Geopolitica
99° giorno di guerra ucraina, notizie varie dal fronte
– Zelensky: circa il 20% del territorio dell’Ucraina è sotto il controllo russo. La lunghezza della linea del fronte è di oltre 1000 km. L’attore-presidente sostiene che la Russia avrebbe lanciato in Ucraina 2.478 missili.
– Il Cremlino ha dichiarato mancanza di fiducia nelle parole di Zelensky e nella parte ucraina. «Per avere fiducia, è necessario avere esperienza di casi in cui queste promesse sono state mantenute. Sfortunatamente, non esiste alcuna esperienza del genere», ha dichiarato il portavoce Dmtrij Peskov.
– Secondo il Ministero della Difesa russo da maggio i mercenari stranieri – che possiamo chiamare anche foreign fighters –praticamente non arrivano più in Ucraina. Secondo i dati del Cremlino il numero totale di mercenari stranieri in Ucraina si sarebbe quasi dimezzato, passando da 6,6 a 3,5 mila.
– Ripresa video dell’attacco missilistico al ponte ferroviario vicino a Odessa: si trattava di uno dei passaggi da dove presumibilmente entravano le forniture di armi dei Paesi NATO.
– L’Ungheria insiste acciocché la UE le permetta di vendere prodotti petroliferi derivati dal petrolio russo. Budapest insiste inoltre perché l’Europa escluda il patriarca Kirill dal prossimo pacchetto di sanzioni.
– Biden vuole discutere la possibilità di comprare il petrolio della Federazione Russa a un prezzo minore rispetto a quello di mercato come alternativa al divieto di importazione. Il portavoce del Cremlino Peskov risponde che la Russia non venderà risorse energetiche per averne una perdita economica.
– Le forze della Repubblica di Lugansk cominciano l’evacuazione di Severodonetsk
– È finalmente arrivata la mossa di Mosca su palladio e neon, gas rari necessari alla produzione di microchip. Mosca controlla il 30% delle risorse mondiali. Senza la produzione di microchip, Taiwan perde quello «scudo» che le permette di evitare l’invasione da parte della Repubblica Popolare Cinese. Le conseguenze per l’economia digitale globale potrebbero essere tremende.
– Il presidente USA Biden conferma invio di lanciarazzi multipli HIMARS agli Ucraini. Il Segretario di Stato Blinken afferma che gli Ucraini hanno promesso che i sistemi non verranno utilizzati contro il territorio russo.
– Deputato ucraino sostiene la possibilità di attaccare il territorio russo con missili americani: «ci assumiamo alcuni obblighi, ma nessuno può garantire come volerà il missile». Le strutture militari in Russia sono a suo dire «obiettivi legittimi per l’Ucraina» e ha affermato che Kiev ha anche le sue armi in grado di colpirle: «obici, cannoni semoventi, Tochka-U».
– Gli USA discutono di fornire all’Ucraina quattro droni MQ-1C Grey Eagle.
– Immagini di festa con bambini in una città presa dai russi
– L’ambasciatore russo a Londra fa lo spiritoso: «L’ ambasciatore russo nel Regno Unito: fino a che sono qui la Russia non farà attacchi nucleari sulla Gran Bretagna. Ma sto per andare in ferie».
– La Turchia ha annullato e rinviato una serie di esercitazioni militari della NATO secondo la Convenzione di Montreux che vieta il passaggio di navi da guerra nel Mar Nero, ha affermato il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu.
– Il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock (Partito dei Verdi) al canale TV ARD: se Putin riesce ad occupare il Donbass l’ intera Europa sarà in pericolo. Per questo bisogna continuare a sostenere l’ Ucraina.
– Immagini di missili in partenza da unità della flotta nel Mar Nero
Immagine da Telegram
Geopolitica
Trump annuncia attacchi terrestri in Venezuela «presto»
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che gli USA potrebbero avviare «molto presto» operazioni terrestri contro presunte reti di narcotraffico collegate al Venezuela, dopo aver quasi completamente interrotto i flussi di stupefacenti via mare. Caracas ha respinto con forza ogni accusa di legami con i cartelli della droga.
Parlando venerdì con i giornalisti alla Casa Bianca, Trump ha annunciato che il traffico di droga marittimo legato al Venezuela è calato del 92%, sostenendo che le forze americane stanno «eliminando la droga a livelli mai visti prima». «Abbiamo bloccato il 96% degli stupefacenti che arrivavano via mare», ha precisato, per poi aggiungere: «Presto le operazioni inizieranno anche sulla terraferma».
Il presidente statunitense non ha tuttavia fornito indicazioni su eventuali obiettivi o sull’estensione di tali azioni.
Da settembre le forze USA hanno intensificato sensibilmente la presenza militare nei Caraibi e nel Pacifico orientale, conducendo oltre 20 interventi contro imbarcazioni sospette di traffico di droga e causando la morte di decine di persone. Trump ha affermato che queste operazioni hanno salvato decine di migliaia di vite americane, impedendo l’ingresso di narcotici nel Paese.
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha sempre rigettato le accuse di Trump su presunti rapporti tra Caracas e i narcocartelli, sostenendo che Washington utilizzi la campagna antidroga come pretesto per destabilizzare e rovesciare il suo governo.
Come riportato da Renovatio 21, Maduro, che avrebbe offerto ampie concessioni economiche agli USA per restare al potere, sarebbe stato oggetto di un tentativo di rapimento tramite il suo pilota personale.
Il Venezuela ha stigmatizzato il rinforzo militare come violazione della sovranità e tentativo di golpe. Il governo venezuelano starebbe cercando appoggio da Russia, Cina e Iran. Mosca ha di recente riaffermato la sua alleanza con Caracas, esprimendo pieno sostegno alla leadership del Paese nella difesa della propria integrità. Mosca ha accusato il mese scorso Washington di preparare il golpe in Venezuela.
Questa settimana le autorità statunitensi hanno sequestrato anche la petroliera Skipper al largo delle coste venezuelane, una nave cargo che secondo gli USA trasportava petrolio dal Venezuela e dall’Iran. Le autorità di Caracas hanno condannato l’operazione definendola «furto manifesto» e «pirateria navale criminale».
Come riportato da Renovatio 21, nel frattempo, la Russia – da tempo alleata stretta del Venezuela – ha rinnovato pubblicamente il suo sostegno a Maduro. Secondo il Cremlino, il presidente Vladimir Putin «ha espresso solidarietà al popolo venezuelano e ha ribadito il proprio appoggio alla ferma determinazione del governo Maduro nel difendere la sovranità nazionale e gli interessi del Paese dalle ingerenze esterne». I due leader hanno inoltre confermato l’impegno a dare piena attuazione al trattato di partenariato strategico siglato a maggio.
Trump nelle scorse settimane ha ammesso di aver autorizzato le operazioni CIA in Venezuela. Di piani CIA per uccidere il presidente venezuelano il ministro degli Interni del Paese aveva parlato lo scorso anno.
Come riportato da Renovatio 21, Maduro aveva denunciato l’anno scorso la presenza di mercenari americani e ucraini in Venezuela. «Gli UA finanziano Sodoma e Gomorra» aveva detto.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
La Slovacchia «non sosterrà nulla» che contribuisca a prolungare il conflitto in Ucraina
Today I held an almost hour-long phone conversation with the President of the European Council, A. Costa. I fully respect him, but while he spoke about money for the war in Ukraine, I kept repeating the senseless daily killing of hundreds to thousands of Russians and Ukrainians.… pic.twitter.com/0f9JiitWjG
— Robert Fico 🇸🇰 (@RobertFicoSVK) December 12, 2025
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Geopolitica
Orban come John Snow
Il principale negoziatore russo Kirill Dmitriev ha paragonato il primo ministro ungherese Vittorio Orban al personaggio di Jon Snow della serie Il Trono di Spade, raffigurandolo come l’unico baluardo a difesa del diritto europeo mentre l’UE procede al congelamento a tempo indeterminato degli asset sovrani russi.
In un post su X pubblicato venerdì, Dmitriev ha lodato lo Orban per aver «difeso il sistema legale e finanziario dell’UE dai folli burocrati guerrafondai dell’Unione», sostenendo che il leader ungherese stia lottando per «ridurre la migrazione, accrescere la competitività e ripristinare buonsenso, valori e pace».
Dmitriev ha allegato una sequenza tratta dalla celeberrima «Battaglia dei Bastardi», una delle scene più memorabili della fortunata serie. Il frammento mostra Jon Snow, isolato sul campo di battaglia, che estrae la spada mentre la cavalleria della Casa Bolton gli si avventa contro. Nella saga, i Boltoni sono noti per la loro crudeltà e spietatezza, mentre Snow è dipinto come un condottiero riluttante che antepone il dovere all’ambizione personale, spesso a caro prezzo.
Hungary PM Orbán as Jon Snow from Game of Thrones in defending the EU’s legal&financial system from crazy EU bureaucratic warmongers—fighting them to reduce migration, increase competitiveness, and restore sanity, values and peace. 🕊️
Help is coming as Russian CB sues Euroclear pic.twitter.com/jHyav6mk0f
— Kirill Dmitriev (@kadmitriev) December 12, 2025
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Venerdì, Orban – che in numerose occasioni ha criticato duramente le politiche conflittuali dell’UE nei confronti della Russia – ha accusato Bruxelles di «violentare il diritto europeo», riferendosi alla decisione che ha permesso all’Unione di bypassare il requisito dell’unanimità per prorogare le sanzioni sugli asset sovrani russi, valutati in circa 210 miliardi di euro. Mosca ha bollato il congelamento come «furto», minacciando azioni legali in caso di confisca da parte dell’UE.
In un altro post, Dmitriev ha attaccato il segretario generale della NATO Mark Rutte, paragonandolo al Re della Notte, il principale antagonista di Game of Thrones, che guida un esercito di non-morti ed è completamente privo di empatia.
Unmasked NATO’s Mark Rutte.
He does not have family or children. He wants war.
But peace will prevail. 🕊️ https://t.co/lDPBucIAkA pic.twitter.com/JjqVogOSWM
— Kirill Dmitriev (@kadmitriev) December 12, 2025
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Il paragone è arrivato in risposta alle dichiarazioni di Rutte, che ha accusato la Russia di «riportare la guerra in Europa» e ha invitato i membri della NATO a prepararsi a un conflitto su scala paragonabile a quelli affrontati dalle generazioni passate. Il Dmitriev ha quindi affermato che Rutte «non ha famiglia né figli» e «desidera la guerra», aggiungendo però che «alla fine prevarrà la pace».
Dmitriev, figura chiave negli sforzi per risolvere il conflitto in Ucraina, ha fatto eco alle critiche del ministro degli Esteri ungherese Pietro Szijjarto, che aveva accusato Rutte di «alimentare le tensioni belliche».
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Immagine screenshot da YouTube
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