uganda too. This is not a personal issue between me and the current US Ambassador, this is a national issue and you’ll see that NO foreign country will ever dominate Uganda again! https://t.co/8QIT7Rdme2
— Muhoozi Kainerugaba (@mkainerugaba) October 4, 2024
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